Cos'è che li fa MUoverE ?

Chi avrebbe detto che una attività così semplice e spontanea - si cammina prima ancora di connettere verbo- poteva determinare una occasione di aggregazione, il ricostituirsi di antiche frequentazioni,risvegliare la voglia di stare insieme e condividere le emozioni di piccole avventure.Eppure guardateli con gli zaini in spalla ripieni di sorprese, attrezzature più o meno consone alla bisogna - animati da spirito di conoscenza, inerpicarsi per boschi e pendii alla scoperta del mondo che li circonda.

Ed allora ci si chiede cos'è che li spinge ad andare ed andare ed andare, cosa cercano, quali le motivazioni.Come al solito è meglio non porsi mai troppe domande:le risposte potrebbero essere deludenti banali scontate.....volgari! Lasciamoli camminare....Non ci interessa dove e perché.

Ci preme che vadano, che vadano ma che vadano pure a...Ecco, appunto!

Brahamana V sec. a.c - Indra esorta Rohita

Non c'è felicità per chi non viaggia, Rohita!
A forza di stare nella società degli uomini,
Anche il migliore di loro si perde.
Mettiti in viaggio.

I piedi del viandante diventano fiori,
la sua anima cresce e dà frutti,
ed i suoi vizi son lavati via dalla fatica del viaggiare.
La sorte di chi sta fermo non si muove.
Allora vai, viaggia, Rohita!
Indra esorta Rohita - (dai Brahamana V Sec. a.c.)

martedì 9 febbraio 2016

In viaggio con papà

Guarda un po' qua

http://www.kizoa.it/slideshow-maker/d31409160k2724926o1/in-viaggio-con-pap%C3%A0

venerdì 5 febbraio 2016

Il nostro viaggio in Africa - 1°

Il nostro viaggio in Africa.


L’Africa è il mito. Ho sempre indugiato ad andare quasi per la paura di restarne deluso.
In realtà le situazioni “ambientali” non sono mai state favorevoli.
Tempo, costi, ragazzini hanno sempre fatto si che il mito restasse tale e ,tutto sommato,
senza nessuna voglia che il sogno non restasse sogno.
Non un rimpianto, semplicemente una cosa più grande.
Non mi piaceva che altri ne parlassero, anzi mi infastidiva che banalizzassero l’esperienza.

Era un pezzo ormai che l’organizzazione dei viaggi per il mondo, da me vagheggiati – novello Bonatti – fossero relegati nella sfera delle possibilità mancate. Gli impegni, per lopiù finanziari, non consentivano più
certi voli pindarici, anzi non  permettevano proprio di volare! Solo con la fantasia.
E così il viaggio in camion Roma – Pechino, quanto l'ho delusa  su questo; il giro del mondo via terra attraversando la Siberia; la TransPacifica fino alla Terra del Fuoco e la risalita poi
fino in Brasile; Il viaggio mistico in India nei treni con cuccette per collegare città distanti giorni; L’America degli indiani e dei cow boys: dal Sud Dakota – anzi dal Michigan e da Chicago - fino all’Arkansas....
Quaderni e fogli pieni di date e distanze da percorrere ed itinerari scritti e costi di alberghi e trasporti  convinto che prima o poi....., ma poi la consapevolezza che servivano solo a non sprofondare nella insensatezza della vita quotidiana.

Per l’Africa non avevo mai preparato niente. Non avevo mai immaginato nessun viaggio.
Troppo grande. Distanze interminabili. Guerre. Foreste intricate. Deserti e malattie....

Ho coltivato un’idea romantica del  “continente nero”: una terra dove i colori fossero più colori, la terra rossa, il blu più blu del cielo, la natura eccessiva inviolata e inviolabile, il deserto ed i suoi miti,  gli animali nelle savane sconfinate, gli uomini e le capanne tonde con le loro danze in cerchio intorno al fuoco.....Lo spazio immenso sinonimo di libertà.
Un film visto di recente, una denuncia della guerra per i diamanti insanguinati, nelle sequenze iniziali effettua un volo panoramico di diversi minuti sui monti della Sierra Leone, alla luce dell’alba – o di un tramonto: ecco in quelle immagini ho riconosciuto la mia Africa.

Ma è quella l’Africa?

Tutti sappiamo che no, ed in uno scritto di qualche anno fa elencavo una cinquantina di categorie di sciacalli che a vario titoli hanno fatto scempio dell’Africa e degli africani: imperi coloniali, mercanti di morte e di armi, per passare ai missionari e chiudere, anzi non chiudere,con le Ong ed il Fmi che ha l’impudicizia di ritenere di poter “aiutare” quelle popolazioni, a cui non si riconosce un briciolo di dignità.
L’ “ORRORE” della Tenebra di Conrad forse si riferiva  allo stupro di territori e popolazioni che le sedicenti nazioni civili, l’occidente, hanno perpetrato in Africa   
Oggi si continua a saccheggiare ma evidentemente, camuffati da aiuti e con il beneplacito delle organizzazioni internazionali, quegli stupri, la tratta dei nuovi schiavi, la fomentazione di guerre civili per vendere armi e destabilizzare un ordine che non li riguarda,  non fanno più orrore.


Lei nel suo desiderio di conoscere direttamente le realtà, di cui ha letto e scritto, si è affidata
ad una organizzazione che per qualche motivo, perlopiù oscuro, era inserita tra le Onlus! finanziate dal FocSiv – struttura italiana  che finanzia  progetti nel terzo e quarto mondo –


Il progetto per cui  era stata selezionata prevedeva il suo trasferimento per un anno
in Tanzania – a Bagamojo – uno dei paesi più poveri dell’Africa sub-equatoriale.  
Francesca, se e quando vorrà , scriverà di questa sua esperienza.
Noi eravamo eccitati quanto lei e con una bella dose di incoscienza, perchè totalmenti ignoranti dei pericoli potenziali a cui sarebbe potuta andare incontro.
E perciò insieme a lei a studiare dati e informazioni su questo paese Bagamojo e sulla Tanzania.

La prima notizia importante era che Bagamojo non era un semplice villaggio, ma una città di oltre 40.000 abitanti, distante una sessantina di chilometri dalla capitale Dar Es Salam, che tradotto dall’arabo sta per  “Casa della pace”, che invece ne conta quasi un milione e mezzo: quindi altro che Africa sperduta.
Il secondo dato era che la Tanzania è zona endemica per la malaria, infezione lì responsabile di un numero importante di decessi all’anno, specialmente tra i bambini e le donne in gravidanza.
Un’altra notizia, questa volta buona, è che Bagamojo si trova in riva all’Oceano Indiano: un porto importante nel passato sia per merci come avorio e  sale che per la tratta di schiavi:
da qui infatti partivano per il Nuovo Mondo, le navi cariche di schiavi.

Ricordo le sensazioni e il suoeccitamento  prima della partenza.
Si era a cavallo delle feste natalizie ed in quella occasione l’opportunità di annunciare a parenti e amici assumeva quasi un rito di presa di coscienza: sarebbe partita per l’Africa per un periodo di un anno, in una delle nazioni più depresse, a fare volontariato in un progetto che avrebbe coinvolto donne e bambini. Alte le aspettative, forte l’emozione, grande l’orgoglio per essere stata scelta:
un riconoscimento delle importanti competenze raggiunte ed esperienze acquisite.
Al contrario banali gli apprezzamenti, inutili i commenti, stolide le osservazioni di un audience ignorante che riteneva di poter comparare esperienze!    

La sera della partenza e poi all’aereoporto, tranquilla e professionale come una veterana,
consolava le lacrime della sua commate: non lasciava trasparire emozioni particolari,
non sembrava subire il trauma di una separazione così prolungata.
Avrebbe confessato poi, forse anche a se stessa, che non era proprio così.

Ecco come è nata, completamente inaspettata, l’occasione del viaggio in Africa.
Era infatti pacifico che non avremmo potuto lasciar passare troppo tempo senza vedere
la nostra “bambina”, ed anche se le tecnologie di comunicazione consentivano, senza spese,
un contatto,anche visivo, pressocchè quotidiano, tuttavia non ci nascondevamo
la voglia di vederla dal vivo e l’opportunità per noi di una esperienza notevole.

Rieccomi perciò al computer a progettare questa nuova avventura.


 Nella sua precedente attività lavorativa alla Qatar Airways,
aveva già fatto scalo a Dar es Salam, ed aveva riportato a casa alcuni depliant di alberghi
superstellati, e un CityWeekly che illustrava cosa fare e dove, favoleggiava di posti favolosi
da visitare, ristoranti sopraffini dove mangiare, alberghi lussuosi con Spa dove alloggiare.
Una immagine falsata dalla necessità di attirare un turismo danaroso, ma qualche spunto interessante si poteva trovare: tra tutti Ngoro Ngoro, il parco naturale prossimo al Serengeti,
che la Tanzania condivide con il Kenia, famoso per la migrazione annuale degli gnu e delle zebre
protagonista di tanti documentari naturalistici per l’attraversamento cruento del fiume  Grumeti
infestato di coccodrilli, al seguito delle piogge che fertilizzano le savane e che si spostano da sud
a nord est

Ecco il Safari – parola che in swahili significa Viaggio.
Nella nostra avventura africana doveva esserci per forza un “viaggio nella savana”
per vedere possibilmente nel loro ambiente naturale i  “Big Five” come sono denominati i grandi carnivori africani : leone, leopardo/ghepardo il bisonte  a cui si aggiungono l’elefante e lo “zio Rino.”.

L’altra meta esotica che richiamava alla mente tempi storici mitici e leggendari era Zanzibar:
Aveva avuto l’occasione di trascorrervi qualche giorno e ne era entusiasta.
La Tanzania è uno stato di recente costituzione nato dall’unione del Tanganica e appunto dell’isola di Zanzibar.

Ecco perciò che un viaggio nato come possibile si stava concretizzando a poco a poco attraverso
atti quasi involontari. Per primo la scelta della data che ci doveva da una parte consentire di vedere la grande migrazione – fine giugno – e dall’altra  evitare la stagione delle piogge – fine di maggio con picchi di calore fino a 40° e alti tassi di umidità –– che sarebbe stata micidiale per Tuna.
Poi la scelta del Safari e del tour operator a cui ci saremmo dovuti affidare.
Il web è pieno di siti che vantano il miglior safari ai migliori prezzi, ma questi erano tutti fuori della nostra portata, perlomeno per una visita che non si doveva concludere con una passeggiata allo zoo.
Anche qui la mia bambina , sempre eccezionale, aveva conosciuto un locale che si era offerto per
un preventivo: aveva da poco aperto una sua company e voleva farsi conoscere
Infine, ma era il passo più importante, prenotare i biglietti aerei......

Insomma una preparazione lunga e laboriosa:Man mano che si delineavano le varie opzioni ed i costi proibitivi cercavo di procrastinare la scelta, oppure non scegliere: montava una sensazione di
disagio. C’era si la preoccupazione di una spesa che forse non potevamo sostenere, ma di più,
avevo come un presentimento negativo, l’ansia che il viaggio potesse essere deleterio per la salute di Fortuna, che aveva non poche remore e avrebbe voluto che partissi da solo.

Ma Lei ci chiamava, si offriva di offrici, non potevamo deluderla , e comunque sarebbe rimasto il rimpianto. Non andare era una scelta non ammessa.
E allora via ! La data di partenza sarebbe stata il 31 Maggio, un sabato, con la Egypt Air.
La settimana ad Arusha ed ai parchi nazionali l’avevamo affidata al conoscente di Francesca:
avremmo visitato il Lake Manara, il Tarangire ed infine NgoroNgoro, per la metà della cifra
richiesta dagli altri, ed incluso c’era il volo a Zanzibar che se preso da soli sarebbe costato la metà.
Si era prudenti sull’affidabilità di questa persona, ma non potevamo fare diversamente:
non volevo rinunciare al Saf ari e neanche lei. Bonifico anticipato del 50%.... al buio!
Da Zanzibar saremmo volati a dar Es Salam – dove avevo prenotato un albergo – per visitarla
gli ultimi due giorni e poi back to home! Due settimane intense ci aspettavano

 Ci siamo sottoposti alle vaccinazioni d’obbligo, anticolera compresa ma non la febbre gialla perchè
troppo anziani e quindi a rischio per gli eventuali effetti collaterali. E poi la profilassi per la malaria:
la più temuta. Non c’è vaccino contro la malaria: la profilassi consente di preparare il sistema immunitario a reagire all’eventuale puntura della zanzara anofela. Questa agisce di notte fino all’alba e l’unica prevenzione reale è coprirsi, utilizzare spray alla permetrina, e soprattutto le tendine mentre si dorme.


Comunque, quasi all’improvviso tutto superato, e pronti a partire. Valigie preparate –
 Incredibilmente pronti per la partenza!