ROMA- BERLINO - 2°
PARTE LUGLIO AGOSTO 2016
22 LUGLIO - VERONA
– ERTA - 35km
Abbiamo goduto del
previlegio di un appartamentino con due camere così la notte è
stata riposante. La colazione è la solita con tazze di latte da
prendere con mestolo di latta da un bidone,
pezzi di pane, burro e
marmellata anche questa in confezioni ...refettorio!
La facciamo all'aperto,
con la vista di coperte militari stese ad asciugare.
Ci attardiamo a prendere
foto: questa villa – Villa Francescatti - ha una storia curiosa.
All'epoca di Teodorico era
una torre di avvistamento con un passaggio segreto dal palazzo del Re
al Castrum romano posto sul colle SanPietro.
Nel 1500 fu costruito il
palazzo che ebbe nel corso dei secoli differenti proprietari, artisti
e musicisti. L'ultima è stata il soprano Gianna
Paganini-Francescatti che visse nella villa fino alla morte. Lasciò
la sua proprietà alle Suore, il cui convento confina con la villa,
con la raccomandazione di destinare la villa ad un progetto di
solidarietà per i giovani: l'Ostello della Gioventù!
Parcheggiata accanto alle
nostre una di quelle bici avveneristiche con seduta sdraiata e carena
affusolata da galleria del vento: non possiamo mancare di
immortalare.
Partiamo con la nostra
proverbiale flemma, destinazione nord.
Subito iniziano le
divergenze sul percorso: in realtà è lo stesso che ho fatto anni
fa, ma non lo ricordo bene, così Fra si affida ad una signora che ci
guida con la sua auto fino all'imbocco della ciclabile per Rivoli
Veronese, su uno dei canali adiacenti l'Adige.
La passeggiata è
piacevole perchè protetta e la giornata è fresca; la ciclabile è
lunga circa venti chilometri e culmina con la salita verso il forte
di Rivoli, forte Wolgemuth, da cui si gode la vista
della valle dell'Adige con
il suo percorso sinuoso: la Val Lagarina.
Come anni prima anche
questa volta, dopo aver giocato a superarci, sono costretto a
scendere dalla bici e spingere mentre la figliolina sale che è una
bellezza: beata lei.
Riscendiamo il versante, e
anziché la ciclabile tortuosa tra i vigneti, proseguiamo sulla
statale.
Siamo ad Avio, minaccia
pioggia, è primo pomeriggio e cerchiamo per dormire: dopo il primo
tentativo a vuoto troviamo posto in un ristorante fattoria rustico.
Anche questo gestione familiare.
Un padre enorme seduto
all'ombra di un pergolato mezzo addormentato – è l'ora della
siesta -
la moglie che ci accoglie
dopo un bel po' e con cui ci accordiamo per soggiorno e cena, ed una
figlia enorme come il padre ma gentile e sbrigativa, come
apprenderemo dopo al ristorante.
La fattoria è costituita
da un corpo centrale con camere e abitazione annesso al ristorante
ed un capannone, in cui custodiamo le bici, e che nella parte
posteriore ha tre quattro ampie camere.
Ci troviamo sotto un
costone di montagna e in lontananza siamo circondati da rilievi: la
nuvolaglia nera che si accatasta ci consente di testare la nostra
abilità fotografica.
La cena è ottima e
abbondante: fettuccine rosse per me, colorate da sugo con rape, e per
Francesca una bella vitella con verdure grigliate, che fortunatamente
sono di suo gusto.
23 Luglio - Avio
- San Michele all'Adige – 40 km -
La nuvolaglia durante la
notte si rovescia e la mattina minaccia. Indugiamo a lungo prima di
partire
e ci convinciamo che lo
squarcio di cielo aperto alle nostre spalle sia un segno che il
temporale sia
ormai passato, e andiamo.
Conti separati.
Poco più di cinquecento
metri e comincia a gocciolare e dopo breve l'acquazzone ci coglie in
pieno:
ci rifugiamo all'interno
di una cabina della fermata del bus di linea. E facciamo appena in
tempo perchè viene giù un diluvio. Dopo una mezz'oretta l'intrepida
si è stancata di aspettare e riprendiamo sotto la pioggia che però
piano piano si affievolisce.
A Rovereto ci fermiamo
allo stesso spiazzo del supermercato che è però ora ridotto
maluccio.
Riprendiamo quasi subito.
La pioggia è finita, anche se la strada è bagnata, e questa volta
per evitare rischi saliamo sulla vecchia provinciale che ci porta fin
dentro Trento. C'è il sole!
Recuperiamo vicino ad un
chiosco di gelati e ci avviamo verso il centro città quasi tutto
pedonalizzato per il piacere dei passeggianti. Siamo fortunati a
trovare l'ente locale aperto che prima ci comunica che a Trento non
c'è un buco libero per dormire e poi ci indirizza ad un B&B a
San Michele all'Adige : “
E' facilissimo. Prendete il trenino che oggi è gratis perchè è il
viaggio inaugurale di una nuova stazione. Si possono portare le
bici!”
Il treno arriva quasi
subito ed in un lampo siamo a destinazione. Una coppia distinta a cui
chiediamo informazioni sul bed and breakfast, che è al di la' del
ponte sul fiume, ci allerta sullo scarso livello del locale e
suggerisce un hotel poco più avanti.
Quanto avevano ragione:!
il tizio del B&B puzza di vino e la stanza è buia e sporca e
dimessa.
Ci scusiamo e scappiamo
all'hotel Garni La Vigna: altro genere, altri costi.
C'è una pizzeria ma
preferiamo andare a comprare qualcosa in un paesino a sei sette
chilometri.
Che ci vuole; scarichiamo
le bici e ci avventuriamo. Arriviamo al paesino mezzo deserto, ma è
tardi Sono le sei ed è tutto chiuso. Torniamo indietro, per un'altra
strada quasi a perderci, ma ritroviamo il garnì.
Andiamo alla pizzeria,
pretenziosa ma niente male. Sono poco più delle otto e stanno per
chiudere.
Mangiamo la nostra pizza
ma non accettano carte e ci costringono ad una passeggiata notturna
(sembra mezzanotte ma è
poco più delle nove) alla ricerca del pos. Paghiamo non senza
polemizzare: traversiamo la strada e a nanna. La giornata è stata
abbastanza lunga.
24 Luglio - San
Michele all' Adige – Bolzano – 45 Km
Colazione
non compresa. Speriamo di trovare un bar.
Riattraversiamo
il ponte e dopo breve ci troviamo sulla pista ciclabile per Bolzano.
Questa
volta la pista non ha niente da invidiare a quelle tedesche:
accompagniamo l'Adige, con le sue acque verdastre gonfie, imponente,
in senso contrario alla corsa veloce, verso la sorgente, ed alla
destra filari di mele alternati a vitigni per chilometri quasi
ininterrotti.
Siamo
sempre alla ricerca di un ristoro e Fra è particolarmente
insistente, tanto da non godersi la passeggiata, che condividiamo con
numerosi altri ciclisti, nei due sensi.
Usciamo
per il paesino di Salorno attraversando la statale che corre
parallela al fiume e alla ciclabile. E' domenica ed i negozi sono
chiusi. Si sente l'atmosfera del giorno di festa con la gente in
strada, poche auto sulle strade acciottolate: in un vicolo non troppo
dentro due bambine si rincorrono sorvegliate dalla madre sul ciglio
di un negozio di alimentari.
Sono
mussulmani, e sono aperti. Prendiamo pane e acqua.
Ritorniamo
sulla ciclabile rifocillati e più tranquilli, e così possiamo
apprezzare i cartelli
esplicativi
della strada del vino, ed i punti relax con panchine e fontane.
La
pista abbandona per un po' il corso del fiume e la riprende ad una
quindicina di chilometri da Bolzano. C'è da dire che il percorso da
Verona è stato incluso nel tratto italiano della via Claudia Augusta
e quindi attrezzato e completato, tranne alcuni tratti, in occasione
del 2000 anniversario – 2014 – di quella importante via romana.
Il
percorso da Lavis a Bolzano, dopo una parte di piana aperta, ritorna
sull'argine fino all'ingresso in città: le bici delle signore in
abito della festa che camminano lente al fianco dei loro gigolo', mi
fanno venire alla mente tempi fin de siecle, quando l'automobile non
era cos' diffusa e ci si poteva ancora godere con lentezza le piccole
cose della vita.
Riconosco
l'arrivo in città: dobbiamo attraversare i suoi larghi viali
ortogonali per arrivare
alla
stazione ferroviaria dove, proprio di fronte, c'è il nostro ostello.
La
ragazza al desk ci fa un po' penare prima di darci la camera, che ci
sarebbe ma che non avevamo prenotato. Siamo stanchi e non abbiamo
intenzione di pellegrinare per alberghi che avremmo scartato per il
costo. Alla fine ci da l'ok, smontiamo le bici e saliamo per il
meritato riposo.
Di
fronte alla stazione un ombroso giardino pieno di ….extracomunitari,
ci avviamo verso il centro storico caratterizzato da strade porticate
con negozi di varia merceologia tutti però moderni. I miei commenti
sulla fredda atmosfera da questi creata a confronto con i vecchi e
originali negozietti d'epoca, irrita la signorinella. L'intenzione
era di provare a trovare un posto per la cena, ma i nostri orari non
coincidono: sono poco più delle otto e mezza e stanno tutti
sbaraccando. Nella grande piazza di fronte alla chiesa ci fermiamo ad
ascoltare la musica che proviene da una grande gelateria di fianco ad
un albergo 18 stars e relativo super restaurant, mentre bambini
giocano rumorosi nell'enorme spiazzo.
25 Luglio -
Bolzano – Bressanone - 40 Km
Quella
di oggi è una delle tappe temute perchè ci si avvicina al valico
del Brennero e la strada comincia ad inerpicarsi, con salite più
ardue dopo Vipiteno.
Si
rivelerà questa invece una delle passeggiate più belle:
abbandoniamo l'Adige e costeggiamo il suo affluente, l'Isarco, che a
causa della sua notevole pendenza è piuttosto turbolento.
Lo
prendiamo subito all'uscita di Bolzano.
Il
panorama è completamente cambiato. Anche qui risaliamo il corso del
fiume ma il suo percorso si insinua tra costoni di roccia ed il suo
ribollire rumoroso crea allegria.
Saliamo
senza grossa fatica, costeggiamo per un breve tratto la statale ma
poi attraversiamo
un
ponte di legno per riportarci sulla sponda destra. La strada sale
dolcemente fino a Chiusa,
ed il
sole ed il panorama della montagna è una immersione nella natura
che rigenera e rallegra lo spirito. La strada è sgombra e
allarghiamo le braccia a godere di quei momenti in cui sembra di
essere gli unici esseri umani. Poi spiana e arriviamo a Bressanone
nel primo pomeriggio : tanta paura per nulla!
Troviamo
subito l'ostello e questa volta la prenotazione fatta è una garanzia
perchè senza la gentile ma algida signora della reception non ci
avrebbe dato la camera neanche se ci fossimo messi in ginocchio.
Scambiamo due parole un po' polemiche perchè la signora si sente
austriaca e quasi si lamenta di essere italiana. Bressanone è per
lei Brixen....
Bressanone
è un borgo antico: è sede vescovile dal 907 ed è un paesino
altoatesino con i campanili a punta tipici del paesaggio tirolese :
in realtà tutto si avvolge intorno al Palazzo del Vescovo ed alla
piazza pulita ed ordinata. La nostra ricognizione avviene nel secondo
pomeriggio (le cinque!) e quindi troppo tardi per vedere qualsiasi
cosa: il cortile interno ed il museo diocesano sono ormai chiusi. Ci
allontaniamo dal centro e veniamo attratti da un ponticello in ferro
su un fiume piuttosto torrentoso: Isarco o Rienza? Sulle sponde c'è
una passeggiata fiorita che costeggia palazzetti ben messi, anch'essi
con fioriere colme: un bel vedere!
Torniamo
verso il centro, una strada anonima, un market, un garden stile
english: non c'è altro da vedere, e d'altra parte l'atmosfera
uggiosa non stimola.
Ci
spingiamo fino alla stazione ferroviaria perchè, per evitare le
fatiche da Vipiteno al passo del Brennero con il rischio della
pioggia, abbiamo deciso di farci trasportare.....!
5 - 26 Luglio –
Bressanone Brennero Innsbruck 46km
Contrariamente
alle previsioni non piove: il cielo è mosso e c'è anche un po' di
sole.
Nonostante
il costo, l'ostello non offre la colazione. Facciamo da soli.
All'esterno
c'è una piazzetta con delle panche, un cortile annesso al fabbricato
che ospita l'ostello:
ci
servirà per caricare le bici.
Ci
dirigiamo alla stazione e quasi senza accorgersi siamo sul treno; c'è
un vagone che ospita le bici ma dobbiamo scaricare le
borse....operazione onerosa che avremmo evitato volentieri, ma il
ferrovierie – e qualche passeggero – ci sollecita.
Lo
facciamo a malavoglia, ma questo ci consente di sederci.
Superiamo
Vipiteno ed in circa mezz'ora arriviamo al confine.
Siamo
ad una altitudine di 1300 msl, non è freddo, lo scenario è
tipicamente montano.
In
stazione e nella piazza antistante, niente di quanto mostrato in tv
sull'assalto degli extracomunitari : sulla sinistra in alto un
vialetto si inerpica, presumibilmente porta dall'altra parte, forse
è questo quello che i migranti tentano di percorrere di notte,
senza conoscerne i pericoli, per sfuggire alle guardie di frontiera
austriache in cerca di una vita migliore....migliore? !!!
Il
piazzale della dogana di confine, ormai in disuso, è quasi vuoto se
si eccettua qualche gigantesco tir parcheggiato. Tra i due paesi c'è
l'accordo di Schengen, messo in dubbio con minacce di ripristino dei
controlli, ma le auto attraversano senza soste e senza controlli.
C'è
un grande centro commerciale, ma soprattutto ci sono le bandiere che
segnano il passaggio dall'uno all'altro stato, ed ovviamente le foto
di rito – che non andranno mai bene.
La
nostra meta odierna è Innsbruck che si trova a circa 46Km.
Traversiamo il confine e ci troviamo sulla statale che scende verso
il capoluogo austriaco. Il paesaggio è piuttosto anonimo, niente che
ricordi Heidi e i suoi prati verdi, anche se lungo il percorso
qualche scorcio ci strappa una foto.
Ma la
sorpresa più gradita è che la strada è tutta in discesa! E' la
Brennerstrasse B182.
Pensavamo
di impiegare le solite tre/quattro ore, tutto si esaurisce in un
tuffo di poco più di 90'! Quell'incosciente di mia figlia, che non
si rende conto del pericolo, si butta a tutta velocità ed ogni tanto
si ferma ad aspettarmi ed a chiedermi a “quanto andiamo?”.
Io ho
il tachimetro che sfiora i 45/50 e stringo i freni per controllare la
velocità, ma lei niente. Il percorso seppur poco trafficato e che
attraversa pochi centri abitati – è pieno di curve e controcurve
ed una caduta a quella velocità, con il carico che abbiamo.....
Arriviamo
in fondo alla valle ed entriamo in un vialone periferico che presto
ci porta allo
Jugenderberge
già prenotato. Questa volta camere da sei separate, ma sempre più
che dignitose, le bici custodite in un box aperto annesso.
Dopo
il ristoro, andiamo alla scoperta della città e scegliamo di
prendere il bus che ha la fermata proprio davanti l'ostello e porta
in centro. Una curiosa sorpresa: l'autista è un ragazzo veneto! che
si è trasferito volentieri in Austria per lo stipendio interessante
– oltre 1400€ - e sicuro. Ha la famigliola con se e si trova
bene: l'Italia non è lontana.
Scendiamo
per la strada che introduce al centro storico, completamente
pedonalizzato, con i suoi palazzi decorati e fioriti dell'età d'oro
dell'impero austro-ungarico.
Notevole
il balconcino – costruito a fine del secolo XV – voluto da
Massimiliano I come loggia di corte : per rivestire la tettoia dorata
sono servite 2657 lamine d'oro .
Ognuna
delle mille finestre aperte è corredata di fioriera con fiori tutti
uguali color porpora
(finti?!).
Sotto
il porticato negozi d'artigianato e turistici e ristoranti e caffè
con le loro appendici di tavolini e gazebi sulla grande piazza. Molto
caratteristica una vendita esclusiva di “Speck Tirolese”!
Innsbruck
– ponte sull'Inn - è chiamata “la regina delle Alpi” perchè
si trova sprofondata in una valle contornata dai rilievi delle Alpi
Retiche, è un centro sciistico e di partenza per escursioni in tutto
il Tirolo.
Ci
avviciniamo all'Inn , il fiume sulla cui sponda è edificata la
città.
Scorre
maestoso e pieno e, come in una cartolina, le montagne di fronte nere
e alte formano una barriera per i nuvoloni che ci portiamo appresso
da qualche giorno.
Il
panorama è coinvolgente.
Mentre
torniamo verso il centro, assistiamo alle evoluzioni su skateboard di
alcuni ragazzini. Notevoli. La strada principale di Innsbruck è
quella dello shopping, che si chiama ovviamente Maria-Therese
Strasse: tutte le firme dell'abbigliamento internazionali sono
rappresentate, ma è troppo moderna e piuttosto anonima, almeno per
noi che passeggiamo velocemente.
Infatti
sta per scendere il diluvio e ci affrettiamo alla fermata
dell'autobus che ci riporta all'ostello.
6 - 27 Luglio –
Innsbruck – Strass am Zillertall – 48 Km
La
giornata è pulita e assolata. Come solito Fra è mattiniera e quando
scendo per la colazione ha già preparato il desk ed anche qualche
ricordino da portare.
Il
must di quest'anno è la foto davanti all'alloggio notturno: ma ce ne
fosse una che va bene!
La
scalinata di ingresso all'ostello è ingombra delle nostre (sue) cose
da montare: la preparazione è lenta e laboriosa oltre che fonte di
nervosismi, ma alla fine partiamo.
Il
nostro percorso segue da qui la ciclabile sull'Inn che ci
accompagnerà fino alla confluenza del fiume nel Danubio. La
ciclabile è proprio dietro l'ostello, come ci dice la receptionist,
per cui al semaforo a sinistra e siamo sul fiume. Bellissimo, perchè
l'argine è bello ampio ma l'acqua scorre impetuosa e nervosa, nelle
colorazioni dal bianco al verde al quasi blu . L'asfalto si alterna
allo sterrato e le pozzanghere al terriccio melmoso.
E',
come prevedibile, bella trafficata e noi ci intruppiamo con una
famiglia di cinque sei elementi, andiamo alla stessa velocità e ci
disturbiamo a vicenda per qualche chilometro.
Non
ci sono salite, anzi la strada è in leggera discesa. Superiamo la
cittadina medievale di Hall, che non visitiamo: si ricorda per le
saline ma di più per la zecca che coniava i famosi talleri di Maria
Teresa. E' uno degli esempi meglio conservato di agglomerato
medievale.
La
ciclabile lascia l'argine del fiume e prosegue su una strada
provinciale poco trafficata che si apre su una valle verde che si
perde a vista d'occhio, ed alla sinistra la massa protettiva della
montagna. Quasi per caso ci accorgiamo della scritta Swaroski !
Qui è
“Il giardino del Gigante' uno dei centri espositivi, e produttivi,
dei famosi cristalli Swaroski che ha origine in queste valli.
All'ingresso
circondato da ampi prati verdi la sagoma di una testa gigantesca con
due grossi cristalli per occhi e l'acqua di una fontana che sgorga
dalla bocca e si riversa nel laghetto antistante.
C'è
un parcheggio enorme e pieno, testimone dell'interesse, ma purtroppo
per entrare nel giardino dove sono creazioni realizzate con i
cristalli si paga, così come per entrare nella cosiddetta “
Chamber of Wonder” con opere d'arte disegnate e realizzate da
importanti artisti: una di queste, si legge nel libretto, è chiamata
la Nuvola di Cristallo fatta con circa 800.000 cristalli Swaroski.
Dobbiamo
perciò “accontentarci” di vedere la shopping house. Wow !
Attraversiamo un tunnel che riflette i mille colori di lingue di
cristalli che si accendono e spengono creando insieme alla musica
una situazione di suggestione avveneristica. E' l'ingresso al
negozio/museo in cui sono custodite alcune creazioni che
meravigliano per sfarzo e rilucenza. Non possiamo fare a meno di
scattare foto di una collana e di un diadema, di cui non ci
chiediamo il costo.Le mostreremo a Fortuna. Una esperienza imprevista
ed entusiasmante!
Riprendiamo
la marcia: ora la ciclabile si sviluppa nell'ampia pianura verde.
Un
folto gruppo di ciclisti in escursione con guida si complimentano con
noi vedendoci così carichi: sorrisi e sorrisetti si sprecano ogni
volta che noi superiamo loro, o veniamo superati.
Hanno
delle biciclette robuste e mi meraviglio del ritmo che persone
“anziane” riescono a mantenere: mi accorgo poi che qualcuna
sfrutta ….un aiutino.
Superiamo
una fattoria ai margini di un paesotto con un bel campanile, e lì le
nostre strade divergono: vediamo sfuggire il gruppo a perpendicolo
dalla nostra direzione.
La
ciclabile costeggia di nuovo il corso del fiume che è però spesso
nascosto da una alta vegetazione lungo l'argine. Ogni tanto, insieme
alle precise indicazioni di distanze dalle località che
attraversiamo, una paletta suggerisce un posto di ristoro o un bike
hotel.
Siamo
nella Ziller tall, una delle valli più grandi, è primo pomeriggio e
sentiamo profumo di pioggia: il cielo prima blu e con nuvole bianche
ora è quasi totalmente ingrigito.
Campi
coltivati, orzo o grano, e spighe talmente alte che Fra cerca di
nascondercisi dentro.
Decidiamo
di seguire l'indicazione per una zimmer haus e ci fermiamo ad una
grande casa tirolese in legno con balconi fioriti, ed un portico: a
lato un giardino con statue dei sette nani!
Bussiamo
ed entriamo e veniamo accolti da una arzilla signora che però parla
solo
austriaco. Riusciamo a farci capire e ci dice che dobbiamo aspettare
il ritorno della figlia per la conferma e trattare il prezzo.
Possiamo
lasciare i nostri bagagli all'esterno.
La
casa si trova ad un paio di chilometri da un agglomerato urbano la
cui caratteristica è un alto campanile appuntito. Possiamo andare
per un alimentari, che troviamo fortunatamente aperto. La via del
ritorno è bagnato: è giorni che sfioriamo la pioggia ed oggi ci
prende senza possibilità di riparo. La valle è aperta, prati verdi
senza alberi.
La
figlia è tornata dal lavoro e ci accordiamo. Ci accompagna al primo
piano in un appartamentino ampio e confortevole tutto in legno dalle
travi al soffitto al pavimento:
c'è
una cucina da condividere, ma non ci sono altri ospiti, quindi
possiamo cenare lì indisturbati.
La
nostra camera è piuttosto accogliente, spaziosa e calda.
Ha un
ampio balcone fiorito da cui si spazia tutta la valle. Mettiamo le
nostre cose ad asciugare.
28 Luglio –
Strass (Zillertall) - Kufstein – Rohrdorf (Rosenheim) – 40 Km
La
mattina ci accoglie con il sole. La colazione è frutto delle abilità
della vivandiera.
Ci
attardiamo a fare foto al prospetto della casa fiorita ma per qualche
motivo (! ) quelle dal balcone vengono bianche, altre
sfocate....insomma un disastro.
Carichiamo
le bici, e come solito ci avviamo con calma.
Riprendiamo
la ciclabile, InnRadWeg. Il corso del fiume presto lascia la
Zillertall per incunearsi nella gola di Worgl tra due alti costoni,
la ciclabile ora alterna sterrato e brecciolino.
Sono
preoccupato per la mia nuova bici, ed infatti ci dobbiamo fermare
perchè i sobbalzi spostano il carico e mi fanno perdere cose: tra
l'altro il cappello di paglia della CocaCola .
Fortunatamente
mi rendo conto di aver perso uno dei dadi che fissano il portapacchi
alla bici: grazie all' ingegno estroso risolvo con un laccetto di
plastica! Funzionerà fino al ritorno.
Superiamo
Kufstein, ma non ci fermiamo a visitare la fortezza, e dopo aver
attraversato una parte di foresta con lo sfondo sterrato e fangoso ,
la ciclabile prosegue proprio sull'argine del fiume che qui è bello
ampio e placido : senza riparo un lungo rettifilo di qualche
chilometro asfaltato senza protezione, che mi crea qualche
apprensione.
Siamo
al confine con la Germania che superiamo quasi senza accorgersene:
c'è solo un
cippo
con l'aquila a due teste, ma registriamo l'evento con orgoglio.
La
nostra meta odierna è a nord verso Rosenheim: lasciamo la sponda del
fiume e usciamo su una strada che si apre in mezzo ai boschi,
l'ambiente è quello di un posto di vacanza ed infatti ci sono
diverse indicazioni di campeggi e traffico di camper e roulotte.
Entriamo
in un paesotto, Rhordorf dopo una ripida salita: cerchiamo l'alloggio
per la sera perchè è già pomeriggio e il tempo minaccia. Infatti
dobbiamo ripararci da un breve acquazzone.
Siamo
a metà strada tra Monaco e Salisburgo e a pochi chilometri dal
Chiemsee “il mare della Baviera” , in una zona di vacanza ed i
prezzi – oltre la disponibilità – sono di conseguenza.
Ele è
a Munchen ed avevamo avvisato del nostro passaggio per un breve
“rendez vous”:
purtroppo
per quanto ravvicinati siamo sempre a distanza di costo del treno,
perciò niente incontro.
Controlliamo
un paio di alberghi da cui fuggiamo velocemente. Troppo esosi.
Siamo
fortunati perchè siamo a ridosso di una uscita della A8 –
l'autostrada – e proprio in fondo alla discesa c'è la pubblicità
di un Garnì il Cristl.
Ci
accordiamo velocemente: è moderno, pulito e accogliente.
Peccato
che sia un po' isolato, ma il ristorante dall'altra parte della
strada è convenzionato.
La
cena è niente di che! Rientriamo guidati dalle lucine ai bordi del
vialetto!
- 29 Luglio –
Rhordorf – Haag in Oberbayrn – 48Km
La
mattina è splendida e Fra è di buon umore, e questo almeno
significa un bell'inizio!
Il
prato verde dell'hotel contiene alcuni alberi da frutta e la
signorinella adocchia un paio di mele chiedendo “ma le posso
prendere?...” avendole già in mano!!! molte giacciono a terra
disperse....
Riprendiamo
con comodo, sono ormai le undici ma non ci importa, sulla strada che
passa per Rosenheim – cittadina tristemente famosa per aver dato i
natali a Goering, ideatore della”soluzione finale” per gli
ebrei, e da cui partì la follia nazista.
Non
ci fermiamo a visitare la cittadina che d'altra parte ci appare
anonima nel suo attraversamento.
Anche
se non siamo più sul fiume, seguiamo tuttavia la InnRedWeg,
ciclabile, che si dipana
entrando
ed uscendo da boschi su strada sterrata, spesso pozzangherata e
melmosa per via della pioggia della notte, ed anche con qualche
tratto di salita.
Non
incontriamo quasi nessuno: boschi e campagna aperta si alternano.
Dopo
un paio d'ore ci fermiamo all'altezza dell'uscita da Vogtareuth –
un paesino lindo disabitato silenzioso, come quasi tutti quelli
attraversati : sosta – e rinfresco – appoggiati a due spuntini
rocciosi che servono per sedere e per ….stiracchiarsi!
Dopo
la sosta prolungata ci ritroviamo in mezzo al...niente! Tutta
campagna con in lontananza casolari e trattori e, sorpresa!, una
bella strada in salita ripida in mezzo, che costeggia prima da un
lato poi dall'altro i campi coltivati.
Mentre
la signorinella va su che è una bellezza io mi devo fermare a metà
a respirare e spingere.
Poi
arriva la discesa, altrettanto ripida che si tuffa dentro un bosco,
che si protrae per un bel po'.
E'
una passeggiata piacevole senza grossi inconvenienti nella frescura
del bosco.
Piano
piano il sentiero semi dissestato si trasforma in un bel fondo
battuto e cominciamo ad incontrare esseri umani in bici o che
passeggiano a piedi.
Siamo
arrivati a WasserBurg ed il fiume – che fino ad ora abbiamo solo
intuito – si ripresenta nella sua possenza, placido e pieno.
All'uscita
del bosco un ponte attraversa l'Inn: si accede in città, come in
quasi tutte queste cittadine bavaresi più o meno fortificate,
tramite una ampia porta nelle mura di un grande edificio bianco pieno
di finestre, con stemmi e merletti orologio e bandiera, che fa
intravedere due alte torri appuntite.
Ai
lati e lungo l'argine un quadretto colorato di edifici
rinascimentali, con spioventi seghettati,, che ci invoglia subito ad
andare a vedere, quasi come un luna park.
E'
primo pomeriggio e la luce è calda e brillante; da un lato della
piazza ristoranti e bar con tavolini all'aperto, in fronte il Rathaus
, chiuso, con un portale in legno rinforzato da figure in ferro
battuto di draghi e aquile.
Wasserburg
è stato per molto tempo il porto fluviale di Monaco di Baviera ,un
crocevia importante per il commercio del sale – l'oro bianco –
che da Salis.. burgo doveva raggiungere Monaco.
La
sua stella cominciò a decadere quando nel XVI secolo, la via del
sale passo' per Rosenheim, più a sud. Il ponte sull'Inn – che qui
compie una ampia curva – è l'unico nell'arco di 30 Km
Trascorriamo
quasi un'oretta aggirandoci e riposando, e quando riprendiamo il sole
è ancora alto.
La
nostra direzione punta a nord verso Landshut mentre l'Inn prosegue
verso est per raggiungere il Danubio a Passau. Traversiamo di nuovo
il ponte, senza tralasciare di immortalarci, ed usciamo percorrendo
una salita ombrata e lunghetta, piuttosto impegnativa
Mal
ce ne incolse, perchè senza rendercene conto alla fine di una
discesa una curva ci immette senza alternative... sull'autostrada.
Una
coppia di anziani in auto ci conferma che quella è la direzione
giusta.
Mi
viene un colpo perchè vedo la bici di Francy, che in discesa va via,
letteralmente sfiorata da un enorme Tir che incurante del pericolo
che potrebbe crearci, prende la curva a tutta velocità sbandando con
il posteriore fin quasi a toccare Fra. Sono inorridito al pensiero ma
in realtà gli intrusi siamo noi e cerchiamo di toglierci subito da
quella situazione con le auto che sfrecciano giustamente a 200
all'ora.
Per
proteggerci scavalchiamo il guardarail, non senza difficoltà con le
bici : dall'altro lato della strada si intravede un sentiero che
potrebbe essere la ciclabile. Per fortuna c'è un sottovia che ci
porta e siamo al sicuro ma lo sterrato è faticoso e non siamo certi
sul da farsi. Fortunatamente incrociamo un biker che capisce subito
la nostra (la mia) difficoltà e si offre di accompagnarci fino a
prendere la strada giusta. Partiamo, anzi partono perchè io mi
attardo a spingere la bici sulle rampe, anzi devo recuperarla perchè
nel frattempo mi è caduta: non sarà l'ultima volta!
Passiamo
da una parte all'altra della carreggiata più di una volta sempre
sulla ciclabile che ora, semiasfaltata, corre parallela alla
autostrada traversando campi sconfinati.
Ora
siamo più sereni perchè il pericolo è scampato: il biker – che
in mountain bike avrebbe corso il doppio della mia velocità – ci
lascia con un sorriso e noi proseguiamo con il nostro passo su
continui saliscendi.
Dopo
poco più di un'ora entriamo in una cittadina che ci aggrada.
Al
colmo della salita l'insegna di una “Braustuberl” con zimmer : in
Baviera, ma in genere in Germania, indica quelle taverne rustiche,
che hanno una produzione in proprio della birra , in cui si gusta la
birra e spuntini o cene complete. Fa al caso nostro.
Entriamo
in un ambiente in penombra, illuminato da una prominente stube in
ceramica bianca: al bancone quasi nascosta da una grande e ben
decorata spilla di birra, ci accoglie una ragazza che a malapena
comprende l'inglese ma che capisce la nostra richiesta e chiede
l'assenso del compagno (o proprietario) che gentilmente ci offre due
caffè!
Ci
indica nel cortile interno dove parcheggiare le bici e ci da la
chiave della camera che è sopra una rampa di scale con salottino
all'aperto che aggrada tanto alla fanciulla, che si
tuffa,
ovviamente per prima, nella meritata doccia!
Siamo
ad Haag in Oberbayern. La braustuberl in cui siamo è il terminale
della produzione famigliare della birra Unertl ,i cui campi d'orzo –
che coltivano direttamente - sono all'ingresso del paese. Abbiamo
tempo per un giro a piedi per il paese che ci ha consentito di fare
alcune foto: in particolare l'alto Malibaum – reminiscenza
dell'albero della cuccagna – che riporta stilizzate, oltre agli
stemmi regionali e paesani, le figure delle varie arti e professioni
che orgogliosamente si possono trovare in paese. Una specie di
legenda scolpita nel legno che si ritrova all'ingresso di quasi tutte
le cittadine bavaresi.
Il
biergarten della stauber ha tavolini all'aperto e un pergolato: una
tipica birreria bavarese di cui approfittiamo per la cena , e non
siamo i soli.
9)
30 Luglio – Haag Oberbayern – Landshut -50Km
Una
bellissima mattinata assolata.
La
colazione non era inclusa nella trattativa ma, nel giro serale,
avevamo annusato un paio di bar: più fumo che arrosto, aspettative
deluse.
Indugiamo
ancora a fare foto alla braustuberl, ma poi dobbiamo lasciare.
Torniamo
indietro per riprendere la ciclabile che costeggia la statale 15.
Nessuna
nota particolare. La strada si sviluppa tra campi coltivati, boschi e
piccoli agglomerati urbani. A Dorfen, ancora una cittadina del 500,
ci rifociliamo in un Lidl.
All'improvviso
all'uscita dell'ennesima boscaglia, davanti a noi la sagoma imponente
di un castello: è il castello di Trausnitz dimora dei duca di
Baviera, la famiglia Wittelback.
Entriamo
nel cortile ma l'orario è sbagliato.
Siamo
arrivati a Landshut che tra il 1200 e 1500 è stata la capitale
della Baviera, finchè non ha lasciato il posto a Munchen, quando i
duchi si sono trasferiti.
La
discesa dal castello costeggia l'Isaar, che qui ha una ampia portata,
la strada
è
mattonata e perfino rotaie del tram: arriviamo alla Altstadt – la
città vecchia – e troviamo facilmente la via per lo Jugendeberge
che si trova arroccato a metà strada sulla salita per il
castello.
E'
l'Ottonianum, un ex collegio oggi adibito ad albergo della gioventu',
una costruzione un po' decadente, un ampio cortile esterno da cui
si vede una parte della città vecchia.
Da
dire che non avendo preparato le soste del viaggio, ci siamo dovuti
preoccupare di prenotare un giorno per l'altro: in Germania la rete
degli Jugendherberge è eccellente, questi stessi sono molto spesso
delle ottime residenze, ed i servizi che offrono a costi veramente
bassi molto molto buoni. Per tale motivo ad ogni reception consumiamo
il rito divertente della richiesta della password di accesso al wifi
: di questi tempi senza il prezioso collegamento internet non si va
troppo lontano.
La
ragazza alla reception,con cui avevamo parlato la sera precedente, ci
assegna la camera, una doppia, dopo qualche traccheggio. Il bagno è
fuori in corridoio, ma proprio di fronte a noi, e ne approfittiamo
per una meritata doccia.
Ci
vestiamo da turisti e andiamo a visitare il centro, un lungo viale
costeggiato da antichi palazzi eleganti e singolari, degni
dell'importanza che aveva la città: l'antica sede della Posta con la
facciata affrescata, poi il palazzo del Principe ereditario, il
Rathaus, la casa Gragsberg in stile tardo gotico, ed il primo palazzo
rinascimentale al nord delle Alpi “la Residenz” .
Ma
quello che caratterizza Landshut è il campanile della Colleggiata di
San Martino, alto 130mt, la più alta torre in mattoni del mondo.
Quello
che stupisce sono le facciate alte di questi edifici, segmentate e
colorate che danno un aspetto quasi disneyiano alla via, sembra una
quinta teatrale di una commedia del '700!
Anche
perchè poi, fuori dal Altstadt, i palazzi riprendono la forma
anonima di una città moderna. Ce ne accorgiamo andando alla ricerca
del market.
E'
anche l'occasione per ammirare da vicino l'Isaar.
Consumiamo
la cena nel refettorio dell'ostello.
10)– 31 Luglio - Landshut – Pfaffenberg – 32 Km
La
giornata è uggiosa ,
ma noi abbiamo sempre qualcosa per renderla allegra; al Lidl di
Narni, oppure a quello di Dorfen, mi ero regalato una nuova maglia da
ciclista. Oggi la
indosso
per la prima volta e Fra vuole farne partecipe la mogliettina con una
foto.
Dedichiamo
la mattinata, piovigginosa, alla visita del castello di Trausnitz,
che si trova un
bel
po' più su lungo la ripida salita dell'ostello. In verità questa
visita la faccio inizialmente da solo perchè Fra come al solito
sceglie un'altra strada per la salita. Ci ritroveremo quasi per caso
prossimi alla discesa che percorriamo su ripidi gradoni , scivolosi
per l'erba e la pioggia ,.
Il
Castello che visitiamo solo dall'esterno, ha l'aspetto di una
fortezza con vari edifici:
la
residenza con la facciata bianca, di cui però vediamo solo un
angolo, torri e bastioni.
Curiosi
gli sfiatatoi che hanno divertenti tetti spioventi.
Ritorniamo
all'ostello e prepariamo le bici sotto il porticato ringhierato
dell'ingresso, ma indugiamo a partire per via della insistente
pioviggina. Finalmente ci decidiamo, ma appena arrivati al viale
principale, pieno di bar all'aperto e di turisti, ci dobbiamo
riparare in tutta fretta per il violento acquazzone che si sprigiona
improvviso.
Per
fortuna lo facciamo in tempo sia per noi che per il carico delle bici
.
La
pioggia violenta e lo scampato pericolo diventa argomento di scherzo
e gridolini, con il fuggi fuggi degli avventori dei caffè ed i
poveri camerieri ad inzupparsi per salvare le stoviglie. .
Così
come venuto il temporale estivo se ne va e le nuvole grigie lasciano
il posto all'azzurro di un cielo che si va sempre più aprendo:
ripartiamo costeggiando l' Isaar che lasciamo quasi subito nel suo
corso verso il Danubio.
Sono
quasi le quattro del pomeriggio, ma il sole è ancora alto e abbiamo
un po' di ore davanti a noi, così seguitiamo lungo la strada 15 e la
sua ciclabile al lato.
Non
c'è molto da vedere se non gli estesi campi coltivati e le famiglie
di mucche stravaccate sui prati o sul ciglio della strada a ruminare:
la ciclabile si sposta da una parte all'altra, dobbiamo spesso
affrontare avvallamenti e promontori che replicano l'andamento del
terreno mentre la statale corre bella piatta! Ogni tanto incontriamo
un paesotto con il suo caratteristico Malibaum, sempre divertente e
interessante da vedere.
Abbiamo
percorso una trentina di chilometri ed il sole sta cominciando a
scendere: è ora di trovare un posto per dormire. Usciamo dalla
statale ma siamo in aperta campagna e non sappiamo dove andare. Un
gruppetto in bici, padre e due bambini di neanche dieci anni, stanno
guardando le paperelle che sguazzano in un corso d'acqua. Ci
avviciniamo per chiedere informazioni e sorprendentemente apprendiamo
che loro non sono del posto, sono partiti questa mattina da Munchen
che dista circa 80km, anche i bambini con le loro bici minuscole; il
papà si sorprende che siamo sorpresi.
Raggiungeranno
anch'essi Ratisbona, ma si fermano per la notte al paese di
Pfaffenberg che dista circa 5 Km. Loro hanno prenotato! Si offre di
guidarci fin lì: ci sono un paio di locande, possiamo chiedere.
Li
seguiamo, ancora increduli, per una lunga salita che aggira un colle,
difficoltosa per me ma non per tutti gli altri. Arriviamo nel paesino
e ci lasciano di fronte ad un ristorante: potrebbe avere delle
camere. Entro a chiedere e nell'inglese stentato dell'oste,
frettoloso per la gente che ha a cena, capisco che loro non affittano
più camere, in paese non ci sono altri posti e mi suggerisce un
affittacamere che però in questa stagione potrebbe essere chiuso.
Mi
prende lo sconforto perchè sta per diventare tardi e c'è il rischio
della tenda! Lo prego di chiamare quell'affittacamere e farsi dare
conferma che ci ospita. Ci ospita. Bene, basta tornare indietro di un
800mt e farfuglia qulcosa tipo “a destra vicino alla casa....” ,
almeno
così
io capisco. Abbiamo il fogliettino con il nome del posto. Facciamo
due , tre, quattro chilometri, fuori dal paese, scoraggiati e
polemici, stiamo per tornare indietro quando vediamo l'indicazione
della Gasthof Steinrein e la strada sulla destra che sale. Salvi!.
Arriviamo.
Il posto è enorme una grande casa con il ristorante annesso, ma non
c'è nessuno:
solo
dei cani che abbaiano rabbiosi. Chiamiamo a gran voce il nome del
tizio, ma niente.
Aggiriamo
la casa e dal cortile posteriore apriamo una porta ed entriamo :
siamo in una grande sala ristorante . Continuiamo a chiamare,
saliamo una rampa di scale, apriamo una porta..... una signora
anziana ci accoglie con un grande sorriso!
Spieghiamo
che siamo lì per la camera. L'albergo è vuoto perchè per loro è
fuori stagione ma ci mostra due tre camere matrimoniali ognuna con
biancheria variamente colorata : celeste, rosa verde., viola e
decorata con lumi e seggiole e tende in stile bavarese.
Alla
fine ci dice di scegliere, anche una per ciascuna...tanto non c'è
nessuno!!!
Che
…..fortuna!
1 Agosto –
Pfaffenberg – Resenburg – 35 Km
Questa
volta la colazione è inclusa, e che colazione!!!
La
signora, che non è chiaro se gestisca tutto quel locale da sola, ci
accoglie al bar del ristorante e ci invita a sederci al tavolo
imbandito con ogni ben di dio: marmellate, tre o quattro tipi diversi
in terrine, burro prugne salamini e mortadelline, formaggini biscotti
e crostate, mele pancarrè tostato e cioccolatini....sul bancone, a
cui se vogliamo possiamo accedere ancora frutta fresca e secca,
noccioline....e la signora gentile ci chiede se desideriamo latte o
tè! Strabuzziamo.
Ci
attardiamo, anche perchè non potremmo non onorare tanta ospitalità:
anzi noi facciamo di più. Previdenti per i tempi magri facciamo
scorta.
Con
il sole del mattino avevo messo ad asciugare tra l'altro i calzini su
un mozzicone di tronco: peccato che quel tronco fosse di proprietà
del vicino ed una signora burbera e piccata, uscendo dalla sua cuke
ha tenuto a sottolinearmelo! mentre ignaro mi ero seduto sopra a
rimetterli.
E'
vero la proprietà va rispettata, ma insomma....
Pronti
a partire abbiamo indugiato a fare foto della facciata, chiamando la
signora
per
una foto di gruppo: questa volta ci ha sentito e si affaccia alla
ringhiera accompagnata dalle strilla del cane.
Bellissima
giornata. Riscendiamo la collina e dal sottopasso della B15 prendiamo
la ciclabile Unterislinger Weg che ci porterà a Regensburg :
Ratisbona.
Dopo
un tratto in breve salita la strada prosegue parallela alla statale
quasi in discesa, tra i soliti campi sconfinati, alternati a
boscaglie e rari centri abitati.
La
monotonia viene rotta dalla decisione di proseguire in salita su un
sentiero impantanato che si andava sempre più stringendo e che ci
porta all'interno di una ….fabbrica!
Anzi
un'area di sosta per una azienda di trasporti
Dopo
aver vagato inutilmente intorno alla ricerca di una via d'uscita ci
accorgiamo di essere in trappola! Tutta l'area è recintata con la
rete metallica e l'unica uscita e' tornare indietro per il sentiero.
E'
sabato e l'azienda è chiusa; passano poche macchine, e speriamo che
non siano di police perchè ci potrebbero arrestare per intrusione in
una area privata, non c'è un telefono da chiamare.
In
trappola! Mentre Francesca cerca di trovare un buco nella rete, io
provo a scendere per la scarpata sulla strada dal ciglio in cui ci
troviamo: ma la scesa è ripida e come faccio con il peso della bici
e la terra fradicia. Ci provo ma desisto quasi subito.
Fortunatamente
Francesca ha tovato una possibilità di uscita alzando per cinquanta
centimetri la rete in un punto in cui non è completamente
inchiodata: un pertugio ma sufficiente per passare la bici con il
carico e poi lei. La seguo e siamo liberi!
Ora
sorridiamo, ma mi sa che non è stato uno scherzo!
Arriviamo
a Regensburg – la Ratisbona dei romani che è primo pomeriggio ed
il sole ancora alto. Questa volta il ponte che attraversiamo è sul
Danubio, il corso d'acqua che ha da sempre collegato oriente e
occidente d'Europa, teatro di avvenimenti culminanti della storia,
che scorre in ben dieci stati cosicchè tutti possono dire di avere
il loro Danubio:
Germania
(nasce nella Foresta Nera), Austria, Slovacchia, Ungheria, Croazia
Serbia, Bulgaria, Moldavia e infine Romania e Ucraina al cui confine
con un grande delta si tuffa nel Mar Nero! Bagna anche quattro grandi
capitali: Vienna, Bratislava,Budapest e Belgrado.
Il
ponte che attraversiamo è il ponte di pietra del XII secolo lo
“Steinerne Brucke “! ed il fiume, che qui è navigabile si
presenta in tutta la sua autorità di vecchio saggio, placido e anche
un po' stanco, si muove lento quasi impercettibilmente ….ed anche
le sue acque ne risentono: non sono mica blu come quelle del walzer,
anzi piuttosto marroni, quasi nerastre.
Una
grande chiatta sta passando con il suo carico industriale, ormeggiate
sugli argini grandi barconi finestrati e lussuosi: devono essere
degli hotel o residenze sul fiume.
Sul
ponte c'è grande animazione di passanti e turisti. Il nostro ostello
è sull'altra riva quindi
attraversiamo
anche noi senza smettere di fotografare e ammirare: una storica
Wurstlcuckl attira l'attenzione di Fra che immortala la cuoca di
salsicciotti!!
Troviamo
facilmente lo jugendhersberge perchè è proprio nel bosco
prospiciente il fiume; è piuttosto grande con un viavai continuo.
Anche qui camerate separate, anche se sullo stesso piano, sempre per
risparmiare. La mia è da otto con letti a castello: di fronte alla
porta un ragazzo grosso stravaccato sul lettino in mezzo alle sue
….cose sparse per terra tutt'intorno alla sua branda, maneggia con
cellulare e portatile Per il resto, come solito, la camera è ampia
pulita e areata ed io scelgo proprio il posto vicino ad una finestra.
Ci
rivediamo con Fra, docciati riposati e rivestiti, per la visita della
città'.
Ritorniamo
sul ponte che sembra essere l'attrazione principale:ci uniamo alle
frotte di turisti che scelgono la migliore posizione per una foto.
Fra è luminosa ed attrae gli sguardi e qualche commento : un
sessantenne cicciotto bavarese la scambia, invidioso, per la mia
miss, ma Fra lo smentisce subito con una occhiataccia ed un sorriso!
Ci
inoltriamo attraverso la porta nella città e nella grande piazza
della cattedrale gotica di San Pietro con le due alte torri:
purtroppo l'ingresso è ad orario – e a pagamento – e quindi ci
limitiamo a vedere l'esterno; poco più in là lo Altes Rathaus , il
vecchio municipio sede per secoli dell'assemblea permanente dei
principi del Sacro romano Impero (Reichstag).
Ratisbona,
di origine romana e dichiarata nel 1200 Città Libera , è stata una
importante capitale della Baviera nel medioevo, perchè sede dei
duchi e centro commerciale; perse poi gran parte della sua grandezza
ma mantenne quasi intatta, fino ai giorni nostri, la struttura
medievale negli stretti vicoli e negli antichi palazzi e per questo è
patrimonio Unesco. Dopo la seconda guerra mondiale, con l'istituzione
della Università – in cui ha insegnato teologia Papa Ratzinger –
sta avendo un nuovo sviluppo.
Rientriamo
all'ostello per la cena. Fra non vuole mangiare ma io avevo già
preso due buoni pasto ed arrivo nella sala della mensa appena in
tempo per prendere due grandi porzioni di lasagna (che mi faccio
riscaldare, buonissima) e di carne al sugo....oltre ovviamente a
tutto il ben di dio, incluso insalata, formaggi yougurt e dessert
(budini e torte)
che
sono di norma a disposizione dalla colazione alla cena negli
eccellenti ostelli tedeschi (quasi tutti!). E mentre mi accingo
all'apparecchio nei tavoli di legno all'esterno nel giardino
attiguo, arriva la svogliata Fra......che se pappa tutto!
Prima
di andare a dormire arriva una bici supertecnologica che peserà poco
più di un chilo. Scopriro' più tardi che è di un atletico
cinquantenne tedesco di Amburgo che condivide con me la camerata e mi
racconta delle sue imprese a 100 all'ora sulle ciclabili germaniche:
lo scorso anno si è fatto i 3000 km dell'eurovelo 2 fino a
SanPietroburgo, e quest'anno vorrebbe arrivare in Italia e a Roma, se
la febbre che lo ha preso glielo consentirà.
12) Seconda Parte - 2
AGOSTO - REGENSBURG – RODING – MITTERDORF - 43KM
La
colazione è – ca va sans dire – ottima, tra yougurt formaggi e
insalate, anche per la scorta. La consumiamo, tra gli ultimi perchè
stanno per chiudere, ancora fuori in giardino.
La
giornata è assolata anche se freschetta e anche noi con la nostra
proverbiale calma ci apprestiamo a lasciare l'ostello.
Per
riprendere la strada per il nord, attraversiamo la periferia nuova
della città, ordinata, pulita e silenziosa. Ci hanno indicato un
meccanico per bici perchè vorrei cambiare i tacchetti dei freni.
Nell'officina un signore un po' burbero si lascia desiderare e quando
ci presta attenzione mi dice che per lui non sono da cambiare, se
voglio farlo mi costa e allora prendo solo il ricambio: cercherò di
metterli da solo.
Prendiamo
l'imbocco della Regentalradweg la ciclabile R5 che costeggia il Regen
– l'affluente del Danubio che ha dato il nome a Ratisbona – e che
qui si snoda nel bosco cittadino.
Sento
un po' di fresco alla testa e mi accorgo di essere senza....cascko!
Lo devo aver lasciato al biciclettaro. Informo la compagna di
avventure e torno indietro per 5 chilometri a riprenderlo: è ancora
lì sul bancone non considerato né toccato. Non avevo dubbi!
La
valle del Regen, che risaliamo a ritroso, si insinua nella Selva
Bavarese che anticipa e prosegue nella Selva Boema e che insieme
costituiscono il “polmone d'Europa” E' il sistema boschivo più
esteso del nostro continente ed è ora un parco naturale protetto
rimasto intatto per millenni.
Regenstauf,
Heiling, Mariental, Stefling Nittenau, Walderback, Roding la nostra
meta odierna.
Il
percorso è agevole una leggera pendenza su strada asfaltata e con un
panorama rilassante – tutto verde, l'unico aspetto di fastidio è
che il sole ha lasciato il posto ad una pioggerellina fina fina che
non smette più: il cielo è ora completamente ingrigito.
In un
paio di cascinali giganti di paglia ci sorridono incuriositi.
Troviamo
riparo temporaneo in un gazebo in legno con panca, punto sosta
attrezzato in una ansa del fiume: c'è una cartina di percorsi di
treking nel “Naturpark Oberer Bayer Wald” alla scoperta di chiese
castelli paesini e panorami. Un gruppo di scouts ci saluta, nel fiume
che si avvicina ad un piccolo centro abitato, si fa canoying....
Riprendiamo
le bici e ci avviciniamo alla parte più impegnativa della giornata:
dobbiamo scavallare una altura – prevista nella preparazione –
con pendenze nel bosco del 13/15%!
Lasciamo
la strada asfaltata e ci addentriamo ora nel bosco: Fra è contenta
perchè può
avventurarsi
nello sterrato, il terreno che più gli piace: io invece ho qualche
difficoltà in più sullo sconnesso.
La
miss va su che è un piacere, io sono costretto a scendere
e....spingere.
Per
fortuna la salita non è troppo lunga ma sta cominciando a piovere
con una certa insistenza. Il percorso in cima si dirama in più
tronconi e non siamo certi di quale strada prendere:scegliamo quella
che scende e facciamo bene. La pioggia ora è battente ed anche la
discesa diventa perigliosa, con i rivoli d'acqua che si incanalano
nei solchi; siamo ancora nel bosco fitto e la luce è quella di un
tardo pomeriggio. In uno dei varchi che si aprono vediamo la
cittadina che è al di là del fiume ed ancora distante. Finalmente
lo sterrato finisce e riprende l'asfalto preferibile anche se il
rischio di scivolare a terra e' alto; dopo una curva, un caseggiato
che sembra un convento o qualcosa di simile.
Rinfrancati
chiediamo asilo, invano! Sembra disabitato e sbarrato.
Dobbiamo
arrivare a Roding e traversare il fiume: le prime case ci confortono
e così anche le indicazioni per arrivare....in salita dopo altri 4
chilometri, con la pioggia che per fortuna sta scemando. Non abbiamo
né tempo né voglia di fare i turisti, anche se il posto forse
meriterebbe,e dopo un paio di tentativi con alberghi e locande –
fuori dai nostri standard – riattraversiamo il fiume per un
ristorante con zimmer che fa al caso nostro: la ragazza che ci
accoglie è sicuramente impietosita dalla nostra apparenza di
inzuppati. Parla italiano!
E' un
grande casale la Gasthof Heicht, con biergarten una ampia sala
ristorante e zimmer.
Appena
in tempo per sistemarci perchè riprende a piovere e lo farà per
tutta la sera.
Seconda Parte -
3 AGOSTO – RODING- FURTH im WALD - 35KM
Sarà
per la silenziosità dei posti oppure per la stanchezza cumulata,
certo è che ogni volta il sonno è ottimo e abbondante e ci
svegliamo carichi per la nuova avventura quotidiana. Nel grande
salone del ristorante Fra sorridente sta già consumando la sua
colazione tra yogurt genuini e marmellate e uova sode e salumi.....ci
siamo solo noi, la giornata è luminosa e come solito sono tutti
molto cordiali con noi.
Noi
ricambiamo e ringraziamo per l'accoglienza.
Le
bici sono sporche di fango e perdiamo un po' di tempo per una pulizia
sommaria.
Pronti
si parte. Riattraversiamo il ponte sul Regen e continuiamo sulla
ciclabile: la meta di oggi non è distante, per cui ci attardiamo con
foto lungo il percorso che è una immersione nel bosco che scorre ai
lati della striscia asfaltata. Siamo soli, i fruscii rapidi e
improvvisi che arrivano dall'interno, i fischi e gorgoglii degli
uccelli, la sensazione di far parte
della
natura ci dona una sensazione bellissima e gioiosa.
Usciamo
dal bosco e ritroviamo il fiume che si insinua con le sue anse nella
pianura:il cielo è pieno di nuvoloni neri e chiazze di azzurro: la
perturbazione forse si sta allontanando. Speriamo perchè il tratto
che stiamo percorrendo ora è tutto aperto, senza riparo a vista
d'occhio: solo in lontananza un agglomerato urbano, deve essere il
paesino di Cham.
Si
intersecano più di una via ciclabile e ci consultiamo con un altro
ciclista che ci rassicura
sulla
direzione presa.
L'ingresso
del paese è sorvegliato da una porte con due basse torri appuntite
in mattoncini rossastri: entriamo ma non abbiamo tempo per visitare e
proseguiamo lungo l'argine del fiume attrezzato : c'è infatti un
parco ed un centro sportivo per attività sul fiume, canoying rafting
e percorsi di treking. Cerchiamo in un cartellone esplicativo la
nostra direzione e con qualche imbeccata ritroviamo la ciclabile.
Traversiamo
un passaggio a livello: la fuga delle rotaie mi ricorda tanto quelle
dei documentari delle deportazioni naziste. Passa un treno con una
motrice colorata.
Il
tratto che stiamo attraversando è tutto in pianura e l'erba alta dei
prati che ci circondano sono un richiamo irresistibile per la miss
che non vede l'ora di tuffarcisi dentro!
Magari
si potesse vivere sempre così, liberi da orari e impegni!
Avvicinandoci
a Furth im Wald il bosco riprende, ma meno fitto, meno verde.
Una
comitiva di anziani in bici ci saluta e prende un'altra direzione: la
sensazione è che dovremmo seguirli per uscire dal bosco ed entrare
nella cittadina, ma noi invece continuiamo dritti imperterriti fino
ad arrivare.....ad una barriera su una autostrada!
Una
ragazza in bici non c'è di aiuto, forse non capisce il nostro
inglese, per cui torniamo sui nostri passi, usciamo dal sentiero del
bosco e ritroviamo la strada asfaltata che in salita ci porta
all'ingresso di Futh im Wald.....dalla parte opposta all'ostello.
Poco male il paese è piccolino ed arriviamo presto. Anche questo è
un posto di villeggiatura.
L'ostello
è di fronte ad un campeggio rumoroso con piscina a metà di un'altra
salita.
Ci
accoglie una burbera e grassoccia fraulein con cui polemizziamo
perchè vuole farci pagare i 3 euro del bollino degli ostelli. Alla
fine ci accordiamo e ci da una buona stanza che raggiungiamo tra le
grida di ragazzini che si rincorrono per le scale.
Il
posto è infatti indicato per le famiglie e si vede.
Anche
al refettorio in cui ceniamo grazie al buono di 7 € che abbiamo
acquistato.
Da
bere acqua o una bevanda zuccherina quasi disgustosa. Ma per il
resto, a parte l'orario – insolito per noi quello delle 19,00 - non
male, specie il gulash.
Aver
cenato presto ci consente di fare una visita alla cittadina. Ci
incamminiamo per il sentierino che collega con una scorciatoia
l'ostello al centro, niente di più di un quadrivio dopo il ponte sul
fiume, con edifici in pietra caratteristici. E' quasi buio ed in giro
non c'è nessuno. Sentiamo vociare in cima alla salita ed è lì che
ci dirigiamo: c'è una rappresentazione in costume e tutto il paese
inclusi i turisti è lì radunato. L'accesso non è possibile, le
impalcature per il pubblico sono transennate: alcuni operatori
suggeriscono di
circumnavigare
la piazza del palco dove si sta svolgendo la scena; scendiamo e
risaliamo da dietro e infine riusciamo ad avvicinarci e sebbene
defilati, riusciamo a vedere e perfino a sederci. Parlano in tedesco
e non è semplice capire: la scena si svolge su una ampia piazza, c'è
un castello con un ponte levatoio ,c'è un re con la scorta di
soldati, c'è un eroe con una spada sguainata, c'è una bella con una
folta capigliatura bionda ed infine tra fumi e fuochi che escono
dalle narici e forti ruggiti entra un enorme Drago!
E'
forse il Lohengrin? No.
Furth
im Wald è famosa perchè è la terra dei draghi: c'è un museo ed
ogni anno si svolge
qui
il più importante Festival di tutta la Foresta Bavarese il
Drachenstick – l'uccisione del drago – con tornei cavallereschi e
manifestazioni che culminano con la rappresentazione a cui abbiamo
assistito. Peccato non aver avuto l'informazione prima!
Alla
fine l'eroe con la sua spada portentosa uccide il drago che muore tra
contorsioni e frastuoni. Il Drago enorme lungo almeno dieci metri
sembra vero con movenze realistiche con le scaglie ed i colori
appropriati, una coda lunga e due zampe che lo alzano per almeno tre
metri: una vera opera artistica di ingegneria e di tecnica!
Alla
fine della rappresentazione tutti si riversano nello stage sabbioso a
toccare il drago, a strappargli qualche piccolo souvenir, a
fotografare e farsi immortalare. Lo facciamo anche noi, ma la folla è
tanta e nonostante Fra voglia che la riprenda insieme con il Drago,
le mie foto non la soddisfano mai, e mi accusa di non volerlo fare. E
ovviamente se ne va irata: festa finita! Come sempre basta un niente
per guastare una armonia.
Riprendiamo
il sentiero per l'ostello, ma ora è proprio buio, non c'è luna e di
lontano abbaiano cani: proseguiamo alla luce della torcia del cell e
arriviamo salvi alla meta!
Seconda Parte - 4
Agosto – Furth im Wald – Stankov - 40Km
I
fumi della sera si dissolvono nella notte e la mattina è chiara e
limpida, anzi assolata.
Scendiamo
per la colazione, io sempre dopo, che non è malvagia anche se un po'
spartana: ma c'è la possibilità del bis ed il dolce è buono.
Facciamo scorta.
Ovviamente,
dopo aver mangiato, bisogna pulire il proprio tavolo: buona pratica
ed è quello
che
fanno tutti i ragazzini inzuppando uno straccio in un secchio. Un po'
riluttanti e schifati ma ligi ci accodiamo alla prassi.
Il
giardino fuori dell'ostello è verde con alcuni alberi da frutto:
l'insieme offre una sensazione di ordinato e pulito. Dopo le foto di
rito rimontiamo le bici e partiamo.
Vruuum
per la discesa e indietro sin quasi all'altra parte del paese: qui un
segnale indica
Repubblica
Ceca, è la nostra direzione!
La
strada che sembrava una via interna, dopo una salita ed una curva ci
immette in una superstrada trafficata di Tir . In fondo ad una
discesa c'è il confine: lasciamo la Germania ed entriamo in Ceckia!
Siamo molto eccitati per una impresa che si sta svolgendo si come
previsto ma quasi senza cognizione. E così le foto al passaggio dei
due paesi – senza dogana, segnato solo da una pala con la
iscrizione della “Ceskca Republica” all'interno della bandiera
europea – assume una espressione di orgoglio !
Dopo
il dolce arriva l'amaro in una impossibile salita sull'asfalto della
corsia di emergenza della superstrada che dopo un pò si inoltra nel
bosco della Selva Boema: proseguiamo per qualche chilometro quasi
sfiorati da macchine e camion che sfrecciano imperterriti.
Mi
viene da pensare che abbiamo appena lasciato il paradiso dei ciclisti
e mi auguro di non dover avere sorprese pericolose, ma devo
ricredermi subito quando alcuni ciclisti davanti a noi tagliano la
strada e proseguono nel bosco: è una pista ciclabile attrezzata la
N4 che ci porterà fino a Praga!
Che
bellezza! Dopo poco arriviamo ad un parco attrezzato con tanto di
lago – forse artificiale – ed una moltitudine che si diverte come
al mare con ombrelloni e pranzi al sacco.
Si
chiama Babylon e mai nome fu più appropriato.
Ci
fermiamo per un po' ma poi riprendiamo: troppo più bello correre in
bici per il bosco.
Non
ci sono salite anzi la strada è leggermente in pendenza ed il fondo
ben battuto da non creare problemi alla bici. Cantiamo perchè
l'ambiente, il sole che filtra tra gli alberi altissimi e la
contentezza ci portano a cantare. Dura qualche ckilometro e poi la
pista finisce entrando nella periferia di Domazlice: una cittadina
già diversa nello stile e nell'architettura da quelle tedesche.
E'
pulita e ordinata ma.....più vecchia, più povera.
Forse
è solo un pregiudizio ma anche le persone e quei pochi negozi del
lungo ed ampio viale centrale del Municipio sembrano più dimessi.
Le
preziose indicazioni della N4 si sono sperse, e le scritte in ceco
non aiutano a capire;
chiediamo
lumi a qualche passante ma non ci capiamo, entriamo in un market ed
un ragazzo ci indica come uscire dalla città: in effetti usciamo
dall'altra parte ma la direzione non ci convince anche perchè
significherebbe riprendere la superstrada. Siamo fermi ad un semaforo
senza deciderci: una famiglia di quattro ciclisti ci viene incontro,
lo sapranno senz'altro! dove andare per dove dobbiamo andare …...
Comincia
il calvario, specie per Fra che non smette un attimo di lamentarsi
per tutto il percorso perchè lei ne voleva fare un altro che era
tutto in discesa mentre questo è tutto in salita e non c'è nessuno,
solo campi e campi e campi , non una casa non una macchina o una
persona a cui chiedere.....e comincia anche a far caldo e siamo senza
acqua!
Tutto
vero, sembra di non arrivare mai e con l'incognita di non aver preso
la giusta direzione perchè non ci sono cartelli e non abbiamo una
cartina dettagliata.
Finalmente
quattro case! Un giardino ed un cane e al riparo ombroso un paio di
gonfie contadine a prendere il fresco. In qualche modo riusciamo a
farci riempire le borracce ed una bottiglia da un pozzo....ma non
capiscono quello che chiediamo e noi non capiamo loro.
Ora
si susseguono piccoli centri abitati: incredibilmente un piccolo
market gestito da un cinese. Prendiamo una bottiglia di acqua ma non
vuole essere pagato in euro: noi non abbiamo corone cecke. Alla fine
si accontenta.
Andiamo
avanti e, sebbene il panorama non cambi, le salite sono meno faticose
e l'orizzonte comincia ad aprirsi in una valle che lascia intravedere
qualche campanile.
Ci
fermiamo in un paesino molto carino a consumare il nostro pranzo, è
un giardino con un piccolo laghetto dove sguazzano alcune paperelle.
C'è una grande cartina della zona a riprova che ci troviamo in una
area di escursioni . Anche qui però sembra disabitato: sarà la
stagione, sarà l'ora.
Non
vediamo insegne di alberghi quindi riprendiamo la marcia per arrivare
alla tappa odierna Holisov.
Ora
c'è anche qualche discesa e gli animi, sebbene non completamente
rasserenati, sono più tranquilli. Il prossimo paese è Stankov: il
tempo sta cambiando con una leggera pioggerellina che ha preso il
posto del sole, e nella piazza di fronte c'è un Restaurace ed Hostel
il cui nome è tutto un programma TipSport : il prestante guest Petr
Gust , uno slavo tipico, ci offre, con un po' di riluttanza, la sua
ospitalità.
Al
fianco il bar birreria Music Club- Sport Bar.
Fran
storce il naso perchè la pulizia non è proprio da cinque stelle, e
quindi devo consolarla,
ma la
camera è grande ha due letti con moquette e coperte curiose a colori
variegate, e soprattutto un bagno grande con doccia incluso
allagamento. E' quello che ci serve per un buon ristoro. Lei, come
solito, il matrimoniale!
Ci
riposiamo e scendiamo per la cena che abbiamo contrattato inclusa nel
prezzo.
Carne
e patate non male, innaffiata da un bel bicchiere di birra: la miss
si accontenta delle sue verdure. Ci serve una bella e giovane ragazza
bionda, forse la figlia di Petr, pratica e sbrigativa – abituata
come deve essere co il tipo di ubriaconi che frequentano la birreria
– e che non capendo quello che diciamo alza le spalluccie con un
sorriso quasi di indulgenza e superiorità nei confronti di quella
strana coppia di....sbandati in bicicletta!
Ricambiamo
il sorriso.
A
fine cena, al bar scrocco un'altro boccale di birra – che mi farà
pagare -
Buonanotte.
Seconda Parte -
5 Agosto – Stankov – Plzen - 35Km
Facciamo
una buona colazione, con uova e salumi.
Purtroppo
sta piovendo. Il nostro oste vuole solo cash...non ha il pos eci
indica dove andare a prendere le corone. E' una occasione per due
passi nella cittadina: attraversiamo un ponticello su un fiume e,
contrariamente alla locanda dove siamo che è un po' datata, gli
edifici bassi sono moderni. Cambiamo per 4000 Kcz che corrispondono a
circa 160 €
e
paghiamo il nostro conto.
Siamo
pronti per andare ma aspettiamo un po' che spiova sotto gli
ombrelloni della birra Krusovice che riparano i tipici tavolati da
birreria.
Non
spiove e partiamo con la pioggerellina leggera: siamo ormai abituati
ed attrezzati.
Abbiamo
recuperato la ciclabile N3 Regensburg Plzen Praha che ci porta
facilmente a Holisov dopo pochi chilometri.Siamo eccitati perchè
siamo sulla buona strada.
Sotto
le palette indicative c'è un caseggiato restaurato in cui la proloco
ha allestito un piccolo museo rurale realizzato con i fondi europei :
l'ingresso è libero ma non molto interessante. A fianco dovrebbe
esserci l'ufficio della proloco a cui ho intenzione di chiedere
cartine e notizie sul paese, ma non ci sono. Saranno in pausa pranzo.
Confortati
riprendiamo la marcia: ha smesso di piovere. Ora la ciclabile è
segnata ma si sviluppa su fondo sterrato e dentro al bosco: è molto
divertente ma anche un bel po' umido.
Quando
usciamo dal bosco ci ritroviamo su una specie di superstrada che ci
porta dritto a Plzen. E' uscito il sole, son le quattro del
pomeriggio, passiamo sotto il ponte di una specie di raccordo ed in
salita su un grande viale entriamo a Plzen.
Il
viale ampio ha al centro le rotaie delimitate del tram ed ai lati
palazzi stile romantico con finestratutre ornate, alzate elaborate e
molte facciate colorate con colori pastello.
Il
tutto crea un insieme pulito e variegato anche se camminando a fianco
ai negozi si nota una certa vecchiezza, insomma sembra una fotografia
di fine ottocento.
Dobbiamo
trovare un alloggio e ci fermiamo ad un semaforo di fronte alla
Grande Sinagoga,
la
terza più grande del mondo dopo Gerusalemme e Budapest.
Fortunatamente è di passaggio una bella coppia, alta e colta – lo
intuiamo per quel po' di parole che scambiamo - che camminano con una
bici.
Sono
molto cordiali e l'indicazione che ci danno si rivelerà perfetta :
proprio due traverse più avanti cè un hotel all'apparenza antica,
con un guest efficiente che dopo le solite schermaglie sul prezzo ci
assegna una camera in una dipendance poco distante.
E' un
altro hotel – stessa gestione, apriamo il portone con una grossa
chiave, saliamo su scale di legno scricchiolanti e sì anche la
stanza è antica! Ma grande, bella pulita con un bagno invece
moderno. La facciata è ornata da fioriere colme e la nostra finestra
si apre sulla insegna : Hotel Morrison.
Le
bici le portiamo all'interno e siamo tranquilli.
Non
siamo molto stanchi ed il sole è ancora alto: dopo un rifocillo
andiamo alla scoperta della città. Plzen è la città della birra!
E'
qui infatti la fabbrica della famosa birra Pilzener e c'è la
birreria più grande di tutta la Ceckia: la Pilsner Urquell Brewery.
Scendiamo
ora a piedi verso il centro della città che dista poco più di un
chilometro: alla fine della discesa una piazza capolinea di linee
tranviarie e bus, vicolo a destra ed entriamo nella piazza della
cattedrale gotica che domina al centro la consueta parata di palazzi
storici : il palazzo imperiale e il municipio.
Terminiamo
la serata in una affollata birreria dove ho il piacere di gustare un
bel litro di birra: la Miss si fa riprendere con due boccali di
schiumosa chiara. Mangiamo anche qualcosa di tipico.
Torniamo
lentamente all'albergo attardandoci a fotografare l'insegna cubitale
di un negozio: “Fortuna”.
Seconda Parte
– 6 Agosto – Plzen – Myto - 45Km
Scendiamo
in strada dopo aver recuperato ed allestito le bici.
Foto
al nostro hotel d'altri tempi, strade quasi deserte e silenziose : è
domenica.
Anche
oggi c'è il sole, cerchiamo una pasticceria per qualche dolcetto
locale, non abbiamo colazione inclusa, ma non ne troviamo che ci
soddisfino.
Scendiamo
in centro: nella cattedrale si sta svolgendo una funzione complessa e
suggestiva.
Non
sembra una normale messa domenicale. La Chiesa della Repubblica Ceca
è Cattolica Ortodossa, ed i riti e le celebrazioni differiscono
notevolmente dalle nostre, con grande profusioni di incensi e
processioni. La chiesa è superaffollata, e fedeli continuano a
giungere
con i
vestiti della festa – qualcuno perfino con il costume locale – e
molti bambini in carrozzina. Forse si stanno celebrando dei
battesimi.
Fra
si sofferma a riprendere una parte della funzione , mentre io esco
perchè non riesco ad avvicinarmi e dobbiamo sorvehliare le bici.
L'aria
di festa si trasmette anche al nostro umore, ma i conflitti stanno
sempre dietro l'angolo. Riprendiamo la marcia e attraversiamo un
parco sugli argini di un fiume – Plzen sorge alla confluenza di
quattro corsi d'acqua – e dopo un ponte ci troviamo all'ingresso
della fabbrica di una delle birre piu' famose in Europa: la Pilsener
Urquell.
E'
un' area molto grande, con varie palazzine, a cui si accede
attraverso un grande portone ad arco. C'è un Visitor Center con
museo e la visita guidata ma il costo non è per noi congruente e
perciò ci accontentiamo di aggirarci tra i vari capannoni, alcuni
dei quali sono adibiti a deposito, altri hanno grossi macchinari in
rame che vengono – o venivano usati – per le preparazioni. Ci
sono rotaie di treno ad indicare l'intensa attività, ma
non
siamo certi che questa sede sia ancora operativa.
Siamo
attratti da alcuni antichi carretti e a fianco una composizione di
grosse botti che usiamo come sfondo per una foto: ne scatto una
decina ma neanche una va bene!
Siamo
pronti per partire senza però mancare prima di acquistare,
nell'immancabile e fornitissimo shop, un paio di lattine come
souvenir.
Sappiamo
che per la nostra direzione dobbiamo riprendere la ciclabile, ma non
c'è traccia
e le
persone interpellate ci danno informazioni contradditorie. Non
vogliamo prendere la superstrada per Praga , per cui dopo aver fatto
qualche giro di un condominio ci fidiamo di una persona anziana che
sembra sicura di se.
Ci
rincuoriamo quando arriviamo ad un capolinea di bus – come ci era
stato detto – e ci sottoponiamo ad una non semplice salita: non
dovevamo farla e tra mille polemiche torniamo indietro.
Proseguiamo
in su e giù, abbiamo una mappa ma non troviamo punti di riferimento.
I nomi dei paesini non corrispondono e la gente che fermiamo non ci
capisce.
Costeggiamo
una linea ferroviaria e ci sembra la via giusta ma un paio di persone
interpellate dicono di no. Sembra che stiamo girando in tondo: ci
mostrano infatti che la città è ancora lì! Attraversiamo un
cantiere, seguiamo una ragazza in bici e finalmente.....
riusciamo
al condominio da cui eravamo partiti.
Abbiamo
perso più di un'ora ed il tempo sta cambiando. Non ci resta che
prendere la superstrada supertrafficata. Dopo un paio di semafori
l'indicazione della ciclabile N3!!!
Ma
non è finita, perchè entriamo in un consorzio di villette tipo
CasalPalocco che sembra un labirinto perchè tutte le strade sono
uguali: non siamo d'accordo sulla direzione da prendere ed
infatti....ci perdiamo!!! Non sembra la nostra giornata fortunata.
Incredibilmente
ci riuniamo e riusciamo ad uscire dal labirinto e ci ritroviamo in
aperta campagna, su uno sterrato: questa è la ciclabile!
Finalmente
siamo sulla strada giusta e anche se stressati proseguiamo con lena
perchè la meta è vicina. La ciclabile entra in un bosco che segue
il corso di un fiume: è domenica e
incrociamo
comitive di ciclisti più o meno improvvisate, famiglie in bici con
bambini e runner. Il fondo è sconnesso con brecciolino sassi e
pericolose radici che traversano contorte
lo
sterrato: è il terreno preferito dalla Miss che ritrova il buon
umore, anche perchè è uscito il sole, e affronta le, per fortuna,
brevi salite con energia rinnovata.
Usciamo
dal bosco in un paesino, Rockycany, di nuovo sull'asfalto.
E'
una statale con un buon fondo ma ha il difetto di essere troppo
ondulata: si susseguono infatti salite e avvallamenti che affrontiamo
a tutta velocità per risalire con meno fatica, come avevo imparato
in Umbria. Il sistema funziona e ci stiamo divertendo anche se
la
preoccupazione che il carico che abbiamo possa farci sbandare è un
retropensiero che cerco di reprimere.
Sono
quasi le cinque ed anche se è ancora presto è tempo di cercare dove
dormire; infatti anche se non abbiamo fatto troppa strada in
avanzamento, ne abbiamo fatta in tondo, almeno una 15ndicina di
chilometri. L'insegna del prossimo paesino Myto! fa al caso nostro:
ci fermiamo qui anche perchè ci sono un paio di locande.
Saltiamo
la prima sulla statale e ci addentriamo tra le rade case fino
all'uscita opposta: troviamo
un
moderno resort con piscina solarium e sauna idromassaggio e
ristorante a fronte.
La
ragazza che ci accoglie è tutta agghindata e indaffarata, sembra
poterci dedicare poco tempo e quasi senza chiederci documenti ci da
le chiavi della stanza, grande supermoderna e comoda. Scopriremo il
motivo della fretta dopo esserci docciati e riposati: nel resort non
c'è nessuno – neanche alla reception: sono tutti al restaurace
dove c'è un pranzo di matrimonio, al quale purtroppo non possiamo
accedere, ...né ci invitano!
Ci
suggeriscono per la cena il bar di un centro sportivo poco distante
che raggiungiamo a piedi attraverso ampie strade campagnole . Quelli
del paese che non sono al matrimonio sono qui: sembra sia appena
terminata una partita di pallone ed al bar consumano birra e
patatine. Chiediamo di cenare ma è tardi!
Mi
altero, come ogni volta davanti a rifiuti e scarsa disponibilità,
con una delle due ragazze che gestiscono il bar, la più anziana e
capa: Fra non approva.
Riusciamo
comunque a farci servire patate e wurstel ed un bel bicchiere di
birra, ma dobbiamo fare in fretta perchè stanno spegnendo le luci.
Anche il pagamento è un problema e meno male che abbiamo del cash.
Torniamo
al resort ammirando il cielo stellato il buio ed il silenzio. Non
sono neanche le dieci.
Seconda parte
– 7,8,9 Agosto – Myto – Praga – 65Km
Facciamo
colazione al Restaurace insieme a molti convitati alle nozze, tutti
belli in carne specie le signore - e usufruendo di dolci residuati
del grande pranzo di ieri : forse ci hanno scambiato per alcuni di
loro e infatti la signora del bar , che si vede ancora stravolta per
la serata e forse nottata appena trascorsa, ci serve in modo
informale un succo di frutta dal cartone. Poco male, a noi serviva
una colazione energetica.
E'
una bellissima mattinata. I tavoli nel giardino antistante il resort
ci aiutano a caricare le bici. Risaliamo sulla statale carichi di
vitalità e freschezza.
I
saliscendi seguono ancora per un po' ma poi la strada si appiana e
procediamo senza fatica.
Ora
siamo fuori dai boschi e le cittadine si susseguono: Cerhovice,
Zdice, Beroun a cui arriviamo in un paio d'ore, dopo aver volato!
La
nostra guida indica da qui un percorso sterrato per seguire la
ciclabile, ma noi preferiamo continuare lungo la statale 605 che non
è molto trafficata.
Beroun
è una cittadina piuttosto grande; sono quasi le due e guarda caso
proprio sulla strada
andiamo
a sbattere in un grande centro commerciale che ha un modernissimo
Lidl!
Ci
alterniamo a guardia delle bici e quando esco oltre le bibite ho in
mano un paio di cornetti di quelli appena sfornati! La Miss non
gradisce ma io si.
A
Praga la segnaletica dice che mancano poco più di venti chilometri,
poi trenta, poi non ci crediamo più e andiamo fiduciosi. Dopo
l'ennesima sosta per rifiatare da una salita un signore con una
simpatica bimba bionda ci assicura che siamo quasi arrivati, una
decina di chilometri.....saranno quindici, ma insomma, ormai i
caseggiati sono senza soluzione di continuità, superiamo una zona
industriale e poi su una elegante collinetta, subito dopo un ponte,
il semaforo di un incrocio. Dove andare? Siamo o non siamo a Praga?
Ci
viene in soccorso una gentile ragazza che parla benissimo l'inglese e
ci conferma che sì siamo a Praga ma il centro storico è a circa 7
chilometri!
Tutti
dritti tutti in discesa tutti.....su sampietrini che ci fanno
sobbalzare di continuo scendendo alla velocità della luce: mi
accorgerò poi di aver perso il dado che blocca la ruota alla
forcella ed il rischio che ho corso di sfracellarmi.
Ma
come arriviamo sulla Moldava....tutto si placa! La meta è raggiunta.
Placidi e sorridenti come il grande fiume scendiamo dalla bici e
certifichiamo l'impresa scattando foto.
Poi
lentamente con le bici al passo traversiamo il ponte e siamo nella
città vecchia.
Non
abbiamo prenotato ed il cell di Fran è scarico.
Entriamo
in un macdonald e recuperiamo la password per il wifi. Il nostro
prezioso account di booking.com ci segnala un albergo economico
proprio ad un paio di traverse da dove ci troviamo: blocchiamo la
prenotazione per tre notti.
Lasciamo
trascorrere qualce decina di minuti, approfittando del bagno
disponibile, e poi ci presentiamo all'accueil dell'albergo. Il
ragazzo alla reception si mostra un po' sorpreso per la celerità
dell'arrivo: non so se vede che abbiamo appena prenotato!
Una
piccola contestazione perchè ho l'impressione che ci stia riservando
un trattamento poco ortodosso e che non voglia darci la camera. Non è
così. Ci assicura che quanto chiede è la prassi, espletata la quale
ci consegna le chiavi della camera: le bici le possiamo
parcheggiare,senza essere troppo invasivi, nella saletta accanto.
L'albergo
per quanto economico non lo è tanto, ma siamo al centro di una
grande città storica e turistica, è stato ristrutturato da poco ed
ha tutti gli accorgimenti e le comodità di una struttura moderna.
Anche la nostra camera è buona.
Siamo
contenti e soddisfatti e poiché c'è ancora luce, ci cambiamo per
andare alla scoperta.
PRAGA
7 Agosto -
Praga
è una città affascinante e questo lo si vede subito appena
avvicinatici alla balaustra sulla Moldava per scattare una foto.
Nel
tratto che attraversiamo noi per raggiungere il fiume, dall'hotel, la
città appare ottocentesca con qualche inserzione moderna, ampi
viali acciottolati traversati dalle rotaie del tram, vetrine
illuminate di prodotti di marca, via vai di gente e di traffico
neanche troppo intenso.
Ma
come si riesce sul lungofiume l'animazione è di altra natura: frotte
di turisti che si dirigono verso il Ponte Carlo, altrettante che
fuoriscono da lì, coppie eleganti che si recano a cena a Mala
Strana, luci che si accendono dalla moltitudine di locali che si
affacciano sulla Moldava, banchine vissute ancora piene di giovani
che fanno sport o famiglie che passeggiano con i gelati, chiatte e
barconi attraccati e decine di piccole imbarcazioni che solcano il
fiume che qui sembra un mare: una ampiezza ed una portata doppia dal
nostro Tevere .
Insomma
un fiume diverso, che sembra vivere con la città.
Il
sole sta tramontando e con l'imbrunire il panorama del ponte con le
numerose arcate illuminate, così come il grande castello, forse il
più grande del mondo, e le guglie della cattedrale di San Vito, si
riflettono nell'acqua e rendono quell'alone di magia di cui Praga
sembra essere pervasa.
Molti
infati sono i riferimenti esoterici: dalla via dell'oro all'orologio
di piazza Novo Mesto, al PonteCarlo al quartiere ebraico ed il famoso
Golem – il gigante dai piedi di argilla.
Consumiamo
anche noi il rito dell'attraversamento del Ponte Carlo. Costruito
nel XIV secolo per volontà di Carlo IV, Imperatore del Sacro Romano
Impero, collega Stare Mesto – la città vecchia- con il quartiere
di Mala Strana, e la data di posa della prima pietra fu scelto
secondo una sequenza di numeri a formare un triangolo
magico 13579531 : 9 Luglio 1357 alle ore 5,31! che doveva
preservarlo dalle piene della Moldava. Anche le due torri ai due
estremi, visitabili, riportano figure di cavalieri e templari. Sulla
balaustra per tutta la lunghezza del ponte ci sono gruppi barocchi di
statue di santi: sono trenta sui due lati – oggi ci sono le copie
degli originali – ed alcune di queste sono molto famose e “
fortunate” come la statua di San Giovanni Napacemo che come la
nostra fontana di Trevi, toccandola assicura il ritorno.
Dopo aver fatto su e giu per il ponte,
aver scattato foto, e dato la nostra toccatina, traversiamo la strada
e ci troviamo immersi nella via turistica piena di ristoranti,
pizzerie e gelaterie e ...frotte di turisti. Anche noi ci concediamo
la meritata cena scegliendo quasi a caso tra la confusione, senza
doverci lamentare troppo della qualità.
8 Agosto.
Il secondo giorno per prima cosa
portiamo la mia biancheria in lavanderia: mi servirà ancora per
qualche giorno e seppur a malavoglia sono disposto a pagare per avere
ripulito il mio stuff.
Poi portiamo la bici in officina da un
ciclista: sarà necessario cambiare la catena che troppo lenta mi
creava un sacco di problemi e rovinare gli ingranaggi. Abbiamo
occasione di chiedere una scatola per la bici di Fra che dovrà
andare nella stiva dell'aereo.
Il meccanico, che non deve essere
nativo, è molto gentile e disponibile.
Terminate le incombenze possiamo
dedicarci a fare i turisti e a piedi scendiamo sulla banchina della
Moldava. E' uscito il sole e la giornata ora è splendida: risaliamo
il fiume verso il Ponte Carlo che con le sue arcate occupa il
panorama. Non ci lasciamo sfuggire un gelato, uno in due!, di una
gelateria che millanta in Italiano “Gelato Artigianale”, non so
se lo sia ma, quel po' che mangio, è buono! Le banchine sono ampie e
piene di gente: offerte di giri in barcone e ristoranti o snack si
susseguono con gazebi e tavolini all'aperto e musica diffusa. Notiamo
attraccati dei curiosi “pedalò” circolari ampi e capienti,
sicuramente nuovi, mentre già viste le bolle giganti che ruotano
sull'acqua.
Innumerevoli sono i cigni bianchi che
solcano l'acqua e prendono il mangime dalle mani di grandi e bambini.
L'aria è di festa.
Usciamo a livello strada in tempo per
essere sfiorati da un tram che non lascia spazio al passaggio
dell'incrocio per il ponte. Seguiamo il flusso della folla in
direzione opposta al ponte, via Karlova .
Arriviamo a piazza Stare Mesto dove si
trova il famoso orologio astronomico: tutti si stanno accalcando con
il naso in su sotto l'orologio perchè alle quattro – tra due
minuti -inizia lo spettacolo! Che fortuna.
L'Orologio Astronomico è un'altra
magia di Praga: costruito nei primi anni del 1400 rappresenta il
trascorrere del tempo. Sembra che il numero 4 sia il numero magico:
4 come i punti cardinali, 4 come gli elementi aria terra acqua fuoco,
4 come le raffigurazioni: la Morte- che muove la clessidra - la
Lussuria è un turco che scuote la testa, l'Avarizia di un avaro che
muove il suo sacchetto di monete e infine la Vanità che si guarda
allo specchio.
Sono rappresentati i segni zodiacali e
i dodici apostoli che ruotando benedicono la folla.
Ovviamente noi,ignari del significato
dello spettacolo, abbiamo cercato con le foto di riprenderne
qualche momento. Alla fine dei
rintocchi, e rientrata tutta la scenografia,ci siamo accorti della
vastità della piazza e degli edifici che la contornano.
Nel X secolo era la piazza del mercato
ed è la più antica di Praga.
Il Municipio è quello con la torre
dell'orologio, poi la cattedrale gotica della Vergine Maria di Tyn,
la chiesa barocca di San Nicola, il
palazzo rococò dei Kinsky, ma in generale ognuna delle case che
circondano la piazza ha una storia
particolare o significativa., come la casa gotica detta alla Campana
di Pietra.
In questa piazza venivano giustiziati i
condannati. Nel 1600 toccò ai cosiddetti “27 signori boemi”
protestanti che durante la Guerra dei
Trent'anni persero contro gli Asburgo, ed il cui supplizio è
ricordato nella pavimentazione con croci e spade
Un altro monumento è quello al maestro
Jan Hus che nel 1400 predicava contro la corruzione della chiesa
anticipando le tesi luterane e che fu per questo mandato al rogo.
L'animazione della piazza è completata
da alcuni bier garten e camion-ristoro da cui escono fumi e
“profumi”, meritato ristoro ai tanti turisti accaldati e con i
piedi gonfi!
Proseguiamo la nostra passeggiata e
attraversando le stradine della città vecchia arriviamo al viale
di Piazza San Venceslao: una strada
larga e lunga quasi un ckilometro, gli “champs elysee” praghesi,
caratterizzati dalla imponente statua a cavallo di San Venceslao .
Vero centro commerciale ed economico
della città nuova - Novi Mesto - qui ci sono gli hotel prestigiosi,
i negozi di marca e i mall , bar e pasticcerie e ristoranti ed
ovviamente una moltitudine di persone che vanno e vengono.
Curiose alcune installazioni di mattoni
in legno bianco disegnati e scritti a formare cubi e parallelepipedi
che ingombrano il marciapiede: curiosi i segni dal motto sportivo a
quello impegnato alle bandiere nazionali a quelle di club di calcio,
dagli slogan giovanilisti a quelli filosofici! Non era chiaro se ogni
passante potesse disegnare il proprio mattoncino...
In cima, ai piedi del Museo Nazionale –
chiuso per restauri - non particolarmente evidenziato,c'è il
monumento a Jan Palack, il giovane studente che si è dato fuoco per
protestare contro i carriarmati russi che volevano stroncare la
timida ricerca di autonomia della “primavera praghese “ di
Dubceck. Ebbero ragione i carriarmati!
Ritorniamo verso il fiume per visitare
il quartiere ebraico, Josefov : la passeggiata che ci porta, una
volta usciti dai vicoli di Stare Mesto, ha di nuovo un sapore
ottocentesco con viali alberati ampi marciapiede e negozi e
negozietti.: si entra in una strada animata caratterizzata da case
storiche in pietra; in fondo l'ingresso al cimitero – uno dei più
antichi e folcloristici cimiteri ebraici dell'Europa centrale – ed
al museo ebraico. Peccato che sono a pagamento e a me queste
speculazioni, fatte poi dagli ebrei - non vanno giù e non aderiamo.
Ci accontentiamo di vedere sulla facciata laterale di una Sinagoga
alcuni disegni di bambini e fotografie.
La leggenda racconta che il rabbino
Loew, alla fine del 1600 per difendere la sua gente avesse costruito
nella soffitta della sinagoga StaroNova dei Golem, figure umane che
metteva a protezione impastate con il fango della Moldava, che
animava e che rispondevano solo a lui.
I Golem non parlavano e per tenerli a
bada inseriva nella loro bocca “la parola di dio”.
Una volta, dimenticatosi della
tavoletta, il Golem “privo della parola di dio” si animò
cominciando a distruggere tutto e costringendo il rabbino a
“spengerlo”! Avrei voluto visitare quella sinagoga ma non la
troviamo e ce ne andiamo un po' delusi
E' quasi ora di cena e quindi ci
avventuriamo al di la' del ponte verso Mala Strana alla difficile
ricerca di un posto che notoriamente non concorderemo mai. Il
quartiere di Mala strana è un sito caratteristico con stradine che
si avviluppano scendendo verso il fiume: una fioritura di locali per
bere e mangiare qualsiasi cosa e a qualsiasi prezzo, contornati da
negozi di cristalli boemi o di biancheria ricamata o ancora di gadget
e souvenir. Insomma tutto costruito a misura di turista.
Piace ma non troppo e comunque non
troviamo il posto per noi, e continuiamo la peregrinazione fino alle
falde del castello. Comincia a far tardi e come solito rischiamo di
rimanere digiuni.
Nella piazza uno a fianco all'altro due
bar ristoranti con pedana e tavoli esterni: il primo sembrerebbe
perfetto per noi, menù colorato e ambiente accogliente....troppo
tardi!
Scegliamo allora l'altro e non andiamo
troppo male: apprezzata una zuppa servita nell'incavo di una
pagnotta. L'atmosfera è fresca e rilassata.
A fine cena non possiamo farci mancare
una passeggiata notturna verso il castello, che visiteremo domani:
molto bella con gli edifici imponenti ed illuminati. I lampioni a
quattro fuochi stile belle epoque sono i nostri preferiti e ci
attardiamo, prima di rientrare, a godere della bella serata.
9 Agosto
Ce la prendiamo
comoda anche stamattina.
Consumiamo la
colazione nella sala al pianterreno -vicino alle scale non l'avevamo
neanche notata -
Le provviste sono
più che sufficienti inclusi dei buonissimi croissant, ma ci sono le
inservienti di sala che vanno e vengono in continuazione e danno
l'impressione di controllare.....gli abusi!
La nostra abilità
è di abusare senza farci sorprendere: ne va del nostro pranzo.
Dobbiamo tornare
dal ciclista a ritirare la bici.
Oggi la giornata è
coperta e schizzetta. Fra aveva letto di una terrazza panoramica in
cima ad un mini grattacielo moderno in vetro e acciaio in cui avremmo
potuto fare colazione e ammirare un bel panorama di Praga. E' sulla
nostra strada e ne approfitiamo anche per ripararci dalla
pioggerellina.
Ambiente super
moderno, impressione di efficienza, personale in divisa nera stile le
jene, ascensori metallici, saliamo per l'ultimo piano della terrazza
e ….patatrac l'ascensore si blocca!!
Fra come solito mi
attribuisce poteri soprannaturali perchè secondo lei avrei
preconizzato una disavventura del genere! Per fortuna la prendiamo a
ridere...e non ci facciamo prendere dal panico.
C'è un citofono
con cui possiamo avvisare la concierge del problema: ci rassicurano
che provvederanno subito: scherziamo sul fatto che è domenica (o
sabato) e quindi gli addetti alla manutenzione potrebbero non essere
pronti.
Infatti passano
dieci minuti e non succede niente: abbiamo allertato anche alcuni
astanti che abbiamo sentito vociare fuori l'ascensore, avvisandoli
della nostra condizione.
Fra ha richiamato
la concierge: la ragazza era cambiata ma conosceva il problema e
stavano provvedendo. Finalmente dopo un quarto d'ora, senza neanche
tante scuse siamo stati liberati.
Mi sono sorpreso
per aver mantenuto entrambi la calma, e una volta fuori non abbiamo
rinunciato alla vista dalla terrazza.
Con
questo esordio non potevamo aspettarci che una giornata
elettrizzante.
Il ciclista ha la
bici pronta e a richiesta si presenta con una scatola perfetta per
imballare la bici di Fra: è un po' ingombrante da trasportare ma
anche questo diventa occasione di gioco e un po' a mano, un po' sopra
la bici riusciamo a portare lo scatolone fino in albergo.
Sistemata la
scatola, riusciamo per proseguire il nostro giro turistico ma prima
veniamo subito attratti da una musica che proviene dal cortile di un
androne: entriamo è una specie di bar con alcune sculture aeree ed
al piano si alternano alcuni avventori: idea molto simpatica!
La nostra meta è
il castello, perciò attraversiamo per l'ennesima volta il Ponte
Carlo e ci arrampichiamo per la cosiddetta “via dell'oro” la
strada in salita – notevole ma per fortuna la affrontiamo a piedi -
che porta appunto al “Castello” - reminiscenze kafkiane –
caratterizzata dalle minuscole botteghe colorate in cui all'epoca di
Rodolfo II gli alchimisti cercavano la formula dell'oro! Non l'hanno
mai trovata.
Oggi quelle
botteghe sono occupate da artisti e venditori di souvenir: entriamo
in quella che sembra
un magazzino di
“puppets” manichini di stoffa appesi ovunque.
Ci soffermiamo a
metà salita per ammirare dall'alto i tetti rossi di MalaStrana, la
collina di fronte,
e la presenza
sinuosa della Moldava. Arriviamo alla porta del castello dove una
piccola folla si accalca per il prossimo giro: non c'è la magia che
la sera precedente l'illuminazione rendeva della piazza e della
fortezza. Ora si staglia in tutta la sua imponenza di baluardo
difensivo con le alte mura massiccie; all'interno una cittadella
vera e propria, con le residenze dei principi boemi e del clero
giardini e cortili acciottolati. Prima tra tutte è la Cattedrale di
San Vito con le alte guglie che si vedono nella città bassa. E'
quasi ora di chiusura per cui siamo costretti ad una visita
affrettata, e non vediamo neppure il Palazzo Reale perchè – ca va
sans dir – è a pagamento.
Ci accontentiamo
di scattarci le foto.
Ri facciamo il
giro del colle e ritorniamo al palazzo delle nobildonne che ci era
sembrato maestoso con le luci. Ci sarebbe altro da visitare, ma non
ne abbiamo voglia e torniamo blandamente giù: l'atmosfera ingrigita
rende tutto più ordinario e banale, incluso la birreria sotto i
portici dove quasi
senza litigare
decidiamo di cenare.Anche qui non siamo molto soddisfatti della
scelta.
Ripercorriamo il
Ponte Carlo, sempre super affollato - a cui dedichiamo del tempo per
le statue, e poi la via Karlova e rientriamo in albergo. Anche questa
giornata è stata lunga.
Domani Fra torna
a Roma: deve volare in Grecia!
10 Agosto
La miss ha
previsto tutto: dopo aver scartato taxi e navette private per
raggiungere l'aereoporto, visto il carico che ci portiamo ha optato
per il servizio pubblico: c'è un autobus che parte ad orario
vicino la stazione
ferroviaria di Pza San Venceslao e che porta al terminal. Niente di
meglio.
Abbiamo orari e
ubicazione. Ma prima c'è tempo per ritirare la biancheria lavata in
lavanderia.
Io porto la bici
di Fra a mano, lei porta lo scatolone ingombrante perchè....io non
lo so portare.
Per arrivare allo
stallo dove parte il bus c'è un percorso toruoso all'interno della
stazione: prima si deve scendere poi risalire, rigorosamente a piedi.
Alla fine lo troviamo segnalato da un gruppetto di gente in attesa
con trolley.
Dobbiamo fare i
biglietti -dall'autista a terra – anche per bici e scatola, ma
risulta sempre più pratico e conveniente del taxi : avevamo timore
di obiezioni per il carico ed invece niente.
Il bus è doppio
ma è stracarico. Arriviamo con un po' di apprensione per l'orario in
aereoporto.
Al check-in la
“affabilità” di Fra le consente di avere uno steward quasi a sua
disposizione:
smontiamo e
impacchettiamo la bici nella scatola e l'affidiamo a lui. Fatto!
Pronta per
partire, due foto e via: è ora.
Mi lascia solo. E'
stata una bellissima avventura: da raccontare. Orgogliosa lei per i
ckilometri percorsi ed i posti visitati, orgoglioso io per una
figliola così atletica, avventurosa, pratica e problem solving! Sono
un solitario e se non fosse stata lei a condividere, non lo avrei
fatto con nessun'altro.
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