Cos'è che li fa MUoverE ?

Chi avrebbe detto che una attività così semplice e spontanea - si cammina prima ancora di connettere verbo- poteva determinare una occasione di aggregazione, il ricostituirsi di antiche frequentazioni,risvegliare la voglia di stare insieme e condividere le emozioni di piccole avventure.Eppure guardateli con gli zaini in spalla ripieni di sorprese, attrezzature più o meno consone alla bisogna - animati da spirito di conoscenza, inerpicarsi per boschi e pendii alla scoperta del mondo che li circonda.

Ed allora ci si chiede cos'è che li spinge ad andare ed andare ed andare, cosa cercano, quali le motivazioni.Come al solito è meglio non porsi mai troppe domande:le risposte potrebbero essere deludenti banali scontate.....volgari! Lasciamoli camminare....Non ci interessa dove e perché.

Ci preme che vadano, che vadano ma che vadano pure a...Ecco, appunto!

Brahamana V sec. a.c - Indra esorta Rohita

Non c'è felicità per chi non viaggia, Rohita!
A forza di stare nella società degli uomini,
Anche il migliore di loro si perde.
Mettiti in viaggio.

I piedi del viandante diventano fiori,
la sua anima cresce e dà frutti,
ed i suoi vizi son lavati via dalla fatica del viaggiare.
La sorte di chi sta fermo non si muove.
Allora vai, viaggia, Rohita!
Indra esorta Rohita - (dai Brahamana V Sec. a.c.)

martedì 10 luglio 2018

Roma - Berlino 3° parte


10 Agosto -
Praga – Kralupy nad Vlatvou - 35Km

Torno con lo stesso bus dell'andata e mi avvio verso l'albergo. Ora tocca a me il rito della ripartenza: destinazione nord!

Torno sulla Moldava e procedo lentamente sul marciapiede: al di là del Ponte Carlo, fuori dall'area storica, la città mostra la sua periferia un po' ordinaria ed industriale: lo stesso fiume ora che il sole è coperto dalle nuvole è meno magico e ingrigito.
Arrivo ad un gruppo di case condominiali e la pista ciclabile per uscire dalla città si confonde con quelle locali e come solito perdo la direzione perchè mi ritrovo sul ciglio del fiume: fortunatamente un ragazzo mi da l'informazione giusta per Litomerice.

Attraverso prima un bosco, poi un marciapiede in direzione opposta al flusso delle macchine, una salita e il rientro nel bosco dove trovo segnata la pista per bici e runner che corre parallela al fiume sempre alla mia sinistra: ho l'impressione di tornare indietro ma non in città. Dubito perfino che il fiume sia lo stesso. Ed invece proprio all'uscita di Praga la Moldava compie una ampia inversione ad U puntando a nord .
Il bosco ben presto si dirada per lasciare posto ad ampi prati che degradano verso la sponda: parchi attrezzati con allestimenti sportivi, piccoli moli e box, gabbiotti, e casette che si alternano invece a piccoli aggregati urbani che si affacciano sul fiume, che in questo tratto sembra ancora più ampio. Dall'altro lato i contrafforti di alcune collinette
E' tutto molto rilassante, in sicurezza, se non fosse per dei minacciosi nuvoloni neri, non troppo lontani all'orizzonte proprio dove mi sto dirigendo io. Il panorama ed i colori è magnifico.


Non c'è più molta gente sulle sponde, anzi quelli che ci sono sembra che si stiano preparando a lasciare. I gabbiotti sono chiusi e non sembra che possano offrire un eventuale riparo.
D'altra parte anche se ormai il cielo è completamente gonfio, la pista continua ed io vado, anche perchè l'escape potrebbe ugualmente non garantire un ricovero.
Sono però costretto tutto ad un tratto da grossi goccioloni, che si trasformano in breve in pioggia battente, ad allontanarmi dal fiume e tentare la sorte.

Seguo una macchina che sale per una strada laterale interna: in salita! Aspra! Faccio una curva
e mi fermo sotto il cornicione di una costruzione. Ma non è sufficiente. Vado ancora avanti, un ristorante che si sta preparando per la sera ha gli ombrelloni aperti: meglio di niente.
La pioggia scrosciante si è trasformata in pioggerellina fine che sembra non voler finire mai.
Provo a spostarmi ancora ed arrivo all'ingresso di un paesotto, forse Klacuny, ed entro nel gabbiotto della fermata del bus: giusto per le mie e quelle della bici dimensioni.
Cerco di asciugarmi e cambiarmi. Passano dei giovani che camminano placidi, non piove più.
Mi accerto alzo lo sguardo: incredibilmente il cielo si sta aprendo perfino ad un po' di sole.
Mi rimetto in marcia, aggiro la piazzetta una salita e ….mi ritrovo in mezzo al niente: non gira nessuno una striscia di asfalto in mezzo all'erba alta di campi che sembrano incolti.
Mi conforta la paletta di una fermata di bus, che sembra non troppo antica. Mi fido e la seguo.
La striscia prosegue a zig zag , prima verso nord poi verso est, per chilometri senza nient'altro.
All'improvviso un bivio, da una parte porta ad una installazione non meglio identificata: forse una centrale energetica ( faccio ipotesi su militari del periodo comunista) protetta ma che sembra abbandonata, l'altra è la via che devo continuare.

Ho scelto bene perchè dopo poco attraverso un gruppo di case rurali e nella piazza un bar/trattoria
con dentro degli esseri umani: fa piacere. Mi confermano che la strada è giusta e proseguo più tranquillo anche perchè da qui in poi l'area è più urbanizzata e soprattutto la strada è in leggera discesa. Volo.

La cittadina la vedo dall'alto: anzi vedo le ciminiere che sbuffano un fumo denso grigiastro.
E' una fabbrica chimica di trasformazione della Unipetrol, l'Eni cecko.
Questo suggerirebbe di non fermarsi ma sono già le cinque e la giornata è stata lunga, quindi scendo e vado a vedere: l'ingresso è quello tipico delle cittadine industriali con il passaggio a livello e ampi stradoni semaforizzati.
Arrivo però al centro storico dopo aver attraversato un ponticello su un canale, e la chiesa bianca con il campanile a punta e le costruzioni d'epoca circostanti, l'assenza di auto e le poche persone, mi sento tuffato in un'altra età, ma in verità la cittadina è di epoca recente, fine 1800.

Mi aggiro perciò alla ricerca di un albergo ed esulto quando vedo davanti a me un grande edificio di tipico stampo comunista: riporta nella scritta Hotel Sport ed è un parallelepido bianco finestrato 4/5 piani lunga una cinquantina di metri per lato! Alle spalle una collina verde così come le piazzole, poche, dei parcheggi auto.
Una piccola scalinata per entrare mi suggerisce di lasciare la bici ai piedi: l'ingresso mi conferma della architettura comunista con l'esterno che vuole essere magnificente, e l'interno con mobili in legno poveri e di vecchia fattura, che si arrende alla limitatezza delle risorse (l'interno).
Insomma le tipiche nozze coi fichi secchi! A me non interessa e mi avvicino al banco dove una sorpresissima, a vedermi, signora bionda, un po' attempata, - che ancora di più sembra una funzionaria statale (e forse lo è), mi dice nel suo inglese povero come il mio che deve controllare se c'è posto!

Sono un po' sorpreso perchè la struttra a vederla dovrebbe avere almeno cinquemila stanze!
Ed invece le persone che si aggirano lì intorno non sembrano tante. Perciò con il mio garbo usuale le comunico che intanto …..porto su la bici.
Dopo una complicata verifica burocratica del mio documento mi assegna la camera che è proprio alle spalle della reception: la prima in un lunghissimo corridoio. E' buona, ha tre letti singoli a conferma di una ospitalità ad alta densità, un po' spartana e vecchia nell'arredamento, ma leggermente pretenziosa negli accessori del bagno e nella biancheria, tutto sommato per me in questo momento bella come una reggia.

Doccia calda, riposino e pronto per la cena che ho prenotato al ristorante dell'hotel con un piccolo supplemento: è talmente soddisfacente che non posso non immortalare il piatto ed il gran bicchiere di birra! Doppio.






11 Agosto –
Kralupy – Usti Nad Labem - 55Km

Il sonno profondo notturno mi fa risvegliare con rinnovata energia.
La colazione è come la cena : ottima abbondante varia ma soprattutto a buffet, e siccome nessuno sembra curarsene mi approprio della... provvista giornaliera!
Ritorno nel garage dove avevo depositato la bici per la notte: alcuni operai, immagino della manutenzione, sono all'opera alacremente e ci salutiamo con sorrisi. Pisciatina e via.
Ma prima non posso non attardarmi a riprendere da tutti i lati quella imponente e simbolica costruzione bianca: l' Hotel Sport.

Altra giornata luminosa e fresca. Ritorno al ponticello risalgo il passaggio a livello e mi immetto in una strada ampia separata da una mezzeria aberata: la Moldava si percepisce nella vegetazione,
nei prati verdi, ma non la vedo. Vedo invece l'ingresso della grande fabbrica chimica
“ceska rafinerska” che probabilmente da lavoro a tutti gli abitanti del posto.

La strada in uscita da Kralupy si restringe e diventa una provinciale che si insinua nei boschi.
E' tutta pianura e quindi vado facile, anche perchè il traffico è rado.
Arrivo ad un grande incrocio che mi porta a Roudnice, ridente e storica cittadina sull...Elba!
Purtroppo la pioggia del giorno prima, avendomi costretto a rientrare, mi ha impedito di proseguire lungo le sponde del fiume: infatti pur non avendola più vista la Moldava, all'altezza di Melnik, si è andata a mischiare nell' Elba che in cecko si chiama Labe , ingrossandone la già imponente portata: siamo in piena Regione Boema.

Da qui in poi seguiro' il percorso della ELBERADWEG una delle più belle ciclovie d'Europa.
Sono sulla riva destra del fiume: la strada è mista alterna tratti in asfalto a sterrati, ma il panorama
è bellissimo. Si cammina all'altezza della sponda del fiume in mezzo a prati e boschi. Ogni tanto la vista si apre per mostrare campanili e castelli : c'è chi fa sci d'acqua!
E' pomeriggio, l'aria è fresca ed il temporale di ieri ha lasciato le sue tracce sui tratti sterrati che sono piuttosto appesantiti ed in alcuni casi....melmosi: bisogna fare attenzione alla marcia che è rallentata. Cado! Forse la stanchezza, ma anche la difficoltà di restare in equilibrio, ed una pozza più lunga e profonda delle altre mi tradisce e devo lasciare cadere la bici :impantanato.
Sono sporco di fango ed anche le borse che devo pulire prima possibile. Sono alla periferia di una cittadina – Litomerice - e la ciclabile è ora mattonata con mattoncini e si insinua in un parco urbano.
Approfitto di una panchina vicino ad un enorme salice, per i i miei bisogni e per il ristoro. Mangio.

Rifocillato riprendo la marcia. E' primo pomeriggio. Un sottopasso della ferrovia ed esco dalla cittadina. La ciclabile ora costeggia la linea ferroviaria e la statale a monte, il fiume alla sinistra.
Il colore della luce ed il riflesso sull'acqua verde delle colline e dei prati rendono piacevole la passeggiata in bici. Spesso le strade si invertono, la ciclbile sale alle spalle della statale, a volte è attaccata ai binari del treno, ma quello che stupisce è la cura ed il rispetto sia per l'ambiente ordinato e pulito: non ci sono baracche e baracchini sulle sponde del fiume, neanche quelle dei pescatori, ma anche per chi, come me, non usa le auto. Palette informative sul percorso sull'area con le distanze
(sono a 100Km da Praga!) sono la testimonianza di un diverso livello di civiltà!
Arrivo a Usti nab Laben, la mia meta giornaliera. Attraverso il fiume su un ponte in ferro verniciato in bianco con ampie arcate. Sulla banchina- oltre ad una officina per ciclisti – un ufficio turistico a cui chiedo di indicarmi un ricovero per la notte.



Ma la cosa più interessante, visto che nel viaggio fin qui ho perso quasi tutte le mie carte e cartine e sto procedendo con una mappa degli Jugendeberge della Germania e di una parte della Ceckia..., è che riesco ad avere un booklet della ciclabile dell'Elba da Aburgo a Praga, 1200 Km suddivisi in tappe di 50 Km mediamente, con l'indicazione dei punti notevoli, le città, gli alberghi. Un aiuto eccezionale: ora non mi resta che seguire le tappe, anche se io le risalgo al contrario e non sono allineato!

L'albergo è un altro bel pezzo di architettura comunista: un grattacielo bianco e blu l'InterHotel Bohemia Casino! Anche qui l'interno è dimesso e le addette alla reception scorbutiche : una camera al sesto piano, senza infamia e senza lode, un ascensore che non manutengono dal 1867...
Scendo per un giro nella cittadina, ma è già buio – poco più delle nove – ed è tutto chiuso, fa quasi freddo e non c'è anima viva. Risalgo e magari vado un po' al casino....ma mi sono sbagliato, è il ristorante dell'albergo che sta chiudendo: il casino' se mai c'è stato sarà chiuso dagli anni '50!
La buona vecchia tv in lingua boema mi terrà compagnia. Buonanotte.


12 Agosto
Usti nab Laben – Bad Shandau - 40Km

La colazione non compresa la faccio in un forno. E' brutto tempo ma non piove : il cielo è grigio come tutto intorno.
Riattraverso il ponte e riprendo la ciclabile dell'Elba: di lato uscendo da Usti una collinetta alberata, mentre il percorso per le bici è interdetto a moto e auto! E' semplice e procedo senza affanni.

Arrivo alla periferia di Decin dopo una 20 di chilometri e mi fermo per uno spuntino in una specie di piccolo giardino. Un grande cartello segna il percorso che però non riesco ad individuare
dal vero: il fiume infatti si è perso e lo vedo lontano. Ci sono due coppie in bici che però ripartono prima di me. Quando mi decido a ripartire scendo e giro a vuoto ma non ritrovo la ciclabile.
Risalgo e dopo una salita tosta mi ritrovo su una carrabile che va verso nord: il problema è che è stretta e trafficata, costeggia dei contrafforti sempre più alti che disegneranno poi i famosi monti dei Giganti. Ogni tanto sale.
Fortunatamente il fiume è sotto di me e immagino che prima o poi lo incrocio. Ogni tanto la vista si apre e mi accorgo che i ciclisti stanno tutti sull'altra sponda : è lì che c'è la ciclabile.
In prossimità di un paesino, una stradina scende verso il fiume.
Tento la sorte e mi dice bene: proprio in quel punto c'è una specie di traghetto che porta sull'altra sponda. Una coppia francese mi ragguaglia ed aspetto che il caronte ritorni. Siamo a Dolni Zleb.

Un sistema di corde e galleggianti che affiorano dall'acqua consentono al traghetto di traversare senza motore e senza remi, sfruttando la corrente del fiume e l'attività del manovratore in cabina: un sistema estremamente ingegnoso benchè antico.
Come sul Reno qualche anno prima, si paga una sciochezza e mi ritrovo sulla sponda giusta: ecco infatti la ciclabile cecka N° 2 da Decin a Bad Shandau in Germania in una ventina di ckilometri!
Ed i ciclisti sono frequenti.
In verità il tempo è coperto e la vicinanza con il fiume si fa sentire nell'umidità che copre il
mattonato e le pareti del terrapieno,sulla sinistra, che incombe sopra e su cui passa la linea ferroviaria.

Il panorama si sviluppa essenzialmente sulla riva destra con colline alberate che preludono ai cosiddetti Giganti: sono formazioni arenarie che si elevano per una trentina di metri come possenti colonne scure quasi nere, isolate e separate dal rilievo montuoso retrostante, e che sembrano delle sculture, modellate dal vento, di enormi guerrieri a guardia delle sponde del fiume. E' l'ingresso al parco nazionale della Svizzera Boema che segna il confine: una bandiera ceka, quasi un gonfalone, posta su un palo dipinto di blu, un po' sdrucita. Subito dopo la ciclabile ha un asfalto perfetto: siamo in Germania!
Mancano ormai pochi chilometri alla meta odierna. Bad Shandau è una cittadina turistica, partenza di itinerari escursionistici nel parco nazionale. E' sulla sponda destra quindi bisogna riattraversare
il fiume: c'è un barcone che fa la spola ad orario ma la frequenza è bassa e bisogna aspettare.
Più avanti c'è il ponte per le auto ed anche se comporta uno sforzo in più, lo preferisco.
All'ingresso c'è un supermarket in cui mi rifocillo. Ho prenotato l'ostello e chiedo informazioni.

La serenità del pomeriggio si guasta quando lasciata la strada principale, devio per una erta impervia che si prolunga per oltre 4 chilometri su per il bosco della collina e mi costringe a spingere a piedi la bici con il suo carico: una ammazzata pazzesca che non posso evitare se voglio raggiungere l'ostello. Un gruppo di case anticipa il sito, peraltro ben segnato.
Un cancello si apre su un giardino... panoramico, e ci mancherebbe!, in mezzo a due palazzine con persiane verdi.
La gestora è una donna con cui mi lamento dello sforzo e dell'opportunità di mettere lì un ostello:
mi risponde che è una locazione ambita, ed infatti è abbastanza pieno.
Una birra e le lenzuola spengono la polemica: me ne vado nella mia stanza a recuperare.

E' ancora presto e progetto di fare una passeggiata giù al paesotto e magari regalarmi una cenetta.
Peccato che a metà discesa comincia una pioggerellina fitta di quelle che non smette più.
Incrocio due signore affrante, ospiti dell'ostello, che stanno risalendo con il fiatone.
Una mezz'ora per arrivare al centro, carino con stradine strette e buoni negozi: forse troppo buoni. Deve essere un posto per ricchi perchè anche le due tre trattorie sono pretenziose. Sono neanche le 7
e non c'è nessuno in giro. Decido che non ne faccio niente, ho qualche scorta, la pioggia mi disturba e fa anche un po' freddo. La via del ritorno è difficoltosa e se le signore a metà salita erano affrante...io molto di più.!


13 Agosto –
Bad Shandau – Dresda 55Km

Ho fatto una colazione che levete! Non tanto per la disponibilità di cose da mangiare, quanto per quello che sono riuscito a portarmi via: due panini imbottiti che di più non c'entrava.
Il refettorio, pieno di gente, guardava solo me e il mio andirivieni dal buffet ad un tavolo
che avevo scelto in posizione riservata, nella speranza vana di non sottostare agli sguardi severi di tedesken ligi! Dovevo recuperare il disagio, no !?

Avevo letto di una cascata spettacolare a pochi chilometri, un sito turistico a cui arriva il tram giallo del NationalPark che parte dal paese. Per quanto l'umidità sia sovrana, la giornata è assolata e decido di fare il turista anch'io. Scendo con la bici, a mano per evitare cadute rovinose nella strada in discesa ripida e bagnata. Risalgo al bivio ma l'asfalto è bagnato anche qui, la vegetazione folta ed un torrente non aiutano ad asciugare l'umidità dei luoghi. Per di più la carreggiata è occupata per metà dalle rotaie del tram e devo fare lo slalom per evitare le auto che arrivano dietro o incontro.
Non riesco ad evitare la maledetta rotaia, la ruota entra nella scanalatura e sono sbalzato dalla bici cadendo pesantemente sull'asfalto: batto anche la testa ma il casco mi protegge in qualche modo, anche se perde le guarnizioni di corredo, mentre la spalla ne risente maggiormente.
Fortunatamente non passano auto e mi rialzo da solo, recuperando il casco a qualche metro; queste cadute ripetute mi preoccupano un po' perchè sono segnali di stanchezza.

Riprendo la marcia ed arrivo nel luogo della cascata che è però....ad orario. Non tutti sono lì solo per la wasserfall – che si rivelerà una cascatella – ma i numerosi turisti che il tram sforna ogni dieci minuti si apprestano a trecking nel bosco, o ad arrampicate sui costoni dei giganti , o a sedute di pesca o a sedute per mangiare in trattorie tipiche o....seduti e basta!

Ritorno per riprendere la ciclabile – sette andà sette a tornà – riattraverso il ponte e finalmente dopo poco si aprono gli argini del fiume che, compresso tra quei duri contrafforti, ora si amplia in tutta la sua magnificenza. La passeggiata è piacevole con poche variazioni altimetriche, seguendo quasi costantemente il percorso dell'Elba che è solcato da imbarcazioni piccole e grandi.
Il panorama è molto bello, il sole è caldo e anche la ciclabile è affollata: è la domenica che precede il ferragosto e si sente l'aria di festa. Famiglie intere in bici incrociano ciclisti super attrezzati.
Mi fermo ad un punto di ristoro dove il parcheggio è riservato....alle bici.
Arrivo a Pirna, una cittadina storica con il famoso castello Sonnestein, dipinta dal Canaletto ,ma non me la sento di visitarla, mi limito a sedermi su una delle tante panchine.
C'è un bel vento che si incanala nella valle e non mi lascerà fino a Dresda, disturba parecchio.

Siamo nella bassa Sassonia e la pista ciclabile sfiora i numerosi vigneti della “strada sassone del vino”. Ma ben presto e quasi senza accorgermene arrivo nella periferia di Dresda: il prato ai lati del fiume si allarga a dismisura in una pianura verde che man mano che mi avvicino alla città si affolla di gente in bici, distesa sui plaid, bambini a rincorrersi e rincorrere aquiloni, windsurf trainati da …..skateboard che corrono sull'erba come sulle onde e poi si innalzano e piroettano.....lo spettacolo della gente! ed il fiume che scorre lento.
C'è una gara ciclistica e perciò vengo bloccato per qualche minuto: la strada per lo JugendGastehaus
è semplice, leggermente fuori dal centro storico: è un edificio grande con numerose camere e camerate. Ho prenotato una singola per due giorni e la ragazza della reception dopo le procedure di registrazione e pagamento - anticipato, mi gratifica del suo sorriso consegnadomi la chiave.

Scendo per un giro serale. A piedi perchè non sono distante. Vengo attratto dal suono della musica
di un concerto rock che si sta svolgendo sulla sponda opposta: attraverso il Ponte Blu e cerco di mischiarmi alle migliaia di persone che – donne e uomini con incredibili boccali di birra in mano-
si muovono al ritmo delle note; ma è impossibile intrufolarsi per il muro umano eretto da questi novelli baccanti. Ritorno sul ponte dove si riflettono le luci del palco e dall'altra parte quelle degli edifici storici che invano cerco di fotografare. I fuochi d'artificio culmineranno la serata.


14 Agosto – Dresda

Dresda è una città stupidamente rasa al suolo durante la seconda guerra mondiale dai bombardamenti degli americani che volevano mostrare i muscoli ai russi: vedi cosa siamo capaci di fare? Non hanno più smesso. Di essere stupidi!!

Dresda invece, città storica, avvezza alle distruzioni della natura e degli uomini, ogni volta è stata capace di ricostruirsi. Oggi è la splendida capitale della Sassonia con i suoi palazzi barocchi che si riflettono nelle acque dell' Elba e le sue chiese: tra tutte la FrauenKirke per la quale si è dovuto aspettare la caduta del muro, e la caduta di un altra forma di stupidità, per consentire una ricostruzione archeologica utilizzando molte delle pietre originali.

La colazione è all'aperto. La sveglia è stata precoce a causa degli operai del cantiere a fianco
all'ostello. Oggi sono turista. Ho lasciato la bici ed a piedi ho ripercorso l'ampio viale verso il centro.
Il primo monumento che ho visitato è stato lo Zwinger un complesso di edifici barocchi raccolti intorno ad un giardino con una maestosa fontana, suddivisi in padiglioni (pavillon), costruito sopra una precedente fortezza medievale, con l'intento di avere una “fortezza entro le mura” della città (in tedesco zwinger). Anche questo raso al suolo dal bombardamento ma la ricostruzione, ancora in atto, è cominciata molto prima. Singolare e maestosa la porta di accesso: un arco coronato!


Notevoli all'interno dei padiglioni, ma che non ho visitato per la cronica pecunia mancans, la pinacoteca con, tra gli altri, la Madonna Sistina del Raffaello, il Ratto di Ganimede del Rubens, e la Venere dormiente del Giorgione.
Da non trascurare il museo della porcellana, la cui formula fu scoperta qui a Dresda nel 18° secolo, che raccoglie oltre ventimila esemplari ed è il più grande al mondo del suo genere.


Piuttosto però che descrivere i monumenti dell' AltStadt o le birrerie della NueStadt mi piace riportare alcuni tips per giovani viaggiatori ripresi da una mappa.

We Germans possiamo sembrare scostanti e inavvicinabili agli occhi degli stranieri.
Questo perchè tendiamo a crearci una “ comfort zone” tra di noi. Ma non disperare è questione di strategia. Prova un approccio gentile, lasciaci una via di fuga se vogliamo stare soli, e vedrai che non siamo poi così scortesi.

Si può bere per strada! E' legale. Quando hai finito non gettare la can o la bottiglia. Puoi tornare allo shop dove hai comprato la bibita e recuperare gli 8 centesimi del deposito. In alternativa ci sono punti di raccolta in cui persone indigenti recuperano qualche soldino. In questo modo contribuisci anche a mantenere pulita la città.

Il venerdi e il sabato i negozi aperti tutta la notte ( Spatsshops) non possono vendere alcool dopo le 22,00. Ricordati perciò di comprare la tua scorta per tempo e magari unisciti a noi nel nostro passatempo preferito: sedere per strada (street sitting) e guardare passare la gente (people watching).

Nu” è il nostro modo di dire si. Anche se suona come un no (nein) noi lo intendiamo per approvazione. Nu Nu ? Si certo. Na Nu ? Lo so!

In Germania ci chiamano “the coffee saxons”: non solo per il nostro modo easy di prendere la vita
(Dresda è una città che si visita con calma a piedi), ma anche perchè qui è stato inventato il Melitta, il primo filtro per caffe'.

Porta i tuoi capelli tagliati come vuoi, compra una birra dal balcone di casa, o entra nel cinema più piccolo della città. Dove? Al BRN il Bunte Republik Neustadt, un festival popolare tra i più crazy con artisti di strada e band. Metà giugno o fine agosto.


15 Agosto
Dresda – Strehla 50Km

I tedeschi lavorano anche a Ferragosto: è dalle 7 che battono e fanno rumori nel cantiere qui sotto.
Resisto finchè posso, ma poi mi devo alzare : gli orari dell'ostello sono tassativi e rischio di rimanere senza breakfast.
Non c'è quasi più nessuno: evidentemente sono in fila al checkout, o già partiti. Meglio. posso
organizzarmi come voglio per il....pranzo. Ho fatto due panini belli pieni.

Prima di lasciare Dresda voglio visitare le due Kirche: la Frauen Kirche – il Duomo – e la KreuzKirche, la chiesa della Croce.
Notevole all'esterno per l'incredibile sforzo ricostruttivo recuperando, da meno di un mozzicone lasciato dai bombardamenti – visibile nella complessa struttura circolare – le pietre originali, la FrauenKirche è un po' deludente all'interno, necessariamente modernista.
Gli affreschi e gli stucchi color pastello accesso, le figurazioni e le varie statue, gli stessi banchi in legno (d'acero o noce) chiaro a semicerchio, rendono l'ambiente un po'.....fru fru!
Imponente nella piazza antistante la celebre statua di Martin Lutero.

Diversa invece l'atmosfera all'interno della chiesa della Croce, una delle chiese luterane più grandi della Sassonia, austera e spoglia, posta in una delle più emblematiche zone di Dresda, quella dell' AltMarket, una delle piazze di mercato più antiche
Anche questa chiesa ha subito notevoli danni nel corso dei secoli per incendi e guerre: all'interno c'è un percorso fotografico di “come era” dopo il 1945, e ricostruita utilizzando per quanto possibile le pietre originali.
E' sede del coro delle voci bianche, all'esterno una statua dedicata a loro ed ad un loro maestro.
La cosa però che più colpisce è la croce Cross of Nails :due chiodi incrociati “Simbolo della Riconciliazione”

L'origine di questa croce si deve all' iniziativa del prete reggente la cattedrale di Coventry, completamente rasa al suolo nel corso della seconda guerra mondiale, che fece fare una croce utilizzando alcuni chiodi originali dal soffitto della chiesa distrutta.
Fu messa sull'altare della nuova Cattedrale insieme ad una preghiera “Father Forgive”.
La Coventry Cross of Nails e la preghiera del perdono è esposta in un network di chiese tra cui Berlino, S.Pietroburgo, Mosca a memoria....della bestialità degli uomini!

Il commento che ho lasciato sul libro della chiesa chiedeva retoricamente se ci fosse differenza tra chi oggi distrugge tesori irripetibili ed irrecuperabili dell'archeologia – i Budda, Palmira – ed i generali, magari insigniti di medaglie al “valore”! che hanno ordinato i bombardamenti a tappeto di queste città uccidendo decine di migliaia di innocenti, rendendo irrecuperabili tesori dell'arte e della cultura storica. Dresda è un simbolo, anche se la ricostruzione- per quanto apprezzabile – non potrà mai restituirci l'originale.

E' ora di rimettermi in marcia e ritorno sulla piazza antistante il ponte Blu, in tempo per vedere un altro degli orgogli di Dresda: un tram giallo interminabile. Hanno il record di lunghezza dei tram!

Oggi la meta è Riesa. Riprendo la ciclabile sul fiume, ben segnata.
Saluto due poliziotte sui loro bei cavalli e vado tranquillo. Spesso però la ciclabile lascia la sponda del fiume e si inoltra per i campi: il vento contrario è oggi molto più intenso ed in alcune situazioni di spazi completamenti aperti ostacola il cammino. Oggi non c'è la ressa di ciclisti e festaioli di
quando sono arrivato, e quelli che incrocio vanno a ...favore di vento.
Il paesaggio non cambia e così il panorama: arrivo a metà percorso alla cittadina di Meissen, anche questa una cittadella medievale con il castello, ma io sono un po' stanco emi siedo su una panchina a rimirar le lunghe chiatte colorate ed ingombre che solcano l'Elba.
IL rest dura quasi un' ora ed è bellissimo perchè del tempo non mi importa.

Riprendo con una salitella ma poi la strada fa una giravolta ripida ed io....cado di nuovo: senza conseguenze ma è segno che le forze continuano a mancare.
Mi sono innervosito e la ciclabile non è più così divertente e rilassante; anzi giri e rigiri su e giu' sembra di stare sempre allo stesso posto. Decido di seguire la statale e così arrivo presto a Riesa risparmiando 5 Km. Ma non mi fermo. Attraverso la cittadina a prima vista un po' ordinaria
e proseguo verso Strehla dove ho l'ostello .
Il cartello segnala bene la direzione, ovviamente in salita, uscendo dall'altra parte e dopo poco ecco...un bel mulino a vento tutto bianco grande e suggestivo: è l'ostello.
Sebbene internamente la struttura ed anche gli arredi sono tipici di un ostello sembra quasi una casa privata: infatti non c'è nessuno alla reception ; gli ospiti ,quasi esclusivamente mamme con bimbi e ragazzi piccoli, non capiscono il mio inglese e ridacchiano. Finalmente una un po' più sveglia decide di chiamare il gestore – forse in vacanza vista la giornata di festa. Viene il padre a fare il check in : è tutto molto informale e divertente ma alla fine ho la camera con la doccia.

Mi sono stufato dei panini e vado in città a prendermi una ottima Wiener Schnitzel , la cotoletta alla milanese, al ristorante Lindeoff, suggeritomi dal vecchio. Buonanotte.


16 Agosto -
Strelha - Elsnig

La colazione è piuttosto frugale con incluso la pulizia del tavolo, che i ragazzi fanno rumorosamente e gioiosamente. Mi attardo a riprendere foto al mulino ed alla campagna intorno:
mi sembra di capire che i ragazzi e bambini dell'ostello fossero in una specie di colonia estiva.

Il portaborse che avevo in qualche modo sistemato con un laccetto si rimuove in modo pericoloso.
Lungo il tragitto non mi sono reso conto delle cose che ho perso, o perchè sistemate male oppure perchè il movimento le ha disperse: cartine, asciugamanini, cappello . Un disastro.

Mi indicano una officina, tornando indietro all'inizio del paese. Come ovvio non la trovo, e siccome
i paesi rurali della Germania sono estremamente riservati......non si vede un' anima in giro a cui chiedere! Improvvisamente una donna a piedi che mi fa segno di andare più avanti. Mi fido.
E' una officina di riparazione per automobili, Fiat, mi potranno aiutare. Un addetto moro, dall'aspetto ...italiano, con un grembiule netto a cui mi sforzo di far capire il problema, senza dire una parola si allontana e con il cacciavite e la vite adatta lo sistema in un attimo.
Ringrazio senza ricevere in apparenza una risposta.

In salita passo di nuovo davanti al mulino: l'aria è fresca e il silenzio della campagna crea una atmosfera di distensione. Campi coltivati che attraversano paesini di poche case. Uno struzzo corre isolato .
Arrivo a Belgern una cittadina un po' più grande e nella piazza del municipio di fronte ad un “cafè” ad un angolo di un edificio una statua in legno del Roland. Alta quasi 5 metri, sembra che molte cittadine germaniche mettano l'eroe della chanson de gest a difesa della città.
Con i suoi bei baffoni e l'armatura non sembra incutere troppa paura.

Approfitto del bar per prendermi un bel trancio di torta al cucchiaio e rilassarmi seduto al tavolino.
Un'altra oretta di marcia senza note particolari. La ciclabile è ben segnata ed anche se in alcuni tratti si discosta dall'Elba non presenta alcuna difficoltà.
L'ingresso a Torgau è segnato dagli alti argini del fiume che ora è solcato da canottieri che procedono fluidi e veloci, sfiorando appena, senza schizzi, il pelo dell'acqua.

Senza volerlo mi trovo davanti all'ingresso del castello HartenFels : è uno dei più grandi castelli in stile rinascimentale e si trova proprio sulle sponde dell' Elba.
E' molto scenografico con la piazza d'armi luminosa caratterizzata da un edificio con doppia scala d'accesso, Il Grosser Waldestein, che riporta sul frontale gli stemmi cavallereschi ed una scala a chiocciola – capolavoro dell'architettura – protagonista di alcuni film. Nell'ampia piazza si svolgono oggi rappresentazioni teatrali. Il castello, costruito su fortezze risalenti addirittura al 900, era famoso perchè base per la “caccia agli orsi di Torgau”. Notevoli le torri di guardia circolari, in stile gotico,visibili dall'Elba.
Interessante infine la cappella del castello – la prima della riforma luterana .
Nelle sale del castello furono scritti i principi della cosiddetta Confessione Augustana, quella di Lutero, che sarebbero stati esposti ad Augusta all'imperatore CarloV nel 1530 .

Torgau infatti è una delle citta' luterane. Qui è sepolta la moglie di Martin Lutero, di cui non manco di andare a visitare la tomba e di immortalarne l' aspetto arcigno riportato sul sarcofago in una chiesa spoglia. Nella piazza del municipio non va dimenticato il monumento che ricorda l'incontro
tra le truppe alleate e quelle sovietiche che sanci' nel 25 Aprile del 1945 la fine della seconda guerra mondiale e la caduta del nazismo.

E' ancora presto e decido di proseguire. C'è una interruzione lungo la strada e sono costretto ad una deviazione senza riferimenti:pedalo in mezzo alla campagna ma non so per dove. Cerco di aiutarmi con il prezioso libretto della ElbaRadWeg per trovare un posto per dormire. Entro in un paesino fatto di sole case basse lungo la strada principale, forse Elsnig: la mappa indica un paio di pensioni, ma non sembra essercene traccia. Chiedo ad una ragazza, unica passante in un paese deserto e che presto si eclisserà in una delle magioni, e fortunatamente in un inglese stentato mi indica un cancello. Mi apre un signore arzillo che parla solo tedesco, ma che capisce al volo la mia necessità
e conferma di essere il posto giusto. Ci accordiamo per il prezzo con cena e colazione: non faccio troppe storie.

Il cancello si è aperto in una ampia aia con magazzini e abitazioni: capisco che la figlia abita li' con la famiglia (arriva dopo poco con un grande suv). Ma è il nonnetto arzillo che si prende cura di me,
mi accompagna al magazzino dove posso posare la bici, mi mostra la mia stanza e la dining room dove cenerò con un po' di formaggio e due uova a frittata: molto casareccio!
In attesa della cena mi ero riservato una passeggiata per riprendere il tramonto sulla campagna.


17 Agosto. Elsnig – Wittenberg – 50 Km

Colazione nello stille della cena: molto frugale, ma non importa. Riprendo il cammino uscendo
dal paese dalla parte opposta e ritrovo le indicazioni stradali sebbene non sulla ciclabile.

Sbaglio direzione una prima volta ma poi mi ritrovo improvvisamente
al margine dell' Elba! con uno scivolo mattonato: si guada il fiume con un traghettatore a mano che adesso sta... di la'. Faccio in tempo a scattare un paio di foto cercando di riprendere l'atmosfera placida e tranquilla. Non c'è mai nessuna fretta.

Lo scivolo dell'altra sponda diventa una rampa faticosa che una ragazza davanti a me sale però senza sforzo. Entro in un paesino che richiama nei suoi edifici multiscale, rettangolari, colori pastello, nelle ampie strade un esempio dell'architettura comunista. Anche questo sembra deserto, spuntato per necessità in mezzo a gialli campi coltivati; sono attratto da una chiesa dalla conformazione semigotica, con i tipici mattonncini di pietra scura.

Mi fermo per visitarla. C'è un giardino non troppo curato: entro. Nella chiesa non c'è nesuno, sui tavoli libretti consunti, la bibbia, letta durante le funzioni. Siamo in una zona culla del luteranesimo e l'aspetto spoglio e austero lo riflette. Alle mie spalle un bell'organo, nell'abside in fondo un affresco un po' consunto. Il pavimento è in legno e scricchiola ad ogni passo: alcune statue di santi
e cristi sono colorate a colori vivaci e ricordano quelli che portiamo in processione. Salgo una rampa di scale e nel soppalco una specie di aula piena di libri e un po' polverosa.
Una piccola delusione.


Riprendo la marcia e adesso seguo la ciclabile anche se l'Elba non si vede più.
Si tagliano campi a squadro e sembra di essere sempre nello stesso posto. Un gruppo di persone passeggiano in bici conversando amabilmente, mi superano e spariscono . Anche per me la passeggiata non è spiacevole: gli ampi spazi, il silenzio ed il cielo nuvoloso mi tengono compagnia.

Ecco di nuovo l'Elba! Scorre pieno e la ciclabile ora segue il suo percorso, molto pulita, ben segnata, corre parallela alla statale attraversando aree antropizzate che si susseguono in vista di Wittenberg, a cui arrivo nella luce del sole del primo pomeriggio.
Dritto dritto percorro la strada principale che mi porta all'ostello – già prenotato – che sta proprio
all'interno del castello, la cui chiesa è quella  ai cui portali Lutero appese le sue famose regole!
L'edificio dell'ostello è moderno restaurato in stile Ikea luminoso e pulito, al desk un adulto con cui non mi intendo subito. Poi la chiave e la stanza.

E' ancora presto e, dopo il ristoro, metto la divisa del turista e a piedi  vado alla cattedrale.
Le porte sono aperte. Una volta erano di legno ed erano usate come bacheca dagli studenti e dai docenti dell'Università: oggi sono di bronzo e riportano scolpite  le 95 Tesi  ; è una emozione pensare che cinque secoli prima questo omone ha avuto il coraggio di una sfida rivoluzionaria.
L'ingresso è laterale come nelle basiliche romaniche, ma lo stile è gotico e l'interno piuttosto spoglio
con Un grande candelabro centrale e il cenotafio di Martin Lutero: a vederlo la sua mole scolpita mette soggezione ancora adesso. La sua tomba è sotto il pulpito.

Proseguo la passeggiata nel corso della città vecchia, con la parata di edifici dell'epoca tra cui la Luterhouse. Veramente sto dando un occhiata anche ai vari locali dove mangiare: non me ne va bene uno così come solito cammino cammino cammino finchè non trovo un ristorante aperto Il Leon D'oro. Sebbene sembrerebbe costoso, non posso farmelo  scappare perchè sono già le otto e qui chiudono presto. Sono sfortunato perchè c'è un banchetto di professori e preti che mangiano ogni ben di dio a quattro ganasce ed il proprietario mi avverte che dovrò aspettare. Lo faccio. Per una bistecchina!

Torno mogio in ostello.



  

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