Cos'è che li fa MUoverE ?

Chi avrebbe detto che una attività così semplice e spontanea - si cammina prima ancora di connettere verbo- poteva determinare una occasione di aggregazione, il ricostituirsi di antiche frequentazioni,risvegliare la voglia di stare insieme e condividere le emozioni di piccole avventure.Eppure guardateli con gli zaini in spalla ripieni di sorprese, attrezzature più o meno consone alla bisogna - animati da spirito di conoscenza, inerpicarsi per boschi e pendii alla scoperta del mondo che li circonda.

Ed allora ci si chiede cos'è che li spinge ad andare ed andare ed andare, cosa cercano, quali le motivazioni.Come al solito è meglio non porsi mai troppe domande:le risposte potrebbero essere deludenti banali scontate.....volgari! Lasciamoli camminare....Non ci interessa dove e perché.

Ci preme che vadano, che vadano ma che vadano pure a...Ecco, appunto!

Brahamana V sec. a.c - Indra esorta Rohita

Non c'è felicità per chi non viaggia, Rohita!
A forza di stare nella società degli uomini,
Anche il migliore di loro si perde.
Mettiti in viaggio.

I piedi del viandante diventano fiori,
la sua anima cresce e dà frutti,
ed i suoi vizi son lavati via dalla fatica del viaggiare.
La sorte di chi sta fermo non si muove.
Allora vai, viaggia, Rohita!
Indra esorta Rohita - (dai Brahamana V Sec. a.c.)

giovedì 19 novembre 2015

Il Camino di Santiago - 4° - Leon Astorga O' Cebreiro PortoMarin

Leon  - PortoMarin 23-24-25 Aprile 2013

23 Aprile - Leon - Ruitelan

La notte è stata ristoratrice. Non essere costretti a lasciare il letto in fretta e furia come le altre mattine, ci ha
permesso di riorganizzare al meglio i bagagli e ....le vivande: la sera infatti la brava Francesca aveva preparato una cenetta con i fiocchi. Dedichiamo la mattina alla visita della città che la sera prima avevamo solo intravisto alla luce dei lampioni. Sappiamo che la cattedrale la Real Basilica de San Isidoro del XII secolo  è un monumento imperdibile: all'interno - abbiamo letto - c'è il pantheon dei re di  Asturia ed affreschi degni della cappella sistina, ma la Cattedrale è chiusa (o a pagamento) e quindi soprassediamo....
Leon è la città romana sede della VII Legio - da cui il nome - ed una ampia e solida muraglia la circonda
completamente,  Decidiamo sbagliando di percorrere le mura dall'esterno... non vediamo niente e ci stanchiamo a camminare. Decidiamo perciò di rientrare per una delle porte che si aprono lungo le mura .
Ci accontentiamo di visitare la chiesa                che ha un curioso sistema di riscaldamento dei banchi
(troppo deve far freddo d'inverno..!!). All'uscita una scolaresca chiassosa e ridente mitiga  l'austerità del luogo. Torniamo a piedi alla macchina e godiamo della festosità e dei festoni messi per la giornata di festa.

All'uscita da Leon ci fermiamo ad ammirare una costruzione moderna con enormi statue in bronzo stilizzate:
è la chiesa della Virgen del Camino  - patrona di Leon , che però all'interno è meno interessante.
C'è su un tavolo il timbro del pellegrino ed approfittiamo per aggiungerlo alla nostra Charta.Peregrini
La prossima tappa è Astorga, nome storpiato per la romanica Asturica Augusta.
Ci si arriva salendo per una stradina ripida e subito si nota la pulizia e l'ordine che le antiche case in pietra
conferiscono alla cittadina. Arriviamo all'ora di pranzo ed è tutto chiuso. Anche qui da visitare la cattedrale gotica con i caratteristici bastioni, ma è chiusa. C'è anche il Palazzo Episcopale di Gaudì, ma quello che a noi più attrae è.....una fabbrica di cioccolata! Guarda caso è aperta, e allora ci facciamo servire da un omino
smunto in parannanza due tavole di cioccolata al 70%. Anche qui l'interno e la merce esposta sono molto meno attraenti dell' apparenza esterna.
Lasciamo Astorga e riprendiamo la strada che ora attraversa tortuosa un bosco di querce e castagni con tornanti che ci riportano in cima fino .....ai 1500 mt della Croce di Ferro! Poco prima avevamo incrociato due camminatori un ragazzo e una ragazza sbucare fuori dal bosco e così l'atmosfera, l'ambiente che ci circondava  e la luce del pomeriggio erano di quelli che rallegrano l'animo, ma vedere all'improvviso questo spazio aperto con una enorme croce di ferro piantata sopra una collinetta di .....sassi lasciati dai pellegrini ci ha emozionato e fatto capire lo spirito del pellegrinaggio: un cammino di fede!

La suggestione del luogo ci ha indotto a fermarci ed anche se non proprio "titolati" abbiamo voluto partecipare di quel momento di testimonianza: i pellegrini che giungono in questo luogo lasciano sulla collinetta, oltre il solito sasso, anche un segno del proprio passaggio: una scarpa rotta, una sciarpa un cappello......Francesca ha voluto lasciare ......., io la stecchetta che si era rotta dell'occhiale da sole.
Il panorama che si godeva a perdita d'occhio da quell'altura e' veramente notevole, da lì in poi la strada scende con le stesse curve della salita fino ad arrivare a Ponferrada famosa per il castello dei Templari che ci fermiamo a visitare - la parte non a pagamento -
L'uscita dalla città è piuttosto anonima , ma ben presto ci ritroviamo incanalati nella vallata del fiume Bierzo
che risale verso la sorgente, la natura con poco, ma che è tantissimo per noi poveri uomini, crea dei quadri veramente pittoreschi....sulla sinistra il fiume che scorreva piano, sulla destra muraglioni, tutto intorno il verde dei prati e del bosco ed in mezzo noi con la nostra macchinetta sull'asfalto che sembrava creato anch'esso dalla natura.....un idillio, ed era ancora niente.
Arriviamo, alla periferia del paesetto, al nostro rifugio per la notte: il Pequeno Posada di Ruitelan!
Ci accoglie un curioso signore di mezza età peloso in canottiera  e parannanza: sta tagliando dei pomodori e cucinando per la cena - ma noi non siamo interessati: faremo da soli più tardi in giardino. La struttura è veramente piccola, e siamo stati fortunati a trovare posto, ma carina arredata con .....il gusto di un gay! Tendine e colori vivaci.....ecco cosa incuriosiva di quella specie di omone. Ma la sua natura non disturba anche se non fa niente per nasconderlo.
Non c'è molto intorno, perciò anche una passeggiata non può che essere breve.
Domani abbiamo deciso di arrivare a piedi al O' Cebreiro, una delle mete più magnificate del Camino.

La camera piuttosto piccola comprende 4 letti a castello per un totale di otto persone: un solo posto vuoto,
due uomini e una donna di mezza età, due ragazzone sicuramente tedesche per la stazza, noi due.
Gli altri sono già a letto, a fatica Francesca ed io troviamo posto....una finestrella ai piedi  non garantisce niente contro il freddo. La luce è già spenta secondo il volere di un dispotico tenutario.
Il concerto notturno, il freddo, l'olezzo di calze e calzettoni stremati non aiutano certo ad un riposo ristoratore, e dopo giri e rigiri nei letti improvvisamente le note a volume esagerato della Traviata di Verdi
ci annunciano che è già mattino... Il dispotico della sera si presenta accendendo la luce sollecitando tutti a lasciare il letto incurante del nostro sonno. Quasi tutti si alzano mogi mogi con i visi stravolti e le membra doloranti, non Francesca, non io che reagisco nervosamente intonando a voce strillata i versi dell'opera!
Alle otto, dopo una colazione misera, con le note di classica a tutto volume, siamo scaraventati fuori.

24 Aprile  - Ruitelan - Cebreiro - Portomarin

Nonostante la nottata, intraprendiamo la seconda tappa a piedi del nostro Camino pieni di energia ed allegria. Gli altri pellegrini sono già via con i loro pesanti zaini; noi ci attardiamo a prepararci  vicino... alla macchina, ma poi via anche noi su per la leggera salitella. Il percorso segue a ritroso il fiume per poi attraversarlo ed immergersi nel bosco: passiamo un villaggio di contadini con mucche cavalli e cani.
Nella chiesetta del Battista prendiamo il nostro stamp.
L'atmosfera agreste e la giornata assolata sono la medicina migliore agli sbalzi umorali di Francy, che purtroppo deve affrontare questi brulli e faticosi sentieri aiutandosi con i bastoncini per via del piede.
Ma queste sono le condizioni che a lei piacciono di più, l'avventura e la scoperta, la fatica fisica la caricano.
Arriviamo ad un posto di ristoro molto apprezzato dai pellegrini stranieri che si fermano festosi a recuperare
le forze.E' uno spiazzo all'interno di una specie di borgo  con un singolare  tipo di capanne di pastori a forma di cono rovesciato e sulla capoccia uno spesso strato di muschio indurito e brunito.
Riprendiamo il cammino dopo aver fatto acqua. Il sentiero si inerpica sulla collina e piano piano mostra
le vallate tutto intorno e cocuzzoli e pascoli a perdita d'occhio. La salita è piuttosto impegnativa ma dopo una prima parte nel bosco ora si procede con la visuale aperta.Arriviamo a metà della salita dove c'è un miliare del camino:l'ingresso in Galizia. Approfittiamo per una sosta e per scattare alcune foto insieme ad una coppia che fa un po' come noi: un po' in macchina, un po' a piedi.
Arriviamo a O' Cebreiro dopo un paio d'ore di cammino, e ci accorgiamo subito che ne è valsa la pena:
si tratta infatti di un villaggio celtico praticamente incorrotto dal  Medioevo!
In realtà il villaggio che risale al IX secolo era stato creato per accogliere i pellegrini sulla via di Santiago,c'e' una chiesa che custodisce il reliquario del Milagro de O' Cebreiro: nel 1300 un prete poco credente vide trasformata in carne l'ostia ed il calice riempito di sangue che fuoriuscito macchiò la sua palabra.
Ma la caratteristica di questo villaggio sono le abitazioni,  in pietra, come le strade,  a mo di capanne circolari con entrate basse e senza finestre e  con quella paglia muschiata sui tetti che avevamo già visto e che rende il tutto molto suggestivo con quell'idea di incontaminato e di fissità del tempo. Si chiamano pallozas queste abitazioni, alcune trasformate in museo altre in ristorante.
Noi abbiamo avuto la possibilità di visitarne una che riproduceva il modo di vivere della popolazione locale
con il pagliericcio e la stalla per gli animali all'interno della capanna.
Ci attardiamo, insieme ad altri turisti, a godere di questa piccola meraviglia, ed arriva l'ora di tornare a prendere la macchina che avevamo lasciato all'ostello.Francesca mi aspetterà qui perchè ancora sofferente con il piede. Affronto la strada a ritroso, ora in discesa, con l'intento di fare il prima possibile, ed infatti se per salire abbiamo impiegato oltre due ore e mezza, per tornare avrò impiegato un'ora in meno, e senza stancarmi. Ma arrivato alla macchina colpo di scena! le chiavi sono rimaste con Francesca! Non posso tornare su a piedi, impiegherei troppo tempo. Non ho modo di comunicare con Francesca..... non ci sono auto di linea che riportino su e non è il caso di fare l'autostop perchè non conosco la strada.
Ritorno all'ostello ed in maniera concitata riesco a farmi capire dal nostro ospite che mi suggerisce di chiamare un taxi. Sta passando molto tempo e decido di accettare. Il tassista vuole essere pagato giustamente anche per il ritorno, mi accordo per venti euro. Devo aspettare che torni da un'altro servizio. Finalmente arriva ed in breve tempo sulla statale torniamo al Cebreiro dove troviamo una Francesca preoccupatissima che mi fosse successo qualcosa. Torniamo indietro e finalmente apriamo la macchina.
Sono passate quasi tre ore ed è ormai pomeriggio inoltrato, ma la nostra meta per la notte non è distante.
Arriviamo a PuertoMarin che ci sono ancora un paio d'ore di sole: attraversiamo un moderno ponte su un bel bacino artificiale che ha sommerso una parte della città vecchia incluso il vecchio ponte romano - alcuni edifici sono stati  smontati e ricostruiti. Non sembra avere niente di particolare oltre alla bella vista sul lago
ed i boschi oltre. Troviamo facilmente l'ostello che ci ospiterà. Cerchiamo invano di comprare qualcosa da mangiare e ci dobbiamo accontentare di quello che abbiamo: un bel brodo caldo che pero...dobbiamo tirar su con posate rimediate perchè in tutto l'ostello c'è si una cucina ma non ci sono nè posate ne' stoviglie......!!
Camerate separate e fila interminabile di scarpe e scarponi all'esterno: ritroveremo i nostri?
 
 

    

mercoledì 18 novembre 2015

Venerdi 13 Novembre

Il Settembre nero.
Oggi Il Novembre nero.
Nero come la carneficina. Nero come il califfato.
Nero e buio, perchè una via di uscita non si sa come faranno a trovarla.
Buio come quello che hanno fatto scendere sulle vite, sul futuro di centinaia di migliaia di esseri umani
a cui vorrebbero imporre la loro ideologia.
Buio e nero come quello che hanno calato sulle vite di migliaia di innocenti che hanno crocifisso,
decapitato, massacrato, stuprato e schiavizzato. Senza ragione. La loro è una non ragione.
Perfino il nazismo nella sua follia aveva una motivazione.
Perfino Al Qaeda nell'attacco alle Torri Gemelle, aveva una strategia.
Il califfato no. La strage di Parigi no.
La vendetta.Forse.


Hanno fatto crescere questo bubbone  ed ora le metastasi rischiano di diventare incontrollabili.
Il primo nucleo di questi pazzi scatenati l'hanno costituito i militari sunniti di Saddam, a cui il "lungimirante" stato americano non ha voluto riconoscere prebende e pensioni. Colpa della guerra in Irak? Si!
Assad dice che gli attentati di Parigi sono ciò che subisce il suo popolo da almeno due anni: ma intanto compra in nero il petrolio dei pozzi che il califfato gli ha sottratto.
Obama definisce questi attacchi un orrore, ma allo stesso tempo fornisce le armi ai ribelli che si oppongono
ad Assad. E siccome i ribelli rispondono ad un'unica Jiahd, che è quella del califfato, è questi che stanno armando. Putin, forse il miglior stratega e anche quello che si crede più furbo, adesso accusa che paesi
che fanno parte del G20 finanziano lo stato islamico. Però non dice chi sono e lui si esclude.
Stessa accusa che si fa - ma non ufficialmente - al Qatar i cui soldi, che impiega negli investimenti in occidente, sembra che non puzzino!
La Turchia anche sta facendo il gioco sporco, da una parte consentendo il passaggio dei combattenti
che vanno ad infoltire con mezzi e soprattutto con intelligenze occidentali le forze del califfato, dall'altra osteggia i curdi - che vorrebbe sterminare - che sono l'unico argine all'espansione del califfo.
L'Europa in tutta questa faccenda sembra non esistere: la Francia che fa per conto suo, l'Inghilterra a rimorchio degli Usa, Germania e Italia alle prese con i profughi.....
E sullo sfondo, ma sempre in primo piano, il conflitto israelopalestinese tirato da tutte le parti dai due maggiori contendenti dell'area: l'Iran sciita  che appoggia Hamas e gli Hetzobollah ed Assad in questa fase, appoggiato anche da Putin, e l'Arabia Saudita sunnita e "protettorato" Usa che finanzia i ribelli siriani.( la popolazione siriana è in prevalenza sunnita ma lo stato è guidata dalla famiglia di Assad sciita che ha perpetrato violenze inaudite verso la popolazione che alla fine si è ribellata)

E così mentre i Grandi della Terra giocano con i soldatini, e continuano con il loro balletto di inetti, lo stato islamico si è allargato a macchia d'olio: sembra che occupi un territorio dove vivono oltre sei milioni di persone, utilizza le tecnologie  inventate dagli occidentali ma poi le demonizza, impone alle donne di non esistere, ai bambini di non acculturarsi, agli uomini di non vivere,  impone la propria lettura di comandamenti pseudoreligiosi (!) ; non conoscono cultura non hanno civiltà. Tra i loro maggiori crimini, intollerabili, quello di aver distrutto irrimediabilmente testimonianze della storia, come i loro predecessori talebani..
Le popolazioni volenti o nolenti piano, piano, sotto minaccia, si sottomettono e addirittura  il califfo pianifica la controcrociata, per cui nei prossimi cinque anni, dopo aver conquistato il mediooriente ed il nord africa, sbarcherà in Spagna e metterà la sua bandiera nera su Roma.

E' credibile? Oggi forse no e non credo che arriverà mai a costituire un pericolo vero per l'occidente, ma il terrorismo può colpire in ogni momento ed in qualunque posto, almeno fino a che gli stati occidentali per la brama del profitto consentiranno ai loro trafficanti di morte - che sono poi industrie strategiche di molti degli stati avanzati - ad armarli e finanziarli. Ed il prezzo continueremo a pagarlo noi cittadini inermi ma anche un po' stupidi.

Tuttavia non può essere sufficiente togliere l'ossigeno al califfato.
Il terrorismo si alimenta di motivazioni molteplici.
L'emarginazione di giovani di seconda e terza generazione sempre meno interessati all'integrazione con un occidente così ostico nei loro confronti e lontano dalle loro tradizioni ed usanze che li costringe alla ghettizzazione. Una vita priva di gratificazioni e prospettive difficile da vivere specie in periferie molto spesso degradate dove l'attività principale è la ricerca dello sballo. Situazioni che animano un revanscismo, che si produce prima all'interno della propria famiglia e del proprio gruppo sociale, accusato di inedia e sottomissione,  ma che sfocia facilmente, se ben guidato da chi ha un interesse diverso, nell'intolleranza, nell'aggressività, nell'odio verso gli altri che non sono come te.
E' in questo brodo di coltura in cui pescano gli Imam.
Ma non solo, perchè a quelli si aggiungono centinaia di combattenti acculturati e politicizzati per i quali tutti i mali del mondo sono conseguenza - ed è vero -delle politiche espansionistiche ed imperialiste svolte dalle potenze occidentali nei secoli passati - e sussistenti ancor oggi in maniera più subdola e più pervasiva - in nome di un capitalismo che deve essere abbattuto ad ogni costo.
Ci sono poi quelli che si arruolano per il solo gusto di combattere, a cui piace maneggiare armi ed avere sempre un nemico da abbattere.

Ma perchè molti di questi, sempre piu giovani, rinunciano alla propria vita facendosi esplodere, oppure la rischiano in azioni mortali?
Marco Polo nel suo Milione ci ha raccontato la storia del Veglio della Montagna e della sua della Setta degli Assassini ( etimo da "fumatori di hashish" !)
Questo Veglio aveva allestito, all'interno del suo castello inespugnabile in una valle tra due montagne, una replica del Giardino del Paradiso che Maometto aveva promesso ai martiri della sua causa: pieno di fiori e frutti, di femmine e di miele e vino!
In questo eden il Vecchio faceva entrare solo quelli che voleva far diventare Assassini: giovani vigorosi che vivevano appunto come se fossero nel paradiso in terra.
Quando il Veglio voleva far uccidere qualche suo rivale oppure impegnare quei giovani  in azioni terroristiche o criminali molto pericolose ed in cui potevano perdere la vita,
per convincerli a combattere, prima stordiva quei giovani con le droghe e li portava fuori dal Giardino:
quando quelli si risvegliavano e si rendevano conto che dove si trovavano non era il loro Eden, erano disposti a fare qualsiasi azione anche la più rischiosa che il Veglio comandava loro perchè se la scampavano tornavano nel Giardino del Veglio, se morivano avrebbero raggiunto l'Eden di Maometto.
Si tratta di personaggi e avvenimenti realmente accaduti: la Setta degli Assassini era un gruppo di fanatici religiosi che imperversò nel 1200, fedelissimi al loro signore.

Il califfato ha ricostruito il giardino di Maometto, ed è la stessa attrattiva che muove i novelli assassini:
morire per un dio inesistente!.


mercoledì 11 novembre 2015

Cammino di Santiago 3° Estrella- Logrono-Burgos-Leon

20 -21-22 Aprile 2013

20/04
Come al solito l'ostello deve essere lasciato molto presto la mattina. Siamo gli ultimi ad uscire ma fuori
è una bella giornata limpida e tersa. E' sabato e cerchiamo un ambulatorio che possa risolvere il problema del piede di Francesca: una commessa di una farmacia ci indirizza all' equivalente della nostra Asl. Fortunatamente Francesca ha una copia del suo tesserino sanitario così sperimentiamo la validità del sistema sanitario europeo, con le cure che le vengono prestate gratuitamente.
Utilizziamo la mattinata per visitare le strutture medievali di Estrella, sempre suggestive, tra tutte la piazza di San Martin con il palazzo dei Re di Navarra del 12° secolo.
Recuperiamo l'auto e proseguiamo secondo il percorso suggerito dalla guida scaricata da internet.
in cima ad una salita che introduce al prossimo monastero individuiamo quasi per caso la Fuente de Vino.
"Peregrinos! Si quieres llegar a Santiago con fuerza y vitalidad de este gran vino eche un trago y brinda per la Felicidad"
E' la famosa fonte di Irache: i frati che coltivano le vigne hanno messo a disposizione da tempo immemorabile questo "sciroppo della salute"; e allora ti immagini il frate monaco rubicondo nel saio che versa il sacro liquido nella ciotola del pellegrino stanco e affranto. Oggi è tutto automatizzato, due rubinetti: da uno sgorga un corposo vino rosso, dall'altro limpida acqua fresca. E' una gioia per l'idea e per la possibilità di usufruire aggratis (ma non a volontà: se se ne vuole di più si può acquistare), e noi ne usufruimmo!
Poco più su la piazza del monastero attrezzata con tavoli e panche sotto degli strani alberi con rami potati
che sembrano lunghe braccia nodose con mani allungate alte verso il cielo, o ad indicare qualcosa più in là:
ci assicurano essere dei pioppi, ma fanno assumere una atmosfera streghesca all'intera piazza che a quell'ora di primo pomeriggio assolato è quasi deserta.....avranno montato qualche falò anche qui?!
Bando ai brividi, questo posto è ottimo per il nostro spuntino - pane e fichi raccolti - che la vivandiera acconcia con eccellenza. Ovviamente tutto innaffiato dalla gustosa bevanda.
Ci fermiamo per più di un'ora anche perchè la chiesa del convento è chiusa e vorremmo visitarla: non chiude invece il negozio dei monaci su un lato della piazza con tutte le loro prelibatezze: vino, marmellate, biscotti e pane di oltre dieci qualità e forme, cioccolate.
La vista alla chiesa è sbrigativa perchè austera e quasi spoglia: molto più interessante la parte esterna con le figure mostruose dei colatoi e le inferriate alle finestre.

Ovviamente con la macchina saltiamo alcune delle soste del camino, per altre ci soffermiamo a vedere almeno la cittadina. Arriviamo a Logrono nel secondo pomeriggio, e ci affrettiamo a cercare l'ostello dei pellegrini che dalla descrizione sembra grande e ben organizzato.
Come al solito camminare in macchina nei centri storici  è sempre disagevole: le strade della cittadina - in pietra - sono a perpendicolo e a senso unico. Perdipiù non è possibile fermarsi: le strade sono strette e senza possibilità di lasciare la macchina (giustamente i pellegrini vanno a piedi). Dopo un paio di su e giù finalmente lo troviamo e nonostante Francesca sia fasciata decidiamo che lei va a chiedere se c'è posto, ed io vado a parcheggiare. Impresa che si rivela molto più difficile del previsto, ma che alla fine si risolve nel lasciare la macchina in uno dei parcheggi sulle sponde dell'Ebro. Non so neanche se a pagamento. Raggiungo Francesca che mi sta aspettando sul portone dell'ostello: c'è un solo posto disponibile! Dobbiamo ricominciare da capo. Ha un foglietto con indicato l'indirizzo di un'altro ostello, non è vicino. Chiamiamo per conferma e dopo aver fatto il tratto di strada
che ci allontana dal centro, entriamo in una specie di cortile aperto contornato da palazzi popolari di oltre dieci piani. Troviamo l'ostello in un "sottano" - così lo chiamerebbero a Barletta- ma è piuttosto grande e pulito e soprattutto per dieci € a testa va più che bene. Back to the car,(non lontanissima alla fine)   e mi accorgo che le sponde del fiume sono attrezzate e piene di ragazzi in bici in running, ad amoreggiare sulle panchine alla luce di un sole che tra poco tramonta.
Scegliamo le nostre postazioni sui letti a castello e dopo esserci rifocillati, torniamo al centro per una visita
e per cercare qualcosa da mangiare. Percorriamo il corso principale investiti dalla luce del sole che tramonta di fronte; ci accorgiamo che il paesino è tutt'altro che "ino" anzi piuttosto pretenzioso ed elegante sia nei negozi che nei ristoranti con una movida piuttosto accentuata per l'ora. Non troviamo niente di gradimento per cenare e torniamo all'ostello dove Francesca con la sua abilità prepara una buona insalata. Non c'è altro da fare, un' occhiata all'esterno per trovare un bar per un gelato degno: niente da fare. A nanna.

21/04
Se alzarsi presto la mattina per lasciare l'ostello è una fatica, siamo però ripagati dall'aria che troviamo fuori.
Sembra tutto pulito ed oggi che è domenica anche piuttosto silenzioso. Prima di andare a prendere la macchina al parcheggio sul fiume, ci facciamo una lunga passeggiata per il corso quasi deserto a quest'ora.
Vogliamo fare una buona colazione e cerchiamo un bar come si deve che troviamo proprio all'uscita della zona pedonale: è una specie di pub irlandese con banconi in legno e atmosfera buia, ma è pulito e ci sediamo
per un ottimo caffellatte con brioches e dolcetti gustosi che allietano la mattinata di Francesca..
La meta di oggi è Burgos che dista una novantina di chilometri.
Lungo il percorso incrociamo di tanto in tanto qualche pellegrino che procede sotto il sole rovente in un
paesaggio desolato e privo di punti d'ombra:ci vergogniamo un pochino nella nostra bella pandina climatizzata, ma il nostro è un impegno diverso.
Ci fermiamo a metà strada a Santo Domingo de la Calzada, cioè San Domenico della strada.
Fu un monaco benedettino dell'undicesimo secolo che dedicò la sua vita ai pellegrini. L'Hospital che costrui per loro è oggi una residenza di lusso. Le costruzioni sono medievali. Questa cittadina è famosa per la leggenda  "del pellegrino impiccato":
 Secondo la leggenda il figlio di una coppia di pellegrini fu impiccato ingiustamente per furto, ma quando i genitori andarono a reclamarne il corpo, trovarono il figlio vivo e vegeto. Questi raccontò loro che a salvarlo era stato Santo Domingo. Quando il governatore locale venne a sapere del miracolo disse che il pellegrino era vivo come la gallina che stava mangiando, al che la gallina arrostita (asada) si mise a cantare...... Santo Domingo de la Calzada, donde cantò la gallina despùes de asada!

In ricordo di questo miracolo nella cattedrale c'è una stia con una coppia di polli vivi......Certo più gustosi sono i famosi "milagros", biscotti a forma di galletto che ricordano appunto la vicenda e sono diventati
una caratteristica della cittadina. La cattedrale - che abbiamo visitato durante la funzione domenicale -
ha una pala d'altare molto ricca con al centro una Madonna con bambino.
Riprendiamo il "cammino", il panorama è ora più mosso e la strada si inerpica su per colline e boschi,
ma ben presto arriviamo a Burgos. Fortunatamente troviamo subito l'Hostal Juveniles e posto per la notte:
è una costruzione moderna pulita con ampie camerate e pullula di gioventù.
Approfittiamo di alcune indicazioni per l' area commerciale dove entriamo a Decathlon  per comprare i bastoncini supertecnici e per me anche una coperta in teflon che ripiegata su se stessa occupa lo spazio di un fazzoletto. Francesca aveva bisogno anche di uno zaino.

L'ostello è ubicato proprio al centro di Burgos vicino alla Plaza Major e soprattutto alla splendida cattedrale che abbiamo la possibilità di fotografare - foto sfocate - perchè illuminata di notte. Ci facciamo un bel giro
e qui per uno dei soliti battibecchi perdo le tracce di Francesca che sparisce per mezz'ora lasciandomi con la solita angoscia di quello che le può capitare, salvo poi ripresentarsi placida come se niente fosse successo.
Non c'è molta gente in giro, e decidiamo di tornare all'ostello che avrebbe chiuso di lì a poco.
Nell'ampia camerata l'attività preparatoria per la notte è frenetica. Quasi tutti i letti sono occupati, ma per fortuna la distanza di uno dall'altra consente un minimo di privacy- cosa non scontata. Molti già dormono incuranti del vocio e delle luci accese, Francesca scambia impressioni con due ragazzi italiani che stanno facendo il camino in bici. (li incroceremo con la macchina un centinaio di Km dopo....)
Finalmente si spengono le luci: io sono orgoglioso di aver disvolto la mia coperta ma non sapevo di quanto fosse..... rumorosa! Crepita ad ogni piccolo movimento ed io che giro e mi rigiro per tutta la notte ho suonato una musica che sono certo sia stata piuttosto fastidiosa: ma tutti rispettosi, nessuno si lamenta .
Al risveglio Francesca ha cambiato posto!

22/04
La mattina è fredda. Francesca vuole affermare la sua indipendenza e mi annuncia che vuole andare in giro da sola a vedere la città: ci vediamo tra un'ora! Non mi resta che assecondarla e torno piano piano alla macchina facendo un giro lungo per far passare un po' di tempo.
Siamo usciti alle 8 e alle 9,30 ancora non è tornata. Come al solito comincio a preoccuparmi, ma poi la vedo arrivare e tutto passa. Mi suggerisce di andare su al castello ( è dove appena è stata a piedi) per una erta ripida, e da lì vedere il panorama della città e della piana che circonda Burgos. E' il Mirador da cui attraverso
tavole in bronzo si può riconoscere lo "sky line" della città con le innumerevoli chiese; il castello con le mura è più in alto ancora. Burgos è la patria del Cid Campeador, la cui tomba è all'interno della cattedrale che purtroppo non visitiamo.Prima di lasciare la città però vogliamo visitare l'antico Hospital del Rey, oggi trasformato in un moderno campus universitario. Forse avremmo dovuto dedicare più tempo a questa bella città, ma non ne abbiamo, quindi via.
Seguiamo la nostra guida e ci troviamo presto fuori della citta': la prossima tappa è Leon.

Ci troviamo subito nella campagna delle mesetas della regione di Castilla - Leon: strade dritte e strette quasi un sentiero che si insinua tra i campi. Sostiamo, come quasi tutti i pellegrini, in una area al limitar della provincia di Palenza prima del ponte dell'Arcivescovo un ponte romano ad 11 arcate sul torrente Pisuerga. Ci fermiamo a fotografare la solitudine del luogo ed una coppia di ragazzi camminatori che rinfrescano le loro estremità togliendosi gli scarponi.
Ci fermiamo ancora a Fromista un paesino ben curato che conserva una chiesa romanica dell'' XI secolo che cerco di fotografare da tutte le direzioni è la chiesa di "San Martino. Poco più in la un altra chiesa anch'essa degna di nota è la chiesa di San Pedro. Questi paesi sembrano fissati nel tempo ed il loro fascino deriva proprio dal non essere stati deturpati dalla modernità.
Lungo il camino si incontrano spesso sculture dedicate al pellegrino a grandezza naturale : Francesca si fa fotografare con uno di loro... sembra quasi vivo ed il cucchiaio che Francesca per celia tenta di prendere
sembra proprio poggiato lì un attimo prima.
Arriviamo alla periferia di Leon nel primo pomeriggio. Abbiamo due indirizzi per l'ostello: il primo è fuori dal centro ma è quello che sembrerebbe più consigliato: peccato che non c'è più da qualche anno, anzi meglio
perchè l'altro indirizzo è proprio nel centro della città medievale. Le macchine non passano e vado in escursione. L'ostello si chiama                  e vengo subito accolto bene, il prezzo è di 5 € a persona ma quando chiedo di vederlo - stanno ancora ripulendo - sono disgustato dalle enormi camerate rimpinzate di letti e dai bagni non propio lindi! Mi faccio ridare soldi e documenti, e vedo poco più in là sullo stesso edificio un albergue a 3 stelle.E' l'albergo che i prelati della struttura utilizzano, più tardi alla messa nella cappelletta ritroveremo molti pellegrini. Mi accordo per un prezzo decente e abbiamo una camera tutt aper noi incluso iol bagno che sfruttiamo immediatamente. Non sarà proprio penitenziale ma ogni tanto ci vuole un ristoro decente. Dopo un giro alla città nuova - niente di che  - dove prendiamo i viveri, e dopo cena
ci dedichiamo ad un giro della città medievale, integra nell' ampia scalinata in pietra che porta alla maestosa cattedrale che le luci arancioni rendono ancora più suggestiva.