Il nostro viaggio in Africa.
L’Africa è il mito. Ho sempre indugiato ad andare quasi per
la paura di restarne deluso.
In realtà le situazioni “ambientali” non sono mai state
favorevoli.
Tempo, costi, ragazzini hanno sempre fatto si che il mito
restasse tale e ,tutto sommato,
senza nessuna voglia che il sogno non restasse sogno.
Non un rimpianto, semplicemente una cosa più grande.
Non mi piaceva che altri ne parlassero, anzi mi infastidiva
che banalizzassero l’esperienza.
Era un pezzo ormai che l’organizzazione dei viaggi per il
mondo, da me vagheggiati – novello Bonatti – fossero relegati nella sfera delle
possibilità mancate. Gli impegni, per lopiù finanziari, non consentivano più
certi voli pindarici, anzi non permettevano proprio di volare! Solo con la
fantasia.
E così il viaggio in camion Roma – Pechino, quanto l'ho delusa su questo; il giro del mondo via terra attraversando la Siberia; la
TransPacifica fino alla Terra del Fuoco e la risalita poi
fino in Brasile; Il viaggio mistico in India nei treni con
cuccette per collegare città distanti giorni; L’America degli indiani e dei cow
boys: dal Sud Dakota – anzi dal Michigan e da Chicago - fino all’Arkansas....
Quaderni e fogli pieni di date e distanze da percorrere ed
itinerari scritti e costi di alberghi e trasporti convinto che prima o poi....., ma poi la
consapevolezza che servivano solo a non sprofondare nella insensatezza della
vita quotidiana.
Per l’Africa non avevo mai preparato niente. Non avevo mai
immaginato nessun viaggio.
Troppo grande. Distanze interminabili. Guerre. Foreste
intricate. Deserti e malattie....
Ho coltivato un’idea romantica del “continente nero”: una terra dove i colori
fossero più colori, la terra rossa, il blu più blu del cielo, la natura
eccessiva inviolata e inviolabile, il deserto ed i suoi miti, gli animali nelle savane sconfinate, gli
uomini e le capanne tonde con le loro danze in cerchio intorno al fuoco.....Lo
spazio immenso sinonimo di libertà.
Un film visto di recente, una denuncia della guerra per i diamanti insanguinati, nelle
sequenze iniziali effettua un volo panoramico di diversi minuti sui monti della
Sierra Leone, alla luce dell’alba – o di un tramonto: ecco in quelle immagini
ho riconosciuto la mia Africa.
Ma è quella l’Africa?
Tutti sappiamo che no, ed in uno scritto di qualche anno fa
elencavo una cinquantina di categorie di sciacalli che a vario titoli hanno
fatto scempio dell’Africa e degli africani: imperi coloniali, mercanti di morte
e di armi, per passare ai missionari e chiudere, anzi non chiudere,con le Ong
ed il Fmi che ha l’impudicizia di ritenere di poter “aiutare” quelle
popolazioni, a cui non si riconosce un briciolo di dignità.
L’ “ORRORE” della Tenebra di Conrad forse si riferiva allo stupro di territori e popolazioni che le sedicenti nazioni civili,
l’occidente, hanno perpetrato in Africa
Oggi si continua a saccheggiare ma evidentemente, camuffati
da aiuti e con il beneplacito delle organizzazioni internazionali, quegli
stupri, la tratta dei nuovi schiavi, la fomentazione di guerre civili per
vendere armi e destabilizzare un ordine che non li riguarda, non fanno più orrore.
Lei nel suo desiderio di conoscere direttamente le realtà,
di cui ha letto e scritto, si è affidata
ad una organizzazione che per qualche motivo, perlopiù
oscuro, era inserita tra le Onlus! finanziate dal FocSiv – struttura italiana che finanzia progetti nel terzo e quarto mondo –
Il progetto per cui era stata selezionata
prevedeva il suo trasferimento per un anno
in Tanzania – a Bagamojo – uno dei paesi più poveri
dell’Africa sub-equatoriale.
Francesca, se e quando vorrà , scriverà di questa sua
esperienza.
Noi eravamo eccitati quanto lei e con una bella dose di
incoscienza, perchè totalmenti ignoranti dei pericoli potenziali a cui sarebbe
potuta andare incontro.
E perciò insieme a lei a studiare dati e informazioni su
questo paese Bagamojo e sulla Tanzania.
La prima notizia importante era che Bagamojo non era un
semplice villaggio, ma una città di oltre 40.000 abitanti, distante una sessantina
di chilometri dalla capitale Dar Es Salam, che tradotto dall’arabo sta per “Casa della pace”, che invece ne conta quasi
un milione e mezzo: quindi altro che Africa sperduta.
Il secondo dato era che la Tanzania è zona endemica per la malaria,
infezione lì responsabile di un numero importante di decessi all’anno,
specialmente tra i bambini e le donne in gravidanza.
Un’altra notizia, questa volta buona, è che Bagamojo si
trova in riva all’Oceano Indiano: un porto importante nel passato sia per merci
come avorio e sale che per la tratta di
schiavi:
da qui infatti partivano per il Nuovo Mondo, le navi cariche
di schiavi.
Ricordo le sensazioni e il suoeccitamento prima
della partenza.
Si era a cavallo delle feste natalizie ed in quella
occasione l’opportunità di annunciare a parenti e amici assumeva quasi un rito
di presa di coscienza: sarebbe partita per l’Africa per un periodo di un anno,
in una delle nazioni più depresse, a fare volontariato in un progetto che
avrebbe coinvolto donne e bambini. Alte le aspettative, forte l’emozione,
grande l’orgoglio per essere stata scelta:
un riconoscimento delle importanti competenze raggiunte ed
esperienze acquisite.
Al contrario banali gli apprezzamenti, inutili i commenti,
stolide le osservazioni di un audience ignorante che riteneva di poter comparare
esperienze!
La sera della partenza e poi all’aereoporto, tranquilla e
professionale come una veterana,
consolava le lacrime della sua commate: non lasciava
trasparire emozioni particolari,
non sembrava subire il trauma di una separazione così
prolungata.
Avrebbe confessato poi, forse anche a se stessa, che non era
proprio così.
Ecco come è nata, completamente inaspettata, l’occasione del
viaggio in Africa.
Era infatti pacifico che non avremmo potuto lasciar passare
troppo tempo senza vedere
la nostra “bambina”, ed anche se le tecnologie di
comunicazione consentivano, senza spese,
un contatto,anche visivo, pressocchè quotidiano, tuttavia
non ci nascondevamo
la voglia di vederla dal vivo e l’opportunità per noi di una
esperienza notevole.
Rieccomi perciò al computer a progettare questa nuova
avventura.
Nella sua precedente attività lavorativa alla Qatar Airways,
aveva già fatto scalo a Dar es Salam, ed aveva riportato a
casa alcuni depliant di alberghi
superstellati, e un CityWeekly che illustrava cosa fare e
dove, favoleggiava di posti favolosi
da visitare, ristoranti sopraffini dove mangiare, alberghi
lussuosi con Spa dove alloggiare.
Una immagine falsata dalla necessità di attirare un turismo
danaroso, ma qualche spunto interessante si poteva trovare: tra tutti Ngoro
Ngoro, il parco naturale prossimo al Serengeti,
che la Tanzania condivide con il Kenia, famoso per la
migrazione annuale degli gnu e delle zebre
protagonista di tanti documentari naturalistici per
l’attraversamento cruento del fiume Grumeti
infestato di coccodrilli, al seguito delle piogge che
fertilizzano le savane e che si spostano da sud
a nord est
Ecco il Safari – parola che in swahili significa Viaggio.
Nella nostra avventura africana doveva esserci per forza un
“viaggio nella savana”
per vedere possibilmente nel loro ambiente naturale i “Big Five” come sono denominati i grandi
carnivori africani : leone, leopardo/ghepardo il bisonte a cui si aggiungono l’elefante e lo “zio Rino.”.
L’altra meta esotica che richiamava alla mente tempi storici
mitici e leggendari era Zanzibar:
Aveva avuto l’occasione di trascorrervi qualche
giorno e ne era entusiasta.
La Tanzania è uno stato di recente costituzione nato
dall’unione del Tanganica e appunto dell’isola di Zanzibar.
Ecco perciò che un viaggio nato come possibile si stava
concretizzando a poco a poco attraverso
atti quasi involontari. Per primo la scelta della data che
ci doveva da una parte consentire di vedere la grande migrazione – fine giugno – e dall’altra evitare la stagione delle
piogge – fine di maggio con picchi di calore fino a 40° e alti tassi di umidità
–– che sarebbe stata micidiale per Tuna.
Poi la scelta del Safari e del tour operator a cui ci
saremmo dovuti affidare.
Il web è pieno di siti che vantano il miglior safari ai
migliori prezzi, ma questi erano tutti fuori della nostra portata, perlomeno
per una visita che non si doveva concludere con una passeggiata allo zoo.
Anche qui la mia bambina , sempre eccezionale, aveva conosciuto un
locale che si era offerto per
un preventivo: aveva da poco aperto una sua company e voleva
farsi conoscere
Infine, ma era il passo più importante, prenotare i
biglietti aerei......
Insomma una preparazione lunga e laboriosa:Man mano che si
delineavano le varie opzioni ed i costi proibitivi cercavo di procrastinare la
scelta, oppure non scegliere: montava una sensazione di
disagio. C’era si la preoccupazione di una spesa che forse
non potevamo sostenere, ma di più,
avevo come un presentimento negativo, l’ansia che il viaggio
potesse essere deleterio per la salute di Fortuna, che aveva non poche remore e
avrebbe voluto che partissi da solo.
Ma Lei ci chiamava, si offriva di offrici, non
potevamo deluderla , e comunque sarebbe rimasto il rimpianto. Non andare era
una scelta non ammessa.
E allora via ! La data di partenza sarebbe stata il 31
Maggio, un sabato, con la Egypt Air.
La settimana ad Arusha ed ai parchi nazionali l’avevamo
affidata al conoscente di Francesca:
avremmo visitato il Lake Manara, il Tarangire ed infine
NgoroNgoro, per la metà della cifra
richiesta dagli altri, ed incluso c’era il volo a Zanzibar
che se preso da soli sarebbe costato la metà.
Si era prudenti sull’affidabilità di questa persona,
ma non potevamo fare diversamente:
non volevo rinunciare al Saf ari e neanche lei. Bonifico
anticipato del 50%.... al buio!
Da Zanzibar saremmo volati a dar Es Salam – dove avevo
prenotato un albergo – per visitarla
gli ultimi due giorni e poi back to home! Due settimane
intense ci aspettavano
Ci siamo sottoposti alle vaccinazioni d’obbligo, anticolera
compresa ma non la febbre gialla perchè
troppo anziani e quindi a rischio per gli eventuali effetti
collaterali. E poi la profilassi per la malaria:
la più temuta. Non c’è vaccino contro la malaria: la
profilassi consente di preparare il sistema immunitario a reagire all’eventuale
puntura della zanzara anofela. Questa agisce di notte fino all’alba e l’unica
prevenzione reale è coprirsi, utilizzare spray alla permetrina, e soprattutto
le tendine mentre si dorme.
Comunque, quasi all’improvviso tutto superato, e pronti a
partire. Valigie preparate –
Incredibilmente pronti per
la partenza!