Cos'è che li fa MUoverE ?

Chi avrebbe detto che una attività così semplice e spontanea - si cammina prima ancora di connettere verbo- poteva determinare una occasione di aggregazione, il ricostituirsi di antiche frequentazioni,risvegliare la voglia di stare insieme e condividere le emozioni di piccole avventure.Eppure guardateli con gli zaini in spalla ripieni di sorprese, attrezzature più o meno consone alla bisogna - animati da spirito di conoscenza, inerpicarsi per boschi e pendii alla scoperta del mondo che li circonda.

Ed allora ci si chiede cos'è che li spinge ad andare ed andare ed andare, cosa cercano, quali le motivazioni.Come al solito è meglio non porsi mai troppe domande:le risposte potrebbero essere deludenti banali scontate.....volgari! Lasciamoli camminare....Non ci interessa dove e perché.

Ci preme che vadano, che vadano ma che vadano pure a...Ecco, appunto!

Brahamana V sec. a.c - Indra esorta Rohita

Non c'è felicità per chi non viaggia, Rohita!
A forza di stare nella società degli uomini,
Anche il migliore di loro si perde.
Mettiti in viaggio.

I piedi del viandante diventano fiori,
la sua anima cresce e dà frutti,
ed i suoi vizi son lavati via dalla fatica del viaggiare.
La sorte di chi sta fermo non si muove.
Allora vai, viaggia, Rohita!
Indra esorta Rohita - (dai Brahamana V Sec. a.c.)

giovedì 14 febbraio 2019

Il IV Viaggio - Spagna Marocco - Seconda

19 Luglio 2015 - Valencia

Quando scendiamo per la colazione, nelle camerate da otto letti - stanzoni su corridoi su tre piani -
non c'è più nessuno e le inservienti hanno già iniziato il loro giro di pulizie.
Giu' nella saletta accroccata invece c'è ancora qualcuno. In mezzo a lenzuola ammonticchiate e ragazzi in attesa del check out, prendiamo la nostra colazione inclusa: caffè o latte dalla macchinetta, anche questa appoggiata sulla scrivania di reception, e companatico residuo.
Tuttavia, nonostante l'apparente, o reale,  confusione il posto è sufficientemente pulito, centrale e costa poco.Decidiamo di confermare per altre due notti: avremo la possibilità di visitare Valencia e
i dintorni.

Quando usciamo dal vicolo l'orologio dice che sono oltre le dieci ma la luce del sole è ancora... bianca ed illumina di netto il vicolo che appare addormentato. In realtà ancora non del tutto svegli forse lo siamo solo noi perchè all'incrocio con il viale principale la vita della città scorre frenetica
in tutti i suoi componenti persone traffico negozi tram e ambulanti, turisti e biciclette chioschi e mercati di verdura, ristoranti e tapas, tutto caricato a molla come ogni mattina.
Ci immergiamo anche noi nella rappresentazione.
Perfino la luce sembra più accaldata, i colori più accesi, l'aria più fumosa. 

Siamo proprio nel centro della Ciutad Vella. Il ragazzo dell'ostello ci ha dato una piantina con un itinerario a piedi che partendo dalla placa de La Porta del Mar dove ci troviamo, attraversa i punti
più significativi del centro storico dalla Plaza de La Reina alla Plaza de La Virgen con la cattedrale fino alle Torri di Serranos. Ci segnala anche il museo di arte moderna IVAM ed il Mercado Central, ma, pur seguendo i consigli, ci aggiriamo indolenti perlopiù seguendo l'istinto ed il flusso della gente.

Nel pomeriggio tornando verso l'ostello ci imbattiamo in un gruppo di suonatori di strumenti a fiato.
Ci fermiamo ovviamente per l'ascolto e dopo preparativi prolungati inizia il concerto a cui assiste
un pubblico alquanto numeroso.
La sera, dopo esserci cambiati, torniamo verso la piazza de La Reina ed assistiamo ad uno spettacolo di fuochi d'artificio, parte degli eventi dell'estate valenciana. 


20 Luglio 2015 - Valencia 

Valencia è una città medioevale, ma prima ancora è stata un insediamento di soldati romani.
Dopo un periodo di decadenza la città rifiori sotto i Visigoti  che furono successivamente sconfitti
nel 770 dagli arabi i quali diedero alla città "definitivo splendore" facendola diventare una capitale importante. Finalmente nel 1200 fu conquistata dal re cristiano Giacomo I, e nei secoli successivi
diventò un porto commerciale importante del Mediterraneo.

La città vecchia conserva nei suoi vicoli intricati, in particolare nel Barrio del Carmen, l'architettura  arabeggiante e la torre araba millenaria. Arriviamo distrattamente nell'assolata piazza della cattedrale
con il palazzo Arcivescovile e il Palacio de La Deputation del Reino, oggi palazzo della Comunità Valenziana.  Cerchiamo riparo dal sole in uno dei tanti vicoli e veniamo attratti dalle insegne di alcuni Rent a Bike. Senza dirlo, affittiamo la bici per due giorni e poco dopo siamo liberi e giocondi sui viali che portano al mare! avremo tempo per visitare la Valencia antica, ora via verso il mare.

L' italiano con cittadinanza svizzera Ernesto Bertarelli  patron di Alinghi, ultimo vincitore della America's Cup, la più prestigiosa e costosa regata per barche,  nel 2007 doveva scegliere il campo di regata per difendere il titolo contro i contendenti, tra cui Azzurra, il team italiano.
I siti prescelti erano tre: Napoli e Palermo in Italia, Valencia in Spagna. 

Bertarelli è un imprenditore multimiliardario con soldi non suoi (anche se ha contribuito alle fortune dell'azienda). E' stato infatti amministratore delegato della società farmaceutica Serono.
Curiosa la storia della Serono: fondata nel 1903 dallo scienziato Cesare Serono, lo stabilimento è quello sul ponte Casilino a Roma, fu rilevata nel 1936 dal nonno di Bertarelli che, entrato in azienda come contabile, divento' il braccio destro del fondatore e poi il propietario della società.
Ernesto successe al padre nel 1993 come Ceo e mantenne la carica fino al 2006, quando vendette la società alla multinazionale Merck. La sede era stata trasferita da Roma in Svizzera già dagli anni '70.
Oggi lo stabilimento Serono sulla Casilina è diventato un albergo!

Le caratteristiche che avrebbe dovuto avere il sito di regata prescelto dovevano essere di capacità logistiche e ...di vento. Per il vento fu preferita Valencia che all'epoca non aveva niente, ma la municipalità si era impegnata a costruire tutte le infratrutture necessarie in tempo per la regata.

Nel nostro precedente viaggio in macchina in Spagna negli anni '90 eravamo transitati sulla costa di Valencia e mi aveva fatto l'impressione di una città del dopoguerra: case basse e povere, prospicienti una immensa distesa di sabbia: una spiaggia poco frequentata con ai margini accenni di urbanizzazione abusiva di villette per vacanze. Quello che non scorderò mai però è la Paella Valenciana  di pesce e crostacei che avemmo la fortuna di mangiare in una trattoria sulla spiaggia.
La migliore paella mai mangiata servita, dopo una lunga attesa, nel caratteristico padellone nero.

Un lungo viale rettilineo ci stava portando verso il mare di cui si sentiva già l'aria.
Superato un quartiere periferico e malconcio, siamo arrivati proprio nei cantieri della regata, ora diventati deposito di scafi inservibili, tra gli altri la nostra Azzurra, coperta a metà da un telo sfilacciato : la darsena dell' America's Cup costruito, ma separato, accanto al Porto commerciale.
L'aspetto di trascuratezza di quegli spazi immensi in cui la marina era una comparsa,
sommersa dal cemento, ed in cui l'eco del glamour esclusivo dei vip si era spenta da parecchio, le poche macchine parcheggiate,  alcuni operai al lavoro, un club di lega navale all'apparenza misero e squallido, restituivano un'immagine di abbandono.

 Il Turia e' un fiume che fino alla metà degli anni cinquanta scorreva all'interno della città.
In seguito ad una piena che sommerse metà della città. la municipalità decise di deviare il corso del fiume per gli otto chilometri che scorrevano dentro Valencia e nel suo letto costruirono il polmone verde della città! un percorso sinuoso che attraversa tutta la città fatto di installazioni ludiche per grandi e bambini, musei, punti panoramici, e una pista ciclabile che corre per tutto il percorso.
Si accede scendendo dai ponti, o attraverso le scale o dalle rampe. Una idea veramente brillante!

Vedevamo tutta quell'animazione dall'alto, gente in bici, a fare jogging, a prendere il sole.
Con il mio inglese maccheronico ho chiesto ad alcuni ragazzi cosa fosse e come si scendesse, ma non capivano e mi facevano sorrisetti ironici, finchè non è intervenuta Fra a togliermi dall'imbarazzo.
Attraversiamo un ponte e quindi giu'.

Siamo rimasti nel parco fino a sera quando ci sarebbe stato uno spettacolo
di musica e cabaret condotto da una prosperosa spagnola molto amata dal pubblico.
Al ritorno all'ostello abbiamo trovato all'interno il posto per parcheggiare le nostre bici: l'esperienza avuta ci faceva temere per una replica.


21/7/2015  Valencia - Javea

Anche oggi è una magnifica giornata di sole.
Con le nostre bici scendiamo subito verso il parco del Turia
Correndo con le bici verso il sole, quasi inaspettatamente,  siamo arrivati nell'area denominata la Città delle Arti e della Scienza, una serie di costruzioni avveneristiche disegnate  da Calatrava - il famoso architetto - divisa in più sezioni : il Palazzo delle Arti Reina Sofia; l'Umbracle un percorso in legno di circa 300mt  con punti panoramici da cui si può ammirare la Città della Scienza; l'Hemisferic - una  costruzione incredibile che riproduce un mezzo occhio - in cui ha sede il planetario; il museo della Scienza vero e proprio; l'Oceanografic, il più grande acquario d'Europa; l'Agorà.

Purtroppo la nostra ignoranza, e la nostra ...poca propensione a spendere, non ci ha permesso di visitare a fondo e soprattutto all'interno quelle strutture con le loro preziose installazioni.
Inebriati dal sole e dalla bellissima giornata e dal posto ci siamo limitati a prendere foto di quelle magnifiche costruzioni in particolare della riproduzione gigante della terra e della luna.
Ci siamo spostati sulla lunga spiaggia valenciana ingombra di gente e ombrelloni:
non particolarmente attrattiva. Abbiamo trascinato le bici sulla sabbia, come altre d'altronde,ma non potevamo lasciare incostudite,così solo Fra si è bagnata.

Siamo tornati a restituire le bici e abbiamo bighellonato un po' per Valencia:  Francy si è voluta togliere la soddisfazione di comprarsi dei legging a cui era due giorni che faceva la posta! Con l'occasione anche una blusa, d'altra parte doveva ricostituire il guardaroba.

Siamo tornati poi alla stazione per prendere il trenino per l'aereoporto : avevamo deciso che da lì in poi avremmo usato la macchina, prenotata alla Hertz. Lì ho intavolato la solita discussione con la ragazza del desk che voleva usare la carta di credito per la cauzione: il contendere era che non eravamo stati avvisati al momento della prenotazione, ma sapevo che quella era la procedura.

Siamo partiti, con Francy alla guida con il sole ancora alto :  la meta di questa sera è l'ostello di Javea, una località che credevamo sul mare.
La superstrada, sempre deserta, si insinua con curve ardite e viadotti in mezzo alle montagne.
E' questa una caratteristica della costa spagnola, la Costa Blanca, con formazioni montagnose che incombono e scendono quasi a precipizio sul Mediterraneo : è il parco naturale del Montgo'.
In questa zona non ci sono discese a mare se non in alcune piane come appunto a Javea.
Mi viene da pensare che il fatto di non avere più le bici è stato un po' una salvezza perchè non saremmo mai stati in grado di affrontare queste salite e....queste strade: non ci sono infatti centri abitati lungo la costa e l'unica strada che collega alcune cittadine a distanza è questa superstrada molto pericolosa oltre che faticosa. Avremmo dovuto deviare verso l'interno con ulteriore, e forse
da noi non affrontabile, fatica.

Quando arriviamo nella piccola cittadina, sembra tutt'altro che una località marina: la strada si inerpica e le viuzze intricate terminano in una grande piazza rettangolare proprio sopra l'ostello.
Francy mi lascia l'incombenza del parcheggio che non c'è, o meglio c'è solo nel  parcheggio pubblico interrato....a pagamento.
Sono arrabbiato per due motivi: il primo è che per entrare nel parcheggio devo rifare il giro delle stradine a senso unico, il secondo è che non mi lascio scappare l'opportunità di polemizzare con il custode del parcheggio.

Forse l'arrabbiatura dipende anche dalla stanchezza e dalla fame, e dal fatto che siamo arrivati
di sera e fuori dalla zona commerciale, dove contavamo di comprare qualcosa per la cena.
Fortunatamente l'addetta all'ostello ci consente di mangiare alcune rimanenze della loro cena:
un ottimo pollo con patate arrosto che mi risolleva fisico e morale. Fra come sempre schiva, dopo
qualche patata, preferisce il te!
L'ostello è un edificio storico rimodernato ed adattato. Ci sono molti giovani perchè in quella zona si praticano molti sport di mare. Dormiamo in stanze separate. Io bene.


 
22/7/2015 -  Javea - Elche 

Siamo come solito gli ultimi a lasciare l'ostello.

Ancora una magnifica giornata, resa ancor più abbagliante dalla comodità della nostra Pandina.
Veramente l'abbaglio erano anche, e soprattutto, gli scorci che la vista del mare che sbucava
dalle curve della superstrada - praticamente deserta - ci regalava.

Alla ricerca di spiagge solitarie abbiamo lasciato la strada principale e ci siamo addentrati in una
stradina ben presto diventata sterrata. In realtà sembrava più campagna che mare: alcune costruzioni
sembravano più stamberghe di contadini che ville. Il dubbio di non aver fatto una buona scelta
ci fu confermato da un contadino in trattore che ci informo' che "sì laggiù c'è il mare"  ma non era proprio un bel posto per il bagno.

Il bel posto per il bagno però l'abbiamo trovato poco dopo essere ritornati sulla superstrada.
Un punto panoramico su un isolotto con una serie di pini a fare ombra e gradini per sedersi.
Il via vai per un viottolo a lato e le macchine parcheggiate ci hanno indotto a guardare meglio:
il viottolo terminava in una spiaggia di grossi sassi in una caletta con un mare color smeraldo! e neanche tanta gente. Siamo scesi pure noi ed abbiamo trascorso lì il resto della giornata in mezzo a qualche gabbiano: l'isolotto che si vedeva da sopra era al centro di due speroni di roccia che chiudevano la baia: un paradiso.

Siamo nella zona del Capo de La Nao. Da lì in poi la costa si abbassa e si susseguono per circa una cinquantina di chilometri le spiagge super urbanizzate dei Valenciani : è la costa Daurada e purtroppo
non è più un bel vedere. Tiriamo dritto lungo la statale con l'intento di fermarci ad Alicante, dove arriviamo nel tardo pomeriggio....ma non ci fermiamo. Per due motivi: il costo presunto degli alberghi e la bruttura della zona industriale che stiamo attraversando.

Decidiamo percio' di andare oltre alla ricerca di un paesino ma c'è un problema: il cell di Francy che usiamo come navigatore e booker per gli alberghi si sta spegnendo. Dobbiamo trovare un posto per ricaricare, quindi usciamo dalla statale in prossimità di Elche e siamo fortunati ad incrociare un McDonald's dove possiamo ristorarci e contemporaneamente allacciarci e cercare un ricovero per la sera. Il più economico è a pochi chilometri indietro El Altet.
Siamo sempre in zona mare, ma il nostro hotel e' piùche altro un motel. Siamo stanchi e d'altra parte il posto, seppur in un luogo brutto - sembra una periferia in costruzione - è pulito e moderno.
Decidiamo che va bene.     


23 Luglio 2015   - El Altet   - Almeria

La colazione è inlusa e la consumiamo nella sala pranzo dell'hotel. Niente di particolare ma sufficiente. Chiediamo alla reception lumi sulla zona: ci da una cartina......disegnata a mano!!! a conferma che ancora troppo organizzati non sono.

Seguiamo la cartina per un market dove prendere l'acqua e il pane.
La zona è famosa anche per essere un sito archeologico. A pochi chilometri da Elche - di cui ricordiamo solo una strada centrale che si alza in una erta salita per poi ridiscendere con la stessa pendenza - infatti si trova l'insediamento de L'Alcudia con scavi risalenti al IV secolo a.c. ed all'epoca romana. Qui è stata ritrovata una scultura di donna - la Dama D'Elche- un tempio iberico, le fondamenta di una casa romana e una chiesa paleocristiana

Ci avventuriamo per una strada secondaria che porta verso l'interno.Polverosa e assolata.
E' vicina, ma non si arriva mai: è fuori una cittadina di campagna, Alzabares, e quando arriviamo
siamo piuttosto delusi nel trovare una costruzione moderna sede del museo. Per di più è a pagamento!
E questo per me è insopportabile perchè di turisti non ce ne sono, ma di addetti con qualifiche varie
quattro o cinque. In più la Dama d'Elche non si trova lì!
Il museo, e gli scavi, sono finanziati da un progetto UE e gestito dall'Università di Alicante.

Non mi piace. Non mi piace di pagare per vedere quattro vasi di scarsa importanti e ruderi difficilmente leggibili. Non mi piace che questi spagnoli si facciano finanziare iniziative così poco rilevanti. Non mi piace che al contrario noi non siamo capaci di usare i soldi UE. E quando una cosa non mi piace divento polemico. Francy mi tira via ma nel tragitto di ritorno mi riprometto di inviare una lettera - cosa che non avrei più fatto - alla fondazione per chiedere: Quanto costa il mantenimento del sito e del personale. Quanti visitatori per anno hanno. Di questi quanti sono i lavoratori e gli studenti - a cui dicono di riferirsi. Quanto è l'ammontare del finanziamento che hanno ricevuto. Da quanto tempo hanno scoperto il sito.

Ritorniamo sulla statale direzione Almeria.
La strada è lunga quasi 300Km e Francesca si mette alla guida.
Percorriamo la superstrada E15 che si sviluppa attraverso le montagne della Murgia, un continuo su e giù, che ogni tanto regala degli scorci panoramici vista mare da 2000mt! come quando superiamo il
Capo de Gata uscendo dai monti con il sole già tramontato.
Certo non avremmo mai potuto fare quelle strade in bicicletta!

Arriviamo ad Almeria, dove abbiamo l'albergo prenotato, che è buio. La strada che prendiamo per
l'albergo è un senso unico in salita di alcuni chilometri: il pensiero è che se sbagliamo strada dovremmo rifarcelo tutto da capo. Per fortuna la salita termina in una piazzetta dove, guarda caso, c'è l'albergo che avevamo prenotato: Nuevo TorreLuz! E' un albergo a 4 stelle, ma per il prezzo che paghiamo con l'offerta su booking, a noi ci toccherà una dependance.
In realtà è l'edificio adiacente all'albergo ed è probabilmente la parte non ancora restaurata ma in buone condizioni. Anche la camera è grande, con un ampio bagno.

Scarichiamo e io vado in cerca del parcheggio perchè tutta la zona è off limits alle macchine.
Poco più avanti trovo un posto; mi accorgerò il giorno dopo che anche quella era zona vietata e mi ritrovero' con la multa.
In albergo invece la miss, dopo essersi restaurata, s'è inventata una cena con i fiocchi: una insalata ricca con pomodori, ovoline salmone prosciutto ecc....Abbiamo una sola posata ed io devo usare un
grissino. Che goduria! 


24 Luglio - Almeria - Malaga

Consumiamo la colazione nella sede centrale dell'hotel. Sono già passate le dieci e decidiamo di
lasciare i bagagli e la macchina per andare a visitare l' Alcazaba a piedi, poco lontano.
Posta in posizione collinare con alle spalle i monti della Sierra e di fronte il luccicante Mediteraneo,
l' Alcazaba era una fortezza, molto grande per dimensioni, solo quella di Malaga è più grande, parzialmente distrutta nel 1500 da un terremoto.
L'architettura araba, sempre alla ricerca di accorgimenti costruttivi che consentano il riparo dal sole e la ricerca della frescura e dell'ombra, alterna cunicoli stretti ed intricati a stanze con ampie volte,  viuzze labirintiche a larghi giardini sempre ornati da fontane zampillanti. Il gioco buio sole improvviso ed il colore rossiccio dei mattoni con cui è costruita l'alcazaba rende l'atmosfera.... un po' polverosa, anche perchè è - credo io - in restauro continuo.

Il panorama è molto bello perchè proprio sotto di noi e fino al mare si stende il cosiddetto quartiere arabo una distesa ordinata di casette basse bianche; dall'altro lato una prateria brulla in cui si prolunga la merlatura della fortezza.

Per qualche motivo abbiamo occasione di litigare anche qua per cui la visita si svolge separata, salvo poi ricongiungerci per le fotografie all'uscita.
E' mezzogiorno da un pezzo quando andiamo a recuperare la macchina e, come mi  aspettavo, non poteva mancare la sorpresina: il parcheggio era libero fino alle 7,00 !

La strada fino a Malaga, nostra prossima tappa, è tutta parallela al mare, perciò non ci facciamo scappare l'occasione ed alla prima uscita eccoci in costume e ombrellino (quello ce lo siamo sempre portato dietro: unica cosa che non c'hanno rubato!). Veramente usciamo anche per il nostro spuntino.
Il paesino, potrebbe essere Roquetas del mar, sembra addormentato: sono quasi le tre e la temperatura non perdona.
Una piazza circolare il porticciolo e poi piu' avanti un marciapiede ornato di verdura che porta alla spiaggia libera. Non c'è tantissima gente, e più di uno sta consumando il panino. Anche vestito.
La risega della spiaggia opposta al porto ha un acqua smeraldo! separata da un molo dal mare aperto.
Francesca nuota e come solito si allontana, lasciandomi sempre in ansia.
Meno di una mezz'ora e la spiaggia si riempie, anche il mare con bambini e grandi che schiamazzano
e smuovendo l'acqua smorzano lo smeraldo. Il calore del sole rende l'aria liquida...sembra di stare nel deserto. Restiamo fino a che il sole passa dall'altra parte.
Non è tardi ma la strada per Malaga è lunga! L'avventura sta diventando una bella vacanza.
 


e proprio sulla spiaggia sotto il sole cocente
un chiosco d'altri tempi con due tavolinetti offre per pochi euro la degustazione di un piatto di alici
(o meglio sarde) alla brace ed un bicchiere di vino bianco ghiacciato! Che goduria. La miss, dopo avermi sospinto, si aggrega.

Arriviamo a Malaga di sera. Abbiamo prenotato ma non sappiamo come andare ed il nome dell'ostello: il cell di Fra s'è scaricato e non possiamo recuperare booking. Ci rivolgiamo al portiere di un albergo sui grandi viali, che ci indica anche come arrivare: l'ostello infatti è proprio all'interno dell' Alcazaba e ci si arriva a senso unico. C'è traffico e confusione di gente ma siamo fortunati: ci fermiamo per chiedere info ma l'ostello è proprio lì, a due passi sul viale pedonale. Scarichiamo i bagagli e vado a parcheggiare (solo in garages, a pagamento, ma perlomeno siamo sicuri).

L'ostello Alcazaba Premium Hostel, è in posizione perfetta per la visita della città vecchia: è al centro della movida, e l'unica cosa che temiamo è che sia sporco e rumoroso. Tutto il contrario. E' una struttura rimodernata pulita, sorvegliata e  isolata acusticamente.
Abbiamo tempo per ristorarci e andare a cenare.

Tutta la zona è pedonale e riempita di locali localini e localetti dove una gioventù vociante, ma quanti so?, pullulano, si accalcano bevono, si spostano: è ai margini dei viali sul mare ma sembra un altro mondo. E' la famosa movida. tutto normale.
Anni prima quando eravamo venuti con loro piccoli, una quindicina d'anni fa , c'era la Ferja de Malaga, la festa dell' Assunzione del 15 Agosto, la festa più importante di tutta l'Andalusia.
Uomini ubriachi con boccali di vino in mano; donne con vestiti popolari a ballare il flamenco per le stesse strade e per le stesse cantine che stavamo percorrendo ora - forse allora meno sofisticate: mi avevano dato l'idea di un baccanale, un po' zingaresco - gitano - un po' volgare.

Adesso tutto più omologato e ..... rassicurante!

25 Luglio - Malaga 

Il posto ci piace e chiediamo la disponibilità per un giorno in più.
Abbiamo dormito in stanze separate. Francesca con la sua intraprendenza ha scoperto il roof garden
all'ultimo piano. Saliamo con l'ascensore. Un Bar ristorante con vista dal'alto: molti stanno facendo colazione.

Andiamo al mare. A piedi. Ci sono varie spiagge, e quella che scegliamo noi non è vicinissima.
Siamo organizzati per il picnic. Ci manca l'acqua. La spiaggia è libera e grande: ha due versanti
e l'acqua ancora una volta è pulita e trasparente. C'è molta gente che va e viene: è sabato ed è pieno di famiglie: non è diverso da una domenica a Ostia con le lasagne sulla spiaggia.

Restiamo tutto il giorno a rischio scottatura.

La sera ci godiamo ancora di più la passeggiata per l'Alcazaba, all'uscita la Cattedrale illuminata, ma persa la sorpresa del giorno prima non troviamo tra i tutti un posto degno per noi! Alla fine al terzo turno ci accomodiamo fuori un ristorante molto affollato: non mangiamo male.


26 Luglio Malaga - Estepona     

Oggi facciamo i turisti. Vorremmo visitare l'Alcazaba e il Museo di Picasso .
La giornata è luminosa e gruppi di turisti ci precedono da ore. Noi siamo comodi.
Saliamo su fino all'ingresso ma poi, pensandoci bene, visto che è a pagamento ci ripensiamo
e soprassediamo..... Scendiamo piano piano verso i viali alberati ed immancabilmente verso il mare.

Niente da dire, la camminata sotto il sole con niente da vedere, ci affatica e innervosisce.
Riprendiamo la macchina e ci avviamo verso sud.
La superstrada qui costeggia il mare e le cittadine che si susseguono senza soluzione di continuità: è la famosa Costa del Sol, purtroppo a mio avviso deturpata irrimediabilmente dai fittissimi grattacieli: funghi di cemento che chiudono la vista del mare ed a niente valgono le rotatorie fiorite, le piste ciclabili, le vie con negozi di marca.

Ci fermiamo per una sosta a Marbella, ma il cemento e l'asfalto non ci convincono. Riprendiamo
la marcia, ci fermiamo ad uno dei pochi market lungo la strada: è il punto alimentare di un villaggio vacanze! si perchè i grattacieli fronte mare hanno spodestato camping e villaggi che adesso sembrano squallide residenze vacanziere, tagliate in mezzo  dalla strada che in alcuni tratti è anche piuttosto trafficata.  .

Il sole è tramontato e siamo vicini ad Estepona.
Usciamo, ma per arrivare alla cittadina c'è da percorrere un lungo tratto, una specie di tangenziale
che costeggia un canale, o un fiume, fino al mare.
L'albergo Hostal del Pilar è in una piazzetta proprio in centro.
E' un po' datato: la hall sembra la stanza di una casa ingombra di giochi e salvagente; anche i proprietari che ci accolgono distrattamente, un lungo allampanato, non si comportano come degli albergatori ma come se fossimo di famiglia.

Anche la camera non è un granchè, ma si sente l'atmosfera vacanziera.
Scendiamo e passeggiamo sul lungomare, è buio ed il mare non si vede ; sembra una piccola Rimini, con la sequela di negozietti con le luci bianche e la merce esposta all'esterno, ed una marea di gente che va e viene. Lasciamo la macchina in uno sterrato poco lontano dall'arteria centrale: deve esserci
qualche evento perchè lo sterrato è ingombro.   


27 Luglio 2015

La colazione non è inclusa nel prezzo della stanza, per cui ci concediamo una colazione seduti al
tavolinetto del bar nella zona all'ombra della piazzetta, di fronte al palazzetto bianco con balconcini in ferro battuto, tipici andalusi, dell' Hotel e degli altri palazzetti che circondano una ampia aiuola
centrale: la piazza è in lieve salita e l'insieme appare come una scenografia studiata appositamente per una piece teatrale.

Il rito della colazione al bar è una prassi diffusa perchè tutti i tavolini sono occupati ed i camerieri
si affannano con i vassoi: noi abbiamo chiesto dei croissant e dello yougurt. Ottimo.
Completamente a nostro agio ci regaliamo una passeggiata per le viuzze dello shopping: compriamo il caricatore del cell per Francy, prima di andare al mare.

Anche qui il lungomare è prospiciente alla spiaggia, libera, asfaltato con la pista ciclabile e con panchine in marmo. Tutto pulito ed ordinato. Anche il mare è pulito. 

 Proprio sulla spiaggia sotto il sole cocente un chiosco d'altri tempi con due tavolinetti offre per pochi euro la degustazione di un piatto di alici (o meglio sarde) alla brace ed un bicchiere di vino bianco ghiacciato! Che goduria. La miss, dopo avermi sospinto, si aggrega.
Si sta proprio bene.

Per qualche motivo mi si è gonfiato un piede: le scarpette che avevo comprato per alternare i sandali, mi entrano appena. Dopo cena decidiamo di andare al pronto soccorso: l'ospedale è verso la sierra, non troppo lontano. Purtroppo dobbiamo aspettare un bel po'. Quando mi chiamano è l'una!
Una infezione che passerà con una cremina antibiotico.


28 Luglio 2015

Ancora una mattina luminosa. Francesca si è innamorata del posto e della piazzetta e vuole che
le scatti delle foto che non andranno mai bene.
Siamo pronti per .....traversare le Colonne d' Ercole.
Perciò ci mettiamo in viaggio tutti eccitati. Contiamo di essere ad Algeciras per l'ora di pranzo.

Lungo la strada un box per la vendita dei biglietti del traghetto per Tangeri. Ne approfittiamo per evitare file e disguidi. Abbiamo il tempo di dare un passaggio a due ragazzi inglesi con sacco in spalla che continuano per Cadice. Arriviamo al porto che con percorso guidato ci fa arrivare al terminal.Dobbiamo riconsegnare la Panda, ma della Hertz nessuna traccia.

Scendo per chiedere informazioni ma nessuno sa niente: lì in porto non ci sono compagnie di noleggio.Leggiamo meglio il contratto ed il sito di riconsegna è al Novotel di Ageciras!
Dobbiamo rifare la strada a ritroso per uscire dal porto e poi chiedere informazioni per l'hotel,
che è fuori di Algeciras verso il monte.   

Abbiamo già perso più di mezz'ora per trovare l'agenzia che è all'interno della hall den Novotel, ma soprattutto è lontano dal porto: come facciamo a tornare? Sono idrofobo e lo divento ancora di più
quando la tizia vorrebbe addebitarci il carburante che manca, meno di una tacca! Francesca si
accolla l'onere di andare a cercare il distributore che dovrebbe essere li' vicino. Io pretendo che
la Hertz ci paghi una navetta per tornare in porto per imbarcarci, ma la tizia dissente il massimo che
può fare è chiamare un taxi. Forse non ci capiamo, ma il taxi dopo due minuti arriva ma Francesca
non si vede. Il tassametro continua a girare.

Me la prendo con l'addetta della Hertz. Quando torna Francesca e chiudiamo la pratica è passata un altra mezz'ora che il tassista giustamente pretende.Ormai il traghetto è perso, troppo tardi.
Il tassista si offre di accompagnarci a ............ dove forse riusciamo a prendere un altro traghetto.
Ci costerà altri 39€ ma è l'unica soluzione per non dover rimanere un altra notte in Spagna: perderemmo anche i soldi dell'hotel a Tangeri!
Dopo una corsa per una strada tutta curva con panorama bellissimo sul mare, il sole del primo pomeriggio, arriviamo per un pelo......Sono quasi le tre ma siamo sul traghetto per il Marocco.

Francesca non vorrà che faccio a nome suo alcuna denuncia per il comportamento della tizia herziana