Cos'è che li fa MUoverE ?

Chi avrebbe detto che una attività così semplice e spontanea - si cammina prima ancora di connettere verbo- poteva determinare una occasione di aggregazione, il ricostituirsi di antiche frequentazioni,risvegliare la voglia di stare insieme e condividere le emozioni di piccole avventure.Eppure guardateli con gli zaini in spalla ripieni di sorprese, attrezzature più o meno consone alla bisogna - animati da spirito di conoscenza, inerpicarsi per boschi e pendii alla scoperta del mondo che li circonda.

Ed allora ci si chiede cos'è che li spinge ad andare ed andare ed andare, cosa cercano, quali le motivazioni.Come al solito è meglio non porsi mai troppe domande:le risposte potrebbero essere deludenti banali scontate.....volgari! Lasciamoli camminare....Non ci interessa dove e perché.

Ci preme che vadano, che vadano ma che vadano pure a...Ecco, appunto!

Brahamana V sec. a.c - Indra esorta Rohita

Non c'è felicità per chi non viaggia, Rohita!
A forza di stare nella società degli uomini,
Anche il migliore di loro si perde.
Mettiti in viaggio.

I piedi del viandante diventano fiori,
la sua anima cresce e dà frutti,
ed i suoi vizi son lavati via dalla fatica del viaggiare.
La sorte di chi sta fermo non si muove.
Allora vai, viaggia, Rohita!
Indra esorta Rohita - (dai Brahamana V Sec. a.c.)

mercoledì 20 settembre 2017

L'Augustea - 15/16 - 13 & 14 Agosto 2014 - Ostiglia - Roverbella - Pai di Sotto (Torri del Benaco)

13 Agosto 2014 - Osiglia - Roverbella

La colazione la mattina è al bar, frugale ed ordinaria, rallegrata dal buonumore e dalla parlata chiassosa della signora. Siamo un pò rammaricati per non aver incontrato alcun segno della
Via Augusta che partiva da questi luoghi, ma la signora ci rassicura che nel mezzo della piazza di Cornelio avrei potuto ammirare le vestigia della città antica e che il percorso in duemila anni si è modificato: ad esempio l'albergo stesso è costruito su un area che prima della guerra era paludosa e ci passava un canale; inoltre i bombardamenti della seconda guerra mondiale ed il recente terremoto, e quelli precedenti, hanno stravolto la topografia del territorio.

Non abbiamo tempo per visitare il museo Archeologico che sicuramente ci avrebbe dato ulteriori informazioni: sono già le undici ed abbiamo fretta di partire prima che il tempo cambi.
Si prosegue sulla riva sinistra del Po da qui in poi e proprio all'imbocco della ciclabile ecco per la prima volta la targa della Via:un segnale che ritroverò in molti altri tratti del cammino e che mi sarà da guida.

Il cielo piano piano si sta ingrigendo e rende l'atmosfera malinconica: la maestosità del Fiume, il suo andare apparentemente lento, denso, gli scorci e la fauna che lo rincorre, danno l'impressione rassicurante di un vecchio saggio.
Pioviggina ma non disturba. La ciclabile è frequentata e ben messa. Lasciamo la riva all'altezza di una chiusa e per qualche decina di metri aggiriamo il Mincio: lo scavalliamo traversando due ponti in ferro. Tevere, Reno, Po Mincio.....una lezione sui fiumi d'Italia!

Improvvisamente ci troviamo in una distesa desolata, in un tratto sterrato, con il cielo ora plumbeo.
Stiamo seguendo le indicazioni per Mantova che però non sono molto chiare. Io proseguo dritto verso la campagna...sbagliando. Chissà dove mi sarei ritrovato senza Fra che ogni volta mi riporta sulla
retta via. Perciò giriamo a sinistra, il sentiero taglia la campagna.....siamo immersi nell'acqua:
canali, canaletti, erba bagnata, cielo gonfio. Ci ritroviamo in una cittadina con basse case rosse e viali alberati, forse Governolo, in fondo al canale più largo una residenza maestosa.  

Chiediamo conferme ad una gazzella dei carabinieri. All'uscita dalla cittadina a destra riprende la ciclabile ed entriamo in un bosco, il parco del Mincio, con postazioni per il birdwatching.
Questa zona farebbe felice un idrografo con chiuse e canali che si susseguona lungo il fiume.
Superiamo una numerosa famiglia francese in bici, ed usciamo alla periferia di un altro paesino: nel parco giochi c'è una fontana che fa al caso nostro.
Le indicazioni anche qui sono dubbie ma imparerò che dritto significa a destra! Almeno qui.

Riprende a piovigginare proprio all'ingresso della periferia di Mantova: le indicazioni ci fanno fare un giro vizioso, allungando dentro e attorno alle case, forse per evitare la provinciale più pericolosa.
Al passaggio a livello comincia un acquazzone di quelli buoni: tutta l'acqua trattenuta si sta rovesciando ora: non resta che ripararci sotto una pensilina del bus. Sulla destra la paletta che indica la direzione per Palazzo Te', uno dei vanti di Mantova
Bloccati per oltre mezz'ora decidiamo di andare, schizzati dagli schizzi che alziamo passando sulle numerose pozzanghere....arriviamo ad  una piazza porticata, dove ripararci, ma ormai non piove più.

Turisti e viandanti affollano intruppati i portici ed i negozi lì sotto. Leghiamo le bici per andare a vedere il castello dei Gonzaga.
Rispetto al castello di Ferrara questo è rinascimentale ed è tutto raccolto in una grande piazza.
Mantova ha la forma di un grande quadrato circondata dal Mincio che qui si allarga per formare
tre grandi laghi :il Superiore, Medio, Inferiore. La zona storica si trova all'angolo superiore del quadrato.
Mantova è la città di Virgilio, del Mantegna, di Matilde di Canossa, ma soprattutto dei Gonzaga: la piazza della residenza dei duchi, piazza Sordello  piu' che un castello raggruppa una serie di edifici storici, costruiti in epoche diverse, il Palazzo del CAPITANO, il Palazzo Ducale che conserva al suo interno, oltre agli altri, uno dei capolavori del Mantegna - nativo di qui, "La Stanza Degli Sposi" commissionata da Ludovico Gonzaga.

Sarebbe opportuno spendere dei soldini per visitare il palazzo ed i meravigliosi affreschi e le sculture di autori fondamentali per la storia dell'arte, ma il tempo ridotto e la nostra ritrosia legata al budget,
ci devono far contentare di ammirare l'esterno e dare una sbirciatina ai giardini.
Nell'androne della toilette su un maxischermo scorrono foto e descrizione delle bellezze interne ed esterne del  palazzo ducale e degli altri edifici di piazza Sordello ma l'acustica è pessima e desistiamo.
Fuori intanto è tornato il sole e la passeggiata è più piacevole. Anche il palazzo del Capitano è a pagamento, ci rifuggiamo nel Duomo, niente di particolare tranne il corpo intatto del Santo Biagio
patrono della città; il palazzo Vescovile è adiacente al Duomo e di fronte al palazzo Ducale.

Poco prima, intrufolandoci in un cortiletto scopriamo la statua del Rigoletto. La vicenda della famosa
opera verdiana, anche se di fantasia, si svolge a Mantova ed il duca protagonista è proprio il duca di Mantova. E allora giù con le foto.
Lasciamo P.za Sordello e riattraversiamo l'arco del palazzo medievale, e siamo di nuovo sotto i portici che portano a P.za delle Erbe, un'altra zona importante con il palazzo della Ragione.

Sono quasi le sei del pomeriggio, facciamo la spesa e ci avviamo verso il B&B prenotato che si trova
ad una 15Km. L'uscita è attraversando il lago superiore, ma sbaglio e per un po' giriamo a vuoto.
Ci affidiamo a due signore, madre e figlia calabre! , ma al primo bivio ci sembra di tornare indietro.
Dopo un pò incrociamo un runner che si sta infilando in un parco: ci dice di seguirlo per la gioia di Fra. All'uscita siamo sulla strada giusta per Roverbella.
Superiamo Goito, reminiscenze risorgimentali del famoso sistema di difesa austriaco che costituiva il quadrilatero di fortezze con Mantova e Peschiera e Legnago e Verona, dove cominciammo a suonargliele, e dopo un lungo rettilineo arriviamo all'albergo.

La signora ci aspetta all'ingresso perche'.....la struttura è chiusa, ma le camere sopra il ristorante no.
Siamo praticamente gli unici ospiti ed approfittiamo della disponibilità di vettovaglie per cenare come si deve.
Usciamo il dopocena per il solito gelato. Non c'è molta vita, anzi in giro alle nove d'estate non si vede un' anima. Risolviamo dopo una lunga camminata con un bar in chiusura: ottimo.


14 Agosto 2014 .  Roverbella -Pai di sotto.

Il cielo è gonfio. Le signore che ci preparano la colazione non ci rassicurano: pioverà.
Ma in fondo al viale nella nostra direzione il cielo sembra aprirsi, e decidiamo di partire.
Dopo un paio di chilometri in cui ci si rallegrava per la buona sorte, il cielo davanti e a lato è sgombro di nuvole ma non sopra di noi e  all'improvviso goccioloni pesanti ci investono in mezzo
alla campagna e non possiamo fare niente per evitare la peggiore fracicata mai presa!

Fortunatamente ad una curva ci siamo potuti riparare dentro un cascinale accolti dalla sorpresa di  una signora che stava spazzando all'interno di un capannone.L'aia era piuttosto ampia e noi e le bici abbiamo trovato riparo in un capanno delle ....uova, cercando di asciugarci in qualche modo, in attesa che spiovesse. L'acquazzone è durato una decina di minuti e sgocciolando la pioggia cessò del tutto.
Dopo aver scambiato con la signora commenti sulle colture locali ed i danni che questi scrosci recano, ci siamo rimessi in viaggio.

La strada proseguiva asfaltata fino ad una nuova chiusa sul Mincio, fiume storico, poi improvvisamente ancora campagna. Siamo entrati in un paesino rurale con case basse rosse e strade vuote. Forse Borgetto di Valeggio
L'ambientazione ricordava il film Novecento dei fratelli Taviani con i canali ed i filari di lecci.

Ci siamo ritrovati all'uscita del paese lungo una superstrada, una circonvallazione, con una lunghissima salita che, seppure la pendenza non fosse troppo dura, ci ha sfiancato.
Il tempo s'è messo al bello asciugando quella sensazione di umidità che ci si era appiccicata addosso.
Dopo la salita una bella e lunga discesa verso Peschiera tra le case che man mano che ci avvicinavamo al lago di Garda si facevano sempre più ricche e piene di vegetazione.

L'ingresso e l'uscita da Peschiera è stata traumatica. Ci siamo infatti trovati ad attraversare una ampia rotonda con strade che si dipanavano per ogni dove, Bergamo, Brescia Milano , e salivano verso l'autostrada. Dopo aver percorso due volte la rotonda abbiamo preso l'unica via che non sbucava in autostrada .
La nostra direzione era Lazise, confermata da un ristoratore in un grande spiazzo per Tir, un'altra piccola salita, una rotonda una discesa e finalmente il lungolago, dove la ciclabile si snoda proprio
sulla riva. Ma siamo in prossimità del Ferragosto e la riva è gremita come fossimo su una spiaggia
del Tirreno....

Ombrelloni, sdraio, palloni e tamburelli creano, complice la splendida giornata che è uscita, una atmosfera di allegria, che però ci rallenta non poco, anche perchè siamo costretti ad entrare ed uscire
sulla statale che corre parallela e su cui incrociamo gruppi di ciclisti in tute sgargianti.
l'aria è tiepida e c'è il sole. Superato Garda, dopo una breve salita ed una curva, siamo investiti da un vento contrario e costante. L'acqua del lago, prima piatta, qui si increspa con onde ampie e lunghe.
Il panorama è grandioso: in fondo alla valle le nubi scure e minacciose si confondono con i rilievi dei monti che contornano il lago lungo tutto il suo perimetro, bruni sulla sponda opposta, confusi tra nebbia e foschie. Dal nostro lato il sole ci accompagna caldo così come il vento, fastidioso.

Arriviamo a Torri del Benaco, località prossima alla nostra meta, e ci fermiamo per un giro.
Nel giardino del Castello Sforzesco tavolate e baracchini approntati per la festa di metà agosto.
Fra è attirata dal porticciolo dove alcuni surfisti provano le loro abilità.
Riprendiamo la pedalata ostacolati dal vento e dalla salita ma alla fine arriviamo all'albergo prenotato da tempo: Hotel Giannini dove ci ristoreremo per tre giorni.

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