Cos'è che li fa MUoverE ?

Chi avrebbe detto che una attività così semplice e spontanea - si cammina prima ancora di connettere verbo- poteva determinare una occasione di aggregazione, il ricostituirsi di antiche frequentazioni,risvegliare la voglia di stare insieme e condividere le emozioni di piccole avventure.Eppure guardateli con gli zaini in spalla ripieni di sorprese, attrezzature più o meno consone alla bisogna - animati da spirito di conoscenza, inerpicarsi per boschi e pendii alla scoperta del mondo che li circonda.

Ed allora ci si chiede cos'è che li spinge ad andare ed andare ed andare, cosa cercano, quali le motivazioni.Come al solito è meglio non porsi mai troppe domande:le risposte potrebbero essere deludenti banali scontate.....volgari! Lasciamoli camminare....Non ci interessa dove e perché.

Ci preme che vadano, che vadano ma che vadano pure a...Ecco, appunto!

Brahamana V sec. a.c - Indra esorta Rohita

Non c'è felicità per chi non viaggia, Rohita!
A forza di stare nella società degli uomini,
Anche il migliore di loro si perde.
Mettiti in viaggio.

I piedi del viandante diventano fiori,
la sua anima cresce e dà frutti,
ed i suoi vizi son lavati via dalla fatica del viaggiare.
La sorte di chi sta fermo non si muove.
Allora vai, viaggia, Rohita!
Indra esorta Rohita - (dai Brahamana V Sec. a.c.)

lunedì 28 dicembre 2015

Camino 5° - PuertoMarin - Santiago - 25-26-27-28 Aprile 2013

25 Aprile - PuertoMarin - Palais do Rei

Lasciamo l'ostello sempre per ultimi, ma vogliamo fare una buona colazione prima di andare.
Da ora in poi si va a ...pedagna : infatti per poter prendere la Compostela bisogna dichiarare di aver fatto a piedi almeno duecento kilometri, e noi sommando quelli fatti all'inizio, quelli dell'altro anno! la salita a O'Cebreiro  e questi ultimi cento ci dovremmo arrivare.....
Lasciamo la macchina - dopo esserci assicurati che la ritroveremo! -in uno spiazzo dove c'è la fermata dei pullman, carichiamo lo zaino, imbracciamo le nostre picche e giu' per la discesa che circumnaviga il lago artificiale, ci accodiamo - ma poi li superiamo, ad altri peregrini....
Oggi ci aspetta una camminata di circa 25Km. La sera prima arrivando in macchina non ci eravamo accorti di quanto ripida fosse stata la discesa, ma ora che dobbiamo farla a ritroso ce ne accorgiamo eccome.
Il sentiero cammina a lato della strada ed il panorama seppure al limitare del bosco non è molto attraente.
Molti tratti sono allo scoperto ed il sole comincia ad essere un elemento. Dopo la lunga salita si arriva all'incrocio con la statale che attraversiamo ed il camino si fa un po' più agevole, lasciando la strada dopo un po' e passando per pascoli aperti e boschi di eucalipto (cè scritto sulla guida! che sono di eucalipto..).
Superiamo il migliare 89 a Santiago e questo ci rincuora, anche se da Ocebreiro in poi i migliari segnano la fatica. Infatti questo primo tratto è piuttosto faticoso, alternando tratti su strada a quelli nel bosco .
Incontriamo i pellegrini: da soli, in coppia a gruppi, in tutti c'è determinazione e costanza.
Facciamo commenti sui solitari...bell'impresa!.Camminare in solitudine in mezzo a scenari spesso suggestivi
deve essere l'ideale per riservare qualche riflessione a se stessi.
Finalmente dopo circa tre ore di camminata arriviamo in uno spiazzo nel bosco organizzato con tavoli in pietra e legno ottimo per la sosta e per il picnic.C'è un bar con tavolini all'aperto per il ristoro e diversi pellegrini stanno approfittando. Altri invece occupano i tavoli in pietra. Ci accomodiamo pure noi.
E' l'ora e ovviamente la super organizzata Francy prepara un pranzetto - di sandwich, frutta e dolce - coi fiocchi. Cè tempo per una pennichella e per rinfrescarci.
Anche Francesca può recuperare con il suo piede che camminando le da dolore e affaticamento.

Riprendiamo la strada che ben presto lascia il bosco per una lunga striscia asfaltata di cui non si vede la fine, con continui salite e discese piuttosto dure. Incrociamo una spilungona tedesca con un ampio cappello che va da sola. Potremmo deviare per la Villa di Donas, ma ci porterebbe troppo fuori. I paesini che attraversiamo sono in parte anonimi, con case basse tipiche della campagna, altre volte invece serpeggiamo per stradine e case in pietra che evocano l'atmosfera medievale. Sono le quattro e mezzo quando raggiungiamo la periferia di Palais do Rei, la nostra meta odierna. Ma anche questo è un miraggio perchè per arrivare al centro della cittadina dove è l'ostello, camminiamo ancora per tre quattro kilometri lungo un percorso ben attrezzato dove sportivi e non si dilettano indifferenti alla nostra fatica.
L'ostello è moderno e grande. Dopo esserci sistemati, usciamo per la cena. L'ostello è prossimo alla piazza del municipio molto ampia:

26 Aprile -   Palais do Rei - Ribadiso

Oggi ci aspetta una tappa dura di oltre 35 Km , perchè decidiamo di proseguire dopo Melide, che la guida spezza in due tappe. Ma noi non abbiamo tempo. Fortunatamente è questa una delle tappe più divertenti perchè si svolge quasi esclusivamente in mezzo ai boschi di eucalipto e querce. La notte ha piovuto e quindi troviamo fango sul sentiero che costringe , soprattutto Francesca, ad acrobazie per attraversare.
Si sente forte il profumo del letame dei pascoli circostanti e dell'umidità tipica del bosco con l'odore delle foglie cadute a marcire. Attraversiamo paesini che sembrano disabitati, e forse lo sono, molti che hanno mantenuto il loro aspetto antico. Una maglietta con la scritta "                    " lasciata da un pellegrino spiritoso ci consente di scattare qualche foto.....segnali del passaggio dei pellegrini ce ne sono in quantità
picche, sassi, croci ....ma sul percorso non se ne incontrano tantissimi anche se man mano che ci avviciniamo alla meta aumentano di numero. Arriviamo a Melide, dove ci fermiamo per una sosta.Qui c'è una croce in pietra del XIV secolo ritenuta tra le più antiche della Galizia. Noi tiriamo dritti anche perchè comincia
a farsi tardi: il tempo si incupisce e l'umidità del bosco con i suoi rii che non vediamo ma che sentiamo non
rallegrano l'animo.Attraversiamo una zona industriale e poi ci ributtiamo nel bosco. Anche la temperatura si è un po' abbassata. Ci sono le indicazioni per arrivare all'ostello di Ribadiso che, dice la guida,
è uno dei più belli del camino.  Fortunatamente c'è posto: non avremmo avuto nè la voglia nè la forza per proseguire e poi è quasi buio.
La cena - quella del pellegrino- che consumiamo appena in tempo perchè stanno chiudendo, nell'edificio prossimo all'ostello è molto buona con lenticchie gaspacho e salmone...calda e ristoratrice.
La struttura merita di essere descritta. Sull'argine del fiume.......al di la di un ponte in pietra quattro, cinque costruzioni basse e allungate, ad un piano e mezzo, padiglioni di un originario hospital di accoglienza e cura dei pellegrini attivo già dal 1500 e ristrutturato di recente, sulla via romana che da Lucus Augusta portava a Aseconia (Compostela). gli edifici sono stati riassegnati alle cucine - modernissime e con tavoli in legno -
ai servizi igienici, all'amministrazione e accoglienza ed infine all'ostello vero e proprio: uno stanzone riempito di letti a castello, caldo e confortevole. Le porte in legno dipinte in azzurro smorzano la severità della pietra
con cui sono costruiti i padiglioni con eccelsa arte antica. Immerso nel bosco, ai bordi del fiume in estate di giorno, il posto merita proprio di essere goduto.
Siamo fortunati perchè ci è stata assegnata quasi una camera privata: infatti ci sono solo quattro letti a castello, uno solo occupato. Durante la notte sono costretto ad alzarmi, e l'aria - che mi aspettavo più fredda, e la luna che si riflette nell'acqua sono uno spettacolo.

27 Aprile - Ribadiso - Arca
La mattina replichiamo al ristorante adiacente per una ottima colazione - con buonissimi croissant - che ci deve rinvigorire, e via sul selciato per la nostra marcia. Siamo ormai a meno di quaranta chilometri dalla meta. Usciamo dal piccolo borgo medievale per una ripida salita e....sembra che abbiamo fatto un salto nel tempo catapultati su una trafficata strada asfaltata di una cittadina moderna e operosa. Dura poco per fortuna perchè il cammino devia per il bosco. Oggi la giornata è assolata e il bosco meno fitto: non c'è più l'umidità di ieri, l'atmosfera è luminosa e camminare è veramente piacevole. Ora i pellegrini che incrociamo si moltiplicano, ma non ci si scambia parole o saluti: al massimo un sorriso, ognuno va per se!
All'ingresso di un sottopassaggio la scritta lasciata da Angelo è insieme blasfema e orante, è la sua preghiera
che ci diverte molto.
Ci fermiamo per le foto di rito al miliare 20 a Santiago!, ma abbiamo deciso di fermarci ad Arca per arrivare
presto il giorno dopo in città. Abbiamo abbandonato da un pezzo il bosco e stiamo camminando lungo una statale, alla ricerca di un ostello che sappiamo essere all'ingresso della cittadina di Arca......in cima alla salita.

Anche questo è un albergo piuttosto grande e pieno di gioventù che va su e giu' rincorrendosi con grida
e lazzi: non sono certo pellegrini loro e sembrano divertirsi molto. Fortunatamente anche qui la signora
all'accoglienza ci assegna......una camera privata! Bellissimo. Il paese non offre niente di particolare perciò
ci dedichiamo alle cure corporali.e ceniamo con quello che abbiamo.

28 Aprile - L'arrivo a Santiago de Compostela

La fortuna di avere una stanza tutta per noi ci consente di non subire il caos le grida il rumore di decine e
decine di ragazzini che raccolgono le loro cose, chiudono i sacchi si rimettono gli scarponi e vocianti e contenti si riversano fuori all'ostello incontro al nuovo giorno.
Tuttavia non possiamo restare a letto all'infinito e quindi anche noi, con minor frenesia, ci prepariamo.
Oggi è la giornata fatidica.
Usciamo dalla cittadina seguendo il flusso che si incrementa sempre più: attraversiamo un bosco e poi una periferia ordinata, un alto muro bianco accompagna la salita verso l'Hermita San Marco: è questa una altura
da cui si vede Santiago, per la gioia dei pellegrini che vedono la meta dopo il lungo e doloroso cammino;
si accalcano frenetici con le loro macchinette fotografiche, come noi d'altra parte, ad immortalare il momento ed il luogo, a riprendere la valle agognata , le statue in ferro di Papa Woitila  presenti anche in questo posto, la piccola cappella di San Marco con i ceri accesi.. Lo spirito critico mi fa notare le costruzioni oblunghe che si susseguono uguali lungo il pendio, a destra e sinistra:: enormi camerate per l'accoglienza.
Dopo aver sostato un bel po' in questo luogo, sferzato dal vento, partiamo per l'ultimo tratto: una lunga discesa asfaltata che sembra non arrivare mai, e quando si entra in città, niente di suggestivo.
La gente del posto, ormai abituata, quasi non ti nota: la loro vita scorre senza curarsi delle pene del pellegrino che arriva, anche se porta il benessere di cui godono; lo scarso traffico delle prime ore del pomeriggio è
quello di una qualsiasi cittadina di provincia, le strade normali con palazzi e segnali stradali  trasmettono un senso di estraneità, quasi di fastidio. Ma poi si arriva alla città vecchia, dove i tuoi simili a decine pullulano lungo le stradine piene di negozietti di gadgets e ristoranti e trattorie con il menù del pellegrino, stradine che salgono verso la cattedrale ed immettono finalmente nella grande piazza dove troneggia l'alta mole del Santuario! E' qui che probabilmente il pellegrino ritrova la pace ai patimenti del "Camino".
La piazza è immensa, ai lati eleganti palazzi rinascimentali, due ampie scalinate in ferro immettono all'interno della chiesa attraversando il Portico della Gloria maestosa rappresentazione in pietra della storia dei Testamenti, ma prima la foto immancabile con la cattedrale alle spalle i cui campanili non si riescono a riprendere per quanto sono alti. La giornata è assolata - contrariamente alla volta precedente - e l'allegrezza della luce contrasta con la fatica delle centinaia di chilometri percorsi a piedi, togliendo un pò del pathos che
la penitenza meriterebbe a ricompensa. E così la luminosità sembra quasi blasfema ai fioretti e alle rinunce
promesse e attuate: quella piazza e quella costruzione con il suo stile ruvido e contorto non dovrebbero godere del bello della natura, ma rappresentare mestizia e sofferenza.

L'atmosfera all'interno, anche qui in contrasto con la prima visita fatta anni fa, è ariosa e illuminata:
la ricordavo tetra e buia, affumicata dal fumo delle centinaia di candele accese, l'odore acre e dolciastro dell'incenso. Al centro della croce romanica attaccato al soffitto con un lungo cavo, il grande candelabro
che viene fatto oscillare pericolosamente dai chierici nella favoleggiata cerimonia spettacolare della messa di mezzogiorno, ed infine la statua di San Giacomo a cui si accede in fila dietro l'altare maggiore, per un abbraccio al santo, un omaggio di pochi secondi! Così finisce la visita al santuario, con l'uscita da una porta laterale.
Seguiamo il flusso dei pellegrini che dopo una sosta alla piazza adiacente si dirigono verso una fila numerosa:
è qui che danno la Compostela, l'attestato del pellegrinaggio. E' anche questo un momento che emoziona:
ti consegnano una pergamena con il tuo nome scritto in latino con penna a inchiostro a certificare che  hai fatto almeno 200Km del camino a piedi: noi ci siamo rientrati per il rotto della cuffia !

E mentre tutti si affollano a cercare la migliore trattoria per un giusto premio alle sofferenze patite, mi dirigo presso l' ostello, di cui avevo notizia : è un antico convento sulla collina opposta al santuario ed a cui si accede, neanche a dirlo, per una erta ardita. E' una ottima sistemazione ad un prezzo decente.
Quando torniamo nella piazza, novelli topolini della favola ci facciamo guidare dal suono che proviene dall' Hostal do los Reyes Catolicos, antico ospedale per i pellegrini trasformato oggi in un lussuoso e costoso
paradores : è un concerto dei Giovani Virtuosi della Galizia che suonano musica colta al piano e al violino.

All'uscita del concerto si è fatta sera. Rifacciamo la rambla in discesa e pian piano ritorniamo all'ostello: siamo sufficientemente stanchi e la cittadina non offre molto.
La nostra sistemazione è costituita da un letto ed un comodino in una camerata enorme! Per fortuna non c'è quasi nessuno, anzi nessuno nella nostra ala così possiamo sceglierci il posto a piacere: non oso pensare a cosa possa essere quella camerata piena di pellegrini. Sicuramente peggio di una camerata di soldati.    



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giovedì 19 novembre 2015

Il Camino di Santiago - 4° - Leon Astorga O' Cebreiro PortoMarin

Leon  - PortoMarin 23-24-25 Aprile 2013

23 Aprile - Leon - Ruitelan

La notte è stata ristoratrice. Non essere costretti a lasciare il letto in fretta e furia come le altre mattine, ci ha
permesso di riorganizzare al meglio i bagagli e ....le vivande: la sera infatti la brava Francesca aveva preparato una cenetta con i fiocchi. Dedichiamo la mattina alla visita della città che la sera prima avevamo solo intravisto alla luce dei lampioni. Sappiamo che la cattedrale la Real Basilica de San Isidoro del XII secolo  è un monumento imperdibile: all'interno - abbiamo letto - c'è il pantheon dei re di  Asturia ed affreschi degni della cappella sistina, ma la Cattedrale è chiusa (o a pagamento) e quindi soprassediamo....
Leon è la città romana sede della VII Legio - da cui il nome - ed una ampia e solida muraglia la circonda
completamente,  Decidiamo sbagliando di percorrere le mura dall'esterno... non vediamo niente e ci stanchiamo a camminare. Decidiamo perciò di rientrare per una delle porte che si aprono lungo le mura .
Ci accontentiamo di visitare la chiesa                che ha un curioso sistema di riscaldamento dei banchi
(troppo deve far freddo d'inverno..!!). All'uscita una scolaresca chiassosa e ridente mitiga  l'austerità del luogo. Torniamo a piedi alla macchina e godiamo della festosità e dei festoni messi per la giornata di festa.

All'uscita da Leon ci fermiamo ad ammirare una costruzione moderna con enormi statue in bronzo stilizzate:
è la chiesa della Virgen del Camino  - patrona di Leon , che però all'interno è meno interessante.
C'è su un tavolo il timbro del pellegrino ed approfittiamo per aggiungerlo alla nostra Charta.Peregrini
La prossima tappa è Astorga, nome storpiato per la romanica Asturica Augusta.
Ci si arriva salendo per una stradina ripida e subito si nota la pulizia e l'ordine che le antiche case in pietra
conferiscono alla cittadina. Arriviamo all'ora di pranzo ed è tutto chiuso. Anche qui da visitare la cattedrale gotica con i caratteristici bastioni, ma è chiusa. C'è anche il Palazzo Episcopale di Gaudì, ma quello che a noi più attrae è.....una fabbrica di cioccolata! Guarda caso è aperta, e allora ci facciamo servire da un omino
smunto in parannanza due tavole di cioccolata al 70%. Anche qui l'interno e la merce esposta sono molto meno attraenti dell' apparenza esterna.
Lasciamo Astorga e riprendiamo la strada che ora attraversa tortuosa un bosco di querce e castagni con tornanti che ci riportano in cima fino .....ai 1500 mt della Croce di Ferro! Poco prima avevamo incrociato due camminatori un ragazzo e una ragazza sbucare fuori dal bosco e così l'atmosfera, l'ambiente che ci circondava  e la luce del pomeriggio erano di quelli che rallegrano l'animo, ma vedere all'improvviso questo spazio aperto con una enorme croce di ferro piantata sopra una collinetta di .....sassi lasciati dai pellegrini ci ha emozionato e fatto capire lo spirito del pellegrinaggio: un cammino di fede!

La suggestione del luogo ci ha indotto a fermarci ed anche se non proprio "titolati" abbiamo voluto partecipare di quel momento di testimonianza: i pellegrini che giungono in questo luogo lasciano sulla collinetta, oltre il solito sasso, anche un segno del proprio passaggio: una scarpa rotta, una sciarpa un cappello......Francesca ha voluto lasciare ......., io la stecchetta che si era rotta dell'occhiale da sole.
Il panorama che si godeva a perdita d'occhio da quell'altura e' veramente notevole, da lì in poi la strada scende con le stesse curve della salita fino ad arrivare a Ponferrada famosa per il castello dei Templari che ci fermiamo a visitare - la parte non a pagamento -
L'uscita dalla città è piuttosto anonima , ma ben presto ci ritroviamo incanalati nella vallata del fiume Bierzo
che risale verso la sorgente, la natura con poco, ma che è tantissimo per noi poveri uomini, crea dei quadri veramente pittoreschi....sulla sinistra il fiume che scorreva piano, sulla destra muraglioni, tutto intorno il verde dei prati e del bosco ed in mezzo noi con la nostra macchinetta sull'asfalto che sembrava creato anch'esso dalla natura.....un idillio, ed era ancora niente.
Arriviamo, alla periferia del paesetto, al nostro rifugio per la notte: il Pequeno Posada di Ruitelan!
Ci accoglie un curioso signore di mezza età peloso in canottiera  e parannanza: sta tagliando dei pomodori e cucinando per la cena - ma noi non siamo interessati: faremo da soli più tardi in giardino. La struttura è veramente piccola, e siamo stati fortunati a trovare posto, ma carina arredata con .....il gusto di un gay! Tendine e colori vivaci.....ecco cosa incuriosiva di quella specie di omone. Ma la sua natura non disturba anche se non fa niente per nasconderlo.
Non c'è molto intorno, perciò anche una passeggiata non può che essere breve.
Domani abbiamo deciso di arrivare a piedi al O' Cebreiro, una delle mete più magnificate del Camino.

La camera piuttosto piccola comprende 4 letti a castello per un totale di otto persone: un solo posto vuoto,
due uomini e una donna di mezza età, due ragazzone sicuramente tedesche per la stazza, noi due.
Gli altri sono già a letto, a fatica Francesca ed io troviamo posto....una finestrella ai piedi  non garantisce niente contro il freddo. La luce è già spenta secondo il volere di un dispotico tenutario.
Il concerto notturno, il freddo, l'olezzo di calze e calzettoni stremati non aiutano certo ad un riposo ristoratore, e dopo giri e rigiri nei letti improvvisamente le note a volume esagerato della Traviata di Verdi
ci annunciano che è già mattino... Il dispotico della sera si presenta accendendo la luce sollecitando tutti a lasciare il letto incurante del nostro sonno. Quasi tutti si alzano mogi mogi con i visi stravolti e le membra doloranti, non Francesca, non io che reagisco nervosamente intonando a voce strillata i versi dell'opera!
Alle otto, dopo una colazione misera, con le note di classica a tutto volume, siamo scaraventati fuori.

24 Aprile  - Ruitelan - Cebreiro - Portomarin

Nonostante la nottata, intraprendiamo la seconda tappa a piedi del nostro Camino pieni di energia ed allegria. Gli altri pellegrini sono già via con i loro pesanti zaini; noi ci attardiamo a prepararci  vicino... alla macchina, ma poi via anche noi su per la leggera salitella. Il percorso segue a ritroso il fiume per poi attraversarlo ed immergersi nel bosco: passiamo un villaggio di contadini con mucche cavalli e cani.
Nella chiesetta del Battista prendiamo il nostro stamp.
L'atmosfera agreste e la giornata assolata sono la medicina migliore agli sbalzi umorali di Francy, che purtroppo deve affrontare questi brulli e faticosi sentieri aiutandosi con i bastoncini per via del piede.
Ma queste sono le condizioni che a lei piacciono di più, l'avventura e la scoperta, la fatica fisica la caricano.
Arriviamo ad un posto di ristoro molto apprezzato dai pellegrini stranieri che si fermano festosi a recuperare
le forze.E' uno spiazzo all'interno di una specie di borgo  con un singolare  tipo di capanne di pastori a forma di cono rovesciato e sulla capoccia uno spesso strato di muschio indurito e brunito.
Riprendiamo il cammino dopo aver fatto acqua. Il sentiero si inerpica sulla collina e piano piano mostra
le vallate tutto intorno e cocuzzoli e pascoli a perdita d'occhio. La salita è piuttosto impegnativa ma dopo una prima parte nel bosco ora si procede con la visuale aperta.Arriviamo a metà della salita dove c'è un miliare del camino:l'ingresso in Galizia. Approfittiamo per una sosta e per scattare alcune foto insieme ad una coppia che fa un po' come noi: un po' in macchina, un po' a piedi.
Arriviamo a O' Cebreiro dopo un paio d'ore di cammino, e ci accorgiamo subito che ne è valsa la pena:
si tratta infatti di un villaggio celtico praticamente incorrotto dal  Medioevo!
In realtà il villaggio che risale al IX secolo era stato creato per accogliere i pellegrini sulla via di Santiago,c'e' una chiesa che custodisce il reliquario del Milagro de O' Cebreiro: nel 1300 un prete poco credente vide trasformata in carne l'ostia ed il calice riempito di sangue che fuoriuscito macchiò la sua palabra.
Ma la caratteristica di questo villaggio sono le abitazioni,  in pietra, come le strade,  a mo di capanne circolari con entrate basse e senza finestre e  con quella paglia muschiata sui tetti che avevamo già visto e che rende il tutto molto suggestivo con quell'idea di incontaminato e di fissità del tempo. Si chiamano pallozas queste abitazioni, alcune trasformate in museo altre in ristorante.
Noi abbiamo avuto la possibilità di visitarne una che riproduceva il modo di vivere della popolazione locale
con il pagliericcio e la stalla per gli animali all'interno della capanna.
Ci attardiamo, insieme ad altri turisti, a godere di questa piccola meraviglia, ed arriva l'ora di tornare a prendere la macchina che avevamo lasciato all'ostello.Francesca mi aspetterà qui perchè ancora sofferente con il piede. Affronto la strada a ritroso, ora in discesa, con l'intento di fare il prima possibile, ed infatti se per salire abbiamo impiegato oltre due ore e mezza, per tornare avrò impiegato un'ora in meno, e senza stancarmi. Ma arrivato alla macchina colpo di scena! le chiavi sono rimaste con Francesca! Non posso tornare su a piedi, impiegherei troppo tempo. Non ho modo di comunicare con Francesca..... non ci sono auto di linea che riportino su e non è il caso di fare l'autostop perchè non conosco la strada.
Ritorno all'ostello ed in maniera concitata riesco a farmi capire dal nostro ospite che mi suggerisce di chiamare un taxi. Sta passando molto tempo e decido di accettare. Il tassista vuole essere pagato giustamente anche per il ritorno, mi accordo per venti euro. Devo aspettare che torni da un'altro servizio. Finalmente arriva ed in breve tempo sulla statale torniamo al Cebreiro dove troviamo una Francesca preoccupatissima che mi fosse successo qualcosa. Torniamo indietro e finalmente apriamo la macchina.
Sono passate quasi tre ore ed è ormai pomeriggio inoltrato, ma la nostra meta per la notte non è distante.
Arriviamo a PuertoMarin che ci sono ancora un paio d'ore di sole: attraversiamo un moderno ponte su un bel bacino artificiale che ha sommerso una parte della città vecchia incluso il vecchio ponte romano - alcuni edifici sono stati  smontati e ricostruiti. Non sembra avere niente di particolare oltre alla bella vista sul lago
ed i boschi oltre. Troviamo facilmente l'ostello che ci ospiterà. Cerchiamo invano di comprare qualcosa da mangiare e ci dobbiamo accontentare di quello che abbiamo: un bel brodo caldo che pero...dobbiamo tirar su con posate rimediate perchè in tutto l'ostello c'è si una cucina ma non ci sono nè posate ne' stoviglie......!!
Camerate separate e fila interminabile di scarpe e scarponi all'esterno: ritroveremo i nostri?
 
 

    

mercoledì 18 novembre 2015

Venerdi 13 Novembre

Il Settembre nero.
Oggi Il Novembre nero.
Nero come la carneficina. Nero come il califfato.
Nero e buio, perchè una via di uscita non si sa come faranno a trovarla.
Buio come quello che hanno fatto scendere sulle vite, sul futuro di centinaia di migliaia di esseri umani
a cui vorrebbero imporre la loro ideologia.
Buio e nero come quello che hanno calato sulle vite di migliaia di innocenti che hanno crocifisso,
decapitato, massacrato, stuprato e schiavizzato. Senza ragione. La loro è una non ragione.
Perfino il nazismo nella sua follia aveva una motivazione.
Perfino Al Qaeda nell'attacco alle Torri Gemelle, aveva una strategia.
Il califfato no. La strage di Parigi no.
La vendetta.Forse.


Hanno fatto crescere questo bubbone  ed ora le metastasi rischiano di diventare incontrollabili.
Il primo nucleo di questi pazzi scatenati l'hanno costituito i militari sunniti di Saddam, a cui il "lungimirante" stato americano non ha voluto riconoscere prebende e pensioni. Colpa della guerra in Irak? Si!
Assad dice che gli attentati di Parigi sono ciò che subisce il suo popolo da almeno due anni: ma intanto compra in nero il petrolio dei pozzi che il califfato gli ha sottratto.
Obama definisce questi attacchi un orrore, ma allo stesso tempo fornisce le armi ai ribelli che si oppongono
ad Assad. E siccome i ribelli rispondono ad un'unica Jiahd, che è quella del califfato, è questi che stanno armando. Putin, forse il miglior stratega e anche quello che si crede più furbo, adesso accusa che paesi
che fanno parte del G20 finanziano lo stato islamico. Però non dice chi sono e lui si esclude.
Stessa accusa che si fa - ma non ufficialmente - al Qatar i cui soldi, che impiega negli investimenti in occidente, sembra che non puzzino!
La Turchia anche sta facendo il gioco sporco, da una parte consentendo il passaggio dei combattenti
che vanno ad infoltire con mezzi e soprattutto con intelligenze occidentali le forze del califfato, dall'altra osteggia i curdi - che vorrebbe sterminare - che sono l'unico argine all'espansione del califfo.
L'Europa in tutta questa faccenda sembra non esistere: la Francia che fa per conto suo, l'Inghilterra a rimorchio degli Usa, Germania e Italia alle prese con i profughi.....
E sullo sfondo, ma sempre in primo piano, il conflitto israelopalestinese tirato da tutte le parti dai due maggiori contendenti dell'area: l'Iran sciita  che appoggia Hamas e gli Hetzobollah ed Assad in questa fase, appoggiato anche da Putin, e l'Arabia Saudita sunnita e "protettorato" Usa che finanzia i ribelli siriani.( la popolazione siriana è in prevalenza sunnita ma lo stato è guidata dalla famiglia di Assad sciita che ha perpetrato violenze inaudite verso la popolazione che alla fine si è ribellata)

E così mentre i Grandi della Terra giocano con i soldatini, e continuano con il loro balletto di inetti, lo stato islamico si è allargato a macchia d'olio: sembra che occupi un territorio dove vivono oltre sei milioni di persone, utilizza le tecnologie  inventate dagli occidentali ma poi le demonizza, impone alle donne di non esistere, ai bambini di non acculturarsi, agli uomini di non vivere,  impone la propria lettura di comandamenti pseudoreligiosi (!) ; non conoscono cultura non hanno civiltà. Tra i loro maggiori crimini, intollerabili, quello di aver distrutto irrimediabilmente testimonianze della storia, come i loro predecessori talebani..
Le popolazioni volenti o nolenti piano, piano, sotto minaccia, si sottomettono e addirittura  il califfo pianifica la controcrociata, per cui nei prossimi cinque anni, dopo aver conquistato il mediooriente ed il nord africa, sbarcherà in Spagna e metterà la sua bandiera nera su Roma.

E' credibile? Oggi forse no e non credo che arriverà mai a costituire un pericolo vero per l'occidente, ma il terrorismo può colpire in ogni momento ed in qualunque posto, almeno fino a che gli stati occidentali per la brama del profitto consentiranno ai loro trafficanti di morte - che sono poi industrie strategiche di molti degli stati avanzati - ad armarli e finanziarli. Ed il prezzo continueremo a pagarlo noi cittadini inermi ma anche un po' stupidi.

Tuttavia non può essere sufficiente togliere l'ossigeno al califfato.
Il terrorismo si alimenta di motivazioni molteplici.
L'emarginazione di giovani di seconda e terza generazione sempre meno interessati all'integrazione con un occidente così ostico nei loro confronti e lontano dalle loro tradizioni ed usanze che li costringe alla ghettizzazione. Una vita priva di gratificazioni e prospettive difficile da vivere specie in periferie molto spesso degradate dove l'attività principale è la ricerca dello sballo. Situazioni che animano un revanscismo, che si produce prima all'interno della propria famiglia e del proprio gruppo sociale, accusato di inedia e sottomissione,  ma che sfocia facilmente, se ben guidato da chi ha un interesse diverso, nell'intolleranza, nell'aggressività, nell'odio verso gli altri che non sono come te.
E' in questo brodo di coltura in cui pescano gli Imam.
Ma non solo, perchè a quelli si aggiungono centinaia di combattenti acculturati e politicizzati per i quali tutti i mali del mondo sono conseguenza - ed è vero -delle politiche espansionistiche ed imperialiste svolte dalle potenze occidentali nei secoli passati - e sussistenti ancor oggi in maniera più subdola e più pervasiva - in nome di un capitalismo che deve essere abbattuto ad ogni costo.
Ci sono poi quelli che si arruolano per il solo gusto di combattere, a cui piace maneggiare armi ed avere sempre un nemico da abbattere.

Ma perchè molti di questi, sempre piu giovani, rinunciano alla propria vita facendosi esplodere, oppure la rischiano in azioni mortali?
Marco Polo nel suo Milione ci ha raccontato la storia del Veglio della Montagna e della sua della Setta degli Assassini ( etimo da "fumatori di hashish" !)
Questo Veglio aveva allestito, all'interno del suo castello inespugnabile in una valle tra due montagne, una replica del Giardino del Paradiso che Maometto aveva promesso ai martiri della sua causa: pieno di fiori e frutti, di femmine e di miele e vino!
In questo eden il Vecchio faceva entrare solo quelli che voleva far diventare Assassini: giovani vigorosi che vivevano appunto come se fossero nel paradiso in terra.
Quando il Veglio voleva far uccidere qualche suo rivale oppure impegnare quei giovani  in azioni terroristiche o criminali molto pericolose ed in cui potevano perdere la vita,
per convincerli a combattere, prima stordiva quei giovani con le droghe e li portava fuori dal Giardino:
quando quelli si risvegliavano e si rendevano conto che dove si trovavano non era il loro Eden, erano disposti a fare qualsiasi azione anche la più rischiosa che il Veglio comandava loro perchè se la scampavano tornavano nel Giardino del Veglio, se morivano avrebbero raggiunto l'Eden di Maometto.
Si tratta di personaggi e avvenimenti realmente accaduti: la Setta degli Assassini era un gruppo di fanatici religiosi che imperversò nel 1200, fedelissimi al loro signore.

Il califfato ha ricostruito il giardino di Maometto, ed è la stessa attrattiva che muove i novelli assassini:
morire per un dio inesistente!.


mercoledì 11 novembre 2015

Cammino di Santiago 3° Estrella- Logrono-Burgos-Leon

20 -21-22 Aprile 2013

20/04
Come al solito l'ostello deve essere lasciato molto presto la mattina. Siamo gli ultimi ad uscire ma fuori
è una bella giornata limpida e tersa. E' sabato e cerchiamo un ambulatorio che possa risolvere il problema del piede di Francesca: una commessa di una farmacia ci indirizza all' equivalente della nostra Asl. Fortunatamente Francesca ha una copia del suo tesserino sanitario così sperimentiamo la validità del sistema sanitario europeo, con le cure che le vengono prestate gratuitamente.
Utilizziamo la mattinata per visitare le strutture medievali di Estrella, sempre suggestive, tra tutte la piazza di San Martin con il palazzo dei Re di Navarra del 12° secolo.
Recuperiamo l'auto e proseguiamo secondo il percorso suggerito dalla guida scaricata da internet.
in cima ad una salita che introduce al prossimo monastero individuiamo quasi per caso la Fuente de Vino.
"Peregrinos! Si quieres llegar a Santiago con fuerza y vitalidad de este gran vino eche un trago y brinda per la Felicidad"
E' la famosa fonte di Irache: i frati che coltivano le vigne hanno messo a disposizione da tempo immemorabile questo "sciroppo della salute"; e allora ti immagini il frate monaco rubicondo nel saio che versa il sacro liquido nella ciotola del pellegrino stanco e affranto. Oggi è tutto automatizzato, due rubinetti: da uno sgorga un corposo vino rosso, dall'altro limpida acqua fresca. E' una gioia per l'idea e per la possibilità di usufruire aggratis (ma non a volontà: se se ne vuole di più si può acquistare), e noi ne usufruimmo!
Poco più su la piazza del monastero attrezzata con tavoli e panche sotto degli strani alberi con rami potati
che sembrano lunghe braccia nodose con mani allungate alte verso il cielo, o ad indicare qualcosa più in là:
ci assicurano essere dei pioppi, ma fanno assumere una atmosfera streghesca all'intera piazza che a quell'ora di primo pomeriggio assolato è quasi deserta.....avranno montato qualche falò anche qui?!
Bando ai brividi, questo posto è ottimo per il nostro spuntino - pane e fichi raccolti - che la vivandiera acconcia con eccellenza. Ovviamente tutto innaffiato dalla gustosa bevanda.
Ci fermiamo per più di un'ora anche perchè la chiesa del convento è chiusa e vorremmo visitarla: non chiude invece il negozio dei monaci su un lato della piazza con tutte le loro prelibatezze: vino, marmellate, biscotti e pane di oltre dieci qualità e forme, cioccolate.
La vista alla chiesa è sbrigativa perchè austera e quasi spoglia: molto più interessante la parte esterna con le figure mostruose dei colatoi e le inferriate alle finestre.

Ovviamente con la macchina saltiamo alcune delle soste del camino, per altre ci soffermiamo a vedere almeno la cittadina. Arriviamo a Logrono nel secondo pomeriggio, e ci affrettiamo a cercare l'ostello dei pellegrini che dalla descrizione sembra grande e ben organizzato.
Come al solito camminare in macchina nei centri storici  è sempre disagevole: le strade della cittadina - in pietra - sono a perpendicolo e a senso unico. Perdipiù non è possibile fermarsi: le strade sono strette e senza possibilità di lasciare la macchina (giustamente i pellegrini vanno a piedi). Dopo un paio di su e giù finalmente lo troviamo e nonostante Francesca sia fasciata decidiamo che lei va a chiedere se c'è posto, ed io vado a parcheggiare. Impresa che si rivela molto più difficile del previsto, ma che alla fine si risolve nel lasciare la macchina in uno dei parcheggi sulle sponde dell'Ebro. Non so neanche se a pagamento. Raggiungo Francesca che mi sta aspettando sul portone dell'ostello: c'è un solo posto disponibile! Dobbiamo ricominciare da capo. Ha un foglietto con indicato l'indirizzo di un'altro ostello, non è vicino. Chiamiamo per conferma e dopo aver fatto il tratto di strada
che ci allontana dal centro, entriamo in una specie di cortile aperto contornato da palazzi popolari di oltre dieci piani. Troviamo l'ostello in un "sottano" - così lo chiamerebbero a Barletta- ma è piuttosto grande e pulito e soprattutto per dieci € a testa va più che bene. Back to the car,(non lontanissima alla fine)   e mi accorgo che le sponde del fiume sono attrezzate e piene di ragazzi in bici in running, ad amoreggiare sulle panchine alla luce di un sole che tra poco tramonta.
Scegliamo le nostre postazioni sui letti a castello e dopo esserci rifocillati, torniamo al centro per una visita
e per cercare qualcosa da mangiare. Percorriamo il corso principale investiti dalla luce del sole che tramonta di fronte; ci accorgiamo che il paesino è tutt'altro che "ino" anzi piuttosto pretenzioso ed elegante sia nei negozi che nei ristoranti con una movida piuttosto accentuata per l'ora. Non troviamo niente di gradimento per cenare e torniamo all'ostello dove Francesca con la sua abilità prepara una buona insalata. Non c'è altro da fare, un' occhiata all'esterno per trovare un bar per un gelato degno: niente da fare. A nanna.

21/04
Se alzarsi presto la mattina per lasciare l'ostello è una fatica, siamo però ripagati dall'aria che troviamo fuori.
Sembra tutto pulito ed oggi che è domenica anche piuttosto silenzioso. Prima di andare a prendere la macchina al parcheggio sul fiume, ci facciamo una lunga passeggiata per il corso quasi deserto a quest'ora.
Vogliamo fare una buona colazione e cerchiamo un bar come si deve che troviamo proprio all'uscita della zona pedonale: è una specie di pub irlandese con banconi in legno e atmosfera buia, ma è pulito e ci sediamo
per un ottimo caffellatte con brioches e dolcetti gustosi che allietano la mattinata di Francesca..
La meta di oggi è Burgos che dista una novantina di chilometri.
Lungo il percorso incrociamo di tanto in tanto qualche pellegrino che procede sotto il sole rovente in un
paesaggio desolato e privo di punti d'ombra:ci vergogniamo un pochino nella nostra bella pandina climatizzata, ma il nostro è un impegno diverso.
Ci fermiamo a metà strada a Santo Domingo de la Calzada, cioè San Domenico della strada.
Fu un monaco benedettino dell'undicesimo secolo che dedicò la sua vita ai pellegrini. L'Hospital che costrui per loro è oggi una residenza di lusso. Le costruzioni sono medievali. Questa cittadina è famosa per la leggenda  "del pellegrino impiccato":
 Secondo la leggenda il figlio di una coppia di pellegrini fu impiccato ingiustamente per furto, ma quando i genitori andarono a reclamarne il corpo, trovarono il figlio vivo e vegeto. Questi raccontò loro che a salvarlo era stato Santo Domingo. Quando il governatore locale venne a sapere del miracolo disse che il pellegrino era vivo come la gallina che stava mangiando, al che la gallina arrostita (asada) si mise a cantare...... Santo Domingo de la Calzada, donde cantò la gallina despùes de asada!

In ricordo di questo miracolo nella cattedrale c'è una stia con una coppia di polli vivi......Certo più gustosi sono i famosi "milagros", biscotti a forma di galletto che ricordano appunto la vicenda e sono diventati
una caratteristica della cittadina. La cattedrale - che abbiamo visitato durante la funzione domenicale -
ha una pala d'altare molto ricca con al centro una Madonna con bambino.
Riprendiamo il "cammino", il panorama è ora più mosso e la strada si inerpica su per colline e boschi,
ma ben presto arriviamo a Burgos. Fortunatamente troviamo subito l'Hostal Juveniles e posto per la notte:
è una costruzione moderna pulita con ampie camerate e pullula di gioventù.
Approfittiamo di alcune indicazioni per l' area commerciale dove entriamo a Decathlon  per comprare i bastoncini supertecnici e per me anche una coperta in teflon che ripiegata su se stessa occupa lo spazio di un fazzoletto. Francesca aveva bisogno anche di uno zaino.

L'ostello è ubicato proprio al centro di Burgos vicino alla Plaza Major e soprattutto alla splendida cattedrale che abbiamo la possibilità di fotografare - foto sfocate - perchè illuminata di notte. Ci facciamo un bel giro
e qui per uno dei soliti battibecchi perdo le tracce di Francesca che sparisce per mezz'ora lasciandomi con la solita angoscia di quello che le può capitare, salvo poi ripresentarsi placida come se niente fosse successo.
Non c'è molta gente in giro, e decidiamo di tornare all'ostello che avrebbe chiuso di lì a poco.
Nell'ampia camerata l'attività preparatoria per la notte è frenetica. Quasi tutti i letti sono occupati, ma per fortuna la distanza di uno dall'altra consente un minimo di privacy- cosa non scontata. Molti già dormono incuranti del vocio e delle luci accese, Francesca scambia impressioni con due ragazzi italiani che stanno facendo il camino in bici. (li incroceremo con la macchina un centinaio di Km dopo....)
Finalmente si spengono le luci: io sono orgoglioso di aver disvolto la mia coperta ma non sapevo di quanto fosse..... rumorosa! Crepita ad ogni piccolo movimento ed io che giro e mi rigiro per tutta la notte ho suonato una musica che sono certo sia stata piuttosto fastidiosa: ma tutti rispettosi, nessuno si lamenta .
Al risveglio Francesca ha cambiato posto!

22/04
La mattina è fredda. Francesca vuole affermare la sua indipendenza e mi annuncia che vuole andare in giro da sola a vedere la città: ci vediamo tra un'ora! Non mi resta che assecondarla e torno piano piano alla macchina facendo un giro lungo per far passare un po' di tempo.
Siamo usciti alle 8 e alle 9,30 ancora non è tornata. Come al solito comincio a preoccuparmi, ma poi la vedo arrivare e tutto passa. Mi suggerisce di andare su al castello ( è dove appena è stata a piedi) per una erta ripida, e da lì vedere il panorama della città e della piana che circonda Burgos. E' il Mirador da cui attraverso
tavole in bronzo si può riconoscere lo "sky line" della città con le innumerevoli chiese; il castello con le mura è più in alto ancora. Burgos è la patria del Cid Campeador, la cui tomba è all'interno della cattedrale che purtroppo non visitiamo.Prima di lasciare la città però vogliamo visitare l'antico Hospital del Rey, oggi trasformato in un moderno campus universitario. Forse avremmo dovuto dedicare più tempo a questa bella città, ma non ne abbiamo, quindi via.
Seguiamo la nostra guida e ci troviamo presto fuori della citta': la prossima tappa è Leon.

Ci troviamo subito nella campagna delle mesetas della regione di Castilla - Leon: strade dritte e strette quasi un sentiero che si insinua tra i campi. Sostiamo, come quasi tutti i pellegrini, in una area al limitar della provincia di Palenza prima del ponte dell'Arcivescovo un ponte romano ad 11 arcate sul torrente Pisuerga. Ci fermiamo a fotografare la solitudine del luogo ed una coppia di ragazzi camminatori che rinfrescano le loro estremità togliendosi gli scarponi.
Ci fermiamo ancora a Fromista un paesino ben curato che conserva una chiesa romanica dell'' XI secolo che cerco di fotografare da tutte le direzioni è la chiesa di "San Martino. Poco più in la un altra chiesa anch'essa degna di nota è la chiesa di San Pedro. Questi paesi sembrano fissati nel tempo ed il loro fascino deriva proprio dal non essere stati deturpati dalla modernità.
Lungo il camino si incontrano spesso sculture dedicate al pellegrino a grandezza naturale : Francesca si fa fotografare con uno di loro... sembra quasi vivo ed il cucchiaio che Francesca per celia tenta di prendere
sembra proprio poggiato lì un attimo prima.
Arriviamo alla periferia di Leon nel primo pomeriggio. Abbiamo due indirizzi per l'ostello: il primo è fuori dal centro ma è quello che sembrerebbe più consigliato: peccato che non c'è più da qualche anno, anzi meglio
perchè l'altro indirizzo è proprio nel centro della città medievale. Le macchine non passano e vado in escursione. L'ostello si chiama                  e vengo subito accolto bene, il prezzo è di 5 € a persona ma quando chiedo di vederlo - stanno ancora ripulendo - sono disgustato dalle enormi camerate rimpinzate di letti e dai bagni non propio lindi! Mi faccio ridare soldi e documenti, e vedo poco più in là sullo stesso edificio un albergue a 3 stelle.E' l'albergo che i prelati della struttura utilizzano, più tardi alla messa nella cappelletta ritroveremo molti pellegrini. Mi accordo per un prezzo decente e abbiamo una camera tutt aper noi incluso iol bagno che sfruttiamo immediatamente. Non sarà proprio penitenziale ma ogni tanto ci vuole un ristoro decente. Dopo un giro alla città nuova - niente di che  - dove prendiamo i viveri, e dopo cena
ci dedichiamo ad un giro della città medievale, integra nell' ampia scalinata in pietra che porta alla maestosa cattedrale che le luci arancioni rendono ancora più suggestiva.              

  

martedì 1 settembre 2015

Il Cammino di Santiago 2 - Aprile 2013

La notte movimentata, le due signore olandesi -o tedesche - che ci hanno dormito accanto hanno intonato il noto concerto notturno per fiato e naso, è stata surclassata dall'attività parossistica della mattina.
Ancor prima delle sei un via vai continuo e frenetico dalle brande verso il bagno e ritorno, - proprio vicino al mio letto -  uno scalpicciar di scarponi,  un rumore fatto di parole prima bisbigliate - fastidiosissime - sfociate in breve in vocio babelico incurante, ad intensità crescente, che alfine occupava tutti gli spazi, rimbalzando e amplificandosi, di chi scambiava esperienze, emozioni proponimenti ed itinerari, mentre si raccoglievano lenzuola e sacchi a pelo, si curavano piaghette ai piedi,  si stringevano i lacci degli scarponi e degli zaini, ci si preparava per il cammino odierno.

Attoniti e frastornati, Francesca nella branda di sopra ed io sotto, tentavamo con tutte le nostre forze di resistere, indugiando sotto il lenzuolo con gli occhi chiusi, fingendo di ignorare tutto quel parapiglia, ma alla fine abbiamo dovuto capitolare anche perchè la regola dell'ostello imponeva l'uscita alle otto! Ed in effetti in brevissimo tempo tutto il caos si era placato: i pellegrini all'improvviso erano scomparsi con tutto il loro carico ed i rumori, lasciando le camerate svuotate e le brande spoglie.
Avremmo imparato presto che quel rito si sarebbe ripetuto identico, in tutti gli ostelli del nostro percorso e presumibilmente in tutti gli innumerevoli ostelli sparsi lungo il "Camino".

Per noi - ancora imborghesiti e non adusi - la mattinata iniziava al bar di fronte all'ostello, guarda caso gestito da un ragazzo ligure o toscano, con una bella colazione - caffellatte succo e cornetto! - che doveva approntarci alle fatiche imminenti.

Il nostro camino infatti iniziava dal Puente della Magdalena, seconda tappa dell' itinerario francese in Navarra e che partiva da Roncisvalle - o ancor prima da Juan Pie de Porc in Francia. Anni prima avevamo fatto,Francesca ed io, un primo tratto di quella tappa che perciò consideravamo già fatta!
Il percorso a ritroso dall'Ostello al Puente, poche centinaia di metri attraversando la porta di Francia, è sufficiente per innescare quel conflitto perenne che cova sotto la cenere del rapporto padre/figlia, che nonostante i buoni propositi reciproci ci accompagnerà ancora per molto tempo ancora.

Scattate le foto di rito, diamo ufficialmente il via al nostro camino seguendo attenti la conchiglia che indica il percorso che, attraversando prima il Casco Antiguo, ci accompagna dai quartieri della moderna Pamplona alla periferia verso l' Alto del Perdon: è questa una altura a circa 7 km che si raggiunge attraversando campi e un paesino dove l'attrazione da vedere e' la Fuente Reniega - ormai disseccata - ma che non vediamo perchè avremmo dovuto deviare dal percorso.


Infatti c'è da notare che nonostante siamo appena partiti, io mi porto da casa una brutta gonalgia che seppur non mi impedisce di camminare, mi provoca però un bel po' di dolore. La stessa Francesca ha problemi con i suoi scarponi, comprati nuovi per la bisogna (....te l'avevo detto che mi avrebbero fatto male...!), e quindi lei decide di pellegrinare in ....sandali!

Il campo che attraversiamo è completamente assolato e sebbene la temperatura non sia eccessiva, quando inizia la salita iniziano le prime difficoltà: Francesca comincia ad attardarsi, si lamenta degli scarponi, se li cambia, un pellegrino anziano ci sopravanza, e dopo i soliti scambi di complimenti, riprendiamo. Sullo sfondo la sequenza delle moderne pale a vento che
coronano l' altura dove siamo diretti, ci danno l'idea della distanza che dobbiamo percorrere.
Fortunatamente, qualche 
nuvola attenua la calura ed il terreno più scosceso e ripido, riaccende la voglia di Francesca che ha bisogno di entusiasmo per alimentarsi, e quindi facciamo gli ultimi chilometri in stile arrampicata, allietati peraltro da altri giovani pellegrini, con le pale dei mulini a vento sempre più vicine, enormi e quasi minacciose, li superiamo in un attimo, accolti sulla piana dell' Alto del Perdon, 800 m slm, da raffiche di vento e dalle sculture in ferro omaggio ai pellegrini.....e ai somari.

Sostiamo per un pò in quell'area, confondendoci con altri gruppi, per fare foto e rifocillarsi. In basso in lontananza Puente La Reina, il paesino meta della nostra prima tappa, che dista però ancora una decina di chilometri. La nostra intenzione è di intercettare il bus, ma gli orari sono ormai saltati. Infatti la discesa convulsa per il sentiero sconnesso di sassi e brecciolini, mi
riporta alla mente quasi la discesa di Tavolara, anche se questa è più lunga e meno ripida. Alla fine della discesa attraversiamo campi di girasoli e la cosa che mi incuriosisce sono i solchi nella terra, come se fosse stata arata di fresco, ma più profondi: avrei letto che qualche giorno prima una scossa di terremoto aveva appunto mosso la terra!



Camminiamo e veniamo superati da due ragazzi con altro passo: cominciamo a lamentarci che non si arriva mai. Non siamo attrezzati con borracce e quando arriviamo in un paesino cerchiamo invano ristoro. E' il primo pomeriggio ed il paesetto ordinato e ben messo sembra disabitato.Ci sediamo di fronte ad un complesso chiesale, riprendiamo il cammino e la fermata del bus sembra prenderci in giro. L'entusiasmo va scemando con le prime fatiche e l'arrivo all'ostello - abbiamo scelto il secondo sulla strada all'ingresso del paesino - lo accogliamo con sollievo.




Questi ostelli - gestiti privatamente, oppure da associazioni pubbliche o ecclesiastiche - sono esattamente organizzati per il riposo dei pellegrini: infatti non offrono altro che un letto e un bagno dove accudirsi. Spesso le strutture sono sovraffollate e i letti a castello ammucchiati in modo da occupare ogni spazio disponibile. In cambio chiedono un obolo piuttosto  contenuto 5/10 €, e questo è la misura di quanto valgono!  D'altra parte c'è da considerare che questi ostelli  sono l'evoluzione di luoghi di accoglienza che nel corso dei secoli hanno dato alloggio a pellegrini che perlopiù l'unica cosa che possedevano era il loro bastone e la loro borraccia, e che lo spirito del Camino di Santiago, è quello della penitenza - di un fioretto - alla ricerca delle cose vere della vita. Per cui vietato lamentarsi.
Questo di Puente la Reina è dei Padre Reparadores, suddiviso in stanze da 9 letti a castello (quindi per diciotto persone), e fortunatamente - superato un disguido- troviamo posto.

Con il bus torniamo a Pamplona a recuperare l'auto, parcheggiata opportunamente vicino alla stazione dei bus dove non c'è da pagare l'esoso ticket, che parcheggiamo davanti l'ostello - cercando di non farci troppo notare!  La passeggiata per il corso antiguo - prolungamento del Monastero dei Padri Reparadores - il cui selciato testimonia l'epoca - XIV secolo - non offre molte attrattive, al di là di un grande crocifisso in legno con la tipca faccia smunta del Gesù espaniol. Ci sono un paio di trattorie che espongono il loro "menù dos peregrinos", e ci facciamo allettare da una minestra calda che consumiamo unici avventori. La giornata è stata lunga. Gli altri sono già quasi tutti a nanna e lo stesso facciamo noi.     
  
             
18 Aprile -
 La notte è passata veloce ma ristoratrice, ed il risveglio come solito troppo frettoloso per noi che abbiamo il meabolismo lento. Approfitto per farmi una doccia calda, anche se fuori - le finestre del bagno sono spalancate - l'aria mattutina è fresca e piuttosto umida. Purtroppo non ho un accappatoio e mi devo asciugare con il mini-asciugamano da palestra di Francy.
Dobbiamo affrettarci perchè stanno già spazzolando le camerate.Timbro per la compostela e soliti ultimi, saliamo in macchina - sempre discreti - e posteggiamo davanti alla fermata del bus, da dove scenderemo per recuperare l'auto dalla nostra seconda tappa Estella 25 Km.
Casualmente di fronte alla fermata c'è un bar - già notato la sera prima - dove consumiamo la nostra consueta colazione.

La giornata è coperta e rischia pioggia: un'altra eventualità per cui non siamo troppo preparati. Partiamo, come solito con molta calma: non abbiamo fretta. Fotografiamo il ponte di pietra - il ponte de la Reina -del dodicesimo secolo, veramente notevole - come i molti altri che incontreremo lungo il camino - e ci incamminiamo su un lato della strada sterrata: sull'altra due altri pellegrini - meglio attrezzati di noi - uno dei quali disabile.






Il paesaggio è quello tipico della campagna: distese coltivate a perdita d'occhio senza alberi o rilievi.
Il primo paesino che incontriamo è Maneru dove possiamo dissetarci ad una fontana posta in una piazza: incrociamo una strana signora con un grande cane bianco che fa il camino da sola, e che ritroveremo più avanti.
Le stradine del paese perlopiù piastrellate finiscono in campagna. La guida dice che nel Medioevo il villaggio era frequentato dai templari, di cui però non si vede traccia. E' invece ben visibile quella di un ostello quattro stelle da cui escono panciuti quattro "pellegrini": mi vengono in mente le offerte di tour guidati del camino, con possibilità di trasferimento by car, sia del bagaglio che del....pellegrino! Un po' come noi anche se noi abbiamo intenzione di fare il nostro bel percorso a piedi. 

Si continua lungo il sentiero in mezzo 
alla campagna. Ad un tratto incrociamo piccoli cumuli di sassi: un segnale del passaggio del pellegrino che lascia un sasso sul percorso. Francesca scambia due parole con un ragazzo spagnolo che - dice - di aver lasciato un promettente impiego bancario per affrontare il Camino, da solo. Qualche mese sabbatico.
E' curioso come si addensano e poi si discostano i vari camminatori: anche se il passo è diverso spesso sono i posti di attrazione che intruppano. 




  

Cirauqui infatti c'è una bella frotta di pellegrini tutti intenti a fotografare gli stemmi medievali riportati sui portoni delle case padronali e raffiguranti animali, castelli e spade. Non ci sottraiamo.





 Un altro motivo di aggregazione è la difficoltà del percorso: il ponte dopo il paese è posto su una strada romana rimasta pressocchè integra, per un breve tratto, in fondo ad una discesa perigliosa che appunto rallenta e aggruppa.
 
 Procediamo infatti adesso in buon numero,una ragazza piuttosto in carne ha evidenti problemi di deambulazione - piaghe al piede - ma non rinuncia a procedere. Un atletico ragazzo norvegese fa la spola avanti e indietro per incoraggiare e aiutare chiunque: lo ritroveremo all'ingreso di Estella. 
Ci soffermiamo su un tronco sull'argine di una fiumara quasi  in secca e Francesca scopre anche lei di avere un problema alla pianta del piede e alla caviglia.E' per questo che rallenta la sua marcia, ma stoicamente non demorde.

. E' già il primo pomeriggio quando arriviamo all'altezza di una chiesa medievale,- l 'Ermita di San Miguel dell'XI secolo - ma non abbiamo intenzione di deviare e fermarci. Proseguiamo ed attraversiamo il fiume tra una vegetazione rigogliosa e bruna e quando ne usciamo siamo ormai in vista della cittadina che ci accoglie dopo una larga curva con un imponente monastero con statue di monaci. Lungo la stessa Rua subito al principio l'Aubergue Municipales, dove ci fermiamo per la notte, ancora se possibile più accatastati e ammassati della sera prima. Cè il tempo però di tornare con il bus a recuperare la macchina e fare una bella cenetta al piano alto di un pub dove incredibilmente ci cucinano cordon blue ed insalata. Siamo soli nella sala ma la cena non è male.                       

lunedì 17 agosto 2015

CI HANNO RUBATO LE BICI.......

Che cosa avreste fatto voi se tornando da una passeggiata non aveste più trovato la vostra bici, inserita qualche minuto prima correttamente in una rastrelliera portabici nella piazza della stazione ferroviaria di fronte all'ufficio turistico di una cittadina balneare della costa catalana ?

Che cosa avreste detto se la vostra bicicletta fosse stata equipaggiata con borse laterali anteriori e posteriori
imbottite di tutto quello che può servire per un viaggio di oltre trenta giorni, tra mutande e magliette, medicine (una borsa intera) e camere d'aria, cartine e attrezzi, la bisogna di un tour appena iniziato?

Come vi sareste sentiti al pensiero che il lavoro di organizzazione, studio degli itinerari, storia dei luoghi, prenotazioni e anticipi, percorribilità e difficoltà, previsione di imprevisti, e poi messa a punto della bici, spese accessorie, insomma tutto volato via in un attimo perchè ti sei ritrovato come un pirla in mutande  con un ombrellino da spiaggia in mano?

Come avreste reagito voi all'inettitudine delle forze dell'ordine, appostate sul marciapiede a fianco all'ingresso della stazione a cinque metri dalla rastrelliera, stark & hutch in macchina che hanno potuto solo dirci:
"eh, la stazione è il posto peggiore dove lasciare le bici.....ormai le avranno caricate con un furgone.....è impossibile ritrovarle....." salvo allontanarci dal luogo del delitto con la scusa di una inutile denuncia?

E che cosa avreste potuto replicare a vostra figlia - compagna di viaggio - che giustamente reclamava
che su tutti i siti di turismo che riguardano Barcellona e dintorni la prima avvertenza è sul rischio di furto delle bici. Ed io che per due mesi sono stato al computer aprendo proprio quei siti, non me ne sono mai accorto?

CI HANNO RUBATO LE BICI !!!!!

E' stato vano il giro in cerca di un qualche piccolo indizio (speranza subito annientata  alla vista di un barbone che frugava nei cassonetti). Vano sfogare la rabbia su quegli stupidi - e chissà se complici - tutori dell'ordine.
Una rabbia che montava insieme al magone. Un' impotenza mista a rassegnazione e incredulità: non poteva essere possibile infatti. Ci scherzavamo tornando dal mare, ma era una boutade. Chi poteva avere l'ardire di caricarsi due biciclette bardate e pesanti come le nostre. Il rispetto che si deve ai viaggiatori non poteva consentirlo......

E' SUCCESSO! BASTARDI.. VIGLIACCHI. 

Vale la pena prendersela con quei disgraziati che per campare rubano? Oppure addebitare alla connivenza delle istituzioni che con la loro incapacità di intercettare il crimine lo alimentano
garantendone l'impunità?  

Il mercato delle biciclette usate è molto florido in Spagna! E le nostre erano molto appetibili: non bici scrause da battaglia, ma bici di marca e di qualità. Una Atala con doppie sospensioni, ed una Bottecchia Cross Lite.
Complimenti al paese dei giovani della libertà e della mancanza di controlli sul malaffare. Basta con il Sud del mondo. Sarebbe potuto accadere in Germania? a Copenhagen? In Olanda? Io credo di no. In Italia si!

Avevamo preso il treno fino a Sitges per evitare il traffico di uscita da Barcellona ed  i tornanti di Vilanova,
e proseguire poi fino a Calafell, la nostra prima tappa dove avevamo l'hotel prenotato.
Ci siamo fatti ingannare dall'amenità del luogo, una cittadina di mare nel pieno della stagionalità.
Un errore , il MIO, imperdonabile.
Siamo arrivati a Calafell in treno!. TUTTO E' POI  CAMBIATO.        

  

lunedì 9 febbraio 2015

Il cammino di Santiago - 1

Aprile 2013

Avrei usurpato la scelta. Delusa, avrebbe voluto uno spazio per se, per recuperare serenità ed equilibrio.
Ma la decisione non arrivava. Sospesa tra dire e fare.Come quasi sempre.
Le ho dato una piccola spinta ed ho acquistato i biglietti dell'aereo! Ho prenotato anche l'auto perchè per disponibilità di tempo e di risorse fisiche sarebbe stato impossibile completare tutto il percorso.
Acquisiamo anche il libello che certifica il nostro status di pellegrini itineranti: ad ogni stazione, ogni tappa, dovra' essere registrato il nostro passaggio che ci consentirà a Santiago di ritirare  la "Compostela" al termine del percorso.


Una partenza tutta da ridere, nel tentativo improbabile di celare il carico e di rientrare nel peso concesso. Risultato: doppi maglioni e tuta su tuta.Destinazione Santander.
All'arrivo ritiro dell'auto, non senza polemizzare, e via in picchiata verso Pamplona, sulle ampie carreggiate dell'assolata autostrada di Navarra, attraversando un territorio ondulato e semidesertico.


Raggiungiamo facilmente il nostro primo ostello, già prenotato, in calle Compania, Albergues Jesus&Maria,
e prendiamo confidenza con il sistema di alloggiamento che ci accompagnerà per tutto il camino:
camerate ampie con letti a castello, senza divisioni, bagni in comune.Questo di Pamplona sembra restaurato
di recente. E' pulito e illuminato da una luce soffusa. I pellegrini sembrano aver familiarizzato da tempo con questo sistema e si affaccendano tra zaini e sacchi a pelo, scarponi e picche.
Noi abbiamo preso le lenzuola perchè i nostri zaini non sono poi così pieni.....il più è in macchina! ma non lo possiamo certo dire.
Una passeggiata per la cittadina e sulla plaza Major ceniamo nello stesso posto dove ero stato anni prima.
Una cena frugale, qualche foto e a nanna....i pellegrini già dormono tutti!