Cos'è che li fa MUoverE ?

Chi avrebbe detto che una attività così semplice e spontanea - si cammina prima ancora di connettere verbo- poteva determinare una occasione di aggregazione, il ricostituirsi di antiche frequentazioni,risvegliare la voglia di stare insieme e condividere le emozioni di piccole avventure.Eppure guardateli con gli zaini in spalla ripieni di sorprese, attrezzature più o meno consone alla bisogna - animati da spirito di conoscenza, inerpicarsi per boschi e pendii alla scoperta del mondo che li circonda.

Ed allora ci si chiede cos'è che li spinge ad andare ed andare ed andare, cosa cercano, quali le motivazioni.Come al solito è meglio non porsi mai troppe domande:le risposte potrebbero essere deludenti banali scontate.....volgari! Lasciamoli camminare....Non ci interessa dove e perché.

Ci preme che vadano, che vadano ma che vadano pure a...Ecco, appunto!

Brahamana V sec. a.c - Indra esorta Rohita

Non c'è felicità per chi non viaggia, Rohita!
A forza di stare nella società degli uomini,
Anche il migliore di loro si perde.
Mettiti in viaggio.

I piedi del viandante diventano fiori,
la sua anima cresce e dà frutti,
ed i suoi vizi son lavati via dalla fatica del viaggiare.
La sorte di chi sta fermo non si muove.
Allora vai, viaggia, Rohita!
Indra esorta Rohita - (dai Brahamana V Sec. a.c.)

venerdì 11 gennaio 2019

Il IV Viaggio - Spagna e Marocco

Il IV Viaggio – Spagna e Marocco 

Fatta l'Italia, fatta la Germania, una idea di itinerario stimolante aveva attirato la mia immaginazione e, nella fase meno faticosa, quella in cui la mente ti fa volare ed elimina le distanze 
qualsiasi meta sembra a portata di mano, pensare di arrivare in Marocco prima lungo  la costa mediterranea della Spagna e quindi attraversare lo stretto di Gibilterra a Algeciras : sarebbe stato il viaggio di quest'anno! 

Il giro delle Città Imperiali , Meknes Rabat Fez ed infine Marrackech, era una meta che vagheggiavo da tempo, da quando ne avevo letto e visto foto su una rivista  che favoleggiava di tempi d'oro!
L'idea era di fare la costa spagnola in bici, un paio di tappe facili lungo l' Atlantico africano, ma poi affidarsi a operatori locali che ci avrebbero guidato nella visita dei posti più interessanti.

Immancabile perciò il ricorso ad esperienze precedenti presenti sul web.

Una in particolare faceva al caso mio: un ragazzo che da Barcellona era arrivato a Malaga in bicicletta ed aveva descritto la sua impresa in tempo reale, ai suoi aficionados, tappa per tappa giorno per giorno. Ma le sue erano un po' troppo lunghe per le nostre possibilità ed inoltre aveva dei referenti locali a cui affidarsi. 
Quindi dovevo, come solito, progettare le tappe secondo i nostri ritmi valutare attentamente le difficoltà "orografiche" - le salite! - e fissare delle località da non mancare, prenotando in anticipo il soggiorno. Saremmo arrivati a Barcellona in nave  e da lì....Ritenevo che avendo fatto la costa italiana in giu ed in su, non avrei avuto difficoltà a fare quella spagnola, in realtà c'erano diversi punti impervi in cui la stessa guida che avevo preso a riferimento aveva fatto  con il bus: l'avremmo fatto anche noi alla bisogna!

L'altra metà del viaggio in terra marocchina, da Fez a Marrackech, l'avremmo fatta con il tour operator  Merzouga che dopo le solite ricerche sul Santo Web appariva il più affidabile e il meno costoso per un tour personalizzato che includesse il trasporto delle bici. 
Infine ritorno in volo dalla capitale più esotica : Marrackech.

 Perciò dopo la fase preparatoria eccoci pronti alla partenza.....differenziata!

Si, perchè la fanciulla ha deciso di godersi la splendida giornata di sole al mare, e di raggiungermi a
Civitavecchia al molo della Grimaldi che ci avrebbe portato a Barcellona.



11 Luglio 2015 - Roma Civitavecchia  

Contro tutto e tutti. Ecchessò 80 chilometri? Ormai sono esperto, l'ho già fatta, tranquilli. 
Anche se la nave parte alle 22, vorrei arrivare in anticipo per affrontare eventuali imprevisti. Non l'avessi mai detto! 
Parto in tarda mattinata e seguo la strada che sbucherà all'altezza di Torrimpietra sull' Aurelia, quindi Marconi, Magliana Ponte Galeria la Muratella Case Bianche e poi la deviazione per la statale. 
La stessa fatta anni prima.           .
Nonostante la bici ed il carico sistemato correttamente sento che faccio fatica a procedere.
Cerco di non esagerare ma poi mi rendo conto di avere la gomma posteriore sgonfia! 
L'avevo già vista e gonfiata ma evidentemente la camera d'aria era bucata e non ho quella di ricambio. 

Per fortuna con la bici a mano, riesco ad uscire sull'Aurelia e maggior fortuna Fabrizio dovrebbe essere in zona, anche lui al mare a godersi la giornata. Lo chiamo, mi appoggio al ciglio della strada, mi raggiunge, carica la bici e tutto il bagaglio che ho dovuto smontare; accompagniamo la ragazza alla casa al mare, ci avventuriamo per Cerenova e proprio all'ingresso troviamo un ciclista aperto.
Non ho soldi per pagare, lo fa Fabrizio. Vorrei sostituire la gomma e ripartire in bici, ma sono quasi le quattro e manca ancora tanto, acconsento ad essere accompagnato al Terminal a Civitavecchia:
che figura!

Non un buon inizio, ma mi metto subito al lavoro. Seduto su una panchina sostituisco la camera d'aria, la gonfio, la rimonto. Rifaccio il carico. Chiamo Francesca e la sollecito perchè anche se sono solo le sette il tempo vola, ho paura che non ci incontriamo, il terminal è un brulicare di gente di macchine e di Tir che hanno già iniziato le procedure di imbarco. Mangio. Vado a convalidare
il biglietto. Richiamo Francesca che sta arrivando, è al casello di ingresso al porto. Ci vediamo.

Arriva bella placida, con la sua solita sicumera, con la macchina dell'amica....che guida lei.
Si deve ancora preparare e sistemare le sacche con la meticolosità che le è propria, gira le corde a fissare le borse, poi c'è la borsetta da aggaciare al manubrio, guantini foulard e casco. Busta con i viveri. La mia ansia cresce ma è sommersa dal piacere di vederla.
Il sole sta ormai tramontando. Ci avviciniamo alla nave e abbiamo il tempo per le foto di avvio dell'impresa! Saliamo. Sistemiamo le nostre bici a fianco di quelle di un gruppo di spagnoli reduci dal giro della Sardegna ; le loro biciclette sono il doppio delle nostre per grandezza e robustezza ma noi siamo orgogliosi delle nostre: la mia Bottecchia fiammante e la sua Atala biammortizzata superperformante. Ora posso rilassarmi.

12 Luglio  - Civitavecchia Barcellona.  In navigazione.

La mia splendida mise indossata appositamente per la partenza s'è già ciancicata e impuzzolita.
Io stesso ho addosso il sudore della giornata e lo sporco di grasso. In fondo alla sala delle poltrone 
dove ci siamo sistemati in nave cè un bagno con le docce. L'acqua è fredda ma ottima per ripulirmi delle fatiche. Posso tornare a sedermi e cercare di dormire. 
La nave fa  sosta a Porto Torres prima della traversata: alle sei di mattina sono perciò tutti svegli e in giro rumorosi. Cerco di resistere, anche Francesca, ma dopo poco siamo fuori a fare la nostra colazione, in mezzo ad una confusione di grida e di movimenti. 
Hanno riempito la piscina ed i bambini sono tutti dentro a schiamazzare. Anche qualche adulto.
Sembra una minicrociera e Francesca è divertita. 

Arriviamo a Barcellona dopo il tramonto 
Sbarchiamo e ci avviamo verso il centro città non troppo lontano. Dobbiamo cercare l'ostello prenotato, risaliamo la Rambla come di consueto sempre pieno di gente. P.za Catalugna e poi 
a sinistra e a destra lungo gli ampi viali semivuoti delimitati da alti palazzi residenziali.
L'ostello è vicino alla stazione ferroviaria e lo troviamo facilmente. 
Sistemiamo le bici smontate in un garage e dopo aver cenato usciamo per un giro veloce.
Contrariamente all'immaginario,la Movida, la strada è piuttosto buia ed anche se non è molto tardi anche le insegne dei pochi negozi sono spente. Ci spingiamo fino alla stazione ma anche questa è semivuota e le informazioni che avremmo voluto avere le dobbiamo rimandare a domani.


13 Luglio - Barcellona - Sitges - El Calafell       

Condividiamo la stanza con una donna adulta, forse brasiliana, ed il figlio giovinetto : dovranno lasciare molto presto alle quattro e mezzo, non so per quale incombenza. Non me ne accorgo quasi.
Arriva la nostra ora e scendiamo a fare colazione. L'ostello è pieno.
Poi usciamo. Anche oggi la giornata è bellissima. Recuperiamo le bici e ci avviamo verso la stazione.
L'esperienza del web suggeriva di evitare il traffico di uscita dalla città e una salita micidiale, prendendo il treno e scendere ad una delle tante cittadine di mare che si susseguono tra Barcellona e Tarragona. L'abbiamo fatto scegliendo Sitges, terza o quarta fermata di un tragitto in equilibrio instabile sul moderno treno del mare.

La stazioncina è moderna e pulita, con una facciata di mattoni rossi stile fine ottocento 
Gli stalli per le bici all'uscita e l'ufficio del turismo a fianco ci consentono di lasciare le bici per una escursione veloce del paesotto. Non avremmo potuto immaginare cosa sarebbe successo!
Le stradine contorte acciottolate, i negozietti sugli stretti marciapiede con le mostre della merce tipica dell'estate, i ristorantini con tavoli e sedie ad ingombrare, l'aria assolata di festa, l'eccitazione della vacanza, la gente in ciabatte e le donne con i sopracostumi fantasiosi, tutto ci accompagnava nella discesa a mare di una tipica cittadina in piena estate, fino ad un attrezzato lungomare.

Non sarebbe stata nostra intenzione fermarci ma all'attrazione del mare non si può dire di no.   
Sono risalito perciò a prendere il costume alla fanciulla. Operazione evidentemente sorvegliata. 
Andata e ritorno veloce e bagno meritato anche se affollato.
Torniamo dopo poco più di un' ora: faccio una battuta infelice perchè si rivelerà vera. Le bici non ci sono più! Ci hanno rubato le bici, incredibilmente! Una cosa inaudita. 
Hanno portato via TUTTO, le borse con i vestiti, le medicine, gli occhiali di Baku, i cambi, la telecamerina, la tenda con il lettino....tutto! 

Vana la ricerca lungo le strade, vana una protesta all'ufficio del turismo che si è subito lavato le mani.
Vano il ricorso ad una pattuglia di polizia ferma a "presidiare" la piazza: non hanno visto niente, nè ci danno illusioni sulla possibilità di ritrovarle. "Sono professionisti, ...forse con un furgone...chissà dove sono ora----" si giustificano. Un bottino importante per il valore venale ma di più per la sensazione di essere stati violati nell'intimo. 

I gendarmi ci fanno perdere un sacco di tempo per stilare un verbale di denuncia inutile , portandoci dall'altra parte della città senza minimamente abbozzare una ricerca, nè allertare altre pattuglie.
Vili e formali loro. Vili i ladri. Mi ritorna in mente l'ammonimento della signora marocchina della palestra "in spagna rubano le biciclette". Non l'ho ascoltata, non avevo neanche la catena, anche se non sarebbe servita.

Torno a piedi alla stazione, mentre Francesca è con i poliziotti per la denuncia: allega due foto.
L'unica cosa che ci resta. Per fortuna avevamo avuto l'accortezza di non lasciare i documenti e le carte.  

Alla farmacia della piazza compro le medicine che mi servono: spiego cosa mi è successo ed anche se a prezzo pieno, non fanno giostre per le prescrizioni che non ho. Giro e rigiro per le stradine e i ponti
sotto la ferrovia nella speranza di ritrovare almeno le borse. Niente da fare. Torna Francesca.
Decidiamo cosa fare. Abbiamo un albergo prenotato a El Calafell, una località distante qualche decina di chilometri che avremmo dovuto raggiungere in bici. Ci arriveremo in treno!

I vagoni sono colmi dei vacanzieri pendolari con i visi rossi e accaldati e le borse gonfie di asciugamani: non riusciamo a spensierarci. Che facciamo adesso? Torniamo a casa ? Siamo senza niente, solo con i vestiti che indossiamo. Il treno arriva presto alla nostra destinazione. 
Una breve consultazione con gli autisti e saliamo su un autobus locale che ci porta all'albergo.
E' in periferia, in alto al margine delle montagne, dove c'è un castello. Nel tragitto penso che quelle salite non l'avrei potute affrontare. E' una zona isolata e periferica: che ci fa un albergo qui?

Ci accoglie una signora bionda straniera, ucraina. Le raccontiamo la nostra disavventura che non sembra impressionarla troppo, piuttosto si accerta che la carta di credito funzioni.    
Compriamo una bottiglia d'acqua. Lì fanno solo il breakfast: per cenare ci indica un paio di posti
lì intorno. Chiediamo uno spazzolino ed un dentifricio....
Finalmente ci possiamo docciare. Usciamo per mangiare. Ci sono due locali aperti, ma uno solo cucina: una specie di trattoria per bevitori di vino. Non abbiamo alternativa e ci accomodiamo in una saletta interna, che sembra la stanza di una casa con i giochi del bambino in terra e vociare da una parte all'altra delle.....stanze. 
Finalmente ci rilassiamo un po', anche perchè la situazione ha il suo aspetto comico.
Domani decideremo cosa fare.

Prima di andare a dormire facciamo un giro e scopriamo il perchè dell'albergo: 
il Castello de La Santa Cruz del X secolo domina un piccolo villaggio medievale con stradine acciottolate. Il rinnovato spirito esplorativo, accompagnati da una luna quasi piena, ci fa recuperare un minimo di normalità!        
   
       
14 Luglio 2015 - El Calafell - Tarragona

La mattina scendiamo con comodo: non abbiamo più la necessità di riservare il tempo a pedalare.
La colazione, che consumiamo nel piccolo spazio bar nell'atrio dell'albergo, è piuttosto frugale: caffè e cappuccino con un paio di marmellate in confezione. Ma non siamo in condizione di polemizzare.
Chiediamo info per un grande magazzino dove poter acquistare almeno le mutande.
La signora suggerisce di scendere per l'ampio viale che porta al paese di mare: oggi è giorno di mercato e a metà strada troveremo le bancarelle. Lì potremo comprare quello che ci serve.

La mazzata di ieri non potrà essere assorbita facilmente, anzi non lo sarà! 
Le recriminazioni e le accuse ( "la tua non aveva neanche la catena...") non ci faranno recuperare le nostre cose. Siamo stati imprudenti: era tutta la nostra casa e non avremmo dovuto lasciarla incostudita. Eravamo stati avvisati. Un comportamento superficiale e ingenuo.
  
Ma è una giornata calda e assolata e non abbiamo voglia di rovinarci la giornata e... la vacanza!.
Recuperiamo il buon umore e cerchiamo di far finta di niente. 
Non abbiamo deciso ancora cosa fare .Per ora scendiamo  verso il mare. Incrociamo il mercato, alimentare e mercanzia varia. E' un mercato popolare, i prezzi sono bassi, e la signorina comincia 
ad adocchiare qualcosa che ci potrebbe servire.
Il resoconto di Francy del prelievo di 60€: 
15€ Completino bianco; 12,50€ Zaino + folder ombrellino ......si perchè tra le cose rimasteci c'era l'ombrellino da spiaggia che se volevamo portarci appresso dovevamo farlo in modo comodo;
5€ pantaloncini papà; 11€ canottiera papà, maglia per me + maglietta per papà; 5€ pantaloncini blu francy; 7€ mutande + pigiama papà; 1,44€ pesche più ciliege. 

Scegliere e contrattare, con l'abilità linguistica della miss, l'allegria della scelta e dell'acquisto sono stati un altro passetto verso la normalità. Compiaciuti andiamo a mangiare qualcosa sulla spiaggia! 

Il lungomare è costituito da un lungo marciapiede che lambisce la sabbia , ampio e attrezzato con panchine in pietra e pista ciclabile: è una sistemazione recente, lo si capisce dai miseri alberelli appena piantati che non danno ombra, ma ordinata e pulita. Dall'altro lato della strada i negozietti di salvagente pinne e bracciali. La spiaggia è libera ed anche questa corredata con docce e reti di pallavolo.
Non c'è moltissima gente, ma è ora di pranzo, e d'altra parte la spiaggia è talmente ampia e lunga a vista d'occhio che c'è spazio per tutti. Il mare sembra l' Adriatico piatto e basso.

Restiamo fino al pomeriggio inoltrato: a Francy non basta mai.
Abbiamo deciso di proseguire con il treno fin dove possibile: ho già anticipato il pagamento di alcuni hotel, ma soprattutto l'acconto per il tour in Marocco e poi non vogliamo perdere la vacanza. Francesca si è perfino inventata una azione di crowdfunding via web che potrebbe consentirci di acquistare nuove biciclette e all'inizio riscuote anche un buon successo. 
La cittadina è carina e ...addormentata: sarà l'orario e il calore ma c'è pochissima gente in giro.
Non ci facciamo tentare dall'acquisto di un borsone ( che ci mettiamo?) ma non posso esimermi di entrare in farmacia per completare la scorta di medicine.

E' ora di andare in stazione: prossima fermata Tarragona/S.Vincenc.

Il tragitto è breve. Il treno regionale Renfe è comodo e veloce. 
Costeggia per un po' la marina:guardo con nostalgia il tragitto che avremmo potuto fare in bici. Arriviamo presto, il sole è ancora alto.
L'albergo che abbiamo prenotato su booking.com è proprio sulla Placa de la Font nel Casco Antiguos: ci arriviamo a piedi e lo troviamo presto. 

Ci sono due insegne di albergo su ingressi minuscoli attaccati: il nostro è il Noira proprio all'angolo, ma come entriamo ci troviamo di fronte un ampio bancone di bar con tavolini a fronte. Un po' perplessi ci presentiamo alla giovane e bionda banchista, anche lei dell'est, un po' spaesata alla nostra prenotazione: c'è un 'altra ragazza e per un attimo mi sfiora l'idea di un posto ambiguo. 
Ma poi, dopo una telefonata, abbiamo la nostra camera. In fondo al bar una porta sopra alcuni scalini - tutto ristrutturato in chiave moderna - conduce alla zona alberghiera. 
Il palazzo antico è di per se stretto. Così il bar e anche la nostra camera: stretta e lunga ma buonissima.

La piazza è un grande rettangolo con in fronte l'edificio del Municipio e delimitata agli altri lati da una fitta sequela di palazzi uno attaccato all'altro con le facciate variopinte ed in qualche caso balconate. L'albergo è nella zona sud - opposta al municipio, dove c'è una fontana con zampilli bronzei che da' il nome alla piazza. Ai due lati lunghi ristoranti e caffetterie in sequenza: il lato in ombra è quello preferito ed è dove ci sediamo ad ascoltare un sax di strada; le caffetterie del lato al sole sono praticamente vuote. In fondo, come si usava una volta, bambini giocano a rincorrersi con la palla: le macchine non passano.

Tarragona è una città romana le cui vestigia sono presenti in ogni luogo. Non abbiamo tempo nè voglia di camminare troppo per visitare, così ci limitiamo ad un giro per i vicoli caratteristici.
L'assembrarsi di gente davanti la scalinata della Cattedrale ci allerta su un possibile evento.
Ed infatti riceviamo un vero e proprio regalo: Ci sarà a breve la caratteristica Piramide Umana.
Ci accomodiamo sulle scale confondendoci con gli altri spettatori che piano piano occupano tutto lo spazio ed assistiamo prima ai preparativi. 

Vestiti genericamente di pantaloni bianchi e camicia rossa, uomini e donne di varie età e corporature cominciano ad arrotolarsi in vita - aiutandosi l'uno con l'altro - delle larghe e lunghe fasce nere avvitandosi letteralmente alla fascia tenuta stesa dalle mani del compagno. 
E' una fase che dura un bel po'. Alcuni arrivano già...fasciati. I diversi colori  indicano anche il posizionamento alla base della piramide che piano piano comincia a prendere forma, con i primi legati a braccia in tondo e in lungo, i secondi che salgono sulle cosce e poi sulle spalle della base formando un altro giro e così via fino a quelli più leggeri che salgono in alto. La piramide è ora conclusa con una altezza di almeno quindici metri, ma non è finita perchè tra il vociare della gente e il clamore della musica una bimbetta si arrampica come uno scoiattolo sino in cima e allarga le braccia, tenuta in equilibrio per le gambe. Dura un attimo in un tripudio di applausi, poi un cerchio alla volta la torre si scioglie tornando a terra ognuno aiutando l'altro fino ai colossi della base: uno spettacolo veramente inaspettato e sorprendente. 

La torre umana è una tradizione  di Tarragona. Lo chiamano "Il Castell" ed ogni anno  si confrontano in una gara per il castello più alto. Uno di questi ha raggiunto l'altezza di nove piani con  la partecipazione di oltre 500 persone! Forse noi abbiamo assistito ad un allenamento.

La formazione e lo scioglimento della torre è durata non più di dieci minuti. In breve la gente si sparpaglia di nuovo per i vicoli: così facciamo noi alla ricerca di una trattoria . 
Ci concediamo una cena con paella e tapas.
Prma di tornare in albergo un meritato gelato.


15 Luglio - Tarragona - Amleta del mar 

Tarragona è una città grande e c'è anche un negozio di Decathlon. Decidiamo che fa al caso nostro
per completare il ....guardaroba. Perciò con i nostri tempi ci rechiamo alla fermata che è proprio
nel grande viale parallelo alla piazza. La mattina è ancora fresca. 
Due sono gli autobus che dobbiamo prendere e mentre il primo non si fa attendere, per il secondo dobbiamo aspettare un bel po': passa ad orario e nel frattempo si è formato un bel capannello di gente. Siamo all'angolo di una piazza spoglia ma molto trafficata: di fronte forse una stazione di bus.
Finalmente arriva il nostro e il guidatore scorbutico ci assicura che ci farà scendere alla fermata giusta. Il capolinea!

Il tragitto non è brevissimo e scorre verso la periferia che pian piano dirada i palazzi residenziali
per lasciar posto a capannoni e aree di lavoro polverose. Il sole adesso è alto e la luce intensa.
Poco prima di un raccordo autostradale c'è il centro commerciale e l'autobus devia fino all'ingresso.
I negozi di brand sono uguali in tutti i paesi e così anche il Decathlon d Tarragona sembra quello 
sotto casa. Francesca prende una di quelle borsine a portafoglio che si rivelerà utilissima, per me polo nero e calzonicini neri (non uguali a quelli rubatimi).  
Giro con insistenza nel raparto bici....siamo tentati, "le compriamo?"! ma non è il caso : non sarebbe più come con le nostre.

Dopo l'ambiente condizionato, usciamo fuori ed il calore e la luce ci avvolgono immediatamente.
Il supermaket si chiama Mercadora ed entriamo per approvigionare da bere e da mangiare: niente di particolare. Torniamo alla fermata dell'autobus che arriva dopo poco e ci rifugiamo all'interno con l'aria condizionata. Facciamo a piedi il tratto del secondo bus: il viale è parzialmente in ombra.
In albergo prendiamo i....bagagli, e ci avviamo verso la stazione. 

E' ancora presto e ci sediamo su una terrazza ad ammirare il mare. La città antica è su un promontorio e si arriva al mare percorrendo un viale a zig zag che porta alla spiaggia ampia e lunga ed al porto commerciale imponente che delimita la città a sud. 
Non abbiamo potuto, e voluto, girare per visitare le vestigia della città romana: 
Tarragona e' stato infatti un porto importante già ai tempi di Augusto e conserva un anfiteatro notevole ed un monumento funebre, lungo la via Augusta, della famiglia degli Scipioni, che furono i fondatori della città. Sarebbe da vedere anche il famoso "Ponte del Diavolo" sempre di epoca romana, ma è fuori città e per questo siamo ......giustificati!

La nostra prossima destinazione è Amleta del Mar : stiamo costruendo itinerario e soggiorno con 
l'aiuto di booking.com, e questa è una prenotazione che abbiamo fatto solo da qualche ora.
Ci dirigiamo alla stazione e prendiamo il nostro treno.

Arriviamo all' Amleta che è buio. 
Non abbiamo idea di come arrivare all'albergo se non il gps del cell di Francy.
Nella luce gialla dei lampioni della stazione, che finisce presto,  ci avviamo per la strada di fronte che ha un marciapiede stretto e smozzicato. Poco dopo si scendono dei gradoni con ai lati i " bassi",  case a livello strada con le tende alzate da cui si intravede l'interno, povero, oppure gente che sta fuori a chiacchierare e prendere il fresco: sembra di stare in una Italia degli anni cinquanta, con ancora i detriti dei bombardamenti e le case smozzicate.  

Scendendo però, aiutati anche da qualche indicazione locale, incontriamo ristoranti e trattorie popolari, cucinano pesce, sono piene di gente e l'atmosfera è festosa come dopo i festeggiamenti del santo. Finalmente arriviamo al porticciolo con le luci delle barche che si riflettono come in uno specchio nello stretto golfo circolare: c'è anche qualche natante più lussuoso, e di fronte , su una strada in salita, una fila di lampadine colorate che corredano un'altro ristorante.

Il nostro albergo è proprio sul porto.
La signora che ci accoglie, una bella matrona ben abbigliata, è un po' sorpresa ma gentile: fatica a trovare la mail di booking della nostra prenotazione, ma poi tutto è a posto e con una bottiglia d'acqua - piccola - ci sistemiamo in stanza. 
Scendiamo per un giro ma in verità non c'è altro oltre il porto.
 Ah si: una meravigliosa Luna ed un'aria di mare fresca che rigenera dalla giornata afosa.      


16 Luglio 2015 - Amleta del Mar - L'Ampolla

Che dire? Con la luce diversa di una mattina assolata, il piccolo borgo di pescatori conserva la sua
atmosfera raccolta intorno al porticciolo. Poco movimento. Il sole non ha ancora illuminato il lato dell'albergo e noi facciamo colazione ai tavolini fuori approfittando della frescura dell'ombra.

Da noi sollecitata sul posto, la signora ci racconta che il figlio è un abile escurzionista dei luoghi 
e scopriamo con sorpresa che c'è un sentiero che corre per una ventina di chilometri costeggiando
il mare e raggiungendo il paese successivo de la Ampolla.
Si tratta di alcuni itinerari escursionistici: da l' Amleta a la Cala d'Aliga di 9,4 Km, da qui a Ampolla 
di circa 8km; un altro a nord verso Almadrava , ma per noi si tratterebbe di tornare indietro, ed infine
un'ultimo in bici verso il Puig Molto' ma che si discosta dal mare.
Sono queste le informazioni che ci dà una dolente addetta della Pro Loco a cui siamo ricorsi, su suggerimento del figlio dell'albergo, risalendo il tratto di strada fatto la sera prima fin quasi alla stazione e che ci ha confermato sulla nostra prima intenzione: un paese che si deve fare.

L'unica difficoltà del percorso è che si devono superare alcuni tratti rocciosi sul mare e che non sempre è adeguatamente segnato: non sono certo questi gli ostacoli che ci possono fermare. 
Anzi pungolati dall'impresa ci sembra di addentrarci sempre più nell'atmosfera vacanziera.

L'uscita dal paese è segnata da case e casotti rurali con capre e mucche, a testimonianza della natura tutt'altro che marinara della popolazione: un altro gruppetto sembra avventurarsi per lo stesso tratto ma li perdiamo presto di vista. Niente di particolare, tranne il mare che sbrilluccica, fino al punto
delle Rocce Dorate ed il vecchio porto, e la spiaggia de l'Estany.
Il percorso è un pochino complicato ma ci fa sentire vivi, così superiamo una torre ed un fortino militare dell'800 e diverse spiagge belle e solitarie: sembra di essere in Sardegna ma le rocce invece di granito sono di arenaria rossa.    

Siamo sempre su un costone sopraelevato di qualche metro rispetto al livello della spiaggia . 
A tratti semideserti e rocciosi si alternano zone boschive di pini e macchia mediterranea: ogni tanto si intravede qualche villa ben nascosta tra la vegetazione ma a due passi dal mare. La passeggiata è bella e non troppo stancante: ci fermiamo spesso a fare foto ma stranamente non a bagnarci.
Abbiamo dimenticato di rifornirci di acqua e la nostra mezza è finita da un pezzo, così ci rivolgiamo
ad un nonnetto intento ad innaffiare il giardino di una villa: è molto cortese e ci rifocilla sorridendo.

Abbiamo superato da un pezzo le due ed approfittiamo di una ampia spiaggia di grossi ciottoli grigi
per piantare .....le tende , fare finalmente il bagno e mangiare. C'è solo una famigliola e una coppia
di giovani, distanti gli uni dagli altri. privacy assicurata. L'acqua è densa ed il mare subito alto.

Ci tratteniamo finchè l'ombra non copre completamente la spiaggia; non è tardi ma siamo ad est
ed il sole va via prima. A malincuore ci rivestiamo e riprendiamo la nostra escursione, ormai manca solo qualche chilometro a l'Ampolla. 
Il sentiero esce nella zona urbana all'altezza di Capo Roig. 
Dopo un paio di discese e risalite tra palazzi e ville arriviamo ad una costruzione enorme che scopriamo essere un hotel....a troppe stelle per le nostre tasche. Siamo stanchi e non abbiamo
voglia di continuare a camminare, perciò cerchiamo di convincere la ragazza dell'accettazione a 
quotarci un prezzo decente per la camera. Si schernisce ma il prezzo è  comunque fuori della nostra portata.

Approfittiamo comunque del fresco dell'aria condizionata e di comode poltrone del salotto dell'atrio.
Soprattutto utilizziamo la connessione wifi per prenotare l'albergo con booking.com. 
Ne prenotiamo uno ma quando apprendiamo che è sui monti, cerchiamo di disdirlo subito, non senza qualche improperio della titolare e con booking.com. 
Siamo fortunati perchè subito dopo troviamo la disponibilità - sempre con il sito web - di un albergo proprio al centro della cittadina.
Dobbiamo camminare ancora per un bel po' ma questa volta lungo le spiagge che si susseguono con 
i bagnanti che ancora si trattengono sulle sdraio, a passeggiare, a giocare.

L'Albergo del Sol è proprio di fronte al porto e quando arriviamo sono tutti talmente indaffarati a preparare i tavoli per la cena che quasi non ci considerano, e sbrigativamente ci consegnano le chiavi 
della camera : importante che ci leviamo di torno....!
Poco importa. Il posto è bello e l'atmosfera pure. Decidiamo di concederci una cena di pesce come si deve. E lo sarà con un bel vinello bianco fresco.
Improvvisamente partono i fuochi d'artificio: dall'interno del ristorante si riescono anche a vedere  ma molti lasciano il proprio tavolo, e noi facciamo lo stesso soprattutto Francy. 
Lo spettacolo sul porto è di quelli che ci piacciono e non ce lo perdiamo.
Deve essere comunque una giornata di festa perchè poco più in la' in una arena improvvisata si esibiscono toreador anch'essi improvvisati ma con tori veri. Ci accodiamo e fotografiamo.


17 Luglio l'Ampolla - 

Il posto merita e decidiamo di restare un giorno in più. Una giornata di mare.
Scendiamo per la colazione che consumiamo in mezzo agli inservienti che stanno ancora sparecchiando le gozzoviglie della sera precedente. L'atmosfera è piuttosto....familiare.
Prima del mare un salto al negozio di alimentari. Lungo la strada incrociamo la ProLoco in cui chiediamo informazioni sia sulle spiagge,  che sulle escursioni nel
delta dell'Ebro: questa cittadina è infatti l'ingresso al parco naturalistico.

Il porticciolo della cittadina è l'ultima di una serie di insenature, che d'altra parte avevamo già viste, che si succedono attrezzate una dopo l'altra: quella consigliata è la Plaja de las Avellanes,
la più vicina con panchine all'ombra su un piano rialzato rispetto alla spiaggia....libera come solito.

Resistiamo fino al primo pomeriggio e torniamo in albergo per un little rest. 
Colpi di tamburo grida e fuochi d'artificio mi svegliano, e vado a vedere. Anche se in pieno giorno 
i fuochi sulla marina si vedono bene: continua la festa nel palco attrezzato con i tori, che non mi faccio sfuggire. Più tardi mi raggiungerà anche Fra. 
I giochi si svolgono prima con le corna di un finto toro.....carrellato con bimbi, ed adulti, a mostrare 
la loro abilità di schivatori. Poi più tardi entrano diversi tori veri più o meno arrabbiati e li' anche se non ci sono i toreri della arena, tanti sono i toreador improvvisati che aiutati da alcune strutture in legno poste a riparo, provocano in continuazione il malcapitato toro che inevitabilmente finisce per incornare ....i tavolati. 
Tra il tripudio generale, e la musica che alza il volume, il clou della serata è quando alle corna di un toro nero e bello gagliardo attaccano delle girandole che vengono poi accese: il toro poverino impazzito perchè non capisce gira in tondo scrollando invano la testa tra le grida festanti. 

Sinceramente uno spettacolo che gli animalisti non avrebbero apprezzato, e neanche io, tuttavia è
evidente che il rapporto di questa gente con questi animali è da sempre di sfida (anche se non ad armi pari) e per quanto si sia tentato di vietare le corride, queste manifestazioni rimangono nella tradizione e nelle feste di paese.

Anche stasera fuochi di artificio ma, chissà perchè, meno spettacolari e coinvolgenti della sera prima!


18 Luglio 2015 - Delta dell'Ebro Valencia   

Lasciamo i "bagagli" all'albergo e siamo pronti per l'avventura nel Parco naturale.

L'Ebro è il fiume più importante della Spagna ed il più lungo. Sfocia nel Mediterraneo con un ampio delta che sviluppa  un'area lagunare per oltre 30 chilometri e grazie alle diversità di flora e fauna è stato protetto in un parco naturale.

La laguna des Olles è quella ai confini con L'Ampolla ed è la più piccola delle zone paludose del delta. E' circondata da piantagioni di riso ed è proprio la mistura di acqua dolce e salata che consente la presenza di tante specie diverse. L'ingresso al parco lo raggiungiamo a piedi e, come ci aveva detto la ragazza della proloco, proprio li' abbiamo la possibilità di affittare le bici per avventurarci in uno dei sentieri all'interno del delta. 
Non abbiamo molto tempo e scegliamo la ruta n° 3, l'itinerario che ci porterà prima a la plaja de la Marchesa e poi al faro sulla baia del Fangar: è un circuito tra le risaie ben segnato di circa 12km a/r
che ci impegnerà per circa tre ore.

Le bici sono un po' pesanti ma dopo un pò ci abituiamo. Il percorso è facile e possiamo ammirare 
aironi e folaghe reali che ogni tanto improvvise si alzano in volo a gruppi di 4/5 sopra le nostre teste.
Superiamo la costruzione del museo, che non visitiamo , un ponticello di legno alcuni caseggiati e, dopo alcuni rettilinei sterrati con le risaie ai lati, sbuchiamo su una strada asfaltata che porta alla spiaggia. Pensavamo che il parco non fosse aperto alle auto e invece, anche se sporadiche ci sono.
Proprio al termine della strada asfaltata c'è un ristorante e un bar che servono i bagnanti, appunto motorizzati. Ne approfittiamo per dissetarci. 

Trasportiamo con qualche difficoltà le bici sulla battigia: il colpo d'occhio è il bel complemento alla passeggiata. La duna è ampia e profonda punteggiata da cespugli di giunchi di mare (?) e con la vista
ampia del golfo, non siamo i soli ad aver trascinato le bici; c'è un gruppo di persone a cavallo e penso che debba essere bello cavalcare sulla battigia! Ci inoltriamo fino al faro. Qui non c'è più nessuno.
C'è il vento. Abbiamo fatto un percorso circolare intorno al golfo ed in fondo alla baia si vede la cittadina. Il faro, molto alto, è solitario in mezzo alla duna. L'atmosfera è malinconica. Le foto non vengono mai come dovrebbero!

Ritorniamo con più allegria: aver preso le bici ci ha fatto bene. Il percorso del ritorno è leggermente 
diverso dall'andata - succede sempre così - ci si perde sempre ma alla fine la strada si ritrova.
Prima di rignonsegnare le bici  sostiamo per rinfrescarci e ristorarci in un chiosco a 100 mt dall'uscita: la luce del pomeriggio inoltrato ed alcune costruzioni industriali che non avevamo notato,
rende il paesaggio diverso dalla mattina.

Torniamo in albergo e poi alla stazione dove prendiamo il treno per Valencia: lì c'è l'ostello prenotato.
E' un bel tratto e si deve cambiare ad una stazioncina che sembra sperduta.
Arriviamo alle otto e mezzo ed è ancora giorno. La grande piazza all'uscita dalla stazione, trafficata di gente di bus e di macchine, gli ampi viali, il semaforo sono i segnali della grande città.
Ci avviamo verso l'ostello ed il viale con ampi marciapiedi, vetrine illuminate costeggia alti palazzi barocchi: in uno di questi il portone con ampia scalinata in legno è aperto e c'è un sacco di persone che salgono e scendono chiacchiericcie: non sembra ci siano ostacoli per cui ci aggreghiamo ai gruppi e saliamo per vedere cosa è l'attrazione. Magari c'è un buffet!
No nessun buffet, anche l'attrazione non sembra particolarmente interessante - forse la presentazione di un libro- per cui riusciamo subito.

L'ostello fortunatamente è poco più avanti, anche se nascosto in una stradina. Meno male che avevamo prenotato perchè è pieno. Dormiremo in dormitori separati. 
La saletta per cenare è piuttosto ridotta, a fianco della reception, ma è sufficiente.