Cos'è che li fa MUoverE ?

Chi avrebbe detto che una attività così semplice e spontanea - si cammina prima ancora di connettere verbo- poteva determinare una occasione di aggregazione, il ricostituirsi di antiche frequentazioni,risvegliare la voglia di stare insieme e condividere le emozioni di piccole avventure.Eppure guardateli con gli zaini in spalla ripieni di sorprese, attrezzature più o meno consone alla bisogna - animati da spirito di conoscenza, inerpicarsi per boschi e pendii alla scoperta del mondo che li circonda.

Ed allora ci si chiede cos'è che li spinge ad andare ed andare ed andare, cosa cercano, quali le motivazioni.Come al solito è meglio non porsi mai troppe domande:le risposte potrebbero essere deludenti banali scontate.....volgari! Lasciamoli camminare....Non ci interessa dove e perché.

Ci preme che vadano, che vadano ma che vadano pure a...Ecco, appunto!

Brahamana V sec. a.c - Indra esorta Rohita

Non c'è felicità per chi non viaggia, Rohita!
A forza di stare nella società degli uomini,
Anche il migliore di loro si perde.
Mettiti in viaggio.

I piedi del viandante diventano fiori,
la sua anima cresce e dà frutti,
ed i suoi vizi son lavati via dalla fatica del viaggiare.
La sorte di chi sta fermo non si muove.
Allora vai, viaggia, Rohita!
Indra esorta Rohita - (dai Brahamana V Sec. a.c.)

sabato 27 maggio 2017

Le poesie di Francy

ANNO NUOVO: 2017

Na corsa ar Colosseo 
Tutti fermi e radunati collo sguardo agli imperiali Fori
T’attendevano co ansia, co li calici levati 
e co la voglia de lancià pe  ll’aria
 com’è da tradizione antica
 li stracci rotti e quelli vecchi
e quell’anno bisestile che è costato più de collere e de bile. 

Io da sola nella via che m’affannavo
P’arrivà dar Palatino All’Aventino
E brindà ar Circo Massimo
coll'artre amiche mie
Allo scadere delle ventiquattro ore.  

Me sentivo de Roma la regina
E me pareva che a corrè così tanto
Je sartavo ‘n braccio all’anno novo. 

Ma mentre che correvo
Cor sorriso spalancato
tutto d’en tratto tutt’attorno se sollevava ‘n gran boato
che l’anno novo era arrivato!
Partivano li botti, i fochi fucsia gialli e verdi
Gridavano de gioia tutt’assieme li romani e li turisti 
Dimenticannose l’affanni e le rincorse
urlanno a squarciagole li sogni e le speranze.

Balli risa e canti, bollicine de spumanti 
E da regina de la sera
Me sentivo tanto sola
Che forse a vorte se perde meno tempo 
a stasse fermi che a core come matti!
E me perdevo innanzi e a destra, addietro e  a manca
Li mejo spari ch’accendevano la notte già ‘nfuocata, 
li monumenti tutti e i sette Colli.

Un poco affranta ma piena de fiducia 
cercavo co l’occhi ancora de bambina
pure per me li fochi e la magia
che te fa crede che nun è poi così impossibile asseconda' la fantasia. 

Ed ecco  le lanterne che custodivano chimere 
Levasse ner cielo su verso la scintillante Venere e tutte l'artre stelle
Una ch’era più vicina mostrava na fiammella 
E – da romantica che so' - ce vedevo 
L’ardore mio e il desiderio de cambià sto monno in mejo, in positivo. 

E ner mentre c’abbassavo er naso
Un abbraccio inaspettato e l’augurio più sincero
Che l’anno nuovo sia migliore der passato.

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mentre scendeva l'autunno, andando in studio

Vestito di rigogliosa edera e mistero
Un antico palazzo si tinge di rosso purpureo.
Al soffio del vento 
La fronda sussulta 
Dal ramo cadono
le foglie di ambra. 
Nel cielo zaffiro
leggere volteggiano
Si posano appena
sull’ asfalto sbiadito
distendono un soffice manto e dorato è il tappeto.

Col naso all’ in su rincorre un bambino
La foglia che ondeggia
Sorride beato 
Tra le piccole mani la accoglie e poi soffia
“sono io il vento, adesso vola lontano”.
Un calcio al fogliame ammassato su un lato 
poi a mucchi le prende e in aria le lancia 
che risa che festa 
orgoglioso si volta “mamma che bello, piovon coriandoli e non è carnevale”

Lo guarda la madre
Dolce lo sguardo e pieno di amore
Poi incede il bambino e ancora affannato
Annuncia a gran voce con tutto il suo fiato “Evviva l’autunno, evviva è arrivato!”

martedì 2 maggio 2017

L'Augustea - 7,8,9 - SanSepolcro -Novafeltria - Rimini

7° Giorno - 6 Agosto 2013 Città di Castello - SanSepolcro

Fra deve risolvere il suo rapporto con i suoi soldi: Oggi deve "assolutamente"fare l'applicazione e - neanche a dirlo - è l'ultimo giorno! per cui si è presa due ore di collegamento all'Internet Point che oggi gli ha chiesto 50 cents in più di ieri (1,50€/h) : oggi però c'era il titolare. Quanto gli ha dato? 2€ .....ma saranno state almeno due ore e mezzo!

Nel frattempo, dopo essermi docciato provocando il solito lago, sono sceso per occuparmi del ... cocomero! Ne avevo discusso con la mora durante la colazione ed aveva suggerito di comprare delle vaschette per il trasporto, cosa che ho fatto prontamente al market.
Con il suo generoso aiuto - ha messo a disposizione cucina tagliere e coltello nonchè il rotolo di plastica per avvolgere - e con la mia perizia nello sbucciare e generare dadi, dadini e dadoni, abbiamo preparato le vaschette: un amore! Purtroppo un pò l'ho dovuto lasciare.......
Vaschette in frigo in attesa di Fra. Torna verso le 11,30 ma non ha ancora risolo perciò allerta fratello e cugina per un supplemento di intervento.

E' ormai mezzogiorno e dopo aver pagato finalmente partiamo. Pensavo ad una strada in salita ma la pendenza non si nota e presto copriamo i 20 Km che separano le due cittadine.
Per attraversare l'Appennino avevo scelto il valico di ViaMaggio che parte appunto da SanSepolcro : una alternativa era la strada per Fano, ma un ciclista del posto ce lo sconsiglia, ci sono asperità importanti.

Arriviamo al B&B verso le due ma sorpresa è chiuso e nessuno risponde al cell..
Aspettiamo e quando dopo una decina di minuti il vecchio portone si apre - una persona esce - approfittiamo per entrare in un antro buio e polveroso. Ci accoglie un vecchio trasandato. E' Alfonso la persona con cui avevo già parlato: alto e flaccido, barba incolta occhiali e capelli bianchi, dimesso nell'aspetto ma arcigno nello sguardo e aggressivo nel comportamento. In linea con il posto.

Ci accompagna attraverso un'ampia scalinata d'altri tempi, il palazzo è antico ed ha una torre - ci dice - del '200, ad un primo piano in cui l'odore forte di muffa si aggiunge a quello tipico della tempera passata di fresco sui muri. Rivoltante. Ci apre la camera con una chiavona antica e per fortuna è bella grande con balconcino e bagno appena ristrutturato - con i pochi mezzi di cui questo oste sembra disporre - e all'apparenza decente. La puzza in camera non si sente. Ci sono tre letti con testate in ferro sicuramente di un qualche valore, un armadio e  cassettoni che non osiamo aprire, ed un tavolino con centrotavola merlettato.

Fra sceglie subito per prima il suo letto - ma perchè le permetto tutto?!! - e mentre lei tratta con Eleonora per "farle fare" l'applicazione che scade alle 15 e sono le 14,20 e c'è un problema con le dimensioni del file,
io mi preoccupo di mettere in frigo le vaschette.
Panico, nervosismo perchè l'applicazione non va - ma intanto se ne va la prima vaschetta di cocomero ancora bello fresco - suggerimenti commenti finalmente è fatta! Completiamo il pranzo con panino e residuo di torta da Valleceppi. Una escursione per il "maniero" alla ricerca della famosa torre è infruttuosa e.. sconsigliata per il disordine, possiamo allora provvedere alle abluzioni giornaliere - sempre dopo di lei ... prego! - ed al meritato riposino. Quindi ci apprestiamo a fare i turisti.

SanSepolcro è la città che ha dato i natali a Pier della Francesca - grande pittore precursore del Rinascimento e matematico insigne, fama quest'ultima forse usurpata.
La cittadina è stata ocupata dai nazisti nella loro ritirata verso nord  e prima di andarsene hanno fatto saltare una Trre del trecento, simbolo della comunità, che non aveva alcun valore strategico. Nella piazza principale seduti ad una panchina a gustare un gelato,osserviamo i segni della pianta della torre.

Poco più avanti un piccolo museo racconta la storia dell'occupazione ed illustra la distruzione della torre, e ne raccoglie i rimasugli : un pezzo della campana , il grande orologio foto del prima e del dopo. Un cordiale ex combattente ci accompagna nel giro.
Più in là la casa di Pier della Francesca, molto grande ed un paio di conventi in cui il maestro ha lasciato alcuni suoi affreschi..Prima di rientrare passiamo dal ciclista per far registrare i freni ed il cambio della bici di Fra: le costa 5€ e non ha risolto niente: anzi per i prossimi giorni ha trovato un'altra lamentela da fare.

Vado al market, mentre la miss riposa, e così possiamo banchettare per cena con una ottima insalatona  a base di tonno olive e formaggio acconciata dall'esperta vivandiera.La frutta? Beh il cocomero è ancora fresco !
La passeggiata d'obbligo del dopo cena lungo la navata del corso dove la gente " mira ed è mirata" e si riammira, apprendiamo di un concerto che si tiene in un chiostro poco distante, e perciò novelli topolini attratti dal suono dello zufolo magico ci intrufoliamo nella sala dove con maestria data la giovane età alcuni
musicisti stanno eseguendo musica da camera per piano e violino
. La vivacità ed i virtuosismi dell'esecuzione ci entusiasmanoe ci fermiamo ad asoltare l'intero concerto. Apprendiamo che si tratta di concertisti russi, invitati già altri anni: notevole per me il pianista giovane e talentuoso, a Fra pice la violinista. Il programma termina con una sonata di un flautista americano che concede il bis. Che serata!


8° Giorno - 7 Agosto - SanSepolcro - Novafeltria .    

Oggi è la temuta giornata dell'attraversamento dell'Appennino. La colazione non è prevista nel prezzo :
c'è un supplemento che nemmeno ci sogniamo di prendere in considerazione. L'escursione del giorno prima del maniero ci aveva allertato sull'estrema situazione di degrado e sull'assoluta mancanza di igiene e pulizia.
Diamo perciò fondo a tutte le risorse che la efficace opera di raccolta della vivandiera del gruppo  ha consentito, e ne esce una colazione con i fiocchi tra marmellate formaggini e cocomero e ancora un pezzo di torta e gli ultimi tarallucci.

In più siccome da qualche giorno la signorinella ha voglia di frutta secca stuzzicante peanuts, abbiamo preso le noccioline e ce le sbofonchiamo a mano aperta.

Per ritardare la "prova" facciamo prima un salto al market per l'acqua. Ma poi, via si parte : in discesa , leggera curva a destra e la salita comincia ....dolce, ma non troppo.
Contrariamente all'altimetria che avevo scaricato, ci avevano detto che il primo tratto sarebbe stato il più difficile, ma noi saliamo con il rapportino basso: Francesca con il suo passo regolare va che è una meraviglia, ed io a distanza tengo bene.

Sono in tutto fino al valico 17,5 Km. I primi tre passano e dopo c'è un falsopiano con tratti in discesa che fanno respirare. Tra il  6 e l' ottavo chilometro la pendenza aumenta tra il 7% e l'8% ed infatti le soste aumentano per rifiatare, bere. guardare il paesaggio - un bel panorama con un lago sullo sfondo-prendere foto scambiare impressioni ed ogni altra invenzione ci aiuti a ritardare la ripresa.Ma fino ad ora non siamo scesi a spingere la bici. Anzi la mia CrossLite con le gambe e cuore che mi ritrovo, va che è un portento ed a volte anche meglio di Francy.

Ancora un tratto in leggera discesa e poi un altro strappo, vicino ad una postazione di ABOCA, che Fra ricorda di aver già visitato (quella volta che per Unido da Ancona l'hanno portata con la macchina fin la)

Non si soffre il caldo ma la durezza della salita che adesso aumenta la pendenza con tratti - secondo l'altimetria - del 10%e 11% fino al 13 Km , ma che invece continua fino al 15ndicesimo.
Infatti Fra in alcuni tratti è costretta a scendere mentre io - pur fermandomi - la faccio tutta.
Gli ultimi duemila metri che si sarebbe dovuto rifiatare sono altrettanto duri e poi non si arriva più, ma rispetto a quello che pensavamo alla fine l'abbiamo fatta con la giusta fatica.

Siamo saliti dai 300mt di altitudine di SanSepolcro ai 1070mt del passo di ViaMaggio! Mica male .
Una bella soddisfazione ed anche Fra nonostante le maledizioni al cambio che non cambia è molto contenta per la bella impresa.

Ci fermiamo dieci minuti per finire il cocomero - che però è ormai da buttare, e per la toilette, e poi via giu in picchiata fino a Rimini che dista ormai solo 78Km..
I primi chilometri sono in discesa anche pericolosa - ma non per Francy che si butta giù come una pazza - con curve e tornanti,ma poi la strada comincia a presentare saliscendi spezzagambe: abbiamo superato le Alpi della Luna lì al passo di ViaMaggio ma le montagne sono ancora tutto intorno e in mezzo.
Superiamo Badia  Tebalda, poi Ca' Raffaele seguendo giù in basso il corso del fiume Marecchia.
Il panorama è bello ma la fatica e l'attenzione per la discesa suggeriscono di cominciare a guardarci intorno per un posto dove dormire..   Purtroppo lungo la strada si susseguono solo caseggiati isolati e deserti! i paesini sono fuori dalla direttrice e per lo più posti in altura. Un ristorante che affitta camere non va bene: il titolare arriverà tra dieci minuti e non mi va di aspettare. Più avanti una struttura estiva che però vende solo l'ingresso in piscina.

Non ci resta che continuare. Sono quasi le cinque. La strada è trafficata ma mediamente si riesce a gestire bene la discesa. Fra e più avanti e con tutte le curve non la vedo da un pezzo.
Una ragazza in motorino pensa bene di superarmi, va poco più veloce di me, ma subito mi taglia la strada per immettersi in una stradina laterale. Cerco di frenare quando me ne accorgo ma non posso evitare il capitombolo.
Per fortuna la macchina che seguiva ha frenato subitoe di fronte non veniva nessuno, ed io atleticamente dopo la capriola mi sono rialzatoredarguendo la ragazzina incapace di dire altro che " si è fatto male? " Anche la bici è rimasta intatta, ma le mie doti atletiche non sono state sufficienti ad evitare di acuire il mal dischienache mi porto appresso dalla partenza e dovuto verosimilmente allo sforzo patito per trascinare le bici al di là della frana a Nazzano.
Fra vvisata da un autista è tornata indietro, così rimonto in sella e ci rimettiamo in cammino.

Alle porte di Novafeltria avvistiamo l'insegna di un hotel, ed a fianco un complesso pizzeria restaurant che affitta le camere. Francesca si prende il merito della scelta, in effetti ottima e tempstiva perchè il mio mal di schiena non mi avrebbe consentito di proseguire. Concordiamo per 45 con colazione, una bella camera moderna e dignitosa con una ottima doccia.

Promettiamo al pizzaiolo che ci accompagna che più tardi lo andremo a trovare e siamo di parola perchè dopo il riposo e fattici belli - Fra con un bel rossetto, che però dice lei e' un proteggi labbra! -
scendiamo e ci sediamo al ristorante.La mia scelta Margherita e birra 66cl è d'obbligo.
Fra è indecisa fra gamberoni arrosto che vorrebbe e la solita insalatona: da a me la colpa di non aver preso i gamberoni! La cena è soddisfacente, con in più una focaccina bianca, ed il conto pure (23€)
La passeggiata che avremmo voluto fare si risolve in un rimirar le stelle....non c'è altro!Andiamo a dormire con la luna piena.


 9 Giorno -  Agosto - Novafeltria - Rimini

La colazione della mattina è una cosa chic: un'aria fresca pulita e frizzantina. Noi scendiamo in mezo pigiama e pantofole e ci accomodiamo fuori al bar. E' prestissimo, sono le nove, ma per questa gente che sta trafficando dalle sei è quasi ora di pranzo! La signora non smette di portarci cose cornetti torte e yogurt....tutto fatto in casa. In particolare una cheasecake di cui avrò modo più tardi di "sentirne" la
pesantezza. La schiena è dolorante specie nel passaggio dalla stazione seduta a quella eretta, ma poi passa e stranamente in bici non lo sento: Fra vorrebbe farmi testare la sua bici: le marce non vanno, ma il mio equilibrio precario non mi consente di far collaudi.

Partiamo e subito uno strappetto di 1km ci introduce al paesino che ricordo per una delle trasmissioni di Enzo Tortora. Non abbiamo intenzione di fermarci per una visita - siamo appena partiti - e quindi ancora giù! Ciclisti provetti ci sfrecciano a velocità doppia ma a noi la strada stretta e trafficata ci rallenta un bel po.In fondo alla valle è segnata una pista ciclabile che adiacente al greto del fiume, dovrebbe portarci fino a Rimini. Non la fa nessuno, è sterrata ed un ragazzo del posto ci scon
siglia anche perchè bisogna uscire e rientrare. Decidiamo perciò di proseguire sulla carreggiata anche se un po' pericolosa. La sede del fiume è pressochè secca salvo qualche rigagnolo.

Le indicazioni per Rimini, 37 km, che vanno a scendere sono un incentivo alla corsa. Superiamo Verucchio e Corpolo, dove io proseguo dritto sbagliando e quindi se non ci fosse Francy chissa' cdove sarei arrivato!! - e' il terzo bivio che sbaglio - e dopo un altro chilometro torniamo sulla retta via.
Vediamo il mare da lontano e Francesca come per incanto torna allegra e gioviale.
L'aria marina si sente nell'aria, siamo ormai in periferia e facciamo il nostro ingresso trionfale nella città vecchia con la fontana ed il palazzo del Capitano. Piccola sosta per beveraggi e con i potenti mezzi a disposizione apprendiamo che l'albergo prenotato è....dall'altra patte della cittadina.
Dobbiamo farci tutti i bagni fino al 108 - siamo all'UNO! - : altri sei ckilometri di strada che però fatti sulla ciclabile degli stabilimenti, passano on fretta.

L'albergo è ovviamente un 2 stelle, un po' antico come il proprietario - Sig. Tiziano - subito incantato dalla bellezza di Francesca: è gentile e sembra un personaggio dell'Amarcord felliniano. Un ex vitellone, labbra carnose faccia larga e capelli ondulati, una volta folti, occhi borsi in apparenza spenti
ma invece ammiccanti, parla sottovoce e lentamente: insomma il simulacro del vivuer che vive di notte e che lascia intendere che "... ai suoi tempi....
A noi interessa la camera ed il posto per le biciche ci trovaa sul retro.

Non c'è aria condizionata ma il ventilatore è più che sufficiente; la vista dal balconcino non è un granchè ma a Franci ora interessa rifrescarsi ed andare al mare!        

Il nostro viaggio in Africa - 8 Ritorno

12 Giugno –

Avevo letto nel mio peregrinare su internet che uno dei posti da visitare, dove si potevano ammirare a breve contatto le scimmie rosse di Zanzibar, specie caratteristica autoctona dell’isola, era la Foresta di Jozani. Per questo Fra l’aveva inserito nel giro delle escursioni. Ci avrebbe accompagnato ancora una volta il nostro tassista.

Ormai abituati alle “alzatacce”, ci facciamo trovare pronti presto.
La foresta di Jozani è un’area protetta sia per la presenza dei “colobi”, appunto le scimmie rosse a rischio di estinzione, sia perchè è uno degli ultimi lembi di foresta tropicale presenti nell’isola di Zanzibar, ed include la foresta di mangrovie della baia di
Chwaka Bay.   

La zona non è molto distante da Stone Town ed arriviamo in una mezz’ora. Cè un ingresso da pagare ma Franc si sente debilitata e preferisce rimanere in macchina a riposare: dopo poco la raggiunge Forty sia per farle compagnia, ma anche perchè a lei della foresta e delle scimmie non è che interessi molto.
Mi avventuro così da solo nel sentiero segnato facendo attenzione alle grosse formiche fameliche presenti ai piedi degli alti alberi
e di cui gli inservienti ci avevano messi sull’avviso.

Ovviamente l’attrazione principale era quella di avvistare e fotografare nel loro habitat naturale le famose scimmiette.
Orgoglioso del mio strumento e dell’attrezzatura – avevo acquistato un 35mm per la bisogna – col naso all’insù, contrariamente
alle aspettative e ai racconti, le scimmie non si vedono. Forse è l’orario troppo presto. mi suggeriscono, poi ne avvist un paio
ma si confondono facilmente tra i rami dei folti alberi ma soprattutto non stanno mai ferme..... Riesco a scattare qualche foto ma nessuna nitida come vorrei ed allora rinuncio. Proseguo il percorso senza più l’assillo delle scimmie che d’altra parte non ne vedo.

La passeggiata è piuttosto deludente, ed allora la termino in breve attraversando la strada ed entrando nella foresta di mangrovie. E’ questa una zona umida attraversata da corsi d’acqua salata dove crescono rigogliose piante e alberi di mangrovie, in un intrico suggestivo di liane foglie enormi rami e tronchi macerati , un ponte in legno che supera una specie di acquitrino.



E’ questa seconda passeggiata più appagante ed interessante della precedente, ma non voglio inoltrarmi fino al mare e torno indietro. Fra è ancora spossata dalla febbre quindi decidiamo di tornare indietro.

Per non perdere la giornata però il nostro autista suggerisce di visitare una zona turistica, ed in breve ci porta in un tipico villaggio vacanze con bungalow e area giochi.... Non  c’è quasi nessuno perchè la stagione non è ancora iniziata, ma la sorpresa viene dal mare e dalla spiaggia, una lunga distesa a vista d’occhio di sabbia finissima quasi polverosa, un mare le cui colorazioni includono tutte le sfumature del verde e dell’azzurro, un gruppo di surfisti che al largo si fanno trasportare dalle folate di vento!

E’ la medicina che serve a Fra che infatti subito si rianima e partecipa della bellezza del posto, scambiando notizie e pareri con il nostro autista.

Rientriamo alla base, superando i soliti ingorghi. Domani si torna a Dar prima del rientro.
Decidiamo di prendere il  traghetto che oltre ad essere più economico dell’aereo ci consente di godere più a lungo del mare e di mischiarci alla popolazione indigena che è sempre fonte di sorprese. Ci dirigiamo perciò al porto dove dobbiamo subire una lunga fila.Fra non se la sente di stare in piedi a lungo ; faccio i biglietti con il timore di sbagliare, perchè le indicazioni non sembrano chiarissime, e torniamo a casa.

Fra sembra crollare tutto d’un tratto: la debilitazione e la sofferenza che si è portata appresso in tutti questi giorni, la febbre che non le ha dato mai tregua sembrano vincere alla fine sulle sue eroiche resistenze.
Abbiamo tutti molta paura perchè non sappiamo di cosa si tratta.
Non riporto le ore concitate che si sono susseguite, alla nottata che Fra ha combattuto, fino al nostro rientro in aereo nella capitale.


  13 Giugno-
   E’ mattina presto quando il nostro ospite ci riaccompagna in aereoporto. E’ un congedo che avrebbe meritato ben altra disposizione d’animo dopo le meravigliose giornate ed esperienze vissute a Zanzibar, ma la situazione di Fra non consente che un saluto affrettato e colmo di speranze.

All’aereoporto troviamo Juan che la sera prima aveva partecipato alla nostra angoscia e che tanto aveva fatto per noi e per Fra, facendoci chiamare da una sua amica medico,
ed insieme ci dirigiamo verso la clinica di riferimento del gruppo, in cui Fra aveva già fatto i test della malaria.
Perfino l’addetto dell’Ambasciata Italiana viene a rendersi conto di persona delle condizioni di una persona così preziosa.
E fortunatamente con il suo spirito sempre positivo e volto verso gli altri, Fra sta decisamente meglio e le analisi lo confermano.
Ormai è in convalescenza ed ancora una volta la sua forte fibra ha avuto la meglio!

Ci facciamo accompagnare dall’autista all'albergo che avevo prenotato dall’Italia. Il quartiere non sembra proprio raccomandabile,
le strade sono piene di buche e i caseggiati più che popolari. L’albergo è in uno di questi ma più che un hotel sembra una casa famiglia per rifugiati. La camera che ci danno non va bene, vecchia e puzzolente ed in condizioni igieniche precarie.
Lo stesso un’ altra, per di più dovremmo dormire in tre su un letto matrimoniale.
Juan ci sconsiglia di restare, ha un altro posto più decente dove farci stare, ed anche se a malincuore perchè devo ammettere di aver sbagliato scelta, ma nell’assoluto interesse della salute di Francesca, pago l’albergo e ce ne andiamo.

Juan mostra tutta la sua generosità offrendoci il pranzo in un ristorante lì vicino. Un ottimo cibo.
Finalmente ci rechiamo  nella struttura suggerita da Juan: è una casa di accoglienza per giovani gestita da preti. Modesta ma pulita.
Anche qui non c’è praticamente nessuno e ci danno una stanza con tre letti e zanzariere, di cui aprofittiamo subito.
Sono solo a scendere per la cena, una zuppa calda che porto su anche alle signore.

14 Giugno –
 Oggi partiamo. La notte è trascorsa tranquilla, ma abbiamo convinto Fra a tornare a Roma ed interrompere il suo volontariato.
 Troppo rischioso. A colazione facciamo conoscenza con una ragazza italiana – responsabile a Dar di una Ong – che supporta la decisione di Fra di tornare con una argomentazione senza repliche : “non puoi pensare di essere di aiuto agli altri se gli altri si devono occupare della tua salute “. E’ bene pensare prima a guarire come si deve e poi eventualmente tornare.

La decisione perciò è presa. Il biglietto dell’aereo per il giorno successivo pure.