10 Agosto -
Praga – Kralupy nad Vlatvou -
35Km
Torno con lo
stesso bus dell'andata e mi avvio verso l'albergo. Ora tocca a me il
rito della ripartenza: destinazione nord!
Torno sulla
Moldava e procedo lentamente sul marciapiede: al di là del Ponte
Carlo, fuori dall'area storica, la città mostra la sua periferia un
po' ordinaria ed industriale: lo stesso fiume ora che il sole è
coperto dalle nuvole è meno magico e ingrigito.
Arrivo ad un
gruppo di case condominiali e la pista ciclabile per uscire dalla
città si confonde con quelle locali e come solito perdo la direzione
perchè mi ritrovo sul ciglio del fiume: fortunatamente un ragazzo mi
da l'informazione giusta per Litomerice.
Attraverso prima
un bosco, poi un marciapiede in direzione opposta al flusso delle
macchine, una salita e il rientro nel bosco dove trovo segnata la
pista per bici e runner che corre parallela al fiume sempre alla mia
sinistra: ho l'impressione di tornare indietro ma non in città.
Dubito perfino che il fiume sia lo stesso. Ed invece proprio
all'uscita di Praga la Moldava compie una ampia inversione ad U
puntando a nord .
Il bosco ben
presto si dirada per lasciare posto ad ampi prati che degradano verso
la sponda: parchi attrezzati con allestimenti sportivi, piccoli moli
e box, gabbiotti, e casette che si alternano invece a piccoli
aggregati urbani che si affacciano sul fiume, che in questo tratto
sembra ancora più ampio. Dall'altro lato i contrafforti di alcune
collinette
E' tutto molto
rilassante, in sicurezza, se non fosse per dei minacciosi nuvoloni
neri, non troppo lontani all'orizzonte proprio dove mi sto dirigendo
io. Il panorama ed i colori è magnifico.
Non c'è più
molta gente sulle sponde, anzi quelli che ci sono sembra che si
stiano preparando a lasciare. I gabbiotti sono chiusi e non sembra
che possano offrire un eventuale riparo.
D'altra parte
anche se ormai il cielo è completamente gonfio, la pista continua ed
io vado, anche perchè l'escape potrebbe ugualmente non garantire un
ricovero.
Sono però
costretto tutto ad un tratto da grossi goccioloni, che si trasformano
in breve in pioggia battente, ad allontanarmi dal fiume e tentare la
sorte.
Seguo una macchina
che sale per una strada laterale interna: in salita! Aspra! Faccio
una curva
e mi fermo sotto
il cornicione di una costruzione. Ma non è sufficiente. Vado ancora
avanti, un ristorante che si sta preparando per la sera ha gli
ombrelloni aperti: meglio di niente.
La pioggia
scrosciante si è trasformata in pioggerellina fine che sembra non
voler finire mai.
Provo a spostarmi
ancora ed arrivo all'ingresso di un paesotto, forse Klacuny, ed entro
nel gabbiotto della fermata del bus: giusto per le mie e quelle della
bici dimensioni.
Cerco di
asciugarmi e cambiarmi. Passano dei giovani che camminano placidi,
non piove più.
Mi accerto alzo lo
sguardo: incredibilmente il cielo si sta aprendo perfino ad un po' di
sole.
Mi rimetto in
marcia, aggiro la piazzetta una salita e ….mi ritrovo in mezzo al
niente: non gira nessuno una striscia di asfalto in mezzo all'erba
alta di campi che sembrano incolti.
Mi conforta la
paletta di una fermata di bus, che sembra non troppo antica. Mi fido
e la seguo.
La striscia
prosegue a zig zag , prima verso nord poi verso est, per chilometri
senza nient'altro.
All'improvviso un
bivio, da una parte porta ad una installazione non meglio
identificata: forse una centrale energetica ( faccio ipotesi su
militari del periodo comunista) protetta ma che sembra abbandonata,
l'altra è la via che devo continuare.
Ho scelto bene
perchè dopo poco attraverso un gruppo di case rurali e nella piazza
un bar/trattoria
con dentro degli
esseri umani: fa piacere. Mi confermano che la strada è giusta e
proseguo più tranquillo anche perchè da qui in poi l'area è più
urbanizzata e soprattutto la strada è in leggera discesa. Volo.
La cittadina la
vedo dall'alto: anzi vedo le ciminiere che sbuffano un fumo denso
grigiastro.
E' una fabbrica
chimica di trasformazione della Unipetrol, l'Eni cecko.
Questo
suggerirebbe di non fermarsi ma sono già le cinque e la giornata è
stata lunga, quindi scendo e vado a vedere: l'ingresso è quello
tipico delle cittadine industriali con il passaggio a livello e ampi
stradoni semaforizzati.
Arrivo però al
centro storico dopo aver attraversato un ponticello su un canale, e
la chiesa bianca con il campanile a punta e le costruzioni d'epoca
circostanti, l'assenza di auto e le poche persone, mi sento tuffato
in un'altra età, ma in verità la cittadina è di epoca recente,
fine 1800.
Mi aggiro perciò
alla ricerca di un albergo ed esulto quando vedo davanti a me un
grande edificio di tipico stampo comunista: riporta nella scritta
Hotel Sport ed è un parallelepido bianco finestrato 4/5 piani
lunga una cinquantina di metri per lato! Alle spalle una collina
verde così come le piazzole, poche, dei parcheggi auto.
Una piccola
scalinata per entrare mi suggerisce di lasciare la bici ai piedi:
l'ingresso mi conferma della architettura comunista con l'esterno che
vuole essere magnificente, e l'interno con mobili in legno poveri e
di vecchia fattura, che si arrende alla limitatezza delle risorse
(l'interno).
Insomma le tipiche
nozze coi fichi secchi! A me non interessa e mi avvicino al banco
dove una sorpresissima, a vedermi, signora bionda, un po' attempata,
- che ancora di più sembra una funzionaria statale (e forse lo è),
mi dice nel suo inglese povero come il mio che deve controllare se
c'è posto!
Sono un po'
sorpreso perchè la struttra a vederla dovrebbe avere almeno
cinquemila stanze!
Ed invece le
persone che si aggirano lì intorno non sembrano tante. Perciò con
il mio garbo usuale le comunico che intanto …..porto su la bici.
Dopo una
complicata verifica burocratica del mio documento mi assegna la
camera che è proprio alle spalle della reception: la prima in un
lunghissimo corridoio. E' buona, ha tre letti singoli a conferma di
una ospitalità ad alta densità, un po' spartana e vecchia
nell'arredamento, ma leggermente pretenziosa negli accessori del
bagno e nella biancheria, tutto sommato per me in questo momento
bella come una reggia.
Doccia calda,
riposino e pronto per la cena che ho prenotato al ristorante
dell'hotel con un piccolo supplemento: è talmente soddisfacente che
non posso non immortalare il piatto ed il gran bicchiere di birra!
Doppio.
11 Agosto –
Kralupy –
Usti Nad Labem - 55Km
Il sonno profondo
notturno mi fa risvegliare con rinnovata energia.
La colazione è
come la cena : ottima abbondante varia ma soprattutto a buffet, e
siccome nessuno sembra curarsene mi approprio della... provvista
giornaliera!
Ritorno nel garage
dove avevo depositato la bici per la notte: alcuni operai, immagino
della manutenzione, sono all'opera alacremente e ci salutiamo con
sorrisi. Pisciatina e via.
Ma prima non posso
non attardarmi a riprendere da tutti i lati quella imponente e
simbolica costruzione bianca: l' Hotel Sport.
Altra giornata
luminosa e fresca. Ritorno al ponticello risalgo il passaggio a
livello e mi immetto in una strada ampia separata da una mezzeria
aberata: la Moldava si percepisce nella vegetazione,
nei prati verdi,
ma non la vedo. Vedo invece l'ingresso della grande fabbrica chimica
“ceska
rafinerska” che probabilmente da lavoro a tutti gli abitanti del
posto.
La strada in
uscita da Kralupy si restringe e diventa una provinciale che si
insinua nei boschi.
E' tutta pianura e
quindi vado facile, anche perchè il traffico è rado.
Arrivo ad un
grande incrocio che mi porta a Roudnice, ridente e storica cittadina
sull...Elba!
Purtroppo la
pioggia del giorno prima, avendomi costretto a rientrare, mi ha
impedito di proseguire lungo le sponde del fiume: infatti pur non
avendola più vista la Moldava, all'altezza di Melnik, si è andata a
mischiare nell' Elba che in cecko si chiama Labe , ingrossandone la
già imponente portata: siamo in piena Regione Boema.
Da qui in poi
seguiro' il percorso della ELBERADWEG una delle più belle ciclovie
d'Europa.
Sono sulla riva
destra del fiume: la strada è mista alterna tratti in asfalto a
sterrati, ma il panorama
è bellissimo. Si
cammina all'altezza della sponda del fiume in mezzo a prati e boschi.
Ogni tanto la vista si apre per mostrare campanili e castelli : c'è
chi fa sci d'acqua!
E' pomeriggio,
l'aria è fresca ed il temporale di ieri ha lasciato le sue tracce
sui tratti sterrati che sono piuttosto appesantiti ed in alcuni
casi....melmosi: bisogna fare attenzione alla marcia che è
rallentata. Cado! Forse la stanchezza, ma anche la difficoltà di
restare in equilibrio, ed una pozza più lunga e profonda delle altre
mi tradisce e devo lasciare cadere la bici :impantanato.
Sono sporco di
fango ed anche le borse che devo pulire prima possibile. Sono alla
periferia di una cittadina – Litomerice - e la ciclabile è ora
mattonata con mattoncini e si insinua in un parco urbano.
Approfitto di una
panchina vicino ad un enorme salice, per i i miei bisogni e per il
ristoro. Mangio.
Rifocillato
riprendo la marcia. E' primo pomeriggio. Un sottopasso della ferrovia
ed esco dalla cittadina. La ciclabile ora costeggia la linea
ferroviaria e la statale a monte, il fiume alla sinistra.
Il colore della
luce ed il riflesso sull'acqua verde delle colline e dei prati
rendono piacevole la passeggiata in bici. Spesso le strade si
invertono, la ciclbile sale alle spalle della statale, a volte è
attaccata ai binari del treno, ma quello che stupisce è la cura ed
il rispetto sia per l'ambiente ordinato e pulito: non ci sono
baracche e baracchini sulle sponde del fiume, neanche quelle dei
pescatori, ma anche per chi, come me, non usa le auto. Palette
informative sul percorso sull'area con le distanze
(sono a 100Km da
Praga!) sono la testimonianza di un diverso livello di civiltà!
Arrivo a Usti nab
Laben, la mia meta giornaliera. Attraverso il fiume su un ponte in
ferro verniciato in bianco con ampie arcate. Sulla banchina- oltre ad
una officina per ciclisti – un ufficio turistico a cui chiedo di
indicarmi un ricovero per la notte.
Ma la cosa più
interessante, visto che nel viaggio fin qui ho perso quasi tutte le
mie carte e cartine e sto procedendo con una mappa degli Jugendeberge
della Germania e di una parte della Ceckia..., è che riesco ad
avere un booklet della ciclabile dell'Elba da Aburgo a Praga, 1200
Km suddivisi in tappe di 50 Km mediamente, con l'indicazione dei
punti notevoli, le città, gli alberghi. Un aiuto eccezionale: ora
non mi resta che seguire le tappe, anche se io le risalgo al
contrario e non sono allineato!
L'albergo è un
altro bel pezzo di architettura comunista: un grattacielo bianco e
blu l'InterHotel Bohemia Casino! Anche qui l'interno è dimesso e le
addette alla reception scorbutiche : una camera al sesto piano, senza
infamia e senza lode, un ascensore che non manutengono dal 1867...
Scendo per un giro
nella cittadina, ma è già buio – poco più delle nove – ed è
tutto chiuso, fa quasi freddo e non c'è anima viva. Risalgo e magari
vado un po' al casino....ma mi sono sbagliato, è il ristorante
dell'albergo che sta chiudendo: il casino' se mai c'è stato sarà
chiuso dagli anni '50!
La buona vecchia
tv in lingua boema mi terrà compagnia. Buonanotte.
12 Agosto
Usti nab Laben
– Bad Shandau - 40Km
La colazione non
compresa la faccio in un forno. E' brutto tempo ma non piove : il
cielo è grigio come tutto intorno.
Riattraverso il
ponte e riprendo la ciclabile dell'Elba: di lato uscendo da Usti una
collinetta alberata, mentre il percorso per le bici è interdetto a
moto e auto! E' semplice e procedo senza affanni.
Arrivo alla
periferia di Decin dopo una 20 di chilometri e mi fermo per uno
spuntino in una specie di piccolo giardino. Un grande cartello segna
il percorso che però non riesco ad individuare
dal vero: il fiume
infatti si è perso e lo vedo lontano. Ci sono due coppie in bici che
però ripartono prima di me. Quando mi decido a ripartire scendo e
giro a vuoto ma non ritrovo la ciclabile.
Risalgo e dopo una
salita tosta mi ritrovo su una carrabile che va verso nord: il
problema è che è stretta e trafficata, costeggia dei contrafforti
sempre più alti che disegneranno poi i famosi monti dei Giganti.
Ogni tanto sale.
Fortunatamente il
fiume è sotto di me e immagino che prima o poi lo incrocio. Ogni
tanto la vista si apre e mi accorgo che i ciclisti stanno tutti
sull'altra sponda : è lì che c'è la ciclabile.
In prossimità di
un paesino, una stradina scende verso il fiume.
Tento la sorte e
mi dice bene: proprio in quel punto c'è una specie di traghetto che
porta sull'altra sponda. Una coppia francese mi ragguaglia ed aspetto
che il caronte ritorni. Siamo a Dolni Zleb.
Un sistema di
corde e galleggianti che affiorano dall'acqua consentono al
traghetto di traversare senza motore e senza remi, sfruttando la
corrente del fiume e l'attività del manovratore in cabina: un
sistema estremamente ingegnoso benchè antico.
Come sul Reno
qualche anno prima, si paga una sciochezza e mi ritrovo sulla sponda
giusta: ecco infatti la ciclabile cecka N° 2 da Decin a Bad Shandau
in Germania in una ventina di ckilometri!
Ed i ciclisti sono
frequenti.
In verità il tempo è coperto e la vicinanza con il fiume si fa
sentire nell'umidità che copre il
mattonato e le pareti del terrapieno,sulla sinistra, che incombe
sopra e su cui passa la linea ferroviaria.
Il panorama si
sviluppa essenzialmente sulla riva destra con colline alberate che
preludono ai cosiddetti Giganti: sono formazioni arenarie che si
elevano per una trentina di metri come possenti colonne scure quasi
nere, isolate e separate dal rilievo montuoso retrostante, e che
sembrano delle sculture, modellate dal vento, di enormi guerrieri a
guardia delle sponde del fiume. E' l'ingresso al parco nazionale
della Svizzera Boema che segna il confine: una bandiera ceka, quasi
un gonfalone, posta su un palo dipinto di blu, un po' sdrucita.
Subito dopo la ciclabile ha un asfalto perfetto: siamo in Germania!
Mancano ormai
pochi chilometri alla meta odierna. Bad Shandau è una cittadina
turistica, partenza di itinerari escursionistici nel parco nazionale.
E' sulla sponda destra quindi bisogna riattraversare
il fiume: c'è un
barcone che fa la spola ad orario ma la frequenza è bassa e bisogna
aspettare.
Più avanti c'è
il ponte per le auto ed anche se comporta uno sforzo in più, lo
preferisco.
All'ingresso c'è
un supermarket in cui mi rifocillo. Ho prenotato l'ostello e chiedo
informazioni.
La serenità del
pomeriggio si guasta quando lasciata la strada principale, devio per
una erta impervia che si prolunga per oltre 4 chilometri su per il
bosco della collina e mi costringe a spingere a piedi la bici con il
suo carico: una ammazzata pazzesca che non posso evitare se voglio
raggiungere l'ostello. Un gruppo di case anticipa il sito, peraltro
ben segnato.
Un cancello si
apre su un giardino... panoramico, e ci mancherebbe!, in mezzo a due
palazzine con persiane verdi.
La gestora è una
donna con cui mi lamento dello sforzo e dell'opportunità di mettere
lì un ostello:
mi risponde che è
una locazione ambita, ed infatti è abbastanza pieno.
Una birra e le
lenzuola spengono la polemica: me ne vado nella mia stanza a
recuperare.
E' ancora presto e
progetto di fare una passeggiata giù al paesotto e magari regalarmi
una cenetta.
Peccato che a metà
discesa comincia una pioggerellina fitta di quelle che non smette
più.
Incrocio due
signore affrante, ospiti dell'ostello, che stanno risalendo con il
fiatone.
Una mezz'ora per
arrivare al centro, carino con stradine strette e buoni negozi: forse
troppo buoni. Deve essere un posto per ricchi perchè anche le due
tre trattorie sono pretenziose. Sono neanche le 7
e non c'è nessuno
in giro. Decido che non ne faccio niente, ho qualche scorta, la
pioggia mi disturba e fa anche un po' freddo. La via del ritorno è
difficoltosa e se le signore a metà salita erano affrante...io molto
di più.!
13 Agosto –
Bad Shandau – Dresda 55Km
Ho fatto una
colazione che levete! Non tanto per la disponibilità di cose da
mangiare, quanto per quello che sono riuscito a portarmi via: due
panini imbottiti che di più non c'entrava.
Il refettorio,
pieno di gente, guardava solo me e il mio andirivieni dal buffet ad
un tavolo
che avevo scelto
in posizione riservata, nella speranza vana di non sottostare agli
sguardi severi di tedesken ligi! Dovevo recuperare il disagio, no !?
Avevo letto di una
cascata spettacolare a pochi chilometri, un sito turistico a cui
arriva il tram giallo del NationalPark che parte dal paese. Per
quanto l'umidità sia sovrana, la giornata è assolata e decido di
fare il turista anch'io. Scendo con la bici, a mano per evitare
cadute rovinose nella strada in discesa ripida e bagnata. Risalgo al
bivio ma l'asfalto è bagnato anche qui, la vegetazione folta ed un
torrente non aiutano ad asciugare l'umidità dei luoghi. Per di più
la carreggiata è occupata per metà dalle rotaie del tram e devo
fare lo slalom per evitare le auto che arrivano dietro o incontro.
Non riesco ad
evitare la maledetta rotaia, la ruota entra nella scanalatura e sono
sbalzato dalla bici cadendo pesantemente sull'asfalto: batto anche
la testa ma il casco mi protegge in qualche modo, anche se perde le
guarnizioni di corredo, mentre la spalla ne risente maggiormente.
Fortunatamente non
passano auto e mi rialzo da solo, recuperando il casco a qualche
metro; queste cadute ripetute mi preoccupano un po' perchè sono
segnali di stanchezza.
Riprendo la marcia
ed arrivo nel luogo della cascata che è però....ad orario. Non
tutti sono lì solo per la wasserfall – che si rivelerà una
cascatella – ma i numerosi turisti che il tram sforna ogni dieci
minuti si apprestano a trecking nel bosco, o ad arrampicate sui
costoni dei giganti , o a sedute di pesca o a sedute per mangiare in
trattorie tipiche o....seduti e basta!
Ritorno per
riprendere la ciclabile – sette andà sette a tornà –
riattraverso il ponte e finalmente dopo poco si aprono gli argini del
fiume che, compresso tra quei duri contrafforti, ora si amplia in
tutta la sua magnificenza. La passeggiata è piacevole con poche
variazioni altimetriche, seguendo quasi costantemente il percorso
dell'Elba che è solcato da imbarcazioni piccole e grandi.
Il panorama è
molto bello, il sole è caldo e anche la ciclabile è affollata: è
la domenica che precede il ferragosto e si sente l'aria di festa.
Famiglie intere in bici incrociano ciclisti super attrezzati.
Mi fermo ad un
punto di ristoro dove il parcheggio è riservato....alle bici.
Arrivo a Pirna,
una cittadina storica con il famoso castello Sonnestein, dipinta dal
Canaletto ,ma non me la sento di visitarla, mi limito a sedermi su
una delle tante panchine.
C'è un bel vento
che si incanala nella valle e non mi lascerà fino a Dresda, disturba
parecchio.
Siamo nella bassa
Sassonia e la pista ciclabile sfiora i numerosi vigneti della “strada
sassone del vino”. Ma ben presto e quasi senza accorgermene arrivo
nella periferia di Dresda: il prato ai lati del fiume si allarga a
dismisura in una pianura verde che man mano che mi avvicino alla
città si affolla di gente in bici, distesa sui plaid, bambini a
rincorrersi e rincorrere aquiloni, windsurf trainati da …..skateboard
che corrono sull'erba come sulle onde e poi si innalzano e
piroettano.....lo spettacolo della gente! ed il fiume che scorre
lento.
C'è una gara
ciclistica e perciò vengo bloccato per qualche minuto: la strada per
lo JugendGastehaus
è semplice,
leggermente fuori dal centro storico: è un edificio grande con
numerose camere e camerate. Ho prenotato una singola per due giorni e
la ragazza della reception dopo le procedure di registrazione e
pagamento - anticipato, mi gratifica del suo sorriso consegnadomi la
chiave.
Scendo per un giro
serale. A piedi perchè non sono distante. Vengo attratto dal suono
della musica
di un concerto
rock che si sta svolgendo sulla sponda opposta: attraverso il Ponte
Blu e cerco di mischiarmi alle migliaia di persone che – donne e
uomini con incredibili boccali di birra in mano-
si muovono al
ritmo delle note; ma è impossibile intrufolarsi per il muro umano
eretto da questi novelli baccanti. Ritorno sul ponte dove si
riflettono le luci del palco e dall'altra parte quelle degli edifici
storici che invano cerco di fotografare. I fuochi d'artificio
culmineranno la serata.
14 Agosto – Dresda
Dresda è una
città stupidamente rasa al suolo durante la seconda guerra mondiale
dai bombardamenti degli americani che volevano mostrare i muscoli ai
russi: vedi cosa siamo capaci di fare? Non hanno più smesso. Di
essere stupidi!!
Dresda invece,
città storica, avvezza alle distruzioni della natura e degli uomini,
ogni volta è stata capace di ricostruirsi. Oggi è la splendida
capitale della Sassonia con i suoi palazzi barocchi che si riflettono
nelle acque dell' Elba e le sue chiese: tra tutte la FrauenKirke per
la quale si è dovuto aspettare la caduta del muro, e la caduta di un
altra forma di stupidità, per consentire una ricostruzione
archeologica utilizzando molte delle pietre originali.
La colazione è
all'aperto. La sveglia è stata precoce a causa degli operai del
cantiere a fianco
all'ostello. Oggi
sono turista. Ho lasciato la bici ed a piedi ho ripercorso l'ampio
viale verso il centro.
Il primo monumento
che ho visitato è stato lo Zwinger un complesso di edifici barocchi
raccolti intorno ad un giardino con una maestosa fontana, suddivisi
in padiglioni (pavillon), costruito sopra una precedente fortezza
medievale, con l'intento di avere una “fortezza entro le mura”
della città (in tedesco zwinger). Anche questo raso al suolo dal
bombardamento ma la ricostruzione, ancora in atto, è cominciata
molto prima. Singolare e maestosa la porta di accesso: un arco
coronato!
Notevoli
all'interno dei padiglioni, ma che non ho visitato per la cronica
pecunia mancans, la pinacoteca con, tra gli altri, la Madonna Sistina
del Raffaello, il Ratto di Ganimede del Rubens, e la Venere dormiente
del Giorgione.
Da non trascurare
il museo della porcellana, la cui formula fu scoperta qui a Dresda
nel 18° secolo, che raccoglie oltre ventimila esemplari ed è il più
grande al mondo del suo genere.
Piuttosto però
che descrivere i monumenti dell' AltStadt o le birrerie della
NueStadt mi piace riportare alcuni tips per giovani viaggiatori
ripresi da una mappa.
We Germans
possiamo sembrare scostanti e inavvicinabili agli occhi degli
stranieri.
Questo perchè
tendiamo a crearci una “ comfort zone” tra di noi. Ma non
disperare è questione di strategia. Prova un approccio gentile,
lasciaci una via di fuga se vogliamo stare soli, e vedrai che non
siamo poi così scortesi.
Si può bere
per strada! E' legale. Quando hai finito non gettare la can o la
bottiglia. Puoi tornare allo shop dove hai comprato la bibita e
recuperare gli 8 centesimi del deposito. In alternativa ci sono punti
di raccolta in cui persone indigenti recuperano qualche soldino. In
questo modo contribuisci anche a mantenere pulita la città.
Il venerdi e il
sabato i negozi aperti tutta la notte ( Spatsshops) non possono
vendere alcool dopo le 22,00. Ricordati perciò di comprare la tua
scorta per tempo e magari unisciti a noi nel nostro passatempo
preferito: sedere per strada (street sitting) e guardare
passare la gente (people watching).
“Nu” è il
nostro modo di dire si. Anche se suona come un no (nein) noi lo
intendiamo per approvazione. Nu Nu ? Si certo. Na Nu ? Lo so!
In Germania ci
chiamano “the coffee saxons”: non solo per il nostro modo easy di
prendere la vita
(Dresda è una
città che si visita con calma a piedi), ma anche perchè qui è
stato inventato il Melitta, il primo filtro per caffe'.
Porta i tuoi
capelli tagliati come vuoi, compra una birra dal balcone di casa, o
entra nel cinema più piccolo della città. Dove? Al BRN il Bunte
Republik Neustadt, un festival popolare tra i più crazy con artisti
di strada e band. Metà giugno o fine agosto.
15 Agosto
Dresda – Strehla 50Km
I tedeschi
lavorano anche a Ferragosto: è dalle 7 che battono e fanno rumori
nel cantiere qui sotto.
Resisto finchè
posso, ma poi mi devo alzare : gli orari dell'ostello sono tassativi
e rischio di rimanere senza breakfast.
Non c'è quasi più
nessuno: evidentemente sono in fila al checkout, o già partiti.
Meglio. posso
organizzarmi come
voglio per il....pranzo. Ho fatto due panini belli pieni.
Prima di lasciare
Dresda voglio visitare le due Kirche: la Frauen Kirche – il Duomo –
e la KreuzKirche, la chiesa della Croce.
Notevole
all'esterno per l'incredibile sforzo ricostruttivo recuperando, da
meno di un mozzicone lasciato dai bombardamenti – visibile nella
complessa struttura circolare – le pietre originali, la
FrauenKirche è un po' deludente all'interno, necessariamente
modernista.
Gli affreschi e
gli stucchi color pastello accesso, le figurazioni e le varie statue,
gli stessi banchi in legno (d'acero o noce) chiaro a semicerchio,
rendono l'ambiente un po'.....fru fru!
Imponente nella
piazza antistante la celebre statua di Martin Lutero.
Diversa invece
l'atmosfera all'interno della chiesa della Croce, una delle chiese
luterane più grandi della Sassonia, austera e spoglia, posta in una
delle più emblematiche zone di Dresda, quella dell' AltMarket, una
delle piazze di mercato più antiche
Anche questa
chiesa ha subito notevoli danni nel corso dei secoli per incendi e
guerre: all'interno c'è un percorso fotografico di “come era”
dopo il 1945, e ricostruita utilizzando per quanto possibile le
pietre originali.
E' sede del coro
delle voci bianche, all'esterno una statua dedicata a loro ed ad un
loro maestro.
La cosa però che
più colpisce è la croce Cross of Nails :due chiodi incrociati
“Simbolo della Riconciliazione”
L'origine di
questa croce si deve all' iniziativa del prete reggente la cattedrale
di Coventry, completamente rasa al suolo nel corso della seconda
guerra mondiale, che fece fare una croce utilizzando alcuni chiodi
originali dal soffitto della chiesa distrutta.
Fu messa
sull'altare della nuova Cattedrale insieme ad una preghiera “Father
Forgive”.
La Coventry Cross
of Nails e la preghiera del perdono è esposta in un network di
chiese tra cui Berlino, S.Pietroburgo, Mosca a memoria....della
bestialità degli uomini!
Il commento che ho
lasciato sul libro della chiesa chiedeva retoricamente se ci fosse
differenza tra chi oggi distrugge tesori irripetibili ed
irrecuperabili dell'archeologia – i Budda, Palmira – ed i
generali, magari insigniti di medaglie al “valore”! che hanno
ordinato i bombardamenti a tappeto di queste città uccidendo decine
di migliaia di innocenti, rendendo irrecuperabili tesori dell'arte e
della cultura storica. Dresda è un simbolo, anche se la
ricostruzione- per quanto apprezzabile – non potrà mai restituirci
l'originale.
E' ora di
rimettermi in marcia e ritorno sulla piazza antistante il ponte Blu,
in tempo per vedere un altro degli orgogli di Dresda: un tram giallo
interminabile. Hanno il record di lunghezza dei tram!
Oggi la meta è
Riesa. Riprendo la ciclabile sul fiume, ben segnata.
Saluto due
poliziotte sui loro bei cavalli e vado tranquillo. Spesso però la
ciclabile lascia la sponda del fiume e si inoltra per i campi: il
vento contrario è oggi molto più intenso ed in alcune situazioni di
spazi completamenti aperti ostacola il cammino. Oggi non c'è la
ressa di ciclisti e festaioli di
quando sono
arrivato, e quelli che incrocio vanno a ...favore di vento.
Il paesaggio non
cambia e così il panorama: arrivo a metà percorso alla cittadina di
Meissen, anche questa una cittadella medievale con il castello, ma io
sono un po' stanco emi siedo su una panchina a rimirar le lunghe
chiatte colorate ed ingombre che solcano l'Elba.
IL rest dura quasi
un' ora ed è bellissimo perchè del tempo non mi importa.
Riprendo con una
salitella ma poi la strada fa una giravolta ripida ed io....cado di
nuovo: senza conseguenze ma è segno che le forze continuano a
mancare.
Mi sono
innervosito e la ciclabile non è più così divertente e rilassante;
anzi giri e rigiri su e giu' sembra di stare sempre allo stesso
posto. Decido di seguire la statale e così arrivo presto a Riesa
risparmiando 5 Km. Ma non mi fermo. Attraverso la cittadina a prima
vista un po' ordinaria
e proseguo verso
Strehla dove ho l'ostello .
Il cartello
segnala bene la direzione, ovviamente in salita, uscendo dall'altra
parte e dopo poco ecco...un bel mulino a vento tutto bianco grande e
suggestivo: è l'ostello.
Sebbene
internamente la struttura ed anche gli arredi sono tipici di un
ostello sembra quasi una casa privata: infatti non c'è nessuno alla
reception ; gli ospiti ,quasi esclusivamente mamme con bimbi e
ragazzi piccoli, non capiscono il mio inglese e ridacchiano.
Finalmente una un po' più sveglia decide di chiamare il gestore –
forse in vacanza vista la giornata di festa. Viene il padre a fare il
check in : è tutto molto informale e divertente ma alla fine ho la
camera con la doccia.
Mi sono stufato
dei panini e vado in città a prendermi una ottima Wiener Schnitzel ,
la cotoletta alla milanese, al ristorante Lindeoff, suggeritomi dal
vecchio. Buonanotte.
16 Agosto -
Strelha - Elsnig
La colazione è
piuttosto frugale con incluso la pulizia del tavolo, che i ragazzi
fanno rumorosamente e gioiosamente. Mi attardo a riprendere foto al
mulino ed alla campagna intorno:
mi sembra di
capire che i ragazzi e bambini dell'ostello fossero in una specie di
colonia estiva.
Il portaborse che
avevo in qualche modo sistemato con un laccetto si rimuove in modo
pericoloso.
Lungo il tragitto
non mi sono reso conto delle cose che ho perso, o perchè sistemate
male oppure perchè il movimento le ha disperse: cartine,
asciugamanini, cappello . Un disastro.
Mi indicano una
officina, tornando indietro all'inizio del paese. Come ovvio non la
trovo, e siccome
i paesi rurali
della Germania sono estremamente riservati......non si vede un' anima
in giro a cui chiedere! Improvvisamente una donna a piedi che mi fa
segno di andare più avanti. Mi fido.
E' una officina di
riparazione per automobili, Fiat, mi potranno aiutare. Un addetto
moro, dall'aspetto ...italiano, con un grembiule netto a cui mi
sforzo di far capire il problema, senza dire una parola si allontana
e con il cacciavite e la vite adatta lo sistema in un attimo.
Ringrazio senza
ricevere in apparenza una risposta.
In salita passo di
nuovo davanti al mulino: l'aria è fresca e il silenzio della
campagna crea una atmosfera di distensione. Campi coltivati che
attraversano paesini di poche case. Uno struzzo corre isolato .
Arrivo a Belgern
una cittadina un po' più grande e nella piazza del municipio di
fronte ad un “cafè” ad un angolo di un edificio una statua in
legno del Roland. Alta quasi 5 metri, sembra che molte cittadine
germaniche mettano l'eroe della chanson de gest a difesa della città.
Con i suoi bei
baffoni e l'armatura non sembra incutere troppa paura.
Approfitto del bar
per prendermi un bel trancio di torta al cucchiaio e rilassarmi
seduto al tavolino.
Un'altra oretta di
marcia senza note particolari. La ciclabile è ben segnata ed anche
se in alcuni tratti si discosta dall'Elba non presenta alcuna
difficoltà.
L'ingresso a
Torgau è segnato dagli alti argini del fiume che ora è solcato da
canottieri che procedono fluidi e veloci, sfiorando appena, senza
schizzi, il pelo dell'acqua.
Senza volerlo mi
trovo davanti all'ingresso del castello HartenFels : è uno dei più
grandi castelli in stile rinascimentale e si trova proprio sulle
sponde dell' Elba.
E' molto
scenografico con la piazza d'armi luminosa caratterizzata da un
edificio con doppia scala d'accesso, Il Grosser Waldestein, che
riporta sul frontale gli stemmi cavallereschi ed una scala a
chiocciola – capolavoro dell'architettura – protagonista di
alcuni film. Nell'ampia piazza si svolgono oggi rappresentazioni
teatrali. Il castello, costruito su fortezze risalenti addirittura al
900, era famoso perchè base per la “caccia agli orsi di Torgau”.
Notevoli le torri di guardia circolari, in stile gotico,visibili
dall'Elba.
Interessante
infine la cappella del castello – la prima della riforma luterana
.
Nelle sale del
castello furono scritti i principi della cosiddetta Confessione
Augustana, quella di Lutero, che sarebbero stati esposti ad Augusta
all'imperatore CarloV nel 1530 .
Torgau infatti è
una delle citta' luterane. Qui è sepolta la moglie di Martin Lutero,
di cui non manco di andare a visitare la tomba e di immortalarne l'
aspetto arcigno riportato sul sarcofago in una chiesa spoglia. Nella
piazza del municipio non va dimenticato il monumento che ricorda
l'incontro
tra le truppe
alleate e quelle sovietiche che sanci' nel 25 Aprile del 1945 la fine
della seconda guerra mondiale e la caduta del nazismo.
E' ancora presto e
decido di proseguire. C'è una interruzione lungo la strada e sono
costretto ad una deviazione senza riferimenti:pedalo in mezzo alla
campagna ma non so per dove. Cerco di aiutarmi con il prezioso
libretto della ElbaRadWeg per trovare un posto per dormire. Entro in
un paesino fatto di sole case basse lungo la strada principale, forse
Elsnig: la mappa indica un paio di pensioni, ma non sembra essercene
traccia. Chiedo ad una ragazza, unica passante in un paese deserto e
che presto si eclisserà in una delle magioni, e fortunatamente in un
inglese stentato mi indica un cancello. Mi apre un signore arzillo
che parla solo tedesco, ma che capisce al volo la mia necessità
e conferma di
essere il posto giusto. Ci accordiamo per il prezzo con cena e
colazione: non faccio troppe storie.
Il cancello si è
aperto in una ampia aia con magazzini e abitazioni: capisco che la
figlia abita li' con la famiglia (arriva dopo poco con un grande
suv). Ma è il nonnetto arzillo che si prende cura di me,
mi accompagna al
magazzino dove posso posare la bici, mi mostra la mia stanza e la
dining room dove cenerò con un po' di formaggio e due uova a
frittata: molto casareccio!
In attesa della
cena mi ero riservato una passeggiata per riprendere il tramonto
sulla campagna.
17 Agosto. Elsnig – Wittenberg
– 50 Km
Colazione nello
stille della cena: molto frugale, ma non importa. Riprendo il cammino
uscendo
dal paese dalla
parte opposta e ritrovo le indicazioni stradali sebbene non sulla
ciclabile.
Sbaglio direzione
una prima volta ma poi mi ritrovo improvvisamente
al margine dell'
Elba! con uno scivolo mattonato: si guada il fiume con un
traghettatore a mano che adesso sta... di la'. Faccio in tempo a
scattare un paio di foto cercando di riprendere l'atmosfera placida e
tranquilla. Non c'è mai nessuna fretta.
Lo scivolo
dell'altra sponda diventa una rampa faticosa che una ragazza davanti
a me sale però senza sforzo. Entro in un paesino che richiama nei
suoi edifici multiscale, rettangolari, colori pastello, nelle ampie
strade un esempio dell'architettura comunista. Anche questo sembra
deserto, spuntato per necessità in mezzo a gialli campi coltivati;
sono attratto da una chiesa dalla conformazione semigotica, con i
tipici mattonncini di pietra scura.
Mi fermo per
visitarla. C'è un giardino non troppo curato: entro. Nella chiesa
non c'è nesuno, sui tavoli libretti consunti, la bibbia, letta
durante le funzioni. Siamo in una zona culla del luteranesimo e
l'aspetto spoglio e austero lo riflette. Alle mie spalle un
bell'organo, nell'abside in fondo un affresco un po' consunto. Il
pavimento è in legno e scricchiola ad ogni passo: alcune statue di
santi
e cristi sono
colorate a colori vivaci e ricordano quelli che portiamo in
processione. Salgo una rampa di scale e nel soppalco una specie di
aula piena di libri e un po' polverosa.
Una piccola
delusione.
Riprendo la marcia
e adesso seguo la ciclabile anche se l'Elba non si vede più.
Si tagliano campi
a squadro e sembra di essere sempre nello stesso posto. Un gruppo di
persone passeggiano in bici conversando amabilmente, mi superano e
spariscono . Anche per me la passeggiata non è spiacevole: gli ampi
spazi, il silenzio ed il cielo nuvoloso mi tengono compagnia.
Ecco di nuovo
l'Elba! Scorre pieno e la ciclabile ora segue il suo percorso, molto
pulita, ben segnata, corre parallela alla statale attraversando aree
antropizzate che si susseguono in vista di Wittenberg, a cui arrivo
nella luce del sole del primo pomeriggio.
Dritto dritto
percorro la strada principale che mi porta all'ostello – già
prenotato – che sta proprio
all'interno del castello, la cui chiesa è quella ai cui portali Lutero appese le
sue famose regole!
L'edificio dell'ostello è moderno restaurato in stile Ikea luminoso e pulito, al desk un adulto con cui non mi intendo subito. Poi la chiave e la stanza.
E' ancora presto e, dopo il ristoro, metto la divisa del turista e a piedi vado alla cattedrale.
Le porte sono aperte. Una volta erano di legno ed erano usate come bacheca dagli studenti e dai docenti dell'Università: oggi sono di bronzo e riportano scolpite le 95 Tesi ; è una emozione pensare che cinque secoli prima questo omone ha avuto il coraggio di una sfida rivoluzionaria.
L'ingresso è laterale come nelle basiliche romaniche, ma lo stile è gotico e l'interno piuttosto spoglio
con Un grande candelabro centrale e il cenotafio di Martin Lutero: a vederlo la sua mole scolpita mette soggezione ancora adesso. La sua tomba è sotto il pulpito.
Proseguo la passeggiata nel corso della città vecchia, con la parata di edifici dell'epoca tra cui la Luterhouse. Veramente sto dando un occhiata anche ai vari locali dove mangiare: non me ne va bene uno così come solito cammino cammino cammino finchè non trovo un ristorante aperto Il Leon D'oro. Sebbene sembrerebbe costoso, non posso farmelo scappare perchè sono già le otto e qui chiudono presto. Sono sfortunato perchè c'è un banchetto di professori e preti che mangiano ogni ben di dio a quattro ganasce ed il proprietario mi avverte che dovrò aspettare. Lo faccio. Per una bistecchina!
Torno mogio in ostello.
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