Cos'è che li fa MUoverE ?

Chi avrebbe detto che una attività così semplice e spontanea - si cammina prima ancora di connettere verbo- poteva determinare una occasione di aggregazione, il ricostituirsi di antiche frequentazioni,risvegliare la voglia di stare insieme e condividere le emozioni di piccole avventure.Eppure guardateli con gli zaini in spalla ripieni di sorprese, attrezzature più o meno consone alla bisogna - animati da spirito di conoscenza, inerpicarsi per boschi e pendii alla scoperta del mondo che li circonda.

Ed allora ci si chiede cos'è che li spinge ad andare ed andare ed andare, cosa cercano, quali le motivazioni.Come al solito è meglio non porsi mai troppe domande:le risposte potrebbero essere deludenti banali scontate.....volgari! Lasciamoli camminare....Non ci interessa dove e perché.

Ci preme che vadano, che vadano ma che vadano pure a...Ecco, appunto!

Brahamana V sec. a.c - Indra esorta Rohita

Non c'è felicità per chi non viaggia, Rohita!
A forza di stare nella società degli uomini,
Anche il migliore di loro si perde.
Mettiti in viaggio.

I piedi del viandante diventano fiori,
la sua anima cresce e dà frutti,
ed i suoi vizi son lavati via dalla fatica del viaggiare.
La sorte di chi sta fermo non si muove.
Allora vai, viaggia, Rohita!
Indra esorta Rohita - (dai Brahamana V Sec. a.c.)

mercoledì 27 settembre 2017

L'Augustea - 17° - 17 Agosto 2014, Domenica - Pai di sotto - Verona

17°   Pai di Sotto - Verona.

L'albergo si è praticamente svuotato dopo la colazione: un fuggi fuggi generale che ci ha lasciati ultimi ,
con i nostri tempi. Non c'è più una nuvola in cielo: l'azzurro colora perfino le montagne all'orizzonte sull'altra sponda, dove la nebbia è sparita.
Lasciare questo bel posto in una così bella giornata è proprio un peccato! ma non rimarremo delusi.

Riattrezzate le bici, che per tre giorni non abbiamo toccato, riprendiamo la marcia.
Pedalare con quel panorama e senza l'ansia di dover arrivare in tempo è proprio piacevole, non c'è molto traffico e procediamo di buona  lena. Superato Garda evitiamo la ciclabile invasa di bagnanti e restiamo sulla provinciale, peraltro percorsa da altri ciclisti della "domenica"!
La nostra meta di oggi è Verona che possiamo raggiungere salendo da Garda, ma passando per Lazise
avremo meno asperità.: non abbiamo fretta, la giornata è bella e decidiamo di non soffrire troppo.
Tuttavia l'uscita da Lazise prevede una lunga salita inaspettata, anche se non molto dura.

Fra si sente in grande forma, il sole è per lei la migliore terapia, e pedala con energia, io arranco dietro.
Incrociamo numerosi ciclisti, superiamo una rotonda che porta alla superstrada ed in discesa arriviamo a Bussolengo. L'indicazione per Verona è facile, prenotiamo l'ostello, ed ingaggiamo una gara di corsa con il vento in poppa. intonando canzoni. Fra vola.
E' tutta pianura ed in un attimo siamo alla periferia: strade larghe intervallate da semafori, superiamo e siamo superati da un'altra coppia, percorriamo una lunga circonvallazione alberata, le strade sono deserte.
Arriviamo ad un ponte sull'Adige e non troppo lontano individuiamo il castello dove dovrebbe essere il nostro ostello: Villa Francesca. E' come solito situato in cma ad una salita che percorriamo a piedi.

Alla reception un gentilissimo ragazzo di colore, che consentirà a Fra di usare i bagni per una doccia,
e dopo esserci ristorati, lasciamo le bici alla scoperta della città.
Anni prima, con i bambini piccoli, eravamo passati per Verona ma avevamo visto solo l'Arena ed il balcone di Giulietta:  è invece una città che mi ha sorpreso!.

Oggi è domenica. Attraversiamo l'Adige, che da solo vale la visita, sul ponte della Pietra di epoca romana
che introduce alla città vecchia. Sullo sfondo il colle di San Pietro con il teatro romano e l'acropoli contornati da cipressi: tutta l'area è zona archeologica.
La città è piena di turisti l'aria è festosa, noi pure. Ci aggiriamo con il naso all'insù per le vie che dopo un pò sfociano nella grandiosa Piazza dei Signori. I palazzi rinascimentali del Comune, del Governo e del Capitano
testimoniano la grandezza degli Scaligeri.

In una strada laterale ci imbattiamo nell'urna funeraria detta le Arche Scaligere in stile gotico che raccoglie e celebra le spoglie dei suoi Campioni, tra gli altri il famoso CanGrande della Scala.
Continuando nella passeggiata l'agitazione e l'affollamento davanti ad un portoncino non lasciano dubbi:
è la casa di Giulietta. Entriamo. Fra, sotto il balcone,sembra ricordare qualcosa della visita precedente, e non manca di farsi fotografare, con grande difficoltà, davanti alla statua della Capuleti..
Aumentano vetrine commerciali e passanti, ed entriamo in Piazza delle Erbe, l'antico foro romano, oggi
mercato ortofrutticolo elegante. Dei romani hanno mantenuto oltre alla struttura rettangolare della piazza, anche il culto delle fontane, a cui non manchiamo di ristorarci.

Stasera Francy torna a Roma con il treno. Dobbiamo impacchettare la bici: "compriamo" due beste per le ruote e torniamo in ostello per prepararci.Fra monta la bici e riesce perfino a docciarsi , ed in bici risalendo l'Adige torniamo verso l'Arena, l'anfiteatro simbolo della città, sede di tante manifestazioni canore, classiche e leggere. Sono sorpreso dalla eleganza e pulizia della città che ne fanno anche , per le numerose opere storiche ed artistiche, una delle più belle visitate finora.
P.za Bra è un salotto con bar pasticcerie  e ristoranti affollati, così come il giardino all'esterno dell'Arena pieno di famiglie con bambini che giocano, corrono, mangiano il gelato.....Sembra un'altra epoca.

Leghiamo le bici, con un po' di apprensione per la presenza di extracomunitari che vendono e lanciano in aria girandole luminose, ma riusciamo a passeggiare, ma poi anche se la stazione non è lontana ci avviciniamo
Sul binario, smontiamo e impacchettiamo la bici di Fra, facendo attenzione ai soliti perditempo, magari
malintenzionati.Il treno arriva puntuale e con calma saliamo il nostro ingombrante bagaglio.
Fra va' . Ciao! E' stata una bella avventura.
Torno, non senza difficoltà perchè perdo continuamente la strada, e riesco ad arrivare in ostello poco prima di mezzanotte, poco prima di rimanere fuori.    






domenica 24 settembre 2017

Soggiorno sul Garda - L'Augustea - 14/15/16 Agosto 2014

Pai di Sotto - L'arrivo

 L'Hotel Giannini è una palazzina anni '50, alta sul lago, dotato di un bel giardino con brecciolino, sdraie sul prato verde e, nel mattonato che contorna la facciata dell'edificio, sono disposti sedie e tavolini bianchi in ferro battuto.

Siamo accolti da un signore mite che sembra aspettasse solo noi: l'albergo in effetti sembra vuoto.
Meglio così. Espongo la mia contrarietà per il vento ma il nostro oste ci informa che è notorio che, dopo la cittadina di Garda, il libeccio che viene dai monti è costante sul lago. E' questo che consente la navigazione a vela e la pratica del windsurf che le tante scuole promuovono. Fra sembra essere molto informata e soprattutto interessata. Per fortuna, ci dice, ha smesso di piovere cosa che ha fatto
nei tre giorni precedenti.
La camera è ampia, bagno in corridoio, con un bel balconcino con vista sul lago ed i monti, ma
purtroppo non possiamo stare fuori per via del troppo vento freddo.

Dopo il rifocillo vado in esplorazione sul lago: dal prato dell'hotel si arriva ad un sottopasso e sono sulla riva: alcuni temerari in costume sfidano il freddo e sembra incredibile che pochi chilometri prima sembrava di essere a Rimini. Ma si sa il Garda inizia a Torri del Benaco....!!!
C'è una navetta per raggiungere la cittadina e ne approfittiamo subito.

Bardata a festa per il ferragosto il paesino è carino, tipico della zona, con stradine strette e gli immancabili innummerabili negozietti di chincaglierie e souvenir pizzerie e ristoranti.
Per l'appunto troppi! Dopo aver girato fin quasi allo sfinimento, e all'orario di chiusura, come nostra abitudine, e per colpa esclusivamente mia, troviamo la trattoria adatta a noi, alla nostra tasca ed al nostro comodo....troppo umido quello scelto prima, da cui ci siamo alzati.
Da Carlo, è il nome del posto, meridionale - come il cameriere - ma noi scegliamo il piatto tipico - la trota - mediocre.
Torniamo alla navetta che, caricati altri clienti, ci porta in albergo per la nanna.

- Pai di Sotto - Oggi è Ferragosto!

L'albergo contrariamente a quel che sembrava è strapieno.
Coppie e famiglie occupano tutti i tavoli per la colazione, dentro e fuori.
La mattina è fresca e soleggiata. La colazione ottima. Il nostro oste è coadiuvato dalla moglie che ha preparato delle torte squisite, una signora dolce e brava che la sera prima ci aveva messo la lavatrice a disposizione. Il giardino è accogliente, la vista dal balcone una favola. Decidiamo di andare a vedere
Pai di Sopra, e con un piccolo sforzo ulteriore salire sul monte che ci sovrasta.

La salita è ripida, siamo a piedi, ma riusciamo a farla senza fatica.
Arriviamo alla piazza principale, forse l'unica, dove due bar/ristorante uno di faccia all'altro stanno preparando le loro leccornie per gli ospiti del ferragosto.
Più in alto c'è una chiesetta, un grande poster del Cristo, a cui si accede passando sotto un arco.
E' chiusa. C'è un belvedere con un panorama bellisimo. Il vento è padrone. Scattiamo alcune foto che
come solito alla miss non vanno bene.
Proviamo a salire per il sentiero che va al monte. Ad ogni curva la pendenza aumenta ed il fiatone pure. Invece di addentrarsi nel bosco, come pensavamo, lungo la strada si affacciano ville e villette.

Da una di queste ville esce una folta masnada di ragazzi e ragazze in mountain bike che vogliono precipitarsi per la discesa! pericolosissimo, ma Fra vorrebbe subito aggregarsi.
Decidiamo di tornare indietro e prendiamo una scorciatoia a lato di uno dei ristoranti, ancora più ripida che in un attimo ci riporta a bordo lago e ci risparmia da una fracicata clamorosa perchè improvvisamente goccioloni grossi si abbattono nella zona costringendoci a ripararci in un parcheggio. E' ora di pranzo e stiamo per infilarci in una accogliente trattoria proprio di fronte a noi, ma pian piano spiove e per caso siamo proprio alla curva dove ferma la navetta per Benaco, che passa in quel momento! Saliamo.

Arriviamo in pieno sole, tra frotte di turisti e decidiamo di approfittare del bancone degli organizzatori
la festa per prenderci due belle fette di strudel con bicchier di vino incluso: 5€ .Altro che trattoria!
Seguiamo per qualche tempo i bambini della scuola di surf che si stanno preparando, poi decidiamo di fare una passeggiata verso Garda, poco distante.
Non possiamo seguire la riva del lago perchè in quel punto le rocce e la scarpata ci si buttano dentro.
Impieghiamo un bel po' per arrivare al culmine della salita, risalendo una isteria di automobili in fila,
Da sopra si vedono spiagge e spiaggette ricoperte di verde ed insenature degne della migliore costiera Amalfitana, gente al bagno e ombrelloni.

C'è un passaggio, forse privato nel Parco Baia delle Sirene, e decidiamo di scendere - a piedi si può. Fra- vincendo i suoi timorati pudori - si immerge nelle acque freddine del lago, una cosa che avrebbe voluto fare da un bel pò: è come solito bellissima e bello è il pomeriggio.
Si riveste e risaliamo, ma prima di lasciare quel bel posto, facciamo un salto alla Punta San Vigilio........ dove solo i ricchi possono stare: porsche e mercedes parcheggiate lì intorno, motoscafi attraccati in banchina. E' l'ora dell'aperitivo e si pasteggia a champagne. Che ci vuoi fare, a noi è sempre piaciuto il lusso......degli altri!
L' hotel si chiama "Locanda San Vigilio" ma è una locanda a 12 stelle !! d'altra parte il panorama ed il posto sono da favola.

Torniamo contenti verso Benaco, in discesa. Le auto sono sempre lì in fila per entrare a Garda.
Il nostro paesino è isola pedonale, animato per le orchestre ed i complessi che si esibiscono.
Scegliamo il nostro ristorante, questa volta sul lungolago, ma pur spendendo poco non mangiamo un granchè. La gente canta e balla: canta Bobby Solo, che tenerezza.
Sta intonando "Love me Tender" alla moda del mitico Elvis, ma fa quasi ridere. Si riprende con la sua "Lacrima sul viso" .
Torniamo alla piazzetta dove ci aspetta il nostro amico con la navetta già piena.E' passata mezzanotte

- Torbole   -  Windsurf!

Oggi è il 16 Agosto e come suggerito dal nostro oste e convenuto , prendiamo l'autobus che ci porterà a Riva del Garda e soprattutto a Torbole, patria del windsurf gardesano, meta agognata da Fra fin  dall'inizio.
Il Tempo è incerto ma non frena il nostro desiderio di stare all'aria aperta.
Lungo tutto il tragitto bagnanti, ciclisti surfisti e velisti condividono il nostro stesso desiderio ed è un continuo susseguirsi a movimentare e colorare lo sfondo del lago e dei monti, già superbo di per se.

Il bus procede a rilento specie n prossimità dei centri più grandi, in cui si formano code lunghe più di un chilometro, d'altra parte il periodo lo richiede. Finalmente Torbole! alla periferia di Riva
E' qui che ci sono le scuole di surf più prestigiose ed il desiderio segreto della miss è di farne parte.
Il lago è punteggiato di decine e decine di vele e surf dai molteplici colori, è increspato per un vento di libeccio non proprio debole, ma soprattutto è illuminato da un sole che per l'ennesima volta ha avuto la meglio sulle nuvolaglie.

Una puntata al Carrefour per il meritato ristoro che consumiamo, come molti altri, sui sassi del bordolago.
Prima però una visita alle scuole di surf, i cui nomi sono noti a Fra, a cui si propone invano per la stagione ( avrebbe dovuto conoscere il tedesco.) Ci soffermiamo a scattare foto al "parcheggio" delle vele:
immagini suggestive delle rastrelliere su cui sono posate in ordine e per classi vele e surf coloratissimi.
In un vasto capannone, che deve servire anche da officina, attrezzatura di livello professionale.

Fra non resiste alla tentazione di bagnarsi, e questo lo sapevo; ma l'acqua deve essere molto fredda perchè
tutti i surfisti hanno la muta e i pochi bagnanti temerari riescono dopo un minuto.Si prepara con il suo costume azzurro ma l'acqua deve essere proprio fredda se perfino lei dovrà impiegare più di dieci minuti con l'acqua a metà coscia per acclimatarsi ed immergersi. Una rapida sbracciata ed altrettanto rapidamente esce.
L'adrenalina raccolta nell'acqua fredda la sprigiona attraverso la pelle, i cui pori si sono chiusi a difesa, ora rabbrividita ed increspata ma manifesta tutta la sua gioia per la sensazione di benessere che quel bagno le ha trasmesso: una frustata di energia.
Inascoltato ammonitore, non posso fare a meno di inorgoglirmi per la bellezza di questa figlia: l'azzurro gli dona proprio, e tutti la guardano, non solo per l'impresa ! Che bella ragazza.

Fortunatamente si asciuga e si riveste in fretta consentendo al sangue di riaprire le arterie e riprendere la sua corsa rianimando tutti gli organi per qualche momento traumatizzati.
E' ancora primo pomeriggio ma il costone di montagna che sovrasta Riva e la separa da Torbole impedisce al sole di resistere a lungo, e piano piano le ombre si allungano sulla spiaggia ed anche la temperatura è meno piacevole. La gente comincia a raccogliere le proprie cose ed anche noi decidiamo per una passeggiata verso Riva.

Inutilmente cerco di ricordare a Fra che su quelle rive era già stata in una precedente vacanza da bambina.
Non ricorda. Ci fermiamo in un giardino per consumare il nostro snack.
Passiamo sotto l'arco che introduce alla zona storica di Riva, ma senza addentrarci troppo.
Chiediamo ad un negozio di bici il costo della borsa da trasporto, troppo cara.
Ci avviamo verso la fermata del bus: l'ultimo della sera!, che aspettiamo con una certa trepidazione.
Quando scendiamo davanti l'hotel è ormai buio.La serata la passiamo lì : domani si riprendono le bici!!!

 
      








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mercoledì 20 settembre 2017

L'Augustea - 15/16 - 13 & 14 Agosto 2014 - Ostiglia - Roverbella - Pai di Sotto (Torri del Benaco)

13 Agosto 2014 - Osiglia - Roverbella

La colazione la mattina è al bar, frugale ed ordinaria, rallegrata dal buonumore e dalla parlata chiassosa della signora. Siamo un pò rammaricati per non aver incontrato alcun segno della
Via Augusta che partiva da questi luoghi, ma la signora ci rassicura che nel mezzo della piazza di Cornelio avrei potuto ammirare le vestigia della città antica e che il percorso in duemila anni si è modificato: ad esempio l'albergo stesso è costruito su un area che prima della guerra era paludosa e ci passava un canale; inoltre i bombardamenti della seconda guerra mondiale ed il recente terremoto, e quelli precedenti, hanno stravolto la topografia del territorio.

Non abbiamo tempo per visitare il museo Archeologico che sicuramente ci avrebbe dato ulteriori informazioni: sono già le undici ed abbiamo fretta di partire prima che il tempo cambi.
Si prosegue sulla riva sinistra del Po da qui in poi e proprio all'imbocco della ciclabile ecco per la prima volta la targa della Via:un segnale che ritroverò in molti altri tratti del cammino e che mi sarà da guida.

Il cielo piano piano si sta ingrigendo e rende l'atmosfera malinconica: la maestosità del Fiume, il suo andare apparentemente lento, denso, gli scorci e la fauna che lo rincorre, danno l'impressione rassicurante di un vecchio saggio.
Pioviggina ma non disturba. La ciclabile è frequentata e ben messa. Lasciamo la riva all'altezza di una chiusa e per qualche decina di metri aggiriamo il Mincio: lo scavalliamo traversando due ponti in ferro. Tevere, Reno, Po Mincio.....una lezione sui fiumi d'Italia!

Improvvisamente ci troviamo in una distesa desolata, in un tratto sterrato, con il cielo ora plumbeo.
Stiamo seguendo le indicazioni per Mantova che però non sono molto chiare. Io proseguo dritto verso la campagna...sbagliando. Chissà dove mi sarei ritrovato senza Fra che ogni volta mi riporta sulla
retta via. Perciò giriamo a sinistra, il sentiero taglia la campagna.....siamo immersi nell'acqua:
canali, canaletti, erba bagnata, cielo gonfio. Ci ritroviamo in una cittadina con basse case rosse e viali alberati, forse Governolo, in fondo al canale più largo una residenza maestosa.  

Chiediamo conferme ad una gazzella dei carabinieri. All'uscita dalla cittadina a destra riprende la ciclabile ed entriamo in un bosco, il parco del Mincio, con postazioni per il birdwatching.
Questa zona farebbe felice un idrografo con chiuse e canali che si susseguona lungo il fiume.
Superiamo una numerosa famiglia francese in bici, ed usciamo alla periferia di un altro paesino: nel parco giochi c'è una fontana che fa al caso nostro.
Le indicazioni anche qui sono dubbie ma imparerò che dritto significa a destra! Almeno qui.

Riprende a piovigginare proprio all'ingresso della periferia di Mantova: le indicazioni ci fanno fare un giro vizioso, allungando dentro e attorno alle case, forse per evitare la provinciale più pericolosa.
Al passaggio a livello comincia un acquazzone di quelli buoni: tutta l'acqua trattenuta si sta rovesciando ora: non resta che ripararci sotto una pensilina del bus. Sulla destra la paletta che indica la direzione per Palazzo Te', uno dei vanti di Mantova
Bloccati per oltre mezz'ora decidiamo di andare, schizzati dagli schizzi che alziamo passando sulle numerose pozzanghere....arriviamo ad  una piazza porticata, dove ripararci, ma ormai non piove più.

Turisti e viandanti affollano intruppati i portici ed i negozi lì sotto. Leghiamo le bici per andare a vedere il castello dei Gonzaga.
Rispetto al castello di Ferrara questo è rinascimentale ed è tutto raccolto in una grande piazza.
Mantova ha la forma di un grande quadrato circondata dal Mincio che qui si allarga per formare
tre grandi laghi :il Superiore, Medio, Inferiore. La zona storica si trova all'angolo superiore del quadrato.
Mantova è la città di Virgilio, del Mantegna, di Matilde di Canossa, ma soprattutto dei Gonzaga: la piazza della residenza dei duchi, piazza Sordello  piu' che un castello raggruppa una serie di edifici storici, costruiti in epoche diverse, il Palazzo del CAPITANO, il Palazzo Ducale che conserva al suo interno, oltre agli altri, uno dei capolavori del Mantegna - nativo di qui, "La Stanza Degli Sposi" commissionata da Ludovico Gonzaga.

Sarebbe opportuno spendere dei soldini per visitare il palazzo ed i meravigliosi affreschi e le sculture di autori fondamentali per la storia dell'arte, ma il tempo ridotto e la nostra ritrosia legata al budget,
ci devono far contentare di ammirare l'esterno e dare una sbirciatina ai giardini.
Nell'androne della toilette su un maxischermo scorrono foto e descrizione delle bellezze interne ed esterne del  palazzo ducale e degli altri edifici di piazza Sordello ma l'acustica è pessima e desistiamo.
Fuori intanto è tornato il sole e la passeggiata è più piacevole. Anche il palazzo del Capitano è a pagamento, ci rifuggiamo nel Duomo, niente di particolare tranne il corpo intatto del Santo Biagio
patrono della città; il palazzo Vescovile è adiacente al Duomo e di fronte al palazzo Ducale.

Poco prima, intrufolandoci in un cortiletto scopriamo la statua del Rigoletto. La vicenda della famosa
opera verdiana, anche se di fantasia, si svolge a Mantova ed il duca protagonista è proprio il duca di Mantova. E allora giù con le foto.
Lasciamo P.za Sordello e riattraversiamo l'arco del palazzo medievale, e siamo di nuovo sotto i portici che portano a P.za delle Erbe, un'altra zona importante con il palazzo della Ragione.

Sono quasi le sei del pomeriggio, facciamo la spesa e ci avviamo verso il B&B prenotato che si trova
ad una 15Km. L'uscita è attraversando il lago superiore, ma sbaglio e per un po' giriamo a vuoto.
Ci affidiamo a due signore, madre e figlia calabre! , ma al primo bivio ci sembra di tornare indietro.
Dopo un pò incrociamo un runner che si sta infilando in un parco: ci dice di seguirlo per la gioia di Fra. All'uscita siamo sulla strada giusta per Roverbella.
Superiamo Goito, reminiscenze risorgimentali del famoso sistema di difesa austriaco che costituiva il quadrilatero di fortezze con Mantova e Peschiera e Legnago e Verona, dove cominciammo a suonargliele, e dopo un lungo rettilineo arriviamo all'albergo.

La signora ci aspetta all'ingresso perche'.....la struttura è chiusa, ma le camere sopra il ristorante no.
Siamo praticamente gli unici ospiti ed approfittiamo della disponibilità di vettovaglie per cenare come si deve.
Usciamo il dopocena per il solito gelato. Non c'è molta vita, anzi in giro alle nove d'estate non si vede un' anima. Risolviamo dopo una lunga camminata con un bar in chiusura: ottimo.


14 Agosto 2014 .  Roverbella -Pai di sotto.

Il cielo è gonfio. Le signore che ci preparano la colazione non ci rassicurano: pioverà.
Ma in fondo al viale nella nostra direzione il cielo sembra aprirsi, e decidiamo di partire.
Dopo un paio di chilometri in cui ci si rallegrava per la buona sorte, il cielo davanti e a lato è sgombro di nuvole ma non sopra di noi e  all'improvviso goccioloni pesanti ci investono in mezzo
alla campagna e non possiamo fare niente per evitare la peggiore fracicata mai presa!

Fortunatamente ad una curva ci siamo potuti riparare dentro un cascinale accolti dalla sorpresa di  una signora che stava spazzando all'interno di un capannone.L'aia era piuttosto ampia e noi e le bici abbiamo trovato riparo in un capanno delle ....uova, cercando di asciugarci in qualche modo, in attesa che spiovesse. L'acquazzone è durato una decina di minuti e sgocciolando la pioggia cessò del tutto.
Dopo aver scambiato con la signora commenti sulle colture locali ed i danni che questi scrosci recano, ci siamo rimessi in viaggio.

La strada proseguiva asfaltata fino ad una nuova chiusa sul Mincio, fiume storico, poi improvvisamente ancora campagna. Siamo entrati in un paesino rurale con case basse rosse e strade vuote. Forse Borgetto di Valeggio
L'ambientazione ricordava il film Novecento dei fratelli Taviani con i canali ed i filari di lecci.

Ci siamo ritrovati all'uscita del paese lungo una superstrada, una circonvallazione, con una lunghissima salita che, seppure la pendenza non fosse troppo dura, ci ha sfiancato.
Il tempo s'è messo al bello asciugando quella sensazione di umidità che ci si era appiccicata addosso.
Dopo la salita una bella e lunga discesa verso Peschiera tra le case che man mano che ci avvicinavamo al lago di Garda si facevano sempre più ricche e piene di vegetazione.

L'ingresso e l'uscita da Peschiera è stata traumatica. Ci siamo infatti trovati ad attraversare una ampia rotonda con strade che si dipanavano per ogni dove, Bergamo, Brescia Milano , e salivano verso l'autostrada. Dopo aver percorso due volte la rotonda abbiamo preso l'unica via che non sbucava in autostrada .
La nostra direzione era Lazise, confermata da un ristoratore in un grande spiazzo per Tir, un'altra piccola salita, una rotonda una discesa e finalmente il lungolago, dove la ciclabile si snoda proprio
sulla riva. Ma siamo in prossimità del Ferragosto e la riva è gremita come fossimo su una spiaggia
del Tirreno....

Ombrelloni, sdraio, palloni e tamburelli creano, complice la splendida giornata che è uscita, una atmosfera di allegria, che però ci rallenta non poco, anche perchè siamo costretti ad entrare ed uscire
sulla statale che corre parallela e su cui incrociamo gruppi di ciclisti in tute sgargianti.
l'aria è tiepida e c'è il sole. Superato Garda, dopo una breve salita ed una curva, siamo investiti da un vento contrario e costante. L'acqua del lago, prima piatta, qui si increspa con onde ampie e lunghe.
Il panorama è grandioso: in fondo alla valle le nubi scure e minacciose si confondono con i rilievi dei monti che contornano il lago lungo tutto il suo perimetro, bruni sulla sponda opposta, confusi tra nebbia e foschie. Dal nostro lato il sole ci accompagna caldo così come il vento, fastidioso.

Arriviamo a Torri del Benaco, località prossima alla nostra meta, e ci fermiamo per un giro.
Nel giardino del Castello Sforzesco tavolate e baracchini approntati per la festa di metà agosto.
Fra è attirata dal porticciolo dove alcuni surfisti provano le loro abilità.
Riprendiamo la pedalata ostacolati dal vento e dalla salita ma alla fine arriviamo all'albergo prenotato da tempo: Hotel Giannini dove ci ristoreremo per tre giorni.

sabato 9 settembre 2017

L'Augustea - 12/13/14/ - 10/11/12 Agosto 2014 -- Ravenna Argenta Ferrara Ostiglia

12) 10 Agosto  --  Ravenna Argenta

Ci siamo lasciati questa mattinata per vedere i famosi mosaici bizantini e gotici. E' la terza volta che vengo e mi sembra ora.
Ravenna è stata la capitale dell'Impero Romano d'Occidente, con Onorio e la sorella Galla Placidia , madre reggente dell'imperatore bambino Costanzo, e poi sotto la dominazione di Teodorico re dei goti.
A queste vicende storiche è dovuto il ricco patrimonio artistico culturale di Ravenna.

La colazione in ostello è appena sufficiente, senza niente di particolare, ma perlomeno i panini riusciamo a farli - e Fra me li affida da portare fuori ...fischiettando!.Rinunciamo alla lavanderia, che avremmo dovuto e potuto fare: troppo tempo, troppo complicato, troppi soldi! Lasciamo i bagagli e andiamo liberi con le bici.
Prima tappa a comprare i biglietti con solita polemica sull'organizzazione - i biglietti non si acquistano in situ ma la vendita è centralizzata all'ufficio del turismo - 9,50 euro a testa per la visita di cinque siti.

Il primo è la Basilica di San Vitale, fatta costruire da Giustiniano nel 550 dopo aver sconfitto gli ostrogoti e recuperato al culto cattolico la città, La cosa notevole di questi mosaici è il loro effetto d'insieme di ricchezza e prestigio realizzato dagli autori, non solo dal punto di vista artistico ma anche e soprattutto tecnico, con la scelta dei colori delle tessere e la loro disposizione. Le raffigurazioni non servivano solo ad omaggiare e narrare le prodezze del potente di turno, ma erano dei veri e propri racconti divulgativi per il popolo e monito per i nemici. Da qui la magnificenza degli ori e dei lapislazzuli - questi ultimi rari e pregiati -
In un lato della basilica un pannello mostra le minuscole tessere ed illustra come erano lavorate a formare le straordinarie raffigurazioni.Sebbene avessi già visto i mosaici della Basilica di Monreale a Palermo, lo spettacolo ogni volta lascia senza parole.
La Basilica a pianta ottagonale è un esempio illustre dell'arte orientale bizantina:le figure sono poste quasi esclusivamente nell'abside centrale intorno ed a fianco della figura del Cristo Pantocratore:, Giustiniano e Teodora, il vescovo Massimiano - uno dei due generali che avevano sconfitto i goti - titolare della basilica, ed ai lati scene del vangelo, e dignitari che omaggiano l'imperatore.

Le altre volte della basilica riportano anch'esse raffigurazioni a mosaico, ma meno significative e brillanti, mentre mi interrogo sul perchè i mosaici a pavimento non sono protetti da intemperie e calpestio.
Un po' spoglia ma degna introduzione a quello che è talmente spettacolare da lasciare senza fiato: il Mausoleo di Galla Placidia, fatto erigere dall'imperatrice per se per il figlio Costanzo e per il fratello Onorio.
Mori' a Roma e non è mai stata tumulata. li, anche se i sarcofagi sono tre.
L'ingresso è fortunatamente contingentato: l'ambiente ristretto, la luminosità delle figure rappresentate esaltate dall'oro delle tessere, ma soprattutto il blu del cielo stellato della bassa volta trasmettono un senso di estrema intimità e raccoglimento, di serenità e suggestione, un luogo dove sarebbe piacevole trascorrere il tempo dopo la vita!  Giotto, nella riproduzione del presepio nella Cappella degli Scrovegni, non può che essersi
ispirato alla magnificenza di questi antichi e anonimi artisti, e dopo di lui tutti quelli che hanno voluto nel medioevo rappresentare la spiritualità del cielo stellato.( Padova non dista molto da Ravenna).

Tra le figure rappresentate quella celeberrima del Buon Pastore. L'affluenza è minima e così abbiamo qualche minuto in più per godere di quella bellezza. All'uscita la luce del sole del primo pomeriggio è abbagliante.
Siamo molto contenti, io di certo, e  ci dirigiamo verso l'Arcivescovado dove ci attendono altre sorprese.

Visitiamo per prima la cappella vescovile di Sant'Andrea: anche qui mosaici e cielo stellato : in fronte il Cristo guerriero che schiaccia  gli animali che rappresentano l'eresia ariana; ai lati i quattro Arcangeli ,Michele Gabriele Uriele e Raffaele, ed i quattro evangelisti a riaffermare che l'unica vera fede è quella cristiana.
Gli ostrogoti erano ariani e Teodorico aveva fatto costruire edifici ariani (la basilica, il battistero), anche se
durante la dominazione gotica i vescovi delle due fedi coesistevano  
Una  cosa notevole è  una iscrizione in latino:
Aut Lux hic nata est, aut capta hic libera regnat! (o la luce è nata qui oppure, catturata, qui libera regna!) a sottolineare la magnificenza e la luminosità dei mosaici.
La Cappella di Sant' Andrea è tutto quello che resta del Palazzo Vescovile che, come ci racconta un custode, durante lavori di restauro nel settecento per errori di calcolo, è sprofondato e gli ambienti antichi,
risalenti cioè al V e VI  secolo si trovano attualmente a livelli inferiori di sei sette metri e sono oggetto di
lavori di recupero. Quello che si è salvato e/o recuperato è custodito oggi nel museo del Palazzo, ai piani superiori. Altre sorprese: La Cattedra di Massimiano in legno rivestita di avorio intarsiato con scene della bibbia e dei vangeli; una lastra in pietra con il calendario pasquale perpetuo; mosaici che raffigurano a grandezza naturale la Madonna Orante e Giustiniano! E' tutto estremamente sorprendente anche perchè
sono radunati qui in questa città appaentemente marginale dell'Impero capolavori storici ed artistici che a Roma possiamo vantare con la stessa magnificenza solo a Santa Maria Maggiore ed in qualche chiesa paleocristiana.!

Non abbiamo tempo, e forse anche le forze, per visitare il Battistero Neoniano oppure quello Ariano, per cui decidiamo di visitare la Basilica di S. Apollinare Nuovo, che è sulla strada per rientrare.
Anche questa edificata da Teodorico, fu successivamente " rifatta" dopo la conquista dei generali di Giustiniano nel 550. I mosaici originali, ariani, furono infatti tutti sostituiti con scene riprese dai Vangeli e dalla Bibbia. Di notevole però che alcuni mosaici - quelli dell'ordine superiore che furono parzialmente modificai - ci mostrano come era il palazzo di Teodorico ed il porto di Classe e costituiscono perciò una prima testimonianza topografica della città. Conserva le reliquie di San' Apollinare trasferite qui dalla basilica in Classe per preservarle dalle incursioni piratesche .
Nel museo attiguo alcuni manoscritti ed incunamboli che documentano dal periodo del papiro e della pergamena alcuni momenti storici della vita della città.  

Torniamo all'ostello che è già pomeriggio. Fra è stanca e nervosetta: mi provo a non irritarla di più anche perchè capisco che la giornata è stata stancante. Si appisola sul divano mentre io comincio a prepararmi.
Sono ormai le cinque quando riusciamo a partire.Le indicazioni della ostellessa per Ferrara ci portano all'incrocio della sera precedente - quello del Pala De Andre' - non il cantante.
Un incrocio enorme con indicazioni per ogni dove. Dopo giri e rigiri - perchè sono tutte superstrade - seguiamo l'insegna per Ferrara, ma arrivati ad una rotonda ci rendiamo conto che da lì dobbiamo uscire!
L'intensità del traffico e la velocità con cui sfrecciando ci sfiorano le macchine, ci inducono a fermarci quasi subito al distributore. Occhio di lince individuo subito la persona sbagliata a cui chiedere lumi: è un camionista ma non spiccica una parola di italiano. E' rumeno.
Va meglio con un imolese che ci informa che Ferrara è dalla parte opposta.

Prendiamo perciò una strada dritta poco trafficata - l'unica possibile - che porta a Sant' Alberto.
Il tomtom di Fra conferma: la meta è a 44Km. Non c'è traffico siamo in campagna, si va tranquilli.
Un check poco dopo con un ragazzo in moto - in mezzo al deserto rotto solo da qualche trattore - ci conferma che la direzione è corretta. A Sant' Alberto ci consigliano di attaversare il fiume Reno con il traghetto.Siamo a Chiesa Nuova di Voltara: il fiume è in fondo alla discesa, una specie di zattera ci attende.
Saliamo e non facciamo in tempo a prendere i soldi che siamo dall'altra parte: anticamente era chiamato il Passo degli Etruschi, oggi Passo Anerina. Uno scambio di battute con i due ragazzi - forse fidanzati o fratelli - che gestiscono il servizio ( poverini deve essere noioso e poco remunerativo), risaliamo la sponda del fiume, erta, ed in cima uno spettacolo creato dall'acqua: Il delta del Po e le saline, ormai abbandonate, di Comacchio. una distesa di acqua inframmezzata da isolotti verdeggianti e vegetazione lacustre, un habitat protetto dove vivono specie ....Dove siamo ce lo dice un passante - pescatore o cacciatore - perchè
non riusciamo a localizzare la nostra posizione geografica.

Proseguiamo su una lingua di terra tra l'acqua delle Valli da una parte ed il fiume dall'altra.  Finisce presto e ci troviamo nella solita campagna piatta e deserta di esseri umani. Lunghi rettilinei ortogonali, grumi di case allineate ma apparentemente disabitate, un paesaggio ed un aria tipica dei documentari di Mario Soldati degli anni 50. Improvvisamente fatico a pedalare, la bici è più pesante. Fra mi annuncia che ho la ruota a terra.

Siamo a Longastrino. Ho gli attrezzi e la camera d'aria in sostituzione, ma preferirei lo facesse un ciclista.
Non c'è nessuno. In effetti da quando abbiamo lasciato casa di ciclo officine zero.
Eppure questa è una zona dove tutti vanno in bici. Propongo di trovare lìun posto per dormire. Non ce n'è!
Poi vediamo un caseggiato con scritto "casavacanza" e davanti un bel prato verde. Così fortunati?
No. E' chiusa e sembra abbandonata. Anzi è la locazione dei vigili urbani, ma non ci sono.
Non ci resta che smontare tutto e provare a sostituire . Mi complimento con me stesso per l'abilità in pochissimo tempo è fatta! Ma la pompa che ho portato, della Graziella! , non pompa.Disperazione!
Come una apparizione Fra mi fa notare nel giardino attiguo un ciclista tutto bel vestito e professionalmente attrezzato. Si chiama Davide, viene da Imola, fa circa  120Km e sta tornando a casa. Ha la pompetta super efficiente ma soprattutto ha i muscoli.
Ringraziamo per l'efficiente aiuto e siamo di nuovo in marcia.

Menate, a 7Km, poi Molino di Filo e poi Filo, il paesotto più grande. Sono quasi le sette ed anche se c'è ancora luce la giornata è stata pesante e cerchiamo un posto per dormire.
Un bar con camere è pieno e ci suggerisce un affittacamere. Due chilometri di deviazione tra campi e canali.
E' una trattoria con un ampio parcheggio, rincuorati entriamo, c'è un bel camino grande con fuoco acceso ed una bella brace..
Pregustiamo il meritato riposo e magari una cena succulenta ma il tizio ci spara 50 euro! Lì in quel posto sperduto?!! E' matto? No, mi chiede se lo voglio regalato, litighiamo, ce ne andiamo. Sono stanco e arrabbiato. Comincia ad imbrunire. Sulla strada ci segnalano un altro Hotel. E' il primo che incontriamo.
E' piuttosto pretenzioso. E' un resort, con piscina. Il ristorante è stracolmo ed anche qui si sentono profumi
invoglianti.. La ragazza si rivolge all'oste che si dispiace ma non ha posto. Non ha neanche tempo per starci a sentire, lo capisco, ma ho il sospetto che nel diniego ci sia lo zampino dell'altro ristoratore.

Sono idrofobo ma non possiamo fare altro che riprendere le bici. Tra pochi chilometri c'è Argenta, una cittadina e lì dovremmo trovare. Fra mi accusa di aver fatto la manfrina perchè incurante della sua stanchezza, era lì che volevo arrivare oggi.Non è vero ma le mie profferte di innocenza non la calmano.
La strada sbuca sull' Adriatica! Una strada stretta a due corsie supertrafficata e con il buio che incombe.
Sono preoccupato. Un altro tentativo in un piccolo hotel lungo la strada è negativo, Manca poco alla deviazione per Argenta. Ci infiliamo in un bosco che non finisce mai, ma per fortuna non ci sono macchine.
Entriamo nella periferia che è ormai completamente notte. Poche luci, bar chiusi nessuno in strada. Ho paura che non troveremo niente anche qui! E invece giriamo sulla piazza e a pochi metri l'insegna di un albergo.

Il portiere di notte, che è anche il gestore, modesto e accomodante ci accorda per 50 euro, con colazione e posteggio bici.Non replico. Ci indica il posto a pochi metri dove cenare. Ci precipitiamo perchè è tardi e non possiamo rischiare di restare anche senza cena. .
E' una grande ristopizzeria con pianobar e arredamento esotico: anche se tardi a questi lidi, è ancora abbastanza pieno. Sono sorpreso. La ragazza molto gentile ci fa subito accomodare. Il cantante è un po' svogliato ma è un bel contorno; anche la pizza e pure Fra è soddisfatta della sua cena. 30 euro, non male.
Come solito la passeggiata dopocena è oggetto di conflitto, per cui lei a destra io a sinistra!
Anche Argenta è una città bombardata e ricostruita totalmente. La grande piazza del comune riporta su un monumento l'elenco delle vittime. C'è un bel viale alberato con chioschetto gelato frequentato. Non ne approfitto. Siedo ad una panchina a rimirar le stelle, torno ed incrocio la miss: non è successo niente. Andiamo a dormire.

13 - 11 Agosto 2014 -  Argenta Ferrara    

Colazione giù al bar dell'hotel con il gentil tizio che, fa notare Fra, deve essere andato al forno lì vicino a comprarci i cornetti, croccanti appena sfornati. Ci racconta delle poche soddisfazioni, siamo gli unici clienti, che ricava dalla gestione dell'albergo, dell'assurdità della doppia Tasi .ed in genere del fisco predatore.
Argenta ha un'oasi ecologica che è visitata da gruppi di studenti e scout, ma in generale non ha attrattive e quindi l'hotel sopravvive con gli operai di passaggio inviati dalle ditte. Veramente poca cosa!
Lui abita in una stanza dell'albergo ma la legge, ed il fisco, gli impongo una residenza disgiunta: doppie tasse!
Salutiamo la madre che è lì a far compagnia all'attempato figliolo. Per il tragitto che dobbiamo fare c'è una bellissima ciclabile nel bosco, ci indicano, che sfocia nella vecchia sede della SS16 ora abbandonata e quindi sicura. Ringraziamo e salutiamo, su per il canale e quindi.....sbagliamo strada. E' un attimo e prendiamo quella giusta.

E' un sentiero nel bosco che costeggia inizialmente il fiume e poi si incunea tra gli alberi per la gioia di Fra che può finalmente sfruttare le sue abilità in mountainbike: la "ciclabile" è infatti uno sterrato con due solchi stretti quanto le ruote della bici, brecciolino e sterpi e radici. Sono preoccupato per la mia bici nuova, ma chi non tiene sono io con i miei problemi di equilibrio, che salto da un binario all'altro. Fra mi distanzia e la raggiungo solo quando si ferma a d aspettarmi. E' una giornata assolata e calda ma camminare nel bosco ci agevola non poco. Riceviamo la telefonata da P. Uggi!.Fra con il suo buon umore contagioso mette sempre allegria.
Superiamo un paio di stradine consortili e sbuchiamo, come ci era stato detto, alla periferia di un paesino
e sulla vecchia statale segnata da una casa cantoniera.

Il fondo è sconnesso ma per me 100 volte meglio della rotaia. La strada attraversa campi coltivati a distesa
d'occhio: per lo più peri e meli, ogni tanto in lontananza qualche cascina isolata tra i campi di mais.
Non c'è nessuno. Solo qualche polverone lontano di trattori al lavoro.Piatto e immoto. Come l'aria!
ogni tanto passa una batteria di camion colmi di balle di paglia. Una vecchia bianchina bianca guidata da una ragazza a 40 all'ora ci avvicina piano.
L'atmosfera è da film americano e ci fermiamo per scattare alcune foto per immortalare la ...solitudine!
Ripartiamo. Finora gli alberi di fichi incrociati avevano frutti acerbi, non questo all'incrocio di una frazione con due case: ne raccogliamo qualcuno, e qui inizia una delle parti belle della giornata.

Più avanti ancora fichi grossi neri e maturi. Ne potremo prendere molti di più ma non sappiamo dove metterli
e bisognerebbe arrampicarsi. I filari di pere e mele a portata di mano sono una tentazione continua, ma c'è il rischio della scoppiettata: mi fermo e ne prendo 4 o 5. Riprendiamo ma poco dopo Fra mi chiama eccitata: more! grosse come prugne. Non smettiamo di prenderne, ed anche se i nostri contenitori sono capienti abbiamo difficoltà a stiparle.Siamo in strada ed è più facile osservare: a pochi metri basta scendere un poco
un filare di pesche enormi colorate: ne possiamo prendere solo un po', grosse quasi come cocomeri....
Papà! Un campo di cocomeri !....ma come facciamo?! Non sapremo come portarli oltre alla difficoltà di prenderli. Desistiamo accontentandoci del raccolto già fatto.

Così dovevano vivere gli uomini all'età dell'oro! Il piacere di aver risvegliato modalità primordiali, anche se approfittato del lavoro altrui, andare così senza orari, senza obblighi, godere di quello che il momento offre
ed afferrarlo ....cos'altro di più?
Con l'anima così rallegrata dall'intermezzo bucolico, abbiamo percorso placidi gli ultimi chilometri fino alla periferia di Ferrara, dove siamo arrivati il primo pomeriggio. Poco movimento di persone e nessuna indicazione per il centro città:: strade e vicoli, lunghi e alti  muri, colorati di un marrone pastello dalla luce del sole,  interrotti di quando in quando da ampi portoni chiusi. Pavimentazione acciottolata e grossi sassi, ambulazione difficoltosa per le bici., svolta a destra, svolta a sinistra, ma sempre in direzione nord, nella speranza di arrivare in centro..

Ero curioso di conoscere Ferrara, la città degli Estensi, una città ricca ed elegante. La prima impressione è stata di una cità addormentata, certo i giorni e l'ora, e l'arrivo in P.za Trento&Trieste,
adiacente la cattedrale non ha dato un impatto positivo: un gruppo di perdigiorno- se non barboni - seduti all'ombra su una bassa balaustra, con bottiglie e bici appoggiate.
Qualche turista stranito che si aggirava stancamente, nel sottoportico più avanti una gelateria con qualche tavolino. Non è stato un bel benvenuto.

Il nostro intento immediato era quello di trovare un posto per dormire, con la app di Francesca le due telefonate non hanno sortito effetto. Ci rivolgiamo all'ufficio turistico all'interno del castello, ed una ragazza carina ed in gamba ci indica più di una opzione: scegliamo un B&B non troppo lontano nel nostro target di prezzo.

Il nome- "Sotto i Vecchi Cioppi" - ci ha aiutato nella scelta: solo una persona con fantasia poteva nominare così un ostello. Siamo nella città di Bassani e questi viali assolati e deserti ci riportano nell'atmosfera dei Finzi Contini. Ci accoglie una radiosa e gentile signora matura, piuttosto ordinata nel portamento e nel vestire, ciarliera ed ossequiosa, che ci invita ad entrare con tutte le bici, guidandoci verso il giardino, tutto bel fiorito,  interno alla casa, dove possiamo stiparle.
Ci complimentiamo per come è curato e rigoglioso il giardino e la signora, che non smette mai di parlare, è lusingata perchè "le piante sono la mia consolazione" insieme al barboncino che ci sta sempre in mezzo ai piedi, vecchio come la padrona.

La casa, ben messa, è a due piani e la nostra abitazione è al piano superiore: una ampia camera da letto con sovracoperte in broccato rosso, imposte socchiuse, un pianoforte nero - lo suonava la figlia.
Di fronte il bagno con una bella doccia, e poi un cucinino - senza gas e lavello ma con il frigo - che da' su un balconcino, anch'esso fiorito, con tavolinetto e sedie in ferro battuto verdi,di cui approfittiamo immediatamente per godere della pace e serenità che quel posticino, ben ventilato e ombrato, infonde.Un vero e proprio appartamentino tutto per noi e mentre la signora va a preparare i letti, Fra stipa il frigo di tutto quel ben di dio che abbiamo raccolto: sarà la nostra cena.

La signora deve evidentemente sentirsi sola, indugia ancora con noi e ci racconta che la sua casa è un  originale "carrugio ferrarese", caseggiati storici tipici dell'area ferrarese; è  la casa paterna caratterizzati da una struttura stretta e lunga a due piani con giardino sotto e terrazzino sopra.
Ci racconta della figlia - ingegnere elettronico - che si è stabilita con la famiglia ed i figli ad Amburgo in Germania, da diversi anni
Io gli racconto della mia figliolina di cui si innamora piano piano.....ma tutti si innamorano di Fra!!!   In questo delizioso relax durante il quale la signora ci ha servito un rinfrescante succo d'arancia, e noi l'abbiamo invitata ad assaggiare le nostre grosse e dolci more, abbiamo trascorso più di mezz'ora conversando come vecchi conoscenti! Il nome, dato dalla figlia, fa riferimento ai cocci di cui è rivestito il tetto.

 Finalmente la signora ci lascia anzi, mentre Fra va in doccia, accompagno la signora che fa fare la passeggiata al cane e mi segnala il forno dove acquisto pane e vino per gustare la nostra prelibata merenda preparata, come solito, in maniera magistrale e succulenta da Fra; la signora declina il nostro invito a condividere. Ci vestiamo ed andiamo finalmente a fare un giro per la città: per via prendiamo un po' di insalata nel market in chiusura.  

La cittadina è piccola e raccolta ed arriviamo in un attimo al centro storico.
Sostiamo davanti la facciata della Cattedrale di San Giorgio - tra stile romanico e gotico - molto ricca di statue e sculture, loggette: la statua della Madonna con bambino a grandezza naturale sporge autorevole da un balcone sopra il portale centrale. A lato imponente il campanile rinascimentale in marmo rosa. Il lato destro della chiesa è costituito da un portico che si prolunga per quasi l'intera
Piazza Trento e Trieste, quella del nostro arrivo,uno spiazzo rettangolare molto ampio , centro di aggregazione e culturale della città.

L'Università di Ferrara è una delle più antiche d'Italia, 1391, fondata dal marchese Alberto d.Este.
L'iscrizione che ricorda l'istituzione con bolla papale dell'Università si trova nel lato di faccia alla cattedrale: due statue una a cavallo, l'altra in trono introducono ad un passaggio ad arco.
Sulle pareti lastre di marmo commemorative di avvenimenti del ducato, un omaggio a Garibaldi e
il Discorso della Vittoria del 4 Novembre 1918 del Generale Armando Diaz, che stabilì la fine della prima guerra mondiale.

Al di là dell'arco un'altra ampia piazza con il Palazzo Ducale, oggi sede municipale, con lo scalone
d'onore in marmo bianco - che per nostra sconoscenza non abbiamo notato. Prima di trasferirsi nel Castello questo era la residenza dei duchi.
Il castello con il fossato ed il ponte levatoio si trova a destra della Cattedrale ed è un tipica costruzione medievale con una alta torre centrale. La Pro Loco è nel cortile interno ed eravamo già
stati nel pomeriggio. E' sera ed è  "purtroppo"....!!! tutto chiuso.

Medioevali sono invece i vicoli e le strutture commerciali a fianco della Cattedrale, così come il ghetto ebraico di via San Romano e di più la caratteristica Via delle Volte, rimasta praticamente intatta, così chiamata dalle giunture a volta tra le case della via, a costituire un percorso a portici-

Ecco, la parte più interessante di Ferrara sono proprio queste intersecazioni di vicoli stretti e acciottolati, poco frequentati e silenziosi, in cui è facile nascondersi e far perdere le proprie tracce:
proprio come nel film di De Sica, tratto dal romanzo di Bassani, figlio di questa città.
Insomma una città diversa da quello che immaginavo: bianca di marmi e luminosa.
E' di questo che parliamo tornando solitari pigramente a casa illuminati da una luce gialla tonda e lucente.

Non è molto tardi ed invitiamo la signora al balconcino a bere un pò di vino:accetta la compagnia
ma non il vino e chiacchieriamo piacevolmente per un pò: il suo cruccio è che non si collega con internet per registrare i nostri documenti!

Andiamo a dormire stanchi, con un pò di tv.    


12 Agosto 2014 - Ferrara - Ostiglia

Questa mattina, come quasi sempre, Fra si è svegliata presto perchè aprendo gli occhi sento parlare animatamente di là. Vado in balconcino dove è  "servita" la colazione ma la pace di ieri è svanita a causa di un insistente tagliaerba  estremamente rumorosa.
   
La signora con il suo cane è inoltre sempre in mezzo ai piedi per aiutare, suggerire, controllare....
poverina la solitudine è una brutta cosa per molti e lo dimostra commuovendosi nel saluto a Fra,
quando verso le undici, in linea con i nostri tempi, ci apprestiamo a partire.

Ancora una giornata calda e limpida, una foto ai cocci e via verso nord.
Un tempo, fino al medioevo, il Po attraversava la città e Ferrara era un importante porto fluviale.
Oggi c'è solo un canale che costeggiamo fino ad una rotonda che ci riporta verso il centro città e l'altro lato del castello.

Tra le cose notevoli di Ferrara che abbiamo omesso di vedere e per cui la città è oggi patrimonio Unesco, c'è il Palazzo Diamante, così detto per gli 8500 massi a forma di punta di diamante con cui
è costruito il palazzo e che creano effetti particolari di luci ed ombre.
Il Palazzo è posto nel quadrivio della città nova, il cosiddetto Addizione Erculea, uno dei primi esempi di città moderna realizzata nel '500 per estendere la città allora quasi esclusivamente medioevale.

Seguiamo l'indicazione che ci è stata data di proseguire lungo la ciclabile fino a Bondeno: sono circa 8 Km che percorriamo con un certo agio, e con la sorpresa di un pavone che fa la ruota con le sue meravigliose piume colorate, alla faccia di un bambino che lo guarda stupito!
Più avanti c'è un allevamento.
Da Bondeno dovremmo proseguire per Stellata: ci separiamo perchè non concordiamo sulla giusta via, ma poco dopo le due alternative si ricongiungono.
E' una strada di campagna poco frequentata e un pò desolata e anche il tempo si sta ingrigendo.

Fa caldo e dopo aver circumnavigato una diga con un lungo giro, siamo a Stellata di fronte alla
Rocca degli Estensi, detta dell' Ariosto, il poeta che passò lunga parte della sua vita alla corte degli
Estensi. Nessuno in giro: Francy è alla ricerca di una toilette, io mi rifocillo ad una fontana.
Finalmente siamo sulla famosa "ciclabile della destra del Po", ma prima di partire immortaliamo la Rocca ed un cartello che racconta di amori e fantasmi, lì svoltisi e aggirantisi.

Il Po è il Po e ci regala alcuni scorci veramente degni che non manchiamo di fotografare:
il fiume che cammina veloce, appare maestoso ed incute un certo rispetto e ammirazione.
Le acque verdi e dense fanno quasi paura ma poi gli scorci sugli argini o gli isolotti intruppati, e ancora la gente che prende il sole sulle spiagge, o i pescatori con le loro lunghissime lenze, restituiscono un senso generale di serenità.

Anche il sole è di nuovo tornato a picchiare forte.
Che il fiume sia vissuto dalle popolazioni locali è testimoniato dai numerosi circoli che incontriamo
sulle rive, dai percorsi attrezzati per runner e bici, dalle aree picnic che si susseguono con panche ma senza fontane. Approfittiamo per consumare il nostro merenda/pranzo con pesche e more: buonissimo, e con un dolcetto finale che la vivandiera con le sue abilità stregonesche non fa mai mancare.

Sono le tre del pomeriggio ed in questo tratto il Po fa una profonda ansa verso est: fortunatamente la strada sull'argine è interrotta e si deve uscire sulla statale, tagliando l'ansa. In quel tratto mi scateno con la bici che in pianura è una goduria far andare: siamo all'altezza del cosiddetto Cavo Diversivo.

Ci fermiamo nell'area di parcheggio di un ristorante....ovviamente chiuso! un pò di ombra alla pensilina del bus, ed ancora una volta in questa estate accaldata gli esseri umani latitano.
Con la mia riconosciuta abilità rabdomantica, in questa landa desolata affranta da una luminosità impietosa, mi metto alla ricerca di una fontana che scovo non lontano nascosta all'ingresso del giardino della chiesetta. Ci rifocilliamo, riempiamo le borracce e via.

Un lungo rettilineo ci riporta sul fiume: è la nostra direzione e riprendiamo la corsa.
L'asfalto della ciclabile, che evapora calore, è ingombro di paglia secca sia a dx che a sx, non raccolta. Gli unici veicoli che incrociamo sono trattori che trasportano balle.
Siamo in vista di Ostiglia la nostra meta odierna e la tappa iniziale della Claudia Augusta.

Sono un pò emozionato ma il panorama industriale ed un ponte in ferro che attraversa il fiume
smorzano gli entusiasmi. Un tizio sorpreso ci conferma che dobbiamo traversare il ponte per andare sulla sponda sx. Per me è una sofferenza perchè ogni strettoia mi crea problemi di equilibrio, se non proprio vertigini. Francesca è già di là ad aspettarmi.
Pensavo che qui tutti non parlassero d'altro che della Via Claudia: non è così e ciò è deludente.
Nessun cippo, nessuna indicazione!

La cittadina di case basse è piuttosto squallida e anonima.
Cerchiamo subito un albergo e troviamo il "Cioè" , che poi ricorderò essere un punto di sosta per ciclisti. La signora alla reception - una piccoletta giovane con occhietti piccoli e vivaci e, scoprirò poi, una risata chiassosa e coinvolgente, ascolta attonita la nostra proposta di accordarci per uno sconto sul prezzo della camera.
Alla fine cede e in modo cameratesco ci consegna la chiave e ci accompagna in camera, ancora piuttosto stupita di questo duo così assortito: certo Lei è un personaggio un pò particolare, ma anche noi con le nostre pretese dobbiamo apparire altrettanto strani......

Approfittiamo per rinfrescarci e riposare.
Il marito è il cuoco del ristorante annesso, e a giudicare dalle foto nella hall anche di buon livello.
Ci accomodiamo per la cena ed una ragazza, che ci racconta essere in partenza per l'Australia - emigra - ci snocciola il menù. Vorrei avere la carta, per vedere i prezzi, ma la signora interviene
subito esortandoci a prendere il menu a prezzo fisso 11€ ! Tutto buono!
Pennette - volevo fettuccine - vitella arrosto con patate arrosto e verdura cotta, caffè dolce vino rosso in omaggio.....che goduria. Fra acconsente anche se non ricordo cosa ha preso.
Un po soldatesca ma va benissimo.
La cena è allietata  dalla conversazione con due ragazzi al tavolo accanto e la cameriera.

Per il dopo cena passeggiamo verso la grande piazza nei pressi, intitolata a Cornelio Nepote con tanto
di statua: si sta svolgendo uno spettacolo con un gruppo che canta Gaber e Iannacci , presentato da Leonardo Manara, il comico di Zelig. L'accesso però è a pagamento.  
Ma noi intrepidi non ci fermiamo davanti a niente, facciamo il giro e risbuchiamo in piazza da un altro lato! Purtroppo solo posti in piedi.
Le canzoni, ultranote, sono belle e ben cantate ma l'attrazione è Manara che con le sue battute incisive e pungenti fa sbellicare tutta la piazza, specie quando prende di mira il sindaco obeso, che costringe a raccontare una barzelletta. A fine spettacolo ce ne andiamo a nanna.