Cos'è che li fa MUoverE ?

Chi avrebbe detto che una attività così semplice e spontanea - si cammina prima ancora di connettere verbo- poteva determinare una occasione di aggregazione, il ricostituirsi di antiche frequentazioni,risvegliare la voglia di stare insieme e condividere le emozioni di piccole avventure.Eppure guardateli con gli zaini in spalla ripieni di sorprese, attrezzature più o meno consone alla bisogna - animati da spirito di conoscenza, inerpicarsi per boschi e pendii alla scoperta del mondo che li circonda.

Ed allora ci si chiede cos'è che li spinge ad andare ed andare ed andare, cosa cercano, quali le motivazioni.Come al solito è meglio non porsi mai troppe domande:le risposte potrebbero essere deludenti banali scontate.....volgari! Lasciamoli camminare....Non ci interessa dove e perché.

Ci preme che vadano, che vadano ma che vadano pure a...Ecco, appunto!

Brahamana V sec. a.c - Indra esorta Rohita

Non c'è felicità per chi non viaggia, Rohita!
A forza di stare nella società degli uomini,
Anche il migliore di loro si perde.
Mettiti in viaggio.

I piedi del viandante diventano fiori,
la sua anima cresce e dà frutti,
ed i suoi vizi son lavati via dalla fatica del viaggiare.
La sorte di chi sta fermo non si muove.
Allora vai, viaggia, Rohita!
Indra esorta Rohita - (dai Brahamana V Sec. a.c.)

sabato 9 settembre 2017

L'Augustea - 12/13/14/ - 10/11/12 Agosto 2014 -- Ravenna Argenta Ferrara Ostiglia

12) 10 Agosto  --  Ravenna Argenta

Ci siamo lasciati questa mattinata per vedere i famosi mosaici bizantini e gotici. E' la terza volta che vengo e mi sembra ora.
Ravenna è stata la capitale dell'Impero Romano d'Occidente, con Onorio e la sorella Galla Placidia , madre reggente dell'imperatore bambino Costanzo, e poi sotto la dominazione di Teodorico re dei goti.
A queste vicende storiche è dovuto il ricco patrimonio artistico culturale di Ravenna.

La colazione in ostello è appena sufficiente, senza niente di particolare, ma perlomeno i panini riusciamo a farli - e Fra me li affida da portare fuori ...fischiettando!.Rinunciamo alla lavanderia, che avremmo dovuto e potuto fare: troppo tempo, troppo complicato, troppi soldi! Lasciamo i bagagli e andiamo liberi con le bici.
Prima tappa a comprare i biglietti con solita polemica sull'organizzazione - i biglietti non si acquistano in situ ma la vendita è centralizzata all'ufficio del turismo - 9,50 euro a testa per la visita di cinque siti.

Il primo è la Basilica di San Vitale, fatta costruire da Giustiniano nel 550 dopo aver sconfitto gli ostrogoti e recuperato al culto cattolico la città, La cosa notevole di questi mosaici è il loro effetto d'insieme di ricchezza e prestigio realizzato dagli autori, non solo dal punto di vista artistico ma anche e soprattutto tecnico, con la scelta dei colori delle tessere e la loro disposizione. Le raffigurazioni non servivano solo ad omaggiare e narrare le prodezze del potente di turno, ma erano dei veri e propri racconti divulgativi per il popolo e monito per i nemici. Da qui la magnificenza degli ori e dei lapislazzuli - questi ultimi rari e pregiati -
In un lato della basilica un pannello mostra le minuscole tessere ed illustra come erano lavorate a formare le straordinarie raffigurazioni.Sebbene avessi già visto i mosaici della Basilica di Monreale a Palermo, lo spettacolo ogni volta lascia senza parole.
La Basilica a pianta ottagonale è un esempio illustre dell'arte orientale bizantina:le figure sono poste quasi esclusivamente nell'abside centrale intorno ed a fianco della figura del Cristo Pantocratore:, Giustiniano e Teodora, il vescovo Massimiano - uno dei due generali che avevano sconfitto i goti - titolare della basilica, ed ai lati scene del vangelo, e dignitari che omaggiano l'imperatore.

Le altre volte della basilica riportano anch'esse raffigurazioni a mosaico, ma meno significative e brillanti, mentre mi interrogo sul perchè i mosaici a pavimento non sono protetti da intemperie e calpestio.
Un po' spoglia ma degna introduzione a quello che è talmente spettacolare da lasciare senza fiato: il Mausoleo di Galla Placidia, fatto erigere dall'imperatrice per se per il figlio Costanzo e per il fratello Onorio.
Mori' a Roma e non è mai stata tumulata. li, anche se i sarcofagi sono tre.
L'ingresso è fortunatamente contingentato: l'ambiente ristretto, la luminosità delle figure rappresentate esaltate dall'oro delle tessere, ma soprattutto il blu del cielo stellato della bassa volta trasmettono un senso di estrema intimità e raccoglimento, di serenità e suggestione, un luogo dove sarebbe piacevole trascorrere il tempo dopo la vita!  Giotto, nella riproduzione del presepio nella Cappella degli Scrovegni, non può che essersi
ispirato alla magnificenza di questi antichi e anonimi artisti, e dopo di lui tutti quelli che hanno voluto nel medioevo rappresentare la spiritualità del cielo stellato.( Padova non dista molto da Ravenna).

Tra le figure rappresentate quella celeberrima del Buon Pastore. L'affluenza è minima e così abbiamo qualche minuto in più per godere di quella bellezza. All'uscita la luce del sole del primo pomeriggio è abbagliante.
Siamo molto contenti, io di certo, e  ci dirigiamo verso l'Arcivescovado dove ci attendono altre sorprese.

Visitiamo per prima la cappella vescovile di Sant'Andrea: anche qui mosaici e cielo stellato : in fronte il Cristo guerriero che schiaccia  gli animali che rappresentano l'eresia ariana; ai lati i quattro Arcangeli ,Michele Gabriele Uriele e Raffaele, ed i quattro evangelisti a riaffermare che l'unica vera fede è quella cristiana.
Gli ostrogoti erano ariani e Teodorico aveva fatto costruire edifici ariani (la basilica, il battistero), anche se
durante la dominazione gotica i vescovi delle due fedi coesistevano  
Una  cosa notevole è  una iscrizione in latino:
Aut Lux hic nata est, aut capta hic libera regnat! (o la luce è nata qui oppure, catturata, qui libera regna!) a sottolineare la magnificenza e la luminosità dei mosaici.
La Cappella di Sant' Andrea è tutto quello che resta del Palazzo Vescovile che, come ci racconta un custode, durante lavori di restauro nel settecento per errori di calcolo, è sprofondato e gli ambienti antichi,
risalenti cioè al V e VI  secolo si trovano attualmente a livelli inferiori di sei sette metri e sono oggetto di
lavori di recupero. Quello che si è salvato e/o recuperato è custodito oggi nel museo del Palazzo, ai piani superiori. Altre sorprese: La Cattedra di Massimiano in legno rivestita di avorio intarsiato con scene della bibbia e dei vangeli; una lastra in pietra con il calendario pasquale perpetuo; mosaici che raffigurano a grandezza naturale la Madonna Orante e Giustiniano! E' tutto estremamente sorprendente anche perchè
sono radunati qui in questa città appaentemente marginale dell'Impero capolavori storici ed artistici che a Roma possiamo vantare con la stessa magnificenza solo a Santa Maria Maggiore ed in qualche chiesa paleocristiana.!

Non abbiamo tempo, e forse anche le forze, per visitare il Battistero Neoniano oppure quello Ariano, per cui decidiamo di visitare la Basilica di S. Apollinare Nuovo, che è sulla strada per rientrare.
Anche questa edificata da Teodorico, fu successivamente " rifatta" dopo la conquista dei generali di Giustiniano nel 550. I mosaici originali, ariani, furono infatti tutti sostituiti con scene riprese dai Vangeli e dalla Bibbia. Di notevole però che alcuni mosaici - quelli dell'ordine superiore che furono parzialmente modificai - ci mostrano come era il palazzo di Teodorico ed il porto di Classe e costituiscono perciò una prima testimonianza topografica della città. Conserva le reliquie di San' Apollinare trasferite qui dalla basilica in Classe per preservarle dalle incursioni piratesche .
Nel museo attiguo alcuni manoscritti ed incunamboli che documentano dal periodo del papiro e della pergamena alcuni momenti storici della vita della città.  

Torniamo all'ostello che è già pomeriggio. Fra è stanca e nervosetta: mi provo a non irritarla di più anche perchè capisco che la giornata è stata stancante. Si appisola sul divano mentre io comincio a prepararmi.
Sono ormai le cinque quando riusciamo a partire.Le indicazioni della ostellessa per Ferrara ci portano all'incrocio della sera precedente - quello del Pala De Andre' - non il cantante.
Un incrocio enorme con indicazioni per ogni dove. Dopo giri e rigiri - perchè sono tutte superstrade - seguiamo l'insegna per Ferrara, ma arrivati ad una rotonda ci rendiamo conto che da lì dobbiamo uscire!
L'intensità del traffico e la velocità con cui sfrecciando ci sfiorano le macchine, ci inducono a fermarci quasi subito al distributore. Occhio di lince individuo subito la persona sbagliata a cui chiedere lumi: è un camionista ma non spiccica una parola di italiano. E' rumeno.
Va meglio con un imolese che ci informa che Ferrara è dalla parte opposta.

Prendiamo perciò una strada dritta poco trafficata - l'unica possibile - che porta a Sant' Alberto.
Il tomtom di Fra conferma: la meta è a 44Km. Non c'è traffico siamo in campagna, si va tranquilli.
Un check poco dopo con un ragazzo in moto - in mezzo al deserto rotto solo da qualche trattore - ci conferma che la direzione è corretta. A Sant' Alberto ci consigliano di attaversare il fiume Reno con il traghetto.Siamo a Chiesa Nuova di Voltara: il fiume è in fondo alla discesa, una specie di zattera ci attende.
Saliamo e non facciamo in tempo a prendere i soldi che siamo dall'altra parte: anticamente era chiamato il Passo degli Etruschi, oggi Passo Anerina. Uno scambio di battute con i due ragazzi - forse fidanzati o fratelli - che gestiscono il servizio ( poverini deve essere noioso e poco remunerativo), risaliamo la sponda del fiume, erta, ed in cima uno spettacolo creato dall'acqua: Il delta del Po e le saline, ormai abbandonate, di Comacchio. una distesa di acqua inframmezzata da isolotti verdeggianti e vegetazione lacustre, un habitat protetto dove vivono specie ....Dove siamo ce lo dice un passante - pescatore o cacciatore - perchè
non riusciamo a localizzare la nostra posizione geografica.

Proseguiamo su una lingua di terra tra l'acqua delle Valli da una parte ed il fiume dall'altra.  Finisce presto e ci troviamo nella solita campagna piatta e deserta di esseri umani. Lunghi rettilinei ortogonali, grumi di case allineate ma apparentemente disabitate, un paesaggio ed un aria tipica dei documentari di Mario Soldati degli anni 50. Improvvisamente fatico a pedalare, la bici è più pesante. Fra mi annuncia che ho la ruota a terra.

Siamo a Longastrino. Ho gli attrezzi e la camera d'aria in sostituzione, ma preferirei lo facesse un ciclista.
Non c'è nessuno. In effetti da quando abbiamo lasciato casa di ciclo officine zero.
Eppure questa è una zona dove tutti vanno in bici. Propongo di trovare lìun posto per dormire. Non ce n'è!
Poi vediamo un caseggiato con scritto "casavacanza" e davanti un bel prato verde. Così fortunati?
No. E' chiusa e sembra abbandonata. Anzi è la locazione dei vigili urbani, ma non ci sono.
Non ci resta che smontare tutto e provare a sostituire . Mi complimento con me stesso per l'abilità in pochissimo tempo è fatta! Ma la pompa che ho portato, della Graziella! , non pompa.Disperazione!
Come una apparizione Fra mi fa notare nel giardino attiguo un ciclista tutto bel vestito e professionalmente attrezzato. Si chiama Davide, viene da Imola, fa circa  120Km e sta tornando a casa. Ha la pompetta super efficiente ma soprattutto ha i muscoli.
Ringraziamo per l'efficiente aiuto e siamo di nuovo in marcia.

Menate, a 7Km, poi Molino di Filo e poi Filo, il paesotto più grande. Sono quasi le sette ed anche se c'è ancora luce la giornata è stata pesante e cerchiamo un posto per dormire.
Un bar con camere è pieno e ci suggerisce un affittacamere. Due chilometri di deviazione tra campi e canali.
E' una trattoria con un ampio parcheggio, rincuorati entriamo, c'è un bel camino grande con fuoco acceso ed una bella brace..
Pregustiamo il meritato riposo e magari una cena succulenta ma il tizio ci spara 50 euro! Lì in quel posto sperduto?!! E' matto? No, mi chiede se lo voglio regalato, litighiamo, ce ne andiamo. Sono stanco e arrabbiato. Comincia ad imbrunire. Sulla strada ci segnalano un altro Hotel. E' il primo che incontriamo.
E' piuttosto pretenzioso. E' un resort, con piscina. Il ristorante è stracolmo ed anche qui si sentono profumi
invoglianti.. La ragazza si rivolge all'oste che si dispiace ma non ha posto. Non ha neanche tempo per starci a sentire, lo capisco, ma ho il sospetto che nel diniego ci sia lo zampino dell'altro ristoratore.

Sono idrofobo ma non possiamo fare altro che riprendere le bici. Tra pochi chilometri c'è Argenta, una cittadina e lì dovremmo trovare. Fra mi accusa di aver fatto la manfrina perchè incurante della sua stanchezza, era lì che volevo arrivare oggi.Non è vero ma le mie profferte di innocenza non la calmano.
La strada sbuca sull' Adriatica! Una strada stretta a due corsie supertrafficata e con il buio che incombe.
Sono preoccupato. Un altro tentativo in un piccolo hotel lungo la strada è negativo, Manca poco alla deviazione per Argenta. Ci infiliamo in un bosco che non finisce mai, ma per fortuna non ci sono macchine.
Entriamo nella periferia che è ormai completamente notte. Poche luci, bar chiusi nessuno in strada. Ho paura che non troveremo niente anche qui! E invece giriamo sulla piazza e a pochi metri l'insegna di un albergo.

Il portiere di notte, che è anche il gestore, modesto e accomodante ci accorda per 50 euro, con colazione e posteggio bici.Non replico. Ci indica il posto a pochi metri dove cenare. Ci precipitiamo perchè è tardi e non possiamo rischiare di restare anche senza cena. .
E' una grande ristopizzeria con pianobar e arredamento esotico: anche se tardi a questi lidi, è ancora abbastanza pieno. Sono sorpreso. La ragazza molto gentile ci fa subito accomodare. Il cantante è un po' svogliato ma è un bel contorno; anche la pizza e pure Fra è soddisfatta della sua cena. 30 euro, non male.
Come solito la passeggiata dopocena è oggetto di conflitto, per cui lei a destra io a sinistra!
Anche Argenta è una città bombardata e ricostruita totalmente. La grande piazza del comune riporta su un monumento l'elenco delle vittime. C'è un bel viale alberato con chioschetto gelato frequentato. Non ne approfitto. Siedo ad una panchina a rimirar le stelle, torno ed incrocio la miss: non è successo niente. Andiamo a dormire.

13 - 11 Agosto 2014 -  Argenta Ferrara    

Colazione giù al bar dell'hotel con il gentil tizio che, fa notare Fra, deve essere andato al forno lì vicino a comprarci i cornetti, croccanti appena sfornati. Ci racconta delle poche soddisfazioni, siamo gli unici clienti, che ricava dalla gestione dell'albergo, dell'assurdità della doppia Tasi .ed in genere del fisco predatore.
Argenta ha un'oasi ecologica che è visitata da gruppi di studenti e scout, ma in generale non ha attrattive e quindi l'hotel sopravvive con gli operai di passaggio inviati dalle ditte. Veramente poca cosa!
Lui abita in una stanza dell'albergo ma la legge, ed il fisco, gli impongo una residenza disgiunta: doppie tasse!
Salutiamo la madre che è lì a far compagnia all'attempato figliolo. Per il tragitto che dobbiamo fare c'è una bellissima ciclabile nel bosco, ci indicano, che sfocia nella vecchia sede della SS16 ora abbandonata e quindi sicura. Ringraziamo e salutiamo, su per il canale e quindi.....sbagliamo strada. E' un attimo e prendiamo quella giusta.

E' un sentiero nel bosco che costeggia inizialmente il fiume e poi si incunea tra gli alberi per la gioia di Fra che può finalmente sfruttare le sue abilità in mountainbike: la "ciclabile" è infatti uno sterrato con due solchi stretti quanto le ruote della bici, brecciolino e sterpi e radici. Sono preoccupato per la mia bici nuova, ma chi non tiene sono io con i miei problemi di equilibrio, che salto da un binario all'altro. Fra mi distanzia e la raggiungo solo quando si ferma a d aspettarmi. E' una giornata assolata e calda ma camminare nel bosco ci agevola non poco. Riceviamo la telefonata da P. Uggi!.Fra con il suo buon umore contagioso mette sempre allegria.
Superiamo un paio di stradine consortili e sbuchiamo, come ci era stato detto, alla periferia di un paesino
e sulla vecchia statale segnata da una casa cantoniera.

Il fondo è sconnesso ma per me 100 volte meglio della rotaia. La strada attraversa campi coltivati a distesa
d'occhio: per lo più peri e meli, ogni tanto in lontananza qualche cascina isolata tra i campi di mais.
Non c'è nessuno. Solo qualche polverone lontano di trattori al lavoro.Piatto e immoto. Come l'aria!
ogni tanto passa una batteria di camion colmi di balle di paglia. Una vecchia bianchina bianca guidata da una ragazza a 40 all'ora ci avvicina piano.
L'atmosfera è da film americano e ci fermiamo per scattare alcune foto per immortalare la ...solitudine!
Ripartiamo. Finora gli alberi di fichi incrociati avevano frutti acerbi, non questo all'incrocio di una frazione con due case: ne raccogliamo qualcuno, e qui inizia una delle parti belle della giornata.

Più avanti ancora fichi grossi neri e maturi. Ne potremo prendere molti di più ma non sappiamo dove metterli
e bisognerebbe arrampicarsi. I filari di pere e mele a portata di mano sono una tentazione continua, ma c'è il rischio della scoppiettata: mi fermo e ne prendo 4 o 5. Riprendiamo ma poco dopo Fra mi chiama eccitata: more! grosse come prugne. Non smettiamo di prenderne, ed anche se i nostri contenitori sono capienti abbiamo difficoltà a stiparle.Siamo in strada ed è più facile osservare: a pochi metri basta scendere un poco
un filare di pesche enormi colorate: ne possiamo prendere solo un po', grosse quasi come cocomeri....
Papà! Un campo di cocomeri !....ma come facciamo?! Non sapremo come portarli oltre alla difficoltà di prenderli. Desistiamo accontentandoci del raccolto già fatto.

Così dovevano vivere gli uomini all'età dell'oro! Il piacere di aver risvegliato modalità primordiali, anche se approfittato del lavoro altrui, andare così senza orari, senza obblighi, godere di quello che il momento offre
ed afferrarlo ....cos'altro di più?
Con l'anima così rallegrata dall'intermezzo bucolico, abbiamo percorso placidi gli ultimi chilometri fino alla periferia di Ferrara, dove siamo arrivati il primo pomeriggio. Poco movimento di persone e nessuna indicazione per il centro città:: strade e vicoli, lunghi e alti  muri, colorati di un marrone pastello dalla luce del sole,  interrotti di quando in quando da ampi portoni chiusi. Pavimentazione acciottolata e grossi sassi, ambulazione difficoltosa per le bici., svolta a destra, svolta a sinistra, ma sempre in direzione nord, nella speranza di arrivare in centro..

Ero curioso di conoscere Ferrara, la città degli Estensi, una città ricca ed elegante. La prima impressione è stata di una cità addormentata, certo i giorni e l'ora, e l'arrivo in P.za Trento&Trieste,
adiacente la cattedrale non ha dato un impatto positivo: un gruppo di perdigiorno- se non barboni - seduti all'ombra su una bassa balaustra, con bottiglie e bici appoggiate.
Qualche turista stranito che si aggirava stancamente, nel sottoportico più avanti una gelateria con qualche tavolino. Non è stato un bel benvenuto.

Il nostro intento immediato era quello di trovare un posto per dormire, con la app di Francesca le due telefonate non hanno sortito effetto. Ci rivolgiamo all'ufficio turistico all'interno del castello, ed una ragazza carina ed in gamba ci indica più di una opzione: scegliamo un B&B non troppo lontano nel nostro target di prezzo.

Il nome- "Sotto i Vecchi Cioppi" - ci ha aiutato nella scelta: solo una persona con fantasia poteva nominare così un ostello. Siamo nella città di Bassani e questi viali assolati e deserti ci riportano nell'atmosfera dei Finzi Contini. Ci accoglie una radiosa e gentile signora matura, piuttosto ordinata nel portamento e nel vestire, ciarliera ed ossequiosa, che ci invita ad entrare con tutte le bici, guidandoci verso il giardino, tutto bel fiorito,  interno alla casa, dove possiamo stiparle.
Ci complimentiamo per come è curato e rigoglioso il giardino e la signora, che non smette mai di parlare, è lusingata perchè "le piante sono la mia consolazione" insieme al barboncino che ci sta sempre in mezzo ai piedi, vecchio come la padrona.

La casa, ben messa, è a due piani e la nostra abitazione è al piano superiore: una ampia camera da letto con sovracoperte in broccato rosso, imposte socchiuse, un pianoforte nero - lo suonava la figlia.
Di fronte il bagno con una bella doccia, e poi un cucinino - senza gas e lavello ma con il frigo - che da' su un balconcino, anch'esso fiorito, con tavolinetto e sedie in ferro battuto verdi,di cui approfittiamo immediatamente per godere della pace e serenità che quel posticino, ben ventilato e ombrato, infonde.Un vero e proprio appartamentino tutto per noi e mentre la signora va a preparare i letti, Fra stipa il frigo di tutto quel ben di dio che abbiamo raccolto: sarà la nostra cena.

La signora deve evidentemente sentirsi sola, indugia ancora con noi e ci racconta che la sua casa è un  originale "carrugio ferrarese", caseggiati storici tipici dell'area ferrarese; è  la casa paterna caratterizzati da una struttura stretta e lunga a due piani con giardino sotto e terrazzino sopra.
Ci racconta della figlia - ingegnere elettronico - che si è stabilita con la famiglia ed i figli ad Amburgo in Germania, da diversi anni
Io gli racconto della mia figliolina di cui si innamora piano piano.....ma tutti si innamorano di Fra!!!   In questo delizioso relax durante il quale la signora ci ha servito un rinfrescante succo d'arancia, e noi l'abbiamo invitata ad assaggiare le nostre grosse e dolci more, abbiamo trascorso più di mezz'ora conversando come vecchi conoscenti! Il nome, dato dalla figlia, fa riferimento ai cocci di cui è rivestito il tetto.

 Finalmente la signora ci lascia anzi, mentre Fra va in doccia, accompagno la signora che fa fare la passeggiata al cane e mi segnala il forno dove acquisto pane e vino per gustare la nostra prelibata merenda preparata, come solito, in maniera magistrale e succulenta da Fra; la signora declina il nostro invito a condividere. Ci vestiamo ed andiamo finalmente a fare un giro per la città: per via prendiamo un po' di insalata nel market in chiusura.  

La cittadina è piccola e raccolta ed arriviamo in un attimo al centro storico.
Sostiamo davanti la facciata della Cattedrale di San Giorgio - tra stile romanico e gotico - molto ricca di statue e sculture, loggette: la statua della Madonna con bambino a grandezza naturale sporge autorevole da un balcone sopra il portale centrale. A lato imponente il campanile rinascimentale in marmo rosa. Il lato destro della chiesa è costituito da un portico che si prolunga per quasi l'intera
Piazza Trento e Trieste, quella del nostro arrivo,uno spiazzo rettangolare molto ampio , centro di aggregazione e culturale della città.

L'Università di Ferrara è una delle più antiche d'Italia, 1391, fondata dal marchese Alberto d.Este.
L'iscrizione che ricorda l'istituzione con bolla papale dell'Università si trova nel lato di faccia alla cattedrale: due statue una a cavallo, l'altra in trono introducono ad un passaggio ad arco.
Sulle pareti lastre di marmo commemorative di avvenimenti del ducato, un omaggio a Garibaldi e
il Discorso della Vittoria del 4 Novembre 1918 del Generale Armando Diaz, che stabilì la fine della prima guerra mondiale.

Al di là dell'arco un'altra ampia piazza con il Palazzo Ducale, oggi sede municipale, con lo scalone
d'onore in marmo bianco - che per nostra sconoscenza non abbiamo notato. Prima di trasferirsi nel Castello questo era la residenza dei duchi.
Il castello con il fossato ed il ponte levatoio si trova a destra della Cattedrale ed è un tipica costruzione medievale con una alta torre centrale. La Pro Loco è nel cortile interno ed eravamo già
stati nel pomeriggio. E' sera ed è  "purtroppo"....!!! tutto chiuso.

Medioevali sono invece i vicoli e le strutture commerciali a fianco della Cattedrale, così come il ghetto ebraico di via San Romano e di più la caratteristica Via delle Volte, rimasta praticamente intatta, così chiamata dalle giunture a volta tra le case della via, a costituire un percorso a portici-

Ecco, la parte più interessante di Ferrara sono proprio queste intersecazioni di vicoli stretti e acciottolati, poco frequentati e silenziosi, in cui è facile nascondersi e far perdere le proprie tracce:
proprio come nel film di De Sica, tratto dal romanzo di Bassani, figlio di questa città.
Insomma una città diversa da quello che immaginavo: bianca di marmi e luminosa.
E' di questo che parliamo tornando solitari pigramente a casa illuminati da una luce gialla tonda e lucente.

Non è molto tardi ed invitiamo la signora al balconcino a bere un pò di vino:accetta la compagnia
ma non il vino e chiacchieriamo piacevolmente per un pò: il suo cruccio è che non si collega con internet per registrare i nostri documenti!

Andiamo a dormire stanchi, con un pò di tv.    


12 Agosto 2014 - Ferrara - Ostiglia

Questa mattina, come quasi sempre, Fra si è svegliata presto perchè aprendo gli occhi sento parlare animatamente di là. Vado in balconcino dove è  "servita" la colazione ma la pace di ieri è svanita a causa di un insistente tagliaerba  estremamente rumorosa.
   
La signora con il suo cane è inoltre sempre in mezzo ai piedi per aiutare, suggerire, controllare....
poverina la solitudine è una brutta cosa per molti e lo dimostra commuovendosi nel saluto a Fra,
quando verso le undici, in linea con i nostri tempi, ci apprestiamo a partire.

Ancora una giornata calda e limpida, una foto ai cocci e via verso nord.
Un tempo, fino al medioevo, il Po attraversava la città e Ferrara era un importante porto fluviale.
Oggi c'è solo un canale che costeggiamo fino ad una rotonda che ci riporta verso il centro città e l'altro lato del castello.

Tra le cose notevoli di Ferrara che abbiamo omesso di vedere e per cui la città è oggi patrimonio Unesco, c'è il Palazzo Diamante, così detto per gli 8500 massi a forma di punta di diamante con cui
è costruito il palazzo e che creano effetti particolari di luci ed ombre.
Il Palazzo è posto nel quadrivio della città nova, il cosiddetto Addizione Erculea, uno dei primi esempi di città moderna realizzata nel '500 per estendere la città allora quasi esclusivamente medioevale.

Seguiamo l'indicazione che ci è stata data di proseguire lungo la ciclabile fino a Bondeno: sono circa 8 Km che percorriamo con un certo agio, e con la sorpresa di un pavone che fa la ruota con le sue meravigliose piume colorate, alla faccia di un bambino che lo guarda stupito!
Più avanti c'è un allevamento.
Da Bondeno dovremmo proseguire per Stellata: ci separiamo perchè non concordiamo sulla giusta via, ma poco dopo le due alternative si ricongiungono.
E' una strada di campagna poco frequentata e un pò desolata e anche il tempo si sta ingrigendo.

Fa caldo e dopo aver circumnavigato una diga con un lungo giro, siamo a Stellata di fronte alla
Rocca degli Estensi, detta dell' Ariosto, il poeta che passò lunga parte della sua vita alla corte degli
Estensi. Nessuno in giro: Francy è alla ricerca di una toilette, io mi rifocillo ad una fontana.
Finalmente siamo sulla famosa "ciclabile della destra del Po", ma prima di partire immortaliamo la Rocca ed un cartello che racconta di amori e fantasmi, lì svoltisi e aggirantisi.

Il Po è il Po e ci regala alcuni scorci veramente degni che non manchiamo di fotografare:
il fiume che cammina veloce, appare maestoso ed incute un certo rispetto e ammirazione.
Le acque verdi e dense fanno quasi paura ma poi gli scorci sugli argini o gli isolotti intruppati, e ancora la gente che prende il sole sulle spiagge, o i pescatori con le loro lunghissime lenze, restituiscono un senso generale di serenità.

Anche il sole è di nuovo tornato a picchiare forte.
Che il fiume sia vissuto dalle popolazioni locali è testimoniato dai numerosi circoli che incontriamo
sulle rive, dai percorsi attrezzati per runner e bici, dalle aree picnic che si susseguono con panche ma senza fontane. Approfittiamo per consumare il nostro merenda/pranzo con pesche e more: buonissimo, e con un dolcetto finale che la vivandiera con le sue abilità stregonesche non fa mai mancare.

Sono le tre del pomeriggio ed in questo tratto il Po fa una profonda ansa verso est: fortunatamente la strada sull'argine è interrotta e si deve uscire sulla statale, tagliando l'ansa. In quel tratto mi scateno con la bici che in pianura è una goduria far andare: siamo all'altezza del cosiddetto Cavo Diversivo.

Ci fermiamo nell'area di parcheggio di un ristorante....ovviamente chiuso! un pò di ombra alla pensilina del bus, ed ancora una volta in questa estate accaldata gli esseri umani latitano.
Con la mia riconosciuta abilità rabdomantica, in questa landa desolata affranta da una luminosità impietosa, mi metto alla ricerca di una fontana che scovo non lontano nascosta all'ingresso del giardino della chiesetta. Ci rifocilliamo, riempiamo le borracce e via.

Un lungo rettilineo ci riporta sul fiume: è la nostra direzione e riprendiamo la corsa.
L'asfalto della ciclabile, che evapora calore, è ingombro di paglia secca sia a dx che a sx, non raccolta. Gli unici veicoli che incrociamo sono trattori che trasportano balle.
Siamo in vista di Ostiglia la nostra meta odierna e la tappa iniziale della Claudia Augusta.

Sono un pò emozionato ma il panorama industriale ed un ponte in ferro che attraversa il fiume
smorzano gli entusiasmi. Un tizio sorpreso ci conferma che dobbiamo traversare il ponte per andare sulla sponda sx. Per me è una sofferenza perchè ogni strettoia mi crea problemi di equilibrio, se non proprio vertigini. Francesca è già di là ad aspettarmi.
Pensavo che qui tutti non parlassero d'altro che della Via Claudia: non è così e ciò è deludente.
Nessun cippo, nessuna indicazione!

La cittadina di case basse è piuttosto squallida e anonima.
Cerchiamo subito un albergo e troviamo il "Cioè" , che poi ricorderò essere un punto di sosta per ciclisti. La signora alla reception - una piccoletta giovane con occhietti piccoli e vivaci e, scoprirò poi, una risata chiassosa e coinvolgente, ascolta attonita la nostra proposta di accordarci per uno sconto sul prezzo della camera.
Alla fine cede e in modo cameratesco ci consegna la chiave e ci accompagna in camera, ancora piuttosto stupita di questo duo così assortito: certo Lei è un personaggio un pò particolare, ma anche noi con le nostre pretese dobbiamo apparire altrettanto strani......

Approfittiamo per rinfrescarci e riposare.
Il marito è il cuoco del ristorante annesso, e a giudicare dalle foto nella hall anche di buon livello.
Ci accomodiamo per la cena ed una ragazza, che ci racconta essere in partenza per l'Australia - emigra - ci snocciola il menù. Vorrei avere la carta, per vedere i prezzi, ma la signora interviene
subito esortandoci a prendere il menu a prezzo fisso 11€ ! Tutto buono!
Pennette - volevo fettuccine - vitella arrosto con patate arrosto e verdura cotta, caffè dolce vino rosso in omaggio.....che goduria. Fra acconsente anche se non ricordo cosa ha preso.
Un po soldatesca ma va benissimo.
La cena è allietata  dalla conversazione con due ragazzi al tavolo accanto e la cameriera.

Per il dopo cena passeggiamo verso la grande piazza nei pressi, intitolata a Cornelio Nepote con tanto
di statua: si sta svolgendo uno spettacolo con un gruppo che canta Gaber e Iannacci , presentato da Leonardo Manara, il comico di Zelig. L'accesso però è a pagamento.  
Ma noi intrepidi non ci fermiamo davanti a niente, facciamo il giro e risbuchiamo in piazza da un altro lato! Purtroppo solo posti in piedi.
Le canzoni, ultranote, sono belle e ben cantate ma l'attrazione è Manara che con le sue battute incisive e pungenti fa sbellicare tutta la piazza, specie quando prende di mira il sindaco obeso, che costringe a raccontare una barzelletta. A fine spettacolo ce ne andiamo a nanna.  



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