Mi sveglio con comodo. E' la domestica che mi accompagna a recuperare la bici, ma fortunatamente riesco a salutare il Sig. Francesco e scambiare due parole. Mi racconta così la passione per le otri che nasce dalla volontà di mantenere le tradizioni familiari: le loro campagne ne erano piene , interrate e lui ha voluto salvare e restaurare quelle che si erano salvate dai bombardamenti della guerra, il resto è venuto da se.
Abbiamo il tempo per scambiare opinioni su quanto avanzati fossero gli antichi, anche tecnologicamente, e prende ad esempio i templi di Paestum forti imponenti ed ... eterni.
Mi rimetto in viaggio e subito all'uscita di Gioia, una periferia trafficata e polverosa, inizia la salita - inaspettata - che mi portrà a Palmi: sapevo che avrei dovuto scavallare il Monte S. Elia, ma non che dovevo duplicare la fatica!.
Mi fermo alla prima pendenza un po più dura, ma alla fine quasi mi sorprendo di riuscire a fare in bici lunghi tratti che a tutta prima sembravano ostici. Evidentemente non lo erano e con qualche sosta, arrivo in cima dove la strada spiana e poco prima di Palmi addirittura scende.
Il ricordo di Palmi è sfumato in una grande piazza ed un corso dove comprammo dei dolci nella pasticceria più rinomata del paese, ma non mi azzardo a salire per il centro: a sinistra è la strada per Reggio e per S.Elia 8 km in ascesa continua con pendenze superiori all' 8%.
Mi fermo ad un palmento ed un ciclista con un rapportino leggero passa e mi saluta: dopo poco scompare dietro una curva ed mi domando perchè io no! io no perchè non ho le gambe non ho la bici non ho il cuore!
E allora devo spingere ed andare a piedi, per quasi tutti gli 8 km.
Ma non mi pesa e tutto sommato non mi affatico troppo anche se ho impiegato quasi due ore.
Sono quasi le 14 quando riconosco sulla destra la strada che sale su al campeggio ed al monte: mamma mia !da qui in poi tutta discesa fino a Reggio Jau'uu. Incrocio i cantieri dell'autostrada che stanno li' da quarant'anni ormai, diventati di diritto elementi del paesaggio naturale....Come possono pensare a Roma che un giorno si potrà smantellare tutto quell'ambaradan...
Riconosco le strade che percorrevo trent'anni prima e mi prende un sentimento di contentezza misto all'inquietitudine della sorpresa che sto per fare.....Poco dopo si presenta Roberto e ci abbracciamo, incontro la famiglia e soprattutto la mamma di Enza che trovo piuttosto arzilla: me la ricordavo più austera con il sinalone nero, ritrovo invece con piacere una signora ironica e sorridente.
Non avevamo molto da dirci, non proprio estranei ma quasi: avevo immaginato una accoglienza diversa. Pazienza. Sono abituato. Ho dato un senso alla visita scattando alcune foto. Improvvisamente avevo fretta di andare. Prima di partire Roberto ha voluto farmi salutare la zia Rosetta, Rosa che forse non voleva, ed il marito Enzo che , seppur non benissimo in salute, ha mostrato un piacere genuino nel vedermi.
Tutta la visita è durata meno di un'ora!sono ripartito quasi sollevato, anche se con un pò di amarezza, ma con l'affetto immutato. Non ho potuto incontrare Maurizio ed Enrico, l'altro fratello: chissà forse anche a loro avrebbe fatto piacere vedermi lì....senza disturbare.
Ho affrontato la lunga discesa verso Bagnara con negli occhi il panorama del mare e nella mente il riocrdo di quando si parlava di Enrico che affrontava quelle curve in modo spericolato in motorino: ora potevo rendermene conto. Di Bagnara avrei voluto vedere il porticciolo dei pescatori con le spadare colorate, ma alle quattro del pomeriggio in piena estate in fondo alla discesa c'erano solo stabilimenti balneari con frotte di ragazzini e musica a tutta callara. Non mi andava di fermarmi, di andare a cercare : ho imparato bene come quasi mai si possano replicare identiche emozioni.
Sono sempre sulla SS18 che in questo tratto verso Scilla è stretta ed a ridosso del mare, bellissimo poco più sotto. La strada non è facile, continui saliscendi: nella nebbiolina azzurrognala tra mare e cielo si vede la Sicilia di fronte.Scartata Scilla e la sua spiaggia superaffollata - che pena! - uno sguardo sulla destra al Castello dove abbiamo conosciuto Rita, il prossimo paese è Villa San Giovanni.
Case basse come quelle di una periferia povera, ma quando finalmente si esce si ha una visione dello stretto spettacolare: la Sicilia è lì ad un passo ...
ma la strada per Reggio ancora lunga e faticosa.
I paesini poveri e piuttosto degradati si susseguono senza soluzione di continuità: l'ostacolo più duro alla marcia è costituito dai continui cavalcavia sulle fiumare: erte ripide che assomigliano avere e proprie montagne russe. Infatti devo prendere la rincorsa in discesa per superare poi con l'abbrivio il ponte senza troppa fatica. Ma a quest'ora e dopo tutta questa strada nelle gambe non mi divertono più!.
Supero il cartello dei 500KM della SS18, ma di Reggio neache l'ombra, non ci sono indicazioni del chilometraggio mancante. Supero Gallico, che è già la periferia, ma purtroppo mi perdo il cartello di ingresso ,che avrei voluto immortalare.
Niente da fare, sono già a Reggio: ho già risposto male ad una vigilessa che non mi ha saputo dare indicazioni della ProLoco, e mi avvio alla ricerca del sospirato e meritato - credo io - riposo!.
Lo trovo in un B&B vicino al palazzo della regione. Pulito e confortevole ma soprattutto con un proprietario cortese e disponibile: caratteristiche queste che ritroverò in altri reggini.
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