Cos'è che li fa MUoverE ?

Chi avrebbe detto che una attività così semplice e spontanea - si cammina prima ancora di connettere verbo- poteva determinare una occasione di aggregazione, il ricostituirsi di antiche frequentazioni,risvegliare la voglia di stare insieme e condividere le emozioni di piccole avventure.Eppure guardateli con gli zaini in spalla ripieni di sorprese, attrezzature più o meno consone alla bisogna - animati da spirito di conoscenza, inerpicarsi per boschi e pendii alla scoperta del mondo che li circonda.

Ed allora ci si chiede cos'è che li spinge ad andare ed andare ed andare, cosa cercano, quali le motivazioni.Come al solito è meglio non porsi mai troppe domande:le risposte potrebbero essere deludenti banali scontate.....volgari! Lasciamoli camminare....Non ci interessa dove e perché.

Ci preme che vadano, che vadano ma che vadano pure a...Ecco, appunto!

Brahamana V sec. a.c - Indra esorta Rohita

Non c'è felicità per chi non viaggia, Rohita!
A forza di stare nella società degli uomini,
Anche il migliore di loro si perde.
Mettiti in viaggio.

I piedi del viandante diventano fiori,
la sua anima cresce e dà frutti,
ed i suoi vizi son lavati via dalla fatica del viaggiare.
La sorte di chi sta fermo non si muove.
Allora vai, viaggia, Rohita!
Indra esorta Rohita - (dai Brahamana V Sec. a.c.)

giovedì 19 novembre 2015

Il Camino di Santiago - 4° - Leon Astorga O' Cebreiro PortoMarin

Leon  - PortoMarin 23-24-25 Aprile 2013

23 Aprile - Leon - Ruitelan

La notte è stata ristoratrice. Non essere costretti a lasciare il letto in fretta e furia come le altre mattine, ci ha
permesso di riorganizzare al meglio i bagagli e ....le vivande: la sera infatti la brava Francesca aveva preparato una cenetta con i fiocchi. Dedichiamo la mattina alla visita della città che la sera prima avevamo solo intravisto alla luce dei lampioni. Sappiamo che la cattedrale la Real Basilica de San Isidoro del XII secolo  è un monumento imperdibile: all'interno - abbiamo letto - c'è il pantheon dei re di  Asturia ed affreschi degni della cappella sistina, ma la Cattedrale è chiusa (o a pagamento) e quindi soprassediamo....
Leon è la città romana sede della VII Legio - da cui il nome - ed una ampia e solida muraglia la circonda
completamente,  Decidiamo sbagliando di percorrere le mura dall'esterno... non vediamo niente e ci stanchiamo a camminare. Decidiamo perciò di rientrare per una delle porte che si aprono lungo le mura .
Ci accontentiamo di visitare la chiesa                che ha un curioso sistema di riscaldamento dei banchi
(troppo deve far freddo d'inverno..!!). All'uscita una scolaresca chiassosa e ridente mitiga  l'austerità del luogo. Torniamo a piedi alla macchina e godiamo della festosità e dei festoni messi per la giornata di festa.

All'uscita da Leon ci fermiamo ad ammirare una costruzione moderna con enormi statue in bronzo stilizzate:
è la chiesa della Virgen del Camino  - patrona di Leon , che però all'interno è meno interessante.
C'è su un tavolo il timbro del pellegrino ed approfittiamo per aggiungerlo alla nostra Charta.Peregrini
La prossima tappa è Astorga, nome storpiato per la romanica Asturica Augusta.
Ci si arriva salendo per una stradina ripida e subito si nota la pulizia e l'ordine che le antiche case in pietra
conferiscono alla cittadina. Arriviamo all'ora di pranzo ed è tutto chiuso. Anche qui da visitare la cattedrale gotica con i caratteristici bastioni, ma è chiusa. C'è anche il Palazzo Episcopale di Gaudì, ma quello che a noi più attrae è.....una fabbrica di cioccolata! Guarda caso è aperta, e allora ci facciamo servire da un omino
smunto in parannanza due tavole di cioccolata al 70%. Anche qui l'interno e la merce esposta sono molto meno attraenti dell' apparenza esterna.
Lasciamo Astorga e riprendiamo la strada che ora attraversa tortuosa un bosco di querce e castagni con tornanti che ci riportano in cima fino .....ai 1500 mt della Croce di Ferro! Poco prima avevamo incrociato due camminatori un ragazzo e una ragazza sbucare fuori dal bosco e così l'atmosfera, l'ambiente che ci circondava  e la luce del pomeriggio erano di quelli che rallegrano l'animo, ma vedere all'improvviso questo spazio aperto con una enorme croce di ferro piantata sopra una collinetta di .....sassi lasciati dai pellegrini ci ha emozionato e fatto capire lo spirito del pellegrinaggio: un cammino di fede!

La suggestione del luogo ci ha indotto a fermarci ed anche se non proprio "titolati" abbiamo voluto partecipare di quel momento di testimonianza: i pellegrini che giungono in questo luogo lasciano sulla collinetta, oltre il solito sasso, anche un segno del proprio passaggio: una scarpa rotta, una sciarpa un cappello......Francesca ha voluto lasciare ......., io la stecchetta che si era rotta dell'occhiale da sole.
Il panorama che si godeva a perdita d'occhio da quell'altura e' veramente notevole, da lì in poi la strada scende con le stesse curve della salita fino ad arrivare a Ponferrada famosa per il castello dei Templari che ci fermiamo a visitare - la parte non a pagamento -
L'uscita dalla città è piuttosto anonima , ma ben presto ci ritroviamo incanalati nella vallata del fiume Bierzo
che risale verso la sorgente, la natura con poco, ma che è tantissimo per noi poveri uomini, crea dei quadri veramente pittoreschi....sulla sinistra il fiume che scorreva piano, sulla destra muraglioni, tutto intorno il verde dei prati e del bosco ed in mezzo noi con la nostra macchinetta sull'asfalto che sembrava creato anch'esso dalla natura.....un idillio, ed era ancora niente.
Arriviamo, alla periferia del paesetto, al nostro rifugio per la notte: il Pequeno Posada di Ruitelan!
Ci accoglie un curioso signore di mezza età peloso in canottiera  e parannanza: sta tagliando dei pomodori e cucinando per la cena - ma noi non siamo interessati: faremo da soli più tardi in giardino. La struttura è veramente piccola, e siamo stati fortunati a trovare posto, ma carina arredata con .....il gusto di un gay! Tendine e colori vivaci.....ecco cosa incuriosiva di quella specie di omone. Ma la sua natura non disturba anche se non fa niente per nasconderlo.
Non c'è molto intorno, perciò anche una passeggiata non può che essere breve.
Domani abbiamo deciso di arrivare a piedi al O' Cebreiro, una delle mete più magnificate del Camino.

La camera piuttosto piccola comprende 4 letti a castello per un totale di otto persone: un solo posto vuoto,
due uomini e una donna di mezza età, due ragazzone sicuramente tedesche per la stazza, noi due.
Gli altri sono già a letto, a fatica Francesca ed io troviamo posto....una finestrella ai piedi  non garantisce niente contro il freddo. La luce è già spenta secondo il volere di un dispotico tenutario.
Il concerto notturno, il freddo, l'olezzo di calze e calzettoni stremati non aiutano certo ad un riposo ristoratore, e dopo giri e rigiri nei letti improvvisamente le note a volume esagerato della Traviata di Verdi
ci annunciano che è già mattino... Il dispotico della sera si presenta accendendo la luce sollecitando tutti a lasciare il letto incurante del nostro sonno. Quasi tutti si alzano mogi mogi con i visi stravolti e le membra doloranti, non Francesca, non io che reagisco nervosamente intonando a voce strillata i versi dell'opera!
Alle otto, dopo una colazione misera, con le note di classica a tutto volume, siamo scaraventati fuori.

24 Aprile  - Ruitelan - Cebreiro - Portomarin

Nonostante la nottata, intraprendiamo la seconda tappa a piedi del nostro Camino pieni di energia ed allegria. Gli altri pellegrini sono già via con i loro pesanti zaini; noi ci attardiamo a prepararci  vicino... alla macchina, ma poi via anche noi su per la leggera salitella. Il percorso segue a ritroso il fiume per poi attraversarlo ed immergersi nel bosco: passiamo un villaggio di contadini con mucche cavalli e cani.
Nella chiesetta del Battista prendiamo il nostro stamp.
L'atmosfera agreste e la giornata assolata sono la medicina migliore agli sbalzi umorali di Francy, che purtroppo deve affrontare questi brulli e faticosi sentieri aiutandosi con i bastoncini per via del piede.
Ma queste sono le condizioni che a lei piacciono di più, l'avventura e la scoperta, la fatica fisica la caricano.
Arriviamo ad un posto di ristoro molto apprezzato dai pellegrini stranieri che si fermano festosi a recuperare
le forze.E' uno spiazzo all'interno di una specie di borgo  con un singolare  tipo di capanne di pastori a forma di cono rovesciato e sulla capoccia uno spesso strato di muschio indurito e brunito.
Riprendiamo il cammino dopo aver fatto acqua. Il sentiero si inerpica sulla collina e piano piano mostra
le vallate tutto intorno e cocuzzoli e pascoli a perdita d'occhio. La salita è piuttosto impegnativa ma dopo una prima parte nel bosco ora si procede con la visuale aperta.Arriviamo a metà della salita dove c'è un miliare del camino:l'ingresso in Galizia. Approfittiamo per una sosta e per scattare alcune foto insieme ad una coppia che fa un po' come noi: un po' in macchina, un po' a piedi.
Arriviamo a O' Cebreiro dopo un paio d'ore di cammino, e ci accorgiamo subito che ne è valsa la pena:
si tratta infatti di un villaggio celtico praticamente incorrotto dal  Medioevo!
In realtà il villaggio che risale al IX secolo era stato creato per accogliere i pellegrini sulla via di Santiago,c'e' una chiesa che custodisce il reliquario del Milagro de O' Cebreiro: nel 1300 un prete poco credente vide trasformata in carne l'ostia ed il calice riempito di sangue che fuoriuscito macchiò la sua palabra.
Ma la caratteristica di questo villaggio sono le abitazioni,  in pietra, come le strade,  a mo di capanne circolari con entrate basse e senza finestre e  con quella paglia muschiata sui tetti che avevamo già visto e che rende il tutto molto suggestivo con quell'idea di incontaminato e di fissità del tempo. Si chiamano pallozas queste abitazioni, alcune trasformate in museo altre in ristorante.
Noi abbiamo avuto la possibilità di visitarne una che riproduceva il modo di vivere della popolazione locale
con il pagliericcio e la stalla per gli animali all'interno della capanna.
Ci attardiamo, insieme ad altri turisti, a godere di questa piccola meraviglia, ed arriva l'ora di tornare a prendere la macchina che avevamo lasciato all'ostello.Francesca mi aspetterà qui perchè ancora sofferente con il piede. Affronto la strada a ritroso, ora in discesa, con l'intento di fare il prima possibile, ed infatti se per salire abbiamo impiegato oltre due ore e mezza, per tornare avrò impiegato un'ora in meno, e senza stancarmi. Ma arrivato alla macchina colpo di scena! le chiavi sono rimaste con Francesca! Non posso tornare su a piedi, impiegherei troppo tempo. Non ho modo di comunicare con Francesca..... non ci sono auto di linea che riportino su e non è il caso di fare l'autostop perchè non conosco la strada.
Ritorno all'ostello ed in maniera concitata riesco a farmi capire dal nostro ospite che mi suggerisce di chiamare un taxi. Sta passando molto tempo e decido di accettare. Il tassista vuole essere pagato giustamente anche per il ritorno, mi accordo per venti euro. Devo aspettare che torni da un'altro servizio. Finalmente arriva ed in breve tempo sulla statale torniamo al Cebreiro dove troviamo una Francesca preoccupatissima che mi fosse successo qualcosa. Torniamo indietro e finalmente apriamo la macchina.
Sono passate quasi tre ore ed è ormai pomeriggio inoltrato, ma la nostra meta per la notte non è distante.
Arriviamo a PuertoMarin che ci sono ancora un paio d'ore di sole: attraversiamo un moderno ponte su un bel bacino artificiale che ha sommerso una parte della città vecchia incluso il vecchio ponte romano - alcuni edifici sono stati  smontati e ricostruiti. Non sembra avere niente di particolare oltre alla bella vista sul lago
ed i boschi oltre. Troviamo facilmente l'ostello che ci ospiterà. Cerchiamo invano di comprare qualcosa da mangiare e ci dobbiamo accontentare di quello che abbiamo: un bel brodo caldo che pero...dobbiamo tirar su con posate rimediate perchè in tutto l'ostello c'è si una cucina ma non ci sono nè posate ne' stoviglie......!!
Camerate separate e fila interminabile di scarpe e scarponi all'esterno: ritroveremo i nostri?
 
 

    

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