Cos'è che li fa MUoverE ?

Chi avrebbe detto che una attività così semplice e spontanea - si cammina prima ancora di connettere verbo- poteva determinare una occasione di aggregazione, il ricostituirsi di antiche frequentazioni,risvegliare la voglia di stare insieme e condividere le emozioni di piccole avventure.Eppure guardateli con gli zaini in spalla ripieni di sorprese, attrezzature più o meno consone alla bisogna - animati da spirito di conoscenza, inerpicarsi per boschi e pendii alla scoperta del mondo che li circonda.

Ed allora ci si chiede cos'è che li spinge ad andare ed andare ed andare, cosa cercano, quali le motivazioni.Come al solito è meglio non porsi mai troppe domande:le risposte potrebbero essere deludenti banali scontate.....volgari! Lasciamoli camminare....Non ci interessa dove e perché.

Ci preme che vadano, che vadano ma che vadano pure a...Ecco, appunto!

Brahamana V sec. a.c - Indra esorta Rohita

Non c'è felicità per chi non viaggia, Rohita!
A forza di stare nella società degli uomini,
Anche il migliore di loro si perde.
Mettiti in viaggio.

I piedi del viandante diventano fiori,
la sua anima cresce e dà frutti,
ed i suoi vizi son lavati via dalla fatica del viaggiare.
La sorte di chi sta fermo non si muove.
Allora vai, viaggia, Rohita!
Indra esorta Rohita - (dai Brahamana V Sec. a.c.)

martedì 27 dicembre 2011

VIAGGIO A REGGIO - 9° (estratti dal diario)

XX° SABATO 6 AGOSTO - GIOIA TAURO - REGGIO CALABRIA

Mi sveglio con comodo. E' la domestica che mi accompagna a recuperare la bici, ma fortunatamente riesco a salutare il Sig. Francesco e scambiare due parole. Mi racconta così la passione per le otri che nasce dalla volontà di mantenere le tradizioni familiari: le loro campagne ne erano piene , interrate e lui ha voluto salvare e restaurare quelle che si erano salvate dai bombardamenti della guerra, il resto è venuto da se.
Abbiamo il tempo per scambiare opinioni su quanto avanzati fossero gli antichi, anche tecnologicamente, e prende ad esempio i templi di Paestum forti imponenti ed ... eterni.

Mi rimetto in viaggio e subito all'uscita di Gioia, una periferia trafficata e polverosa, inizia la salita - inaspettata - che mi portrà a Palmi: sapevo che avrei dovuto scavallare il Monte S. Elia, ma non che dovevo duplicare la fatica!.
Mi fermo alla prima pendenza un po più dura, ma alla fine quasi mi sorprendo di riuscire a fare in bici lunghi tratti che a tutta prima sembravano ostici. Evidentemente non lo erano e con qualche sosta, arrivo in cima dove la strada spiana  e poco prima di Palmi addirittura scende.

Il ricordo di Palmi è sfumato in una grande piazza ed un corso dove comprammo dei dolci nella pasticceria più rinomata del paese, ma non mi azzardo a salire per il centro: a sinistra è la strada per Reggio e per S.Elia 8 km in ascesa continua con pendenze superiori all' 8%.
Mi fermo ad un palmento ed un ciclista con un rapportino leggero passa e mi saluta:  dopo poco scompare dietro una curva ed  mi domando perchè io no! io no perchè non ho le gambe non ho la bici non ho il cuore!
E allora devo spingere ed andare a piedi, per quasi tutti gli 8 km.
Ma non mi pesa e tutto sommato non mi affatico troppo anche se ho impiegato quasi due ore.
Sono quasi le 14 quando riconosco sulla destra la strada che sale su al campeggio ed al monte: mamma mia !da qui in poi tutta discesa fino a Reggio Jau'uu. Incrocio i cantieri dell'autostrada che stanno li' da quarant'anni ormai, diventati di diritto elementi del paesaggio naturale....Come possono pensare a Roma che un giorno si potrà smantellare tutto quell'ambaradan...

Riconosco le strade che percorrevo trent'anni prima e mi prende un sentimento di contentezza misto all'inquietitudine della sorpresa che sto per fare.....Poco dopo si presenta Roberto e ci abbracciamo, incontro la famiglia e soprattutto la mamma di Enza che trovo piuttosto arzilla: me la ricordavo più austera con il sinalone nero, ritrovo invece con piacere una signora ironica e sorridente.
Non avevamo molto da dirci, non proprio estranei ma quasi: avevo immaginato una accoglienza diversa. Pazienza. Sono abituato.  Ho dato un senso alla visita scattando alcune foto. Improvvisamente avevo fretta di andare. Prima di partire Roberto ha voluto farmi salutare la zia Rosetta, Rosa che forse non voleva, ed il marito Enzo che , seppur non benissimo in salute, ha mostrato un piacere genuino nel vedermi.

Tutta la visita è durata meno di un'ora!sono ripartito quasi sollevato, anche se con un pò di amarezza, ma con l'affetto immutato. Non ho potuto incontrare Maurizio ed Enrico, l'altro fratello: chissà forse anche a loro avrebbe fatto piacere vedermi lì....senza disturbare.


Ho affrontato la lunga discesa verso Bagnara con negli occhi il panorama del mare e nella mente il riocrdo di quando si parlava di Enrico che affrontava quelle curve in modo spericolato in motorino: ora potevo rendermene conto. Di Bagnara avrei voluto vedere il porticciolo dei pescatori con le spadare colorate, ma  alle quattro del pomeriggio in piena estate in fondo alla discesa c'erano solo stabilimenti balneari con frotte di ragazzini e musica a tutta callara. Non mi andava di fermarmi, di andare a cercare : ho imparato bene come quasi mai si possano replicare identiche emozioni.

Sono sempre sulla SS18  che in questo tratto verso Scilla è stretta ed a ridosso del mare, bellissimo poco più sotto. La strada non è facile, continui saliscendi: nella nebbiolina azzurrognala tra mare e cielo si vede la Sicilia di fronte.Scartata Scilla e la sua spiaggia superaffollata - che pena! - uno sguardo sulla destra al Castello dove abbiamo conosciuto Rita, il prossimo paese è Villa San Giovanni.
Case basse come quelle di una periferia povera, ma quando finalmente si esce si ha una visione dello stretto spettacolare: la Sicilia è lì ad un passo ...




ma la strada per Reggio ancora lunga e faticosa.


I paesini poveri e piuttosto degradati si susseguono senza soluzione di continuità: l'ostacolo più duro alla marcia è costituito dai continui cavalcavia sulle fiumare: erte ripide che assomigliano avere e proprie montagne russe. Infatti devo prendere la rincorsa in discesa per superare poi con l'abbrivio il ponte senza troppa fatica. Ma a quest'ora e dopo tutta questa strada nelle gambe non mi divertono più!.

Supero il cartello dei 500KM della SS18, ma di Reggio neache l'ombra, non ci sono indicazioni del chilometraggio mancante. Supero Gallico, che è già la periferia, ma purtroppo mi perdo il cartello di ingresso ,che avrei voluto immortalare.
Niente da fare, sono già a Reggio: ho già risposto male ad una vigilessa che non mi ha saputo dare indicazioni della ProLoco, e mi avvio alla ricerca del sospirato e meritato - credo io - riposo!.
Lo trovo in un B&B vicino al palazzo della regione. Pulito e confortevole ma soprattutto con un proprietario cortese e disponibile: caratteristiche queste che ritroverò in altri reggini.


        

mercoledì 7 dicembre 2011

MI SCRIVE DA RIO


L'esperienza che sto vivendo è ovviamente un'opportunità incredibile per me ........
 La realtà che viviamo qui ogni giorno, per la maggior parte grazie alle attività e all'intensa programmazione prospettaci da Unicef , è molto difficile e struggente.
Rio è una città sporca, pericolosa e molto povera. Due giorni fa siamo stati in una casa di accoglienza per i bambini di strada; avremmo dovuto fare l'abordagem, ovvero accompagnare i tutor che se ne occupano durante il processo di "raccolta" dei bambini dalla strada per portarli in questa comunità per la giornata, ma purrtoppo proprio quando siamo andate noi l'educatrice è partita in anticipo.
Ad ogni modo abbiamo avuto l'opportunità di stare con questi bambini, arrivati alla casa, l'intera mattina;
con loro abbiamo preparato l'albero di Natale, abbiamo spazzato per terra, abbiamo giocato...

Sono bambini che non hanno opportunità e che non conosco altra legge al di fuori di quella della strada. Bambini con gli occhi da bambini quando stanno dentro questa casa, con la stessa speranza e la voglia di fare e sorridere che hanno tutti i bambini, e gli occhi dei grandi, dei padroni quando sono fuori (perché una sera li abbiamo incontrati per strada a Lapa con le loro bande; si muovono sempre in gruppo!).
Sono arrivati la mattina alle 8.30, sporchi, maleodoranti, graffiati, storditi da droghe più o meno pesanti dalle quali solo dopo qualche ora si sono liberati ritrovando un pò di lucidità, stanchi. 
Dopo essersi lavati e aver indossato panni puliti i più stanchi si sono messi a terra a dormire, sul pavimento sporco e duro, perché mancano i letti, o su delle panche di legno rotte. 

Ancora, dopo quest'esperienza siamo stati in una favela (comunità), la Città di Dio (famosa per un film)
 per assistere ad un forum della comunità all'interno di una chiesa. Ovviamente non ci siamo addentrati nella comunità ma dai vetri dell'autobus si vede chiaramente la desolazione di case  in mattone che crollano con la prima pioggia portandosi via l'unica possibilità di un tetto per molte persone. Durante il forum sono emerse le problematiche più rilevanti all'interno di questa comunità e la violenza intrafamiliare è una di queste, causa della fuga di moltissimi di questi bambini destinati a diventare di strada e a trovare nella droga l'unico stimolo di vita.
Ancora, oggi siamo andati al carcere minorile. E' stata un'esperienza che, aggiunta a quelle dei giorni precedenti, mi ha creato un grande silenzio interiore. Non c'è possibilità per me  di descrivere quello che ho provato nel vedere questi bambini/ adolescenti con le mani dietro la schiena, i capelli rasati, chiamati per numero o in attesa di giudizio, forti apparentemente e tanto fragili dentro da piangere di fronte alla liturgia di un volontario di una comunità cattolica (qui si che la fede fa davvero la differenza!!). Non c'è modo di descrivere gli occhi arrabbiati, delusi, abbattuti di molti di loro o i volti di altri ancora dietro le sbarre in attesa di quell'unica ora di riposo e di svago che altri stavano già impiegando nella messa.


Per tutto questo che dico che non reggo, perché mi chiedo come tante cose siano possibili, come sia possibile che riusciamo a non curarci di determinate situazioni, ad essere cossì indifferenti nei confronti di nostri simili, così poco altruisti e così tanto egoisti; come possa essere possibile che ci rifugiamo in una vita fittizia e futile, non lo so ...


Ovviamente la situazione è tanto più difficile perché mettere 14 teste d'accordo non è assolutamente facile, soprattutto data la mia forte necessità di indipendenza e solitudine, il mio orgoglio e la mia presunzione, l'ignoranza di chi mi sta attorno e la non capacità di relazionarsi con toni tranquilli e pacati. Ad ogni modo anche questa è palestra di vita.