Cos'è che li fa MUoverE ?

Chi avrebbe detto che una attività così semplice e spontanea - si cammina prima ancora di connettere verbo- poteva determinare una occasione di aggregazione, il ricostituirsi di antiche frequentazioni,risvegliare la voglia di stare insieme e condividere le emozioni di piccole avventure.Eppure guardateli con gli zaini in spalla ripieni di sorprese, attrezzature più o meno consone alla bisogna - animati da spirito di conoscenza, inerpicarsi per boschi e pendii alla scoperta del mondo che li circonda.

Ed allora ci si chiede cos'è che li spinge ad andare ed andare ed andare, cosa cercano, quali le motivazioni.Come al solito è meglio non porsi mai troppe domande:le risposte potrebbero essere deludenti banali scontate.....volgari! Lasciamoli camminare....Non ci interessa dove e perché.

Ci preme che vadano, che vadano ma che vadano pure a...Ecco, appunto!

Brahamana V sec. a.c - Indra esorta Rohita

Non c'è felicità per chi non viaggia, Rohita!
A forza di stare nella società degli uomini,
Anche il migliore di loro si perde.
Mettiti in viaggio.

I piedi del viandante diventano fiori,
la sua anima cresce e dà frutti,
ed i suoi vizi son lavati via dalla fatica del viaggiare.
La sorte di chi sta fermo non si muove.
Allora vai, viaggia, Rohita!
Indra esorta Rohita - (dai Brahamana V Sec. a.c.)

lunedì 28 dicembre 2015

Camino 5° - PuertoMarin - Santiago - 25-26-27-28 Aprile 2013

25 Aprile - PuertoMarin - Palais do Rei

Lasciamo l'ostello sempre per ultimi, ma vogliamo fare una buona colazione prima di andare.
Da ora in poi si va a ...pedagna : infatti per poter prendere la Compostela bisogna dichiarare di aver fatto a piedi almeno duecento kilometri, e noi sommando quelli fatti all'inizio, quelli dell'altro anno! la salita a O'Cebreiro  e questi ultimi cento ci dovremmo arrivare.....
Lasciamo la macchina - dopo esserci assicurati che la ritroveremo! -in uno spiazzo dove c'è la fermata dei pullman, carichiamo lo zaino, imbracciamo le nostre picche e giu' per la discesa che circumnaviga il lago artificiale, ci accodiamo - ma poi li superiamo, ad altri peregrini....
Oggi ci aspetta una camminata di circa 25Km. La sera prima arrivando in macchina non ci eravamo accorti di quanto ripida fosse stata la discesa, ma ora che dobbiamo farla a ritroso ce ne accorgiamo eccome.
Il sentiero cammina a lato della strada ed il panorama seppure al limitare del bosco non è molto attraente.
Molti tratti sono allo scoperto ed il sole comincia ad essere un elemento. Dopo la lunga salita si arriva all'incrocio con la statale che attraversiamo ed il camino si fa un po' più agevole, lasciando la strada dopo un po' e passando per pascoli aperti e boschi di eucalipto (cè scritto sulla guida! che sono di eucalipto..).
Superiamo il migliare 89 a Santiago e questo ci rincuora, anche se da Ocebreiro in poi i migliari segnano la fatica. Infatti questo primo tratto è piuttosto faticoso, alternando tratti su strada a quelli nel bosco .
Incontriamo i pellegrini: da soli, in coppia a gruppi, in tutti c'è determinazione e costanza.
Facciamo commenti sui solitari...bell'impresa!.Camminare in solitudine in mezzo a scenari spesso suggestivi
deve essere l'ideale per riservare qualche riflessione a se stessi.
Finalmente dopo circa tre ore di camminata arriviamo in uno spiazzo nel bosco organizzato con tavoli in pietra e legno ottimo per la sosta e per il picnic.C'è un bar con tavolini all'aperto per il ristoro e diversi pellegrini stanno approfittando. Altri invece occupano i tavoli in pietra. Ci accomodiamo pure noi.
E' l'ora e ovviamente la super organizzata Francy prepara un pranzetto - di sandwich, frutta e dolce - coi fiocchi. Cè tempo per una pennichella e per rinfrescarci.
Anche Francesca può recuperare con il suo piede che camminando le da dolore e affaticamento.

Riprendiamo la strada che ben presto lascia il bosco per una lunga striscia asfaltata di cui non si vede la fine, con continui salite e discese piuttosto dure. Incrociamo una spilungona tedesca con un ampio cappello che va da sola. Potremmo deviare per la Villa di Donas, ma ci porterebbe troppo fuori. I paesini che attraversiamo sono in parte anonimi, con case basse tipiche della campagna, altre volte invece serpeggiamo per stradine e case in pietra che evocano l'atmosfera medievale. Sono le quattro e mezzo quando raggiungiamo la periferia di Palais do Rei, la nostra meta odierna. Ma anche questo è un miraggio perchè per arrivare al centro della cittadina dove è l'ostello, camminiamo ancora per tre quattro kilometri lungo un percorso ben attrezzato dove sportivi e non si dilettano indifferenti alla nostra fatica.
L'ostello è moderno e grande. Dopo esserci sistemati, usciamo per la cena. L'ostello è prossimo alla piazza del municipio molto ampia:

26 Aprile -   Palais do Rei - Ribadiso

Oggi ci aspetta una tappa dura di oltre 35 Km , perchè decidiamo di proseguire dopo Melide, che la guida spezza in due tappe. Ma noi non abbiamo tempo. Fortunatamente è questa una delle tappe più divertenti perchè si svolge quasi esclusivamente in mezzo ai boschi di eucalipto e querce. La notte ha piovuto e quindi troviamo fango sul sentiero che costringe , soprattutto Francesca, ad acrobazie per attraversare.
Si sente forte il profumo del letame dei pascoli circostanti e dell'umidità tipica del bosco con l'odore delle foglie cadute a marcire. Attraversiamo paesini che sembrano disabitati, e forse lo sono, molti che hanno mantenuto il loro aspetto antico. Una maglietta con la scritta "                    " lasciata da un pellegrino spiritoso ci consente di scattare qualche foto.....segnali del passaggio dei pellegrini ce ne sono in quantità
picche, sassi, croci ....ma sul percorso non se ne incontrano tantissimi anche se man mano che ci avviciniamo alla meta aumentano di numero. Arriviamo a Melide, dove ci fermiamo per una sosta.Qui c'è una croce in pietra del XIV secolo ritenuta tra le più antiche della Galizia. Noi tiriamo dritti anche perchè comincia
a farsi tardi: il tempo si incupisce e l'umidità del bosco con i suoi rii che non vediamo ma che sentiamo non
rallegrano l'animo.Attraversiamo una zona industriale e poi ci ributtiamo nel bosco. Anche la temperatura si è un po' abbassata. Ci sono le indicazioni per arrivare all'ostello di Ribadiso che, dice la guida,
è uno dei più belli del camino.  Fortunatamente c'è posto: non avremmo avuto nè la voglia nè la forza per proseguire e poi è quasi buio.
La cena - quella del pellegrino- che consumiamo appena in tempo perchè stanno chiudendo, nell'edificio prossimo all'ostello è molto buona con lenticchie gaspacho e salmone...calda e ristoratrice.
La struttura merita di essere descritta. Sull'argine del fiume.......al di la di un ponte in pietra quattro, cinque costruzioni basse e allungate, ad un piano e mezzo, padiglioni di un originario hospital di accoglienza e cura dei pellegrini attivo già dal 1500 e ristrutturato di recente, sulla via romana che da Lucus Augusta portava a Aseconia (Compostela). gli edifici sono stati riassegnati alle cucine - modernissime e con tavoli in legno -
ai servizi igienici, all'amministrazione e accoglienza ed infine all'ostello vero e proprio: uno stanzone riempito di letti a castello, caldo e confortevole. Le porte in legno dipinte in azzurro smorzano la severità della pietra
con cui sono costruiti i padiglioni con eccelsa arte antica. Immerso nel bosco, ai bordi del fiume in estate di giorno, il posto merita proprio di essere goduto.
Siamo fortunati perchè ci è stata assegnata quasi una camera privata: infatti ci sono solo quattro letti a castello, uno solo occupato. Durante la notte sono costretto ad alzarmi, e l'aria - che mi aspettavo più fredda, e la luna che si riflette nell'acqua sono uno spettacolo.

27 Aprile - Ribadiso - Arca
La mattina replichiamo al ristorante adiacente per una ottima colazione - con buonissimi croissant - che ci deve rinvigorire, e via sul selciato per la nostra marcia. Siamo ormai a meno di quaranta chilometri dalla meta. Usciamo dal piccolo borgo medievale per una ripida salita e....sembra che abbiamo fatto un salto nel tempo catapultati su una trafficata strada asfaltata di una cittadina moderna e operosa. Dura poco per fortuna perchè il cammino devia per il bosco. Oggi la giornata è assolata e il bosco meno fitto: non c'è più l'umidità di ieri, l'atmosfera è luminosa e camminare è veramente piacevole. Ora i pellegrini che incrociamo si moltiplicano, ma non ci si scambia parole o saluti: al massimo un sorriso, ognuno va per se!
All'ingresso di un sottopassaggio la scritta lasciata da Angelo è insieme blasfema e orante, è la sua preghiera
che ci diverte molto.
Ci fermiamo per le foto di rito al miliare 20 a Santiago!, ma abbiamo deciso di fermarci ad Arca per arrivare
presto il giorno dopo in città. Abbiamo abbandonato da un pezzo il bosco e stiamo camminando lungo una statale, alla ricerca di un ostello che sappiamo essere all'ingresso della cittadina di Arca......in cima alla salita.

Anche questo è un albergo piuttosto grande e pieno di gioventù che va su e giu' rincorrendosi con grida
e lazzi: non sono certo pellegrini loro e sembrano divertirsi molto. Fortunatamente anche qui la signora
all'accoglienza ci assegna......una camera privata! Bellissimo. Il paese non offre niente di particolare perciò
ci dedichiamo alle cure corporali.e ceniamo con quello che abbiamo.

28 Aprile - L'arrivo a Santiago de Compostela

La fortuna di avere una stanza tutta per noi ci consente di non subire il caos le grida il rumore di decine e
decine di ragazzini che raccolgono le loro cose, chiudono i sacchi si rimettono gli scarponi e vocianti e contenti si riversano fuori all'ostello incontro al nuovo giorno.
Tuttavia non possiamo restare a letto all'infinito e quindi anche noi, con minor frenesia, ci prepariamo.
Oggi è la giornata fatidica.
Usciamo dalla cittadina seguendo il flusso che si incrementa sempre più: attraversiamo un bosco e poi una periferia ordinata, un alto muro bianco accompagna la salita verso l'Hermita San Marco: è questa una altura
da cui si vede Santiago, per la gioia dei pellegrini che vedono la meta dopo il lungo e doloroso cammino;
si accalcano frenetici con le loro macchinette fotografiche, come noi d'altra parte, ad immortalare il momento ed il luogo, a riprendere la valle agognata , le statue in ferro di Papa Woitila  presenti anche in questo posto, la piccola cappella di San Marco con i ceri accesi.. Lo spirito critico mi fa notare le costruzioni oblunghe che si susseguono uguali lungo il pendio, a destra e sinistra:: enormi camerate per l'accoglienza.
Dopo aver sostato un bel po' in questo luogo, sferzato dal vento, partiamo per l'ultimo tratto: una lunga discesa asfaltata che sembra non arrivare mai, e quando si entra in città, niente di suggestivo.
La gente del posto, ormai abituata, quasi non ti nota: la loro vita scorre senza curarsi delle pene del pellegrino che arriva, anche se porta il benessere di cui godono; lo scarso traffico delle prime ore del pomeriggio è
quello di una qualsiasi cittadina di provincia, le strade normali con palazzi e segnali stradali  trasmettono un senso di estraneità, quasi di fastidio. Ma poi si arriva alla città vecchia, dove i tuoi simili a decine pullulano lungo le stradine piene di negozietti di gadgets e ristoranti e trattorie con il menù del pellegrino, stradine che salgono verso la cattedrale ed immettono finalmente nella grande piazza dove troneggia l'alta mole del Santuario! E' qui che probabilmente il pellegrino ritrova la pace ai patimenti del "Camino".
La piazza è immensa, ai lati eleganti palazzi rinascimentali, due ampie scalinate in ferro immettono all'interno della chiesa attraversando il Portico della Gloria maestosa rappresentazione in pietra della storia dei Testamenti, ma prima la foto immancabile con la cattedrale alle spalle i cui campanili non si riescono a riprendere per quanto sono alti. La giornata è assolata - contrariamente alla volta precedente - e l'allegrezza della luce contrasta con la fatica delle centinaia di chilometri percorsi a piedi, togliendo un pò del pathos che
la penitenza meriterebbe a ricompensa. E così la luminosità sembra quasi blasfema ai fioretti e alle rinunce
promesse e attuate: quella piazza e quella costruzione con il suo stile ruvido e contorto non dovrebbero godere del bello della natura, ma rappresentare mestizia e sofferenza.

L'atmosfera all'interno, anche qui in contrasto con la prima visita fatta anni fa, è ariosa e illuminata:
la ricordavo tetra e buia, affumicata dal fumo delle centinaia di candele accese, l'odore acre e dolciastro dell'incenso. Al centro della croce romanica attaccato al soffitto con un lungo cavo, il grande candelabro
che viene fatto oscillare pericolosamente dai chierici nella favoleggiata cerimonia spettacolare della messa di mezzogiorno, ed infine la statua di San Giacomo a cui si accede in fila dietro l'altare maggiore, per un abbraccio al santo, un omaggio di pochi secondi! Così finisce la visita al santuario, con l'uscita da una porta laterale.
Seguiamo il flusso dei pellegrini che dopo una sosta alla piazza adiacente si dirigono verso una fila numerosa:
è qui che danno la Compostela, l'attestato del pellegrinaggio. E' anche questo un momento che emoziona:
ti consegnano una pergamena con il tuo nome scritto in latino con penna a inchiostro a certificare che  hai fatto almeno 200Km del camino a piedi: noi ci siamo rientrati per il rotto della cuffia !

E mentre tutti si affollano a cercare la migliore trattoria per un giusto premio alle sofferenze patite, mi dirigo presso l' ostello, di cui avevo notizia : è un antico convento sulla collina opposta al santuario ed a cui si accede, neanche a dirlo, per una erta ardita. E' una ottima sistemazione ad un prezzo decente.
Quando torniamo nella piazza, novelli topolini della favola ci facciamo guidare dal suono che proviene dall' Hostal do los Reyes Catolicos, antico ospedale per i pellegrini trasformato oggi in un lussuoso e costoso
paradores : è un concerto dei Giovani Virtuosi della Galizia che suonano musica colta al piano e al violino.

All'uscita del concerto si è fatta sera. Rifacciamo la rambla in discesa e pian piano ritorniamo all'ostello: siamo sufficientemente stanchi e la cittadina non offre molto.
La nostra sistemazione è costituita da un letto ed un comodino in una camerata enorme! Per fortuna non c'è quasi nessuno, anzi nessuno nella nostra ala così possiamo sceglierci il posto a piacere: non oso pensare a cosa possa essere quella camerata piena di pellegrini. Sicuramente peggio di una camerata di soldati.    



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