Cos'è che li fa MUoverE ?

Chi avrebbe detto che una attività così semplice e spontanea - si cammina prima ancora di connettere verbo- poteva determinare una occasione di aggregazione, il ricostituirsi di antiche frequentazioni,risvegliare la voglia di stare insieme e condividere le emozioni di piccole avventure.Eppure guardateli con gli zaini in spalla ripieni di sorprese, attrezzature più o meno consone alla bisogna - animati da spirito di conoscenza, inerpicarsi per boschi e pendii alla scoperta del mondo che li circonda.

Ed allora ci si chiede cos'è che li spinge ad andare ed andare ed andare, cosa cercano, quali le motivazioni.Come al solito è meglio non porsi mai troppe domande:le risposte potrebbero essere deludenti banali scontate.....volgari! Lasciamoli camminare....Non ci interessa dove e perché.

Ci preme che vadano, che vadano ma che vadano pure a...Ecco, appunto!

Brahamana V sec. a.c - Indra esorta Rohita

Non c'è felicità per chi non viaggia, Rohita!
A forza di stare nella società degli uomini,
Anche il migliore di loro si perde.
Mettiti in viaggio.

I piedi del viandante diventano fiori,
la sua anima cresce e dà frutti,
ed i suoi vizi son lavati via dalla fatica del viaggiare.
La sorte di chi sta fermo non si muove.
Allora vai, viaggia, Rohita!
Indra esorta Rohita - (dai Brahamana V Sec. a.c.)

martedì 17 gennaio 2017

L'Augustea - 4° 5° 6° - Baschi Todi Valleceppi Città di Castello

2 Ago 13 -Le abilità di Fra come vivandiera, precisa ed ordinata nell'ottimizzare le risorse, si dimostreranno nel corso di tutto il viaggio. La colazione di oggi, più che abbondante, prevede vari tipi di crostata, yougurt,
succhi di frutta, nutella e biscotti, ed ovviamente latte e caffè.
Sempre con molto comodo Fra decide di fare un ultimo tuffo nella piscina, nonostante l'acqua non fosse proprio calda. verso le 10,30 siamo pronti ma prima il rito dell'ATM e Domenco mi accompagna con il suo furgone: mi racconta di avere una impresa edile, ha lavorato anche a Roma. Il suo casolare è degli anni 70, che è costretto a cambiare molti cappelli per mandare avanti la baracca, che si fuma due pacchetti al giorno e già 7 caffè , che la serata di ieri l'abbiamo pagata solo noi. Gli altri erano ospiti!

Anche oggi la giornata è splendida e partiamo in discesa. In un attimo siamo sul lago di Corbara, e le ricordo di averla portata a 4 mesi. Vorrebbe vederlo da vicino ma la strada sale e lo vediamo dall'alto.
Aiuto aiuto....s'è rotto tutto...! Oggetto dell'esclamazione la bici che non cammina, non cambia non funziona è frenata ed è tutta colpa mia! S'è staccato un pezzo. Per fortuna è solo la copertura di plastica del pignone, lo tolgo e tutto va di nuovo.La strada riscende ed in pianura ci fermiamo per vedere di arrivare sulla sponda del lago. C'è un sentiero ma il lago è troppo lontano e non possiamo lasciare le bici incostudite Fra prova ad avventurarsi ma ritorna ben presto.

Riprendiamo la marcia ora il Tevere che stiamo risalendo ed abbiamo alla nostra sinistra si incunea tra le montagne in una gola che si stringe: scattiamo foto, che io non so fare, e l'atmosfera è gioiosa.
Una discesa mozzafiato che Fra affronta con la solita incoscienza - e devo ammettere con qualche abilità -
ci porta ad un ponte che attraversiamo per portarci sulla sponda destra e poco dopo alle pendici del colle
dominato da Todi. Attraversiamo di nuovo il Tevere all'altezza del paesino di Pontecuti e da lì.....cominciamo a salire! Non ce la si fa e siamo costretti a scendere dalle bici.
Due km così e quando pensavamo di aver superato lo scoglio il miliare indica ancora 6 Km a Todi : il sorriso che aveva accompagnato la lunga discesa panoramica si spegne definitivamente per lasciar posto a fatica e nervosismo.
La sagacia di fra ci risparmia un ultimo tratto:c'è un ascensore che ci porta dal parcheggio al belvedere
e che oggi non si paga! Le bici entrano senza problemi, una rotaia a cremagliera porta la cabina su in un attimo. Troviamo facilmente tra le viuzze a picco "La casa per Ferie" che avevo prenotato e la receptionist,
voce chioccia ed aspetto da suora, ci accompagna alla camera e ci istruisce per le uscite serali (chiave a scheda). La struttura posta a fianco di una chiesa antica con un bel chiostro è un ex befotrofio.
Lunghi ed ampi corridoi tirati a lucido non riescono a nascondere le loro funzioni di ordine e controllo e si può immaginare facilmente quello che suore e beghine possano aver fatto passare a quei poveri ragazzini.
Hanno un refettorio ma non fanno cucina; in compenso c'è un bar.per la colazione a pagamento

La nostra stanza è lunga e stretta con due lettini in fila ed una TV a tubo che occupa tutto il tavolino
Ci riposiamo ed usciamo per vedere la cittadina e prendere qualcosa da mangiare. I negozietti sono un ppo troppo turistici. Optiamo per la Conad che raggiungiamo in bus, piccolo patema per l'orario del ritorno.
Non vogliamo farci vedere con le buste e decidiamo di entrare alla casa ....dall'uscita. Ma prima sfoghiamo la nostra voglia di fotografi provetti: Todi è una cittadina medioevale molto ben conservata e raccolta, costruita su una erta che si erge dalla pianura. I suoi vicoli e le stradine in salita e discesa, le costruzioni antiche in pietra, gli archi e le scalinate creano scorci suggestivi, perfetti per le nostre inquadrature.

Ci apprestiamo ad entrare ma sorpresa!....Fra ha perso la chiave quella a scheda che apre il portone. ma la colpa è la mia . La devo aver persa io quando le ho fatto prendere io! il cell dal marsupio per fare le foto  .Interrompo la conversazione telefonica con Forty e torno indietro per cercarla. Invano
Fra si rivolge allora alla famosa receptionista che con la flemma di suora ...ritrova la chiave in camera! dove non era mai stata presa: eheheh.
La cena, preparata con la solita maestria da Fra, prevede insalata mista con mozzarella e pachino: merita di essere gustata come si deve, perciò smontiamo mezza cameretta e ci accomodiamo a modino.

Dopocena visitiamo la Piazza del Duomo e la Casa del Capitano, nei cui bassi in un bar un pazzo scatenato alla batteria accompagna un cantante stonato facendo più chiasso che musica.
A me va un gelato che ci viene servito ottimo e abbondante da una sosia di... Ornella.
Fra ha sempre da ridire sui miei commenti e comportamenti e questo è causa di battibecchi estenuanti.
Il belvedere, con la statua di Garibaldi, non mostra niente perchè è buio. Una stradina della movida
lunga poco più di cento metri ma trafficata come lungotevere, termina in uno slargo dove un ristorante ed una gelateria si contendono i clienti. Non c'è altro.
Torniamo a dormire ma prima ci fermiamo ad una panchina...a rimirar le stelle.
Giù al chiostro qualcuno parla a voce alta. Fuori della camera rumori e grida si protraggono a lungo.
Il mio sonno è disturbato. Lo stesso dirà Fra del suo, ma la colpa è mia, del mio russare.


3 Ago - Todi Ponte Valleceppi
E' domenica e prima di partire facciamo un giro della cittadina che si limita alla Chiesa di S. Fortunato
con la bizzarra scalinata a due  rampe che salgono in zig zag: è del 1500 ma restaurata più volte e l'interno
piuttosto spoglio, non sembra conservare tesori nascosti. Entriamo nel Duomo dove è in corso una funzione
affollata e perciò ne usciamo subito. La casa del Capitano è a pagamento.

Riprendiamo le bici ed usciamo da Porta Perugia: una discesa del 15% ed il selciato sdrucciolevole ci suggeriscono di portare le bici a mano, ed è pure faticoso, ma poi dobbiamo salire ed allora è un tuffo in un fiato sino al bivio! Prendiamo per Marsciano e attraversiamo tra sali e scendi paesini deserti e campagne desolate. Il tempo sta cambiando.A Marsciano Fra arriva provata: sono oltre 27 Km ed ha bisogno di dormire. Lo fa in una area di sosta a lato di una rotonda, alla periferia della cittadina nell'assoluta assenza di esseri viventi! Sarà domenica.

Ci fermiamo per un'oretta. Non riesce a dormire ne' a fare altri bisogni.
Ripartiamo attraversando il centro...disabitato, ed ad un bivio chiediamo informazioni sulla via ad una signora in crisi perchè non riesce ad acquistare le sigarette. Tutto chiuso anche i distributori automatici.
L'informazione è corretta e dopo una breve ma erta salitella ci immettiamo in un lungo rettilineo che costeggia da un lato la ferrovia, dall'altro la campagna con qualche casetta.
E' qui che la mia bici dà il meglio di se e vola come un treno senza fatica per i 15 km che ci separano dal bivio di Fanciullata ( e meno male che ce l'aveva detto senno' tiravamo dritti ancora per altri 15km....!)
e attraversata una fattoria entriamo a Deruta, cittadina umbra famosa per le ceramiche.

Al più tipico dei Bar dello Sport una caterva di vecchietti gioca a carte. Chiedere la direzione non fa che scatenare le abilità canzonatorie dei più svegli. Capisco e sto al gioco, ma non seguo certo i suggerimenti.
Un temporale si sta approssimando velocemente: con un taglio netto il cielo sopra e dietro di noi è azzurro con il sole splendente, davanti a noi un accumulo di nubi nere e gonfie cariche di elettricità.
Speriamo che la perturbazione passi senza sfiorarci ma ai primi goccioloni mi fermo al riparo.
Non così Fra che prosegue, costringendomi a seguirla poco dopo.

Arriviamo comunque salvi al bivio per Torgiano che era l'itinerario previsto. Ma si sale e si va proprio incontro alla perturbazione. Ci suggeriscono di attraversare il polo industriale da lì una stradina laterale corre insieme alla superstrada fino a Ponte San Giovanni. E' quello che facciamo ma ci becca l'acqua ad intermittenza che non possiamo evitare perchè non c'è riparo: dopo varie tribolazioni arriviamo nell'abitato.
Perugia è sopra ma noi abbiamo il B&B a Valleceppi, ancora un paio di Km questa volta di bosco sulle rive del Tevere che scorre alla nostra destra.
Non facciamo a tempo a congratularci con noi per essere arrivati che uno scroscio violento ci blocca
per altri dieci minuti, fortunatamente con un minimo di riparo.

Traversato il ponte sul fiume il B&B è propio lì sotto: Molto carino e ordinato. Una dependance della casa
autonoma con giardinetto e cucina, un grande divano ed un letto matrimoniale. Ottima l'accoglienza dei proprietari, moglie e marito, che da qualche anno gestiscono questa attività. Sono rigorosamente comunisti:
la libreria che abbiamo in camera mostra vari numeri di Rinascita ed altri libri sul tema. La sera sono volontari alla Festa dell'Unità che si svolge nel parco attrezzato sul Tevere ed alla quale ci invitano.

Prendiamo possesso dell'appartamento ed in due minuti imponiamo il nostro...disordine; approfittiamo di una ottima doccia calda e di biscotti che "speriamo" siano per gli ospiti. Rifocillati e riscaldati aderiamo all'invito e ci avviamo al parco. Ma la prima delusione è nell'apprendere che causa pioggia l'orchestra del liscio non potrà suonare, nonostante i potenti mezzi messi a disposizione dal partito per spazzare l'acqua dal palco.

L'altra delusione riguarda la cena che già pregustavamo: prezzi alti e cibo scarso e di poca qualità...e freddo.!
Pazienza, abbiamo contribuito alla causa. Ci consoliamo con un gelato all'unico bar aperto, grosso e gustoso.
Ovviamente Fra non lo prende, e si mangia il mio! Ora in cielo ci sono le stelle. Ci attardiamo a fotografare
gli affreschi dell'esterno della chiesetta sulla piazza, quasi sull'argine del Tevere.


4 Agosto - Valleceppi- Città di Castello
La colazione è ottima e abbondante. Le crostate sono l'argomento di Fra che guarda con nostalgia il figlio della coppia e la sua ragazza che stanno partendo in vacanza per la Norvegia. Tuttavia non si lascia distogliere dalla necessità di farsi "offrire" qualcosa per il viaggio!
Scattiamo qualche foto alla chiesina della sera e partiamo, come al solito con molto comodo.
Nonostante le indicazioni, al primo bivio sbaglio direzione e se non ci fosse stata Fra a riportarmi sulla retta via, chissà a quest'ora dove sarei.Perciò superiamo Ponte Felcino - l'area naturale - proseguiamo per Ponte
Pattoli e Pieve San Quirico.

La strada è facile e superiamo Umbertide in un baleno. Fra insiste con la pista ciclabile sul Tevere.
Apro una parentesi sulle piste ciclabili in Italia: di cartelli ce ne sono tanti ad indicarle ma come spesso succede da noi , poichè ogni testa vuol dire la sua, e più si è piccoli e più si vuole apparire, non possiamo avere un progetto coordinato e continuativo, ma tanti piccoli spezzoni non legati tra loro, che chiamano pista ciclabile! Esempio pratico questa sul Tevere.
Dopo le insistenze di Fra decidiamo di provare ma dopo un paio di chilometri scopriamo che quel pezzetto
in tartan così ben segnato, anzichè sul fiume .....ci riporta sulla provinciale che stavamo percorrendo! Che beffa.

Abbiamo ancora gamba e continuiamo fino a Città di Castello, dove arriviamo nelle prime ore del pomeriggio: Ci fermiamo ai giardini lungo la strada a rifocillarci, ma non ci sono fontane.
Non abbiamo prenotato. L'umore della bimba come spesso accade non è dei migliori....
la bici non va, la strada è brutta e senza senso, io sono ignorante e insopportabile (povera mamma! come ha fatto a sopravvivere), vuole tornare indietro......!!!
Con i potenti mezzi del cell di Fra, cerchiamo di contattare qualche magione: tutti disattivate.
Ci muoviamo e troviamo alla prima stradina l'albergo che fa per noi: una signora di 80 anni  molto gentile e decorosa  c i accorda lo sconto e ci accoglie con simpatia. Bici al coperto e noi di corsa in camera a docciarci.

Fra ha bisogno del PC per una applicazione in scadenza: trova una postazione a pagamento presso un Internet Point nei pressi. Facciamo poi un giro per la cittàdina: in piazza stanno allestendo per la serata in cui si esibiranno in concorso una serie di complessi : è il Festival delle Orchestre.
Al momento prove tecniche per il suono ed il mixer che accompagnano una belloccia spilungona con spacco vertiginoso....che però batte solo le mani!

Approvvigioniamo la cena, una insalata, in un market. Fra si fa allettare da un cocomero di 15kg  che per fortuna paghiamo con lo sconto tessera (che non abbiamo ma che ci viene applicato per gentile concessione). Al ritorno in albergo la nuora che ha sostituito la gentile signora del pomeriggio, una ragazza mora svelta e pratica, ci consente di cenare con le nostre cose sui tavoli della sala pranzo: abbiamo la faccia tosta non solo di chiedere sale e olio, ma di esporre e gustare il nostro pesante trofeo, il cocomero!
Ma di più, alla fine della cena il portiere di notte ci consente di conservarlo nel loro frigo.
Se ci avessero detto fate come foste a casa vostra ......!!!

Dopocena al concerto delle orchestre. Troviamo le ultime sedie libere, i locali sembrano snobbare l'evento
assiepati in piedi al lati della platea. In realtà l'organizzatore sembra un tipo professionale: è titolare dell'emittente televisiva "Ballando all'Italiana" che gira sui circuiti locali. Stasera registra tre puntate e quindi si esibiranno tre orchestre di musica popolare.
La prima viene da Latina: più di dieci elementi, due belle cantanti, mora e chiara, il direttore. Quello che più mi ha colpito è stata la bravura e la professionalità di tutti i componenti, in specie la cantante bionda la cui personalità e voce hanno preso il sopravvento. Hanno cantato brani moderni e pop e anche qualche canzone romana : mi sono proprio piaciuti.

La seconda orchestra, di cui faceva parte la spilungona del pomeriggio, era tipicamente romagnola: una orchestrina da balera. Anche qui diversi elementi, perlopiù anziani,ed il titolare alla fisarmonica, intento a promuovere le abilità del figlio ai fiati e alle tastiere. Il presentatore dell'orchestra - una caricatura con baffetti, capelli tinti, panciotto aperto su una bella protuberanza, ex solista del gruppo - introduce un trittico di mazurke. Una esibizione un pò casareccia con la bellona nel ruolo della bellona, ma che come ha cantato
- Meravigliosa Creatura della Nannini- ha dimostrato di avere anche un talento.

Terza ed ultima esibizione - a cui Fra non ha resistito e ha abbandonato - per l'orchestra  il cui titolare era l'organizzatore e capo indringhete: anche questa numerosissima  con un giovane chitarrista piuttosto bravo, e con due chanteur: la bionda altissima giovanissima secchissima in short neri e camicia bianca, e la mora anch'essa in short ma meno appariscente.Bella l'esibizione complessiva....

Me ne sono tornato in albergo a dormire......ma il gelato?!!
  


    


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venerdì 13 gennaio 2017

Il nostro viaggio in Africa - 5°

Questa mattina partiamo per Arusha ! Abbiamo preparato i bagagli e, dopo la colazione servitaci sempre da Eddie - curiose le tre bananine fritte - ci apprestiamo a salutare dopo aver saldato il conto con il famoso tedescone.

C'è agitazione perchè l'auto non arriva. Francesca sempre febbricitante è molto nervosa e c'è una atmosfera inquieta che non capisco. Arriva l'auto con Barnaba ed un omone che ci farà da autista, ma ancora non si caricano i bagagli. Fra discute con Barnaba, forse lo rassicura sul saldo, finalmente partiamo!

L'auto è una specie di Suv o pulmino con due file di sedili posteriori: Fra spossata poggia la testa sulle gambe della madre e chiude gli occhi. I miei invece, troppo eccitati per l'avventura, anche se sono aperti non vedono. Non vedono che Barnaba e l'amico hanno un atteggiamento arrogante nei nostri confronti e per niente amichevole, non vedono- ma me ne accorgerò l'indomani - che la preoccupazione di Barnaba sono i soldi che ancora gli devo, ma soprattutto non vedono le condizioni di Fra che ha preso un'altra tachipirina.

La strada per Arusha sarà molto lunga, oltre 600 Km anche se tutta completamente asfaltata... dai cinesi.
All'uscita di Bagamojo mi viene indicato il grande bacino di raccolta dell' acqua che serve la città: non sembra che l'acqua manchi - contrariamente a quello che si potrebbe pensare - evidentemente non è distribuita bene e forse è per questo che ne deve essere interrotta l'erogazione per ore durante la giornata.
Il viaggio prosegue tranquillo; attraversiamo villaggi e fattorie, quasi sempre con case basse rettangolari di mattoni di terra e fango che danno al paesaggio una colorazione marroncina, quasi rossastra.
Spesso davanti le case si aprono strutture più semplici piccoli gazebi atti alla vendita di ....tutto: generi alimentari, frutta in quantità, balle di carbone nei sacchi bianchi, scope e contenitori in plastica....

Ogni tanto si incrociano masai che scortano i loro piccoli greggi di capre, indolenti armati del lungo bastone
e con il caratteristico saio rosso.
Il panorama è piuttosto piatto e monotono. La savana si stende fino all'orizzonte, giallognola punteggiata dal verde delle acacie dal caratteristico ombrello. L'altra vegetazione se esiste è bassa.
Anche la situazione all'interno dell'auto è piatta: i nostri accompagnatori rispondono a monosillabi alle mie entusiastiche domande, quasi ostili, per cui dopo un po' la smetto. Francesca sta dormendo.

Quasi all'improvviso, ed inaspettato, dopo una cittadina un po' più occidentale la strada comincia a salire
e sulla nostra destra compare un massiccio montuoso, verdeggiante, che ci accompagna per alcuni chilometri: si tratta probabilmente delle propagini della catena montuosa dei Monti Usambara, ricoperte di foreste tra le più antiche di tutta l'Africa e da dove hanno origine numerosi corsi d'acqua. Sono un area ed un parco protetto. Vorrei fotografarne la bellezza e fortunatamente ci fermiamo per .....lavori in corso.
Si sta infatti lavorando sulla strada e il passaggio è alternato. Siamo in fila e veniamo assaliti da un gruppo di bambini, e non, ognuno con ceste di cose da offrire, o meglio vendere: frutta lattine di birra e di acqua,
una specie di biscotti che Fra riconosce. Come senpre, sembra una festa!

Ripartiamo e dopo poco facciamo la sosta per il pranzo. Non incluso nel pacchetto. I due se ne vanno e senza dirci niente svaniscono all'interno della struttura. Un'area di sosta ben attrezzata con ristorante e snack.
C'è anche la possibilità di mangiare all'aperto e visto che non fa molto caldo, ne approfittiamo.
Fortunatamente è Fra che ha pensato a portare qualcosa da mangiare e facciamo uno bello spuntino.
Abbiamo il tempo per fare delle foto sotto un albero di banane.

Francesca reagisce alla tachipirina e chissà anche agli antibiotici che le aveva dato il suo amico.
Il viaggio però non offre molti spunti: comincia ad imbrunire, il traffico aumenta ed anche la nostra velocità.
Sembra un pazzo. Arriviamo ad Arusha che sono ormai le nove di sera: un viaggio di oltre dieci ore.
Ci sistemano in un albergo con patio. La cena non è inclusa la colazione si. Per qualche motivo anche
il portiere d'albergo non è troppo gentile. La camera al primo piano, è in realtà uno stanzone con tre grandi letti appiccicati sormontati da ampie zanzariere. C'è il bagno.
La mattina, dopo la colazione frugale, facciamo la conoscenza di Michael che sarà la nostra guida per il Safari. Giù al parcheggio c'è la tipica jeep furgonata di colore caki  , che tante volte abbiamo visto nei film.

Ma da qui inizia una mattinata allucinante. Michael ci informa che Barnaba, che non si è ancora presentato,
non intende proseguire con il Safari perchè vuole prima il saldo del pattuito. Capisco questo dopo una serie di conversazioni telefoniche che vedono Fra impegnata e prostrata dalla febbre. Minaccio di chiamare la polizia, e chiamo invece l'ambasciata italiana a DarEsSalam. Il funzionario che mi passano mi dice letteralmente "peggio per te", perchè non mi sono riferito ad una agenzia certificata, da ragione a Barnaba
e mi avverte che se si chiama la polizia loro non potranno supportarmi.
Fra è sempre più indispettita dalla situazione e dalla febbre e anche da me che l'ho messa in quella situazione.

Michael tenta di aiutarci: non vuole perdere i clienti. Rifacciamo i conti e quello che dovremo dare tra suo compenso, lodge e ingresso ai parchi è quello che devo dare a Barnaba. L'unica soluzione è trovare i soldi.
Fra ha dei dollari e delle sterline, io ho altri dollari, ma non sono sufficienti, Barnaba vuole soldi tanzaniani Dobbiamo andare in banca e cambiare, c'è la fila ed una procedura. Prendiamo quello che ci manca al pos, ma c'è un altro problema la banca non accetta dollari datati oltre 24 mesi. E noi ne abbiamo un po'.
Si deve andare in un ufficio di cambio e vedere se li accettano. Fortunatamente una ragazza gentile me li cambia. Ritorniamo in banca con la cifra totale.
Nel frattempo tutti i nostri movimenti sono seguiti da Barnaba e dai suoi accoliti che ci spiano dall'altro lato della strada con invettive e risolini ironici : ho la sensazione di girare un film di mafia nel profondo sud.....!!

Abbiamo i soldi, forse mancano sei, sette dollari, che Barnaba pretenderebbe. Lo mando a quel paese
saliamo sulla jeep - dove era rimasta Fortuna ad aspettare per tutto il tempo -  e chiediamo a Michael di partire. Sembra che non lo lascino andare e lo trattengono ancora a discutere. Non capisco per cosa.
Finalmente si parte: è mezzogiorno abbiamo perso mezza giornata.e consumato tanta rabbia!

Il primo parco che visiteremo è il Tarangire,  regno degli elefanti. Ma la giostra non è ancora conclusa.
Michael è costretto a fermarsi all'uscita di Arusha dalla polizia: se ho ben capito sembra che sia stato denunciato da Barnaba ed i suoi. Non voglio che ci vada di mezzo e sono pronto a prendermi le mie responsabilità. Mi rassicura. Parla con i poliziotti in divisa caki, e dopo poco sembra tutto risolto: forse dovrà pagare una multa. Infatti c'è un sistema di procacciamento dei clienti ed anche qui delle regolamentazioni tra
guida e tour operator: forse per aiutarci Michael ne ha violata qualcuna.

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lunedì 9 gennaio 2017

L'Augustea - 3° Orte - Baschi

Non si può dire di aver passato una nottata riposante. Il letto per due è stretto!
Lei mi accusa di russare, io non posso muovermi per non urtarla: alla fine la mattina arriva.

a colazione ancora con la coppia romana : sono lì per le terme che giudicano positivamente: sono tranquille, ad eccezione del weekend, e lì trascorreranno l'intera giornata.
Per noi la scommessa sul percorso migliore era tra Giove, con l'impervia salita di Perna in Tiberina, oppure passare per Bomarzo e Attigliano. Seguiamo quest'ultima opzione suggerita da Mario, anche perchè, complice la necessità di prelevare cash per pagare la notte, si offre di accompagnarci con il suo SUV.
Non solo evitiamo il tratto di ripida salita per riportarci sulla strada principale, ma ci accompagna fino all'imbocco della Viterbese: un bell'aiutino.

Bellissimo! Giornata splendida ! Carichiamo i bagagli sulle bici con l'accompagnamento incessante e rumoroso del latrato di un cagnolino che però non osa avvicinarsi.. Partiamo. La meta di oggi è Baschi, dove abbiamo prenotato il B&B. La strada è semplice e non troppo trafficata; al bivio per Bomarzo inizia una
bella salitina che ci accompagna per 3/4 Km e che superiamo in bello stile.
Entriamo nel paese e ci fermiamo presso una fontana: sosta prolungata con l'intermezzo comico di un operaio dalla battuta sagace.
Quindi giù per la discesa, il cui primo tratto troppo ripido facciamo a piedi,  impegnativa per sette lunghi chilometri ma che alla fine ci riserva una sorpresa: non dobbiamo arrivare ad Attigliano, la deviazione per il lago di Alviano è 3 km prim! ne risparmiamo quasi 6! Bravo Mario, ha vinto la scommessa , e glielo diremo con una mail, ma ci ha fatto anche un bel favore.

Al bivio però ricomiincia una bella salita prima tra la vegetazione poi, attraverso i campi. Il Tevere si intuisce sulla nostra destra, ma non lo vediamo mai. Fra è nervosa perchè la bici non va, la mia invece specie in pianura vola con poca fatica. Non si vede anima viva in giro. Entro in un paesino e mi fermo ad aspettare Fra attardata. Lontano nei campi qualche trattore alza la polvere, per il resto una atmosfera di fermo, di attesa
che qualche cosa succeda. Anche io mi siedo placido all'ombra di un giardinetto: è quasi l'una e fa caldo, ma non se ne risente ancora.
Alla fine arriva Fra che si lamenta perchè il portapacchi della sua bici la rallenta. In effetti è sovracaricato,
non centrato e mal distribuito: le borse sono troppo lunghe lo decentrano e vanno a toccare la ruota, aumentando la fatica. Per di più il cambio è duro: in salita è costretta ad andare con un rapporto troppo lungo.La ruota è sgonfia........
Troviamo una soluzione nello scambiarci le borse: le mie sono più corte e non interferiscono con la ruota.
Risaliamo in bici rinfrescati e rinfrancati.

Al bivio all'altezza della riserva di Alviano, passiamo il ponte sul Tevere: pieno e maestoso.
Rimaniamo però appesi perchè non siamo certi della direzione, ma non passa nessuno. Il sole adesso picchia con il suo bel calore e finalmente, dopo una decina di minuti, riusciamo a fermare un furgoncino e l'autista
oltre a raccontarci  la sua vita da ciclista, dopo averci tenuto per diversi minuti in mezzo alla strada, valutati i pro e i contro di scendere sulla ciclabile sull'argine - cosa sconsigliatissima da noi, vista l'esperienza precedente, ci indica la direzione giusta per il nostro B&B: ancora sei chilometri.

Traversiamo dopo una breve salita il paese di Alviano e proseguiamo in una strada isolata con alti e bassi : sembra che non si arrivi mai. Ancora una salita un pò più impegnativa ed arrivo all'ingresso di Baschi. mi fermo ad aspettare Fra e scambio due chiacchiere con un vecchietto col bastone che mi racconta che stava per rimanere paralizzato a causa di una malattia, che un bravo medico del Gemelli ne aveva trovato la causa, ma poi nell'operazione era sorto un problema neurologico.Con una lunga riabilitazione ora poteva camminare seppur con il bastone e si esercitava con lunghe passeggiate.    

Arrivata Fra, salutiamo e proseguiamo. Senza entrare nel centro storico, che sfioriamo alla nostra destra, al bivio scendiamo per il B&B: due km in discesa : una grande casa sulla sx è la nostra meta.
Ci accoglie una ragazza minuta che ci aspettava. insieme al latrato insistente di Achille, il cane per fortuna legato. Ci mostra l'appartamentino carino con angolo cottura e porzione di cortile a disposizione con tavolino e sedie: possiamo smontare le bici.
La ragazza, fidanzata di Domenico, deus ex machina, ci invita all'evento della serata: un karaoke con cena tra pochi amici. 30€ a testa. Aderiamo dopo esserci accordati per 30 per due. Il casolare è piuttosto grande
e costituito da più unità: un corpo centrale e varie dipendenze, il tutto restaurato - presumibilmente con i soldi del terremoto - in pietra viva del fiume, apprenderemo, dallo stesso Domenico che si diletta di architettura.
Sul retro una piscina, non piccola, per la gioia di Fra, e poi un orto ed a scendere verso il Tevere il pascolo per capre e pecore: le galline scorazzano libere così come i gatti. Mi appisolo al sole sulla sdraio mentre Fra non resiste alla tentazione di provare la piscina per un bel bagno.

Ci prepariamo per la serata che si preannuncia interessante, accolti da due bei boccali di vino bianco fresco locale: peccato che si dimenticano di darci il companatico: tartine e arachidi, a cui tanto tenevamo.
Gli altri ospiti sembra si conoscano tutti tra di loro, ma non mostrano alcuna curiosità nei nostri confronti ne' qualcuno fa le presentazioni. Restiamo seduti piacevolmente in attesa della cena che si protrae perchè lo chef Domenico, fa pure questo, è in ritardo.
Il motivo lo capiamo dalla prima portata: vuole fare il sofisticato e così si presenta con antipasto di crostini all'aceto contrastato dal cioccolato. Un disastro! Ancora peggio il primo che arriva freddo. Troppa pasta in poco sugo.In compenso invece l'arrosto con patatine fritte è buono.

Allieta la serata un ragazzo un pò buffo e cicciottello che avevamo visto prima trafficare con casse acustiche e pianola: è il dj della festa ed il cantante clou del karaoke.Tutto molto pittoresco. Soprattutto è divertente
seguire l'alternarsi dei vari protagonisti al canto che con cipiglio professionale si esibiscono ironizzando sulle abilità del nostro dj. In mezzo alla baraonda di fine cena, è la figlia di Domenico: una ragazza poco più che ventenne bella robusta, forse con atteggiamenti mascolini, ma con una bella voce.. Ed allora la serata si riscalda, prima con un duetto di O' Sole Mio, e poi con un revival di hit, tra cui Zombie dei Cranberry di cui, finalmente,grazie allo schermo del karaoke, riesco a comprendere le parole.

Fra sfugge alla situazione e si apparta a rimirar le stelle; vogliono farla cantare e le offrono il microfono, ma diniega. A me no ma mi coinvolgono in un trenino da cui per decenza mi ritiro dopo pochi passi.
Come si capisce una serata casereccia ma divertente, come sempre quando di mezzo c'è la musica.
Andiamo a dormire che è oltre mezzanotte. Gli altri continuano a cantare e bere: sapremo l'indomani del bagno in piscina vestiti alle tre di notte.        

Il Terzo Viaggio in Bici - L'Augustea - 2° Nazzano Orte

Buono il risveglio anche se le gambe sono indolenzite. Buona la crostata a colazione.
Ottimo il cielo terso con il sole caldo. Meno buone le condizioni della mia schiena:
il passaggio dalla stazione seduta alla eretta è doloroso e necessita di tempo. Per fortuna
una volta "raddrizzato", non sembro risentirne troppo, così come la postura in bici: meno male!

Nonostante la sveglia mattutina anticipata, non riusciamo ad essere pronti per scendere dalla stanza
se non dopo le dieci: ma non siamo ancora pronti a partire. Vogliamo visitare l'orto: notevoli i fiori di zucca raccolti in una cassetta, ma anche i peperoni e le melanzane che Aurora sta raccogliendo con la ragazza olandese incontrata la sera prima,che è lì per uno stage di interscambio culturale finanziato dalla UE. La madre-cuoca, anch'essa intenta all'orto, ci mostra con orgoglio i frutti del suo lavoro: pomodori, fagioli borlotti e cannellini, insalata e zucche.
Tutti ingredienti che usa nella sua cucina e che motivano la bontà dei sapori.
E' il terreno argilloso del Tevere che consente buone coltivazioni e buoni raccolti.

Aurora che ha rilevato da qualche anno la gestione dell' Agriturismo insieme con il fidanzato,
lo fa con piena soddisfazione ed allegria con la madre e la sorella.Mi auguro per lei con altrettanto
successo economico. Abbiamo le bici inzaccherate di fango e la sorella piccola ci da la pompa.
Paghiamo i 50€, notevole!, e partiamo seguendo la pista ciclabile sul Tevere come suggerito da Aurora. Sono ormai le undici ed il sole è alto!

La pista è sterrata ma scorrevole; troviamo qualche pozzanghera residua dell'acquazzone di ieri.
In 7 Km arriviamo a Poggio Mirteto. Sono dubbioso sulla direzione da prendere perchè indica Terni
e non Orte che è quella programmata, ma ci avventuriamo allettati dalla possibilità di evitare le salite di Nazzano Torrita e Ponzano Romano.

Lungo la ciclabile, attrezzata nei punti panoramici con i tipici tavoli per picnic, incontriamo podisti e maratoneti, ma il fuoristrada non è per me : ho paura per la bici ma ho anche qualche problema di equilibrio. Alcuni scorci sul Tevere sono notevoli e scattiamo qualche foto.

La ciclabile termina con una ripida salita ed un ponte da attraversare. Ci troviamo su una camionabile
che ovviamente non sopportando il peso dei camion è tutta "squadrellata", per di più è mossa da continui falsopiani e salite e discese ed è estremamente faticosa. Inoltre l'aver deviato dall'itinerario
previsto e il traffico intenso mi hanno innervosito. I continui battibecchi con Fra non aiutano.

Finalmente una deviazione verso Magliano Sabina ci inserisce in una strada in discesa e meno trafficata: anzi quasi per niente. Attraversiamo campi coltivati ed arriviamo ad una fonte con alle spalle una chiesa di Santa Maria. Ci rifocilliamo e sentiamo gli umori della famiglia (Fortuna).
Fra sembra serena ed in realtà tiene abbastanza bene òa fatica della bici (anche se non fa altro che lamentarsi).

Una corsa verso Magliano, testo così la velocità della mia nuova Bottecchia, attraversiamo l'autostrada che ci scorre sotto rumorosa, e riprendiamo la Tiberina/Ortana in località Borghetto!,
Ora 15Km filati fino ad Orte. Una strada dritta con pendenza leggera, al lato della ferrovia, ed anche se trafficata non pesa tantissimo.

Ci fermiamo dopo 5 Km per riposare ed assistiamo ad un piccolo incidente: dal carrello di un Suv fuoriescono decine e decine di ....pesche! che invadono la carreggiata. Il gancio del carrello non era ben chiuso ed i sobbalzi l'hanno aperto. Alcune automobili tentano di evitare la marmellata: poi assicuratomi che i proprietari avessero la situazione sotto controllo, ho iniziato la raccolta.
Col senno di poi ne avrei potute prendere di più.

Arriviamo ad Orte Scalo ma il nostro B&B è su. Alcuni ciclisti, che ci avevano prima superato, ci danno la giusta dritta per la via delle Terme dove è ubicato la nostra meta odierna, raccomandandoci di fare attenzione ad una muta di cani randagi avvistati nei dintorni.

La salita è di oltre 5Km al 5% perlomeno e Fra sembra dover rallentare e alcuni tratti li fa a piedi.
Arriviamo in cima non senza difficoltà e dopo una ripida discesa siamo alle querce. Sono le 17 e siamo stanchi. La signora ci mostra la stanza che ci aveva riservato: una specie di deposito in legno lungo e stretto , umido e bollente (anche se con aria condizionata). Non devo essere molto educato quando chiedo alla signora di farci vedere un'altra sistemazione. Avevo già polemizzato sulla distanza, sulla fatica e altro, e la signora è stata più educata e comprensiva delle mie lamentele e ci ha assegnato una camera soddisfacente.

Approfittiamo subito di una ottima doccia calda ed il nervoso si è stemperato con l'offerta di un caffè freddo che degustiamo in veranda insieme ad una coppia romana. Abitano in zona Villa Lazzaroni,
operatore Rai in pensione, elementi di comunione che hanno consentito una conversazione cordiale, che si è protratta piacevolmente per tutta la serata.