Cos'è che li fa MUoverE ?

Chi avrebbe detto che una attività così semplice e spontanea - si cammina prima ancora di connettere verbo- poteva determinare una occasione di aggregazione, il ricostituirsi di antiche frequentazioni,risvegliare la voglia di stare insieme e condividere le emozioni di piccole avventure.Eppure guardateli con gli zaini in spalla ripieni di sorprese, attrezzature più o meno consone alla bisogna - animati da spirito di conoscenza, inerpicarsi per boschi e pendii alla scoperta del mondo che li circonda.

Ed allora ci si chiede cos'è che li spinge ad andare ed andare ed andare, cosa cercano, quali le motivazioni.Come al solito è meglio non porsi mai troppe domande:le risposte potrebbero essere deludenti banali scontate.....volgari! Lasciamoli camminare....Non ci interessa dove e perché.

Ci preme che vadano, che vadano ma che vadano pure a...Ecco, appunto!

Brahamana V sec. a.c - Indra esorta Rohita

Non c'è felicità per chi non viaggia, Rohita!
A forza di stare nella società degli uomini,
Anche il migliore di loro si perde.
Mettiti in viaggio.

I piedi del viandante diventano fiori,
la sua anima cresce e dà frutti,
ed i suoi vizi son lavati via dalla fatica del viaggiare.
La sorte di chi sta fermo non si muove.
Allora vai, viaggia, Rohita!
Indra esorta Rohita - (dai Brahamana V Sec. a.c.)

martedì 10 luglio 2018

Roma - Berlino 2° parte


ROMA- BERLINO - 2° PARTE LUGLIO AGOSTO 2016


  1. 22 LUGLIO - VERONA – ERTA - 35km

Abbiamo goduto del previlegio di un appartamentino con due camere così la notte è stata riposante. La colazione è la solita con tazze di latte da prendere con mestolo di latta da un bidone,
pezzi di pane, burro e marmellata anche questa in confezioni ...refettorio!
La facciamo all'aperto, con la vista di coperte militari stese ad asciugare.

Ci attardiamo a prendere foto: questa villa – Villa Francescatti - ha una storia curiosa.
All'epoca di Teodorico era una torre di avvistamento con un passaggio segreto dal palazzo del Re al Castrum romano posto sul colle SanPietro.
Nel 1500 fu costruito il palazzo che ebbe nel corso dei secoli differenti proprietari, artisti e musicisti. L'ultima è stata il soprano Gianna Paganini-Francescatti che visse nella villa fino alla morte. Lasciò la sua proprietà alle Suore, il cui convento confina con la villa, con la raccomandazione di destinare la villa ad un progetto di solidarietà per i giovani: l'Ostello della Gioventù!

Parcheggiata accanto alle nostre una di quelle bici avveneristiche con seduta sdraiata e carena affusolata da galleria del vento: non possiamo mancare di immortalare.
Partiamo con la nostra proverbiale flemma, destinazione nord.
Subito iniziano le divergenze sul percorso: in realtà è lo stesso che ho fatto anni fa, ma non lo ricordo bene, così Fra si affida ad una signora che ci guida con la sua auto fino all'imbocco della ciclabile per Rivoli Veronese, su uno dei canali adiacenti l'Adige.

La passeggiata è piacevole perchè protetta e la giornata è fresca; la ciclabile è lunga circa venti chilometri e culmina con la salita verso il forte di Rivoli, forte Wolgemuth, da cui si gode la vista
della valle dell'Adige con il suo percorso sinuoso: la Val Lagarina.
Come anni prima anche questa volta, dopo aver giocato a superarci, sono costretto a scendere dalla bici e spingere mentre la figliolina sale che è una bellezza: beata lei.
Riscendiamo il versante, e anziché la ciclabile tortuosa tra i vigneti, proseguiamo sulla statale.

Siamo ad Avio, minaccia pioggia, è primo pomeriggio e cerchiamo per dormire: dopo il primo tentativo a vuoto troviamo posto in un ristorante fattoria rustico. Anche questo gestione familiare.
Un padre enorme seduto all'ombra di un pergolato mezzo addormentato – è l'ora della siesta -
la moglie che ci accoglie dopo un bel po' e con cui ci accordiamo per soggiorno e cena, ed una figlia enorme come il padre ma gentile e sbrigativa, come apprenderemo dopo al ristorante.

La fattoria è costituita da un corpo centrale con camere e abitazione annesso al ristorante ed un capannone, in cui custodiamo le bici, e che nella parte posteriore ha tre quattro ampie camere.
Ci troviamo sotto un costone di montagna e in lontananza siamo circondati da rilievi: la nuvolaglia nera che si accatasta ci consente di testare la nostra abilità fotografica.

La cena è ottima e abbondante: fettuccine rosse per me, colorate da sugo con rape, e per Francesca una bella vitella con verdure grigliate, che fortunatamente sono di suo gusto.

  1. 23 Luglio - Avio - San Michele all'Adige – 40 km -

La nuvolaglia durante la notte si rovescia e la mattina minaccia. Indugiamo a lungo prima di partire
e ci convinciamo che lo squarcio di cielo aperto alle nostre spalle sia un segno che il temporale sia
ormai passato, e andiamo. Conti separati.
Poco più di cinquecento metri e comincia a gocciolare e dopo breve l'acquazzone ci coglie in pieno:
ci rifugiamo all'interno di una cabina della fermata del bus di linea. E facciamo appena in tempo perchè viene giù un diluvio. Dopo una mezz'oretta l'intrepida si è stancata di aspettare e riprendiamo sotto la pioggia che però piano piano si affievolisce.
A Rovereto ci fermiamo allo stesso spiazzo del supermercato che è però ora ridotto maluccio.
Riprendiamo quasi subito. La pioggia è finita, anche se la strada è bagnata, e questa volta per evitare rischi saliamo sulla vecchia provinciale che ci porta fin dentro Trento. C'è il sole!
Recuperiamo vicino ad un chiosco di gelati e ci avviamo verso il centro città quasi tutto pedonalizzato per il piacere dei passeggianti. Siamo fortunati a trovare l'ente locale aperto che prima ci comunica che a Trento non c'è un buco libero per dormire e poi ci indirizza ad un B&B a
San Michele all'Adige : “ E' facilissimo. Prendete il trenino che oggi è gratis perchè è il viaggio inaugurale di una nuova stazione. Si possono portare le bici!”

Il treno arriva quasi subito ed in un lampo siamo a destinazione. Una coppia distinta a cui chiediamo informazioni sul bed and breakfast, che è al di la' del ponte sul fiume, ci allerta sullo scarso livello del locale e suggerisce un hotel poco più avanti.
Quanto avevano ragione:! il tizio del B&B puzza di vino e la stanza è buia e sporca e dimessa.
Ci scusiamo e scappiamo all'hotel Garni La Vigna: altro genere, altri costi.
C'è una pizzeria ma preferiamo andare a comprare qualcosa in un paesino a sei sette chilometri.
Che ci vuole; scarichiamo le bici e ci avventuriamo. Arriviamo al paesino mezzo deserto, ma è tardi Sono le sei ed è tutto chiuso. Torniamo indietro, per un'altra strada quasi a perderci, ma ritroviamo il garnì.

Andiamo alla pizzeria, pretenziosa ma niente male. Sono poco più delle otto e stanno per chiudere.
Mangiamo la nostra pizza ma non accettano carte e ci costringono ad una passeggiata notturna
(sembra mezzanotte ma è poco più delle nove) alla ricerca del pos. Paghiamo non senza polemizzare: traversiamo la strada e a nanna. La giornata è stata abbastanza lunga.

      1. 24 Luglio - San Michele all' Adige – Bolzano – 45 Km

Colazione non compresa. Speriamo di trovare un bar.
Riattraversiamo il ponte e dopo breve ci troviamo sulla pista ciclabile per Bolzano.
Questa volta la pista non ha niente da invidiare a quelle tedesche: accompagniamo l'Adige, con le sue acque verdastre gonfie, imponente, in senso contrario alla corsa veloce, verso la sorgente, ed alla destra filari di mele alternati a vitigni per chilometri quasi ininterrotti.

Siamo sempre alla ricerca di un ristoro e Fra è particolarmente insistente, tanto da non godersi la passeggiata, che condividiamo con numerosi altri ciclisti, nei due sensi.
Usciamo per il paesino di Salorno attraversando la statale che corre parallela al fiume e alla ciclabile. E' domenica ed i negozi sono chiusi. Si sente l'atmosfera del giorno di festa con la gente in strada, poche auto sulle strade acciottolate: in un vicolo non troppo dentro due bambine si rincorrono sorvegliate dalla madre sul ciglio di un negozio di alimentari.
Sono mussulmani, e sono aperti. Prendiamo pane e acqua.

Ritorniamo sulla ciclabile rifocillati e più tranquilli, e così possiamo apprezzare i cartelli
esplicativi della strada del vino, ed i punti relax con panchine e fontane.
La pista abbandona per un po' il corso del fiume e la riprende ad una quindicina di chilometri da Bolzano. C'è da dire che il percorso da Verona è stato incluso nel tratto italiano della via Claudia Augusta e quindi attrezzato e completato, tranne alcuni tratti, in occasione del 2000 anniversario – 2014 – di quella importante via romana.

Il percorso da Lavis a Bolzano, dopo una parte di piana aperta, ritorna sull'argine fino all'ingresso in città: le bici delle signore in abito della festa che camminano lente al fianco dei loro gigolo', mi fanno venire alla mente tempi fin de siecle, quando l'automobile non era cos' diffusa e ci si poteva ancora godere con lentezza le piccole cose della vita.

Riconosco l'arrivo in città: dobbiamo attraversare i suoi larghi viali ortogonali per arrivare
alla stazione ferroviaria dove, proprio di fronte, c'è il nostro ostello.
La ragazza al desk ci fa un po' penare prima di darci la camera, che ci sarebbe ma che non avevamo prenotato. Siamo stanchi e non abbiamo intenzione di pellegrinare per alberghi che avremmo scartato per il costo. Alla fine ci da l'ok, smontiamo le bici e saliamo per il meritato riposo.

Di fronte alla stazione un ombroso giardino pieno di ….extracomunitari, ci avviamo verso il centro storico caratterizzato da strade porticate con negozi di varia merceologia tutti però moderni. I miei commenti sulla fredda atmosfera da questi creata a confronto con i vecchi e originali negozietti d'epoca, irrita la signorinella. L'intenzione era di provare a trovare un posto per la cena, ma i nostri orari non coincidono: sono poco più delle otto e mezza e stanno tutti sbaraccando. Nella grande piazza di fronte alla chiesa ci fermiamo ad ascoltare la musica che proviene da una grande gelateria di fianco ad un albergo 18 stars e relativo super restaurant, mentre bambini giocano rumorosi nell'enorme spiazzo.


      1. 25 Luglio - Bolzano – Bressanone - 40 Km

Quella di oggi è una delle tappe temute perchè ci si avvicina al valico del Brennero e la strada comincia ad inerpicarsi, con salite più ardue dopo Vipiteno.
Si rivelerà questa invece una delle passeggiate più belle: abbandoniamo l'Adige e costeggiamo il suo affluente, l'Isarco, che a causa della sua notevole pendenza è piuttosto turbolento.
Lo prendiamo subito all'uscita di Bolzano.
Il panorama è completamente cambiato. Anche qui risaliamo il corso del fiume ma il suo percorso si insinua tra costoni di roccia ed il suo ribollire rumoroso crea allegria.

Saliamo senza grossa fatica, costeggiamo per un breve tratto la statale ma poi attraversiamo
un ponte di legno per riportarci sulla sponda destra. La strada sale dolcemente fino a Chiusa,
ed il sole ed il panorama della montagna è una immersione nella natura che rigenera e rallegra lo spirito. La strada è sgombra e allarghiamo le braccia a godere di quei momenti in cui sembra di essere gli unici esseri umani. Poi spiana e arriviamo a Bressanone nel primo pomeriggio : tanta paura per nulla!

Troviamo subito l'ostello e questa volta la prenotazione fatta è una garanzia perchè senza la gentile ma algida signora della reception non ci avrebbe dato la camera neanche se ci fossimo messi in ginocchio. Scambiamo due parole un po' polemiche perchè la signora si sente austriaca e quasi si lamenta di essere italiana. Bressanone è per lei Brixen....

Bressanone è un borgo antico: è sede vescovile dal 907 ed è un paesino altoatesino con i campanili a punta tipici del paesaggio tirolese : in realtà tutto si avvolge intorno al Palazzo del Vescovo ed alla piazza pulita ed ordinata. La nostra ricognizione avviene nel secondo pomeriggio (le cinque!) e quindi troppo tardi per vedere qualsiasi cosa: il cortile interno ed il museo diocesano sono ormai chiusi. Ci allontaniamo dal centro e veniamo attratti da un ponticello in ferro su un fiume piuttosto torrentoso: Isarco o Rienza? Sulle sponde c'è una passeggiata fiorita che costeggia palazzetti ben messi, anch'essi con fioriere colme: un bel vedere!
Torniamo verso il centro, una strada anonima, un market, un garden stile english: non c'è altro da vedere, e d'altra parte l'atmosfera uggiosa non stimola.
Ci spingiamo fino alla stazione ferroviaria perchè, per evitare le fatiche da Vipiteno al passo del Brennero con il rischio della pioggia, abbiamo deciso di farci trasportare.....!


5 - 26 Luglio – Bressanone Brennero Innsbruck 46km

Contrariamente alle previsioni non piove: il cielo è mosso e c'è anche un po' di sole.
Nonostante il costo, l'ostello non offre la colazione. Facciamo da soli.
All'esterno c'è una piazzetta con delle panche, un cortile annesso al fabbricato che ospita l'ostello:
ci servirà per caricare le bici.
Ci dirigiamo alla stazione e quasi senza accorgersi siamo sul treno; c'è un vagone che ospita le bici ma dobbiamo scaricare le borse....operazione onerosa che avremmo evitato volentieri, ma il ferrovierie – e qualche passeggero – ci sollecita.
Lo facciamo a malavoglia, ma questo ci consente di sederci.

Superiamo Vipiteno ed in circa mezz'ora arriviamo al confine.
Siamo ad una altitudine di 1300 msl, non è freddo, lo scenario è tipicamente montano.
In stazione e nella piazza antistante, niente di quanto mostrato in tv sull'assalto degli extracomunitari : sulla sinistra in alto un vialetto si inerpica, presumibilmente porta dall'altra parte, forse è questo quello che i migranti tentano di percorrere di notte, senza conoscerne i pericoli, per sfuggire alle guardie di frontiera austriache in cerca di una vita migliore....migliore? !!!
Il piazzale della dogana di confine, ormai in disuso, è quasi vuoto se si eccettua qualche gigantesco tir parcheggiato. Tra i due paesi c'è l'accordo di Schengen, messo in dubbio con minacce di ripristino dei controlli, ma le auto attraversano senza soste e senza controlli.
C'è un grande centro commerciale, ma soprattutto ci sono le bandiere che segnano il passaggio dall'uno all'altro stato, ed ovviamente le foto di rito – che non andranno mai bene.

La nostra meta odierna è Innsbruck che si trova a circa 46Km. Traversiamo il confine e ci troviamo sulla statale che scende verso il capoluogo austriaco. Il paesaggio è piuttosto anonimo, niente che ricordi Heidi e i suoi prati verdi, anche se lungo il percorso qualche scorcio ci strappa una foto.
Ma la sorpresa più gradita è che la strada è tutta in discesa! E' la Brennerstrasse B182.
Pensavamo di impiegare le solite tre/quattro ore, tutto si esaurisce in un tuffo di poco più di 90'! Quell'incosciente di mia figlia, che non si rende conto del pericolo, si butta a tutta velocità ed ogni tanto si ferma ad aspettarmi ed a chiedermi a “quanto andiamo?”.
Io ho il tachimetro che sfiora i 45/50 e stringo i freni per controllare la velocità, ma lei niente. Il percorso seppur poco trafficato e che attraversa pochi centri abitati – è pieno di curve e controcurve ed una caduta a quella velocità, con il carico che abbiamo.....

Arriviamo in fondo alla valle ed entriamo in un vialone periferico che presto ci porta allo
Jugenderberge già prenotato. Questa volta camere da sei separate, ma sempre più che dignitose, le bici custodite in un box aperto annesso.
Dopo il ristoro, andiamo alla scoperta della città e scegliamo di prendere il bus che ha la fermata proprio davanti l'ostello e porta in centro. Una curiosa sorpresa: l'autista è un ragazzo veneto! che si è trasferito volentieri in Austria per lo stipendio interessante – oltre 1400€ - e sicuro. Ha la famigliola con se e si trova bene: l'Italia non è lontana.


Scendiamo per la strada che introduce al centro storico, completamente pedonalizzato, con i suoi palazzi decorati e fioriti dell'età d'oro dell'impero austro-ungarico.
Notevole il balconcino – costruito a fine del secolo XV – voluto da Massimiliano I come loggia di corte : per rivestire la tettoia dorata sono servite 2657 lamine d'oro .
Ognuna delle mille finestre aperte è corredata di fioriera con fiori tutti uguali color porpora
(finti?!).
Sotto il porticato negozi d'artigianato e turistici e ristoranti e caffè con le loro appendici di tavolini e gazebi sulla grande piazza. Molto caratteristica una vendita esclusiva di “Speck Tirolese”!

Innsbruck – ponte sull'Inn - è chiamata “la regina delle Alpi” perchè si trova sprofondata in una valle contornata dai rilievi delle Alpi Retiche, è un centro sciistico e di partenza per escursioni in tutto il Tirolo.
Ci avviciniamo all'Inn , il fiume sulla cui sponda è edificata la città.
Scorre maestoso e pieno e, come in una cartolina, le montagne di fronte nere e alte formano una barriera per i nuvoloni che ci portiamo appresso da qualche giorno.
Il panorama è coinvolgente.

Mentre torniamo verso il centro, assistiamo alle evoluzioni su skateboard di alcuni ragazzini. Notevoli. La strada principale di Innsbruck è quella dello shopping, che si chiama ovviamente Maria-Therese Strasse: tutte le firme dell'abbigliamento internazionali sono rappresentate, ma è troppo moderna e piuttosto anonima, almeno per noi che passeggiamo velocemente.
Infatti sta per scendere il diluvio e ci affrettiamo alla fermata dell'autobus che ci riporta all'ostello.

6 - 27 Luglio – Innsbruck – Strass am Zillertall – 48 Km

La giornata è pulita e assolata. Come solito Fra è mattiniera e quando scendo per la colazione ha già preparato il desk ed anche qualche ricordino da portare.

Il must di quest'anno è la foto davanti all'alloggio notturno: ma ce ne fosse una che va bene!
La scalinata di ingresso all'ostello è ingombra delle nostre (sue) cose da montare: la preparazione è lenta e laboriosa oltre che fonte di nervosismi, ma alla fine partiamo.

Il nostro percorso segue da qui la ciclabile sull'Inn che ci accompagnerà fino alla confluenza del fiume nel Danubio. La ciclabile è proprio dietro l'ostello, come ci dice la receptionist, per cui al semaforo a sinistra e siamo sul fiume. Bellissimo, perchè l'argine è bello ampio ma l'acqua scorre impetuosa e nervosa, nelle colorazioni dal bianco al verde al quasi blu . L'asfalto si alterna allo sterrato e le pozzanghere al terriccio melmoso.
E', come prevedibile, bella trafficata e noi ci intruppiamo con una famiglia di cinque sei elementi, andiamo alla stessa velocità e ci disturbiamo a vicenda per qualche chilometro.

Non ci sono salite, anzi la strada è in leggera discesa. Superiamo la cittadina medievale di Hall, che non visitiamo: si ricorda per le saline ma di più per la zecca che coniava i famosi talleri di Maria Teresa. E' uno degli esempi meglio conservato di agglomerato medievale.
La ciclabile lascia l'argine del fiume e prosegue su una strada provinciale poco trafficata che si apre su una valle verde che si perde a vista d'occhio, ed alla sinistra la massa protettiva della montagna. Quasi per caso ci accorgiamo della scritta Swaroski !
Qui è “Il giardino del Gigante' uno dei centri espositivi, e produttivi, dei famosi cristalli Swaroski che ha origine in queste valli.
All'ingresso circondato da ampi prati verdi la sagoma di una testa gigantesca con due grossi cristalli per occhi e l'acqua di una fontana che sgorga dalla bocca e si riversa nel laghetto antistante.
C'è un parcheggio enorme e pieno, testimone dell'interesse, ma purtroppo per entrare nel giardino dove sono creazioni realizzate con i cristalli si paga, così come per entrare nella cosiddetta “ Chamber of Wonder” con opere d'arte disegnate e realizzate da importanti artisti: una di queste, si legge nel libretto, è chiamata la Nuvola di Cristallo fatta con circa 800.000 cristalli Swaroski.

Dobbiamo perciò “accontentarci” di vedere la shopping house. Wow ! Attraversiamo un tunnel che riflette i mille colori di lingue di cristalli che si accendono e spengono creando insieme alla musica una situazione di suggestione avveneristica. E' l'ingresso al negozio/museo in cui sono custodite alcune creazioni che meravigliano per sfarzo e rilucenza. Non possiamo fare a meno di scattare foto di una collana e di un diadema, di cui non ci chiediamo il costo.Le mostreremo a Fortuna. Una esperienza imprevista ed entusiasmante!

Riprendiamo la marcia: ora la ciclabile si sviluppa nell'ampia pianura verde.
Un folto gruppo di ciclisti in escursione con guida si complimentano con noi vedendoci così carichi: sorrisi e sorrisetti si sprecano ogni volta che noi superiamo loro, o veniamo superati.
Hanno delle biciclette robuste e mi meraviglio del ritmo che persone “anziane” riescono a mantenere: mi accorgo poi che qualcuna sfrutta ….un aiutino.
Superiamo una fattoria ai margini di un paesotto con un bel campanile, e lì le nostre strade divergono: vediamo sfuggire il gruppo a perpendicolo dalla nostra direzione.
La ciclabile costeggia di nuovo il corso del fiume che è però spesso nascosto da una alta vegetazione lungo l'argine. Ogni tanto, insieme alle precise indicazioni di distanze dalle località che attraversiamo, una paletta suggerisce un posto di ristoro o un bike hotel.

Siamo nella Ziller tall, una delle valli più grandi, è primo pomeriggio e sentiamo profumo di pioggia: il cielo prima blu e con nuvole bianche ora è quasi totalmente ingrigito.
Campi coltivati, orzo o grano, e spighe talmente alte che Fra cerca di nascondercisi dentro.
Decidiamo di seguire l'indicazione per una zimmer haus e ci fermiamo ad una grande casa tirolese in legno con balconi fioriti, ed un portico: a lato un giardino con statue dei sette nani!
Bussiamo ed entriamo e veniamo accolti da una arzilla signora che però parla
solo austriaco. Riusciamo a farci capire e ci dice che dobbiamo aspettare il ritorno della figlia per la conferma e trattare il prezzo.

Possiamo lasciare i nostri bagagli all'esterno.
La casa si trova ad un paio di chilometri da un agglomerato urbano la cui caratteristica è un alto campanile appuntito. Possiamo andare per un alimentari, che troviamo fortunatamente aperto. La via del ritorno è bagnato: è giorni che sfioriamo la pioggia ed oggi ci prende senza possibilità di riparo. La valle è aperta, prati verdi senza alberi.

La figlia è tornata dal lavoro e ci accordiamo. Ci accompagna al primo piano in un appartamentino ampio e confortevole tutto in legno dalle travi al soffitto al pavimento:
c'è una cucina da condividere, ma non ci sono altri ospiti, quindi possiamo cenare lì indisturbati.
La nostra camera è piuttosto accogliente, spaziosa e calda.
Ha un ampio balcone fiorito da cui si spazia tutta la valle. Mettiamo le nostre cose ad asciugare.

  1. 28 Luglio – Strass (Zillertall) - Kufstein – Rohrdorf (Rosenheim) – 40 Km

La mattina ci accoglie con il sole. La colazione è frutto delle abilità della vivandiera.
Ci attardiamo a fare foto al prospetto della casa fiorita ma per qualche motivo (! ) quelle dal balcone vengono bianche, altre sfocate....insomma un disastro.
Carichiamo le bici, e come solito ci avviamo con calma.

Riprendiamo la ciclabile, InnRadWeg. Il corso del fiume presto lascia la Zillertall per incunearsi nella gola di Worgl tra due alti costoni, la ciclabile ora alterna sterrato e brecciolino.
Sono preoccupato per la mia nuova bici, ed infatti ci dobbiamo fermare perchè i sobbalzi spostano il carico e mi fanno perdere cose: tra l'altro il cappello di paglia della CocaCola .
Fortunatamente mi rendo conto di aver perso uno dei dadi che fissano il portapacchi alla bici: grazie all' ingegno estroso risolvo con un laccetto di plastica! Funzionerà fino al ritorno.
Superiamo Kufstein, ma non ci fermiamo a visitare la fortezza, e dopo aver attraversato una parte di foresta con lo sfondo sterrato e fangoso , la ciclabile prosegue proprio sull'argine del fiume che qui è bello ampio e placido : senza riparo un lungo rettifilo di qualche chilometro asfaltato senza protezione, che mi crea qualche apprensione.

Siamo al confine con la Germania che superiamo quasi senza accorgersene: c'è solo un
cippo con l'aquila a due teste, ma registriamo l'evento con orgoglio.
La nostra meta odierna è a nord verso Rosenheim: lasciamo la sponda del fiume e usciamo su una strada che si apre in mezzo ai boschi, l'ambiente è quello di un posto di vacanza ed infatti ci sono diverse indicazioni di campeggi e traffico di camper e roulotte.

Entriamo in un paesotto, Rhordorf dopo una ripida salita: cerchiamo l'alloggio per la sera perchè è già pomeriggio e il tempo minaccia. Infatti dobbiamo ripararci da un breve acquazzone.
Siamo a metà strada tra Monaco e Salisburgo e a pochi chilometri dal Chiemsee “il mare della Baviera” , in una zona di vacanza ed i prezzi – oltre la disponibilità – sono di conseguenza.
Ele è a Munchen ed avevamo avvisato del nostro passaggio per un breve “rendez vous”:
purtroppo per quanto ravvicinati siamo sempre a distanza di costo del treno, perciò niente incontro.
Controlliamo un paio di alberghi da cui fuggiamo velocemente. Troppo esosi.
Siamo fortunati perchè siamo a ridosso di una uscita della A8 – l'autostrada – e proprio in fondo alla discesa c'è la pubblicità di un Garnì il Cristl.
Ci accordiamo velocemente: è moderno, pulito e accogliente.
Peccato che sia un po' isolato, ma il ristorante dall'altra parte della strada è convenzionato.
La cena è niente di che! Rientriamo guidati dalle lucine ai bordi del vialetto!




          1. - 29 Luglio – Rhordorf – Haag in Oberbayrn – 48Km


La mattina è splendida e Fra è di buon umore, e questo almeno significa un bell'inizio!
Il prato verde dell'hotel contiene alcuni alberi da frutta e la signorinella adocchia un paio di mele chiedendo “ma le posso prendere?...” avendole già in mano!!! molte giacciono a terra disperse....
Riprendiamo con comodo, sono ormai le undici ma non ci importa, sulla strada che passa per Rosenheim – cittadina tristemente famosa per aver dato i natali a Goering, ideatore della”soluzione finale” per gli ebrei, e da cui partì la follia nazista.
Non ci fermiamo a visitare la cittadina che d'altra parte ci appare anonima nel suo attraversamento.

Anche se non siamo più sul fiume, seguiamo tuttavia la InnRedWeg, ciclabile, che si dipana
entrando ed uscendo da boschi su strada sterrata, spesso pozzangherata e melmosa per via della pioggia della notte, ed anche con qualche tratto di salita.
Non incontriamo quasi nessuno: boschi e campagna aperta si alternano.
Dopo un paio d'ore ci fermiamo all'altezza dell'uscita da Vogtareuth – un paesino lindo disabitato silenzioso, come quasi tutti quelli attraversati : sosta – e rinfresco – appoggiati a due spuntini rocciosi che servono per sedere e per ….stiracchiarsi!

Dopo la sosta prolungata ci ritroviamo in mezzo al...niente! Tutta campagna con in lontananza casolari e trattori e, sorpresa!, una bella strada in salita ripida in mezzo, che costeggia prima da un lato poi dall'altro i campi coltivati.
Mentre la signorinella va su che è una bellezza io mi devo fermare a metà a respirare e spingere.
Poi arriva la discesa, altrettanto ripida che si tuffa dentro un bosco, che si protrae per un bel po'.
E' una passeggiata piacevole senza grossi inconvenienti nella frescura del bosco.
Piano piano il sentiero semi dissestato si trasforma in un bel fondo battuto e cominciamo ad incontrare esseri umani in bici o che passeggiano a piedi.
Siamo arrivati a WasserBurg ed il fiume – che fino ad ora abbiamo solo intuito – si ripresenta nella sua possenza, placido e pieno.

All'uscita del bosco un ponte attraversa l'Inn: si accede in città, come in quasi tutte queste cittadine bavaresi più o meno fortificate, tramite una ampia porta nelle mura di un grande edificio bianco pieno di finestre, con stemmi e merletti orologio e bandiera, che fa intravedere due alte torri appuntite.
Ai lati e lungo l'argine un quadretto colorato di edifici rinascimentali, con spioventi seghettati,, che ci invoglia subito ad andare a vedere, quasi come un luna park.
E' primo pomeriggio e la luce è calda e brillante; da un lato della piazza ristoranti e bar con tavolini all'aperto, in fronte il Rathaus , chiuso, con un portale in legno rinforzato da figure in ferro battuto di draghi e aquile.

Wasserburg è stato per molto tempo il porto fluviale di Monaco di Baviera ,un crocevia importante per il commercio del sale – l'oro bianco – che da Salis.. burgo doveva raggiungere Monaco.
La sua stella cominciò a decadere quando nel XVI secolo, la via del sale passo' per Rosenheim, più a sud. Il ponte sull'Inn – che qui compie una ampia curva – è l'unico nell'arco di 30 Km

Trascorriamo quasi un'oretta aggirandoci e riposando, e quando riprendiamo il sole è ancora alto.
La nostra direzione punta a nord verso Landshut mentre l'Inn prosegue verso est per raggiungere il Danubio a Passau. Traversiamo di nuovo il ponte, senza tralasciare di immortalarci, ed usciamo percorrendo una salita ombrata e lunghetta, piuttosto impegnativa

Mal ce ne incolse, perchè senza rendercene conto alla fine di una discesa una curva ci immette senza alternative... sull'autostrada.
Una coppia di anziani in auto ci conferma che quella è la direzione giusta.
Mi viene un colpo perchè vedo la bici di Francy, che in discesa va via, letteralmente sfiorata da un enorme Tir che incurante del pericolo che potrebbe crearci, prende la curva a tutta velocità sbandando con il posteriore fin quasi a toccare Fra. Sono inorridito al pensiero ma in realtà gli intrusi siamo noi e cerchiamo di toglierci subito da quella situazione con le auto che sfrecciano giustamente a 200 all'ora.

Per proteggerci scavalchiamo il guardarail, non senza difficoltà con le bici : dall'altro lato della strada si intravede un sentiero che potrebbe essere la ciclabile. Per fortuna c'è un sottovia che ci porta e siamo al sicuro ma lo sterrato è faticoso e non siamo certi sul da farsi. Fortunatamente incrociamo un biker che capisce subito la nostra (la mia) difficoltà e si offre di accompagnarci fino a prendere la strada giusta. Partiamo, anzi partono perchè io mi attardo a spingere la bici sulle rampe, anzi devo recuperarla perchè nel frattempo mi è caduta: non sarà l'ultima volta!

Passiamo da una parte all'altra della carreggiata più di una volta sempre sulla ciclabile che ora, semiasfaltata, corre parallela alla autostrada traversando campi sconfinati.
Ora siamo più sereni perchè il pericolo è scampato: il biker – che in mountain bike avrebbe corso il doppio della mia velocità – ci lascia con un sorriso e noi proseguiamo con il nostro passo su continui saliscendi.
Dopo poco più di un'ora entriamo in una cittadina che ci aggrada.
Al colmo della salita l'insegna di una “Braustuberl” con zimmer : in Baviera, ma in genere in Germania, indica quelle taverne rustiche, che hanno una produzione in proprio della birra , in cui si gusta la birra e spuntini o cene complete. Fa al caso nostro.
Entriamo in un ambiente in penombra, illuminato da una prominente stube in ceramica bianca: al bancone quasi nascosta da una grande e ben decorata spilla di birra, ci accoglie una ragazza che a malapena comprende l'inglese ma che capisce la nostra richiesta e chiede l'assenso del compagno (o proprietario) che gentilmente ci offre due caffè!
Ci indica nel cortile interno dove parcheggiare le bici e ci da la chiave della camera che è sopra una rampa di scale con salottino all'aperto che aggrada tanto alla fanciulla, che si
tuffa, ovviamente per prima, nella meritata doccia!

Siamo ad Haag in Oberbayern. La braustuberl in cui siamo è il terminale della produzione famigliare della birra Unertl ,i cui campi d'orzo – che coltivano direttamente - sono all'ingresso del paese. Abbiamo tempo per un giro a piedi per il paese che ci ha consentito di fare alcune foto: in particolare l'alto Malibaum – reminiscenza dell'albero della cuccagna – che riporta stilizzate, oltre agli stemmi regionali e paesani, le figure delle varie arti e professioni che orgogliosamente si possono trovare in paese. Una specie di legenda scolpita nel legno che si ritrova all'ingresso di quasi tutte le cittadine bavaresi.

Il biergarten della stauber ha tavolini all'aperto e un pergolato: una tipica birreria bavarese di cui approfittiamo per la cena , e non siamo i soli.

9) 30 Luglio – Haag Oberbayern – Landshut -50Km

Una bellissima mattinata assolata.
La colazione non era inclusa nella trattativa ma, nel giro serale, avevamo annusato un paio di bar: più fumo che arrosto, aspettative deluse.
Indugiamo ancora a fare foto alla braustuberl, ma poi dobbiamo lasciare.

Torniamo indietro per riprendere la ciclabile che costeggia la statale 15.
Nessuna nota particolare. La strada si sviluppa tra campi coltivati, boschi e piccoli agglomerati urbani. A Dorfen, ancora una cittadina del 500, ci rifociliamo in un Lidl.

All'improvviso all'uscita dell'ennesima boscaglia, davanti a noi la sagoma imponente di un castello: è il castello di Trausnitz dimora dei duca di Baviera, la famiglia Wittelback.
Entriamo nel cortile ma l'orario è sbagliato.
Siamo arrivati a Landshut che tra il 1200 e 1500 è stata la capitale della Baviera, finchè non ha lasciato il posto a Munchen, quando i duchi si sono trasferiti.
La discesa dal castello costeggia l'Isaar, che qui ha una ampia portata, la strada
è mattonata e perfino rotaie del tram: arriviamo alla Altstadt – la città vecchia – e troviamo facilmente la via per lo Jugendeberge che si trova arroccato a metà strada sulla salita per il
castello.

E' l'Ottonianum, un ex collegio oggi adibito ad albergo della gioventu', una costruzione un po' decadente, un ampio cortile esterno da cui si vede una parte della città vecchia.
Da dire che non avendo preparato le soste del viaggio, ci siamo dovuti preoccupare di prenotare un giorno per l'altro: in Germania la rete degli Jugendherberge è eccellente, questi stessi sono molto spesso delle ottime residenze, ed i servizi che offrono a costi veramente bassi molto molto buoni. Per tale motivo ad ogni reception consumiamo il rito divertente della richiesta della password di accesso al wifi : di questi tempi senza il prezioso collegamento internet non si va troppo lontano.

La ragazza alla reception,con cui avevamo parlato la sera precedente, ci assegna la camera, una doppia, dopo qualche traccheggio. Il bagno è fuori in corridoio, ma proprio di fronte a noi, e ne approfittiamo per una meritata doccia.

Ci vestiamo da turisti e andiamo a visitare il centro, un lungo viale costeggiato da antichi palazzi eleganti e singolari, degni dell'importanza che aveva la città: l'antica sede della Posta con la facciata affrescata, poi il palazzo del Principe ereditario, il Rathaus, la casa Gragsberg in stile tardo gotico, ed il primo palazzo rinascimentale al nord delle Alpi “la Residenz” .
Ma quello che caratterizza Landshut è il campanile della Colleggiata di San Martino, alto 130mt, la più alta torre in mattoni del mondo.
Quello che stupisce sono le facciate alte di questi edifici, segmentate e colorate che danno un aspetto quasi disneyiano alla via, sembra una quinta teatrale di una commedia del '700!
Anche perchè poi, fuori dal Altstadt, i palazzi riprendono la forma anonima di una città moderna. Ce ne accorgiamo andando alla ricerca del market.
E' anche l'occasione per ammirare da vicino l'Isaar.
Consumiamo la cena nel refettorio dell'ostello.

10)– 31 Luglio - Landshut – Pfaffenberg – 32 Km

La giornata è uggiosa , ma noi abbiamo sempre qualcosa per renderla allegra; al Lidl di Narni, oppure a quello di Dorfen, mi ero regalato una nuova maglia da ciclista. Oggi la
indosso per la prima volta e Fra vuole farne partecipe la mogliettina con una foto.

Dedichiamo la mattinata, piovigginosa, alla visita del castello di Trausnitz, che si trova un
bel po' più su lungo la ripida salita dell'ostello. In verità questa visita la faccio inizialmente da solo perchè Fra come al solito sceglie un'altra strada per la salita. Ci ritroveremo quasi per caso prossimi alla discesa che percorriamo su ripidi gradoni , scivolosi per l'erba e la pioggia ,.

Il Castello che visitiamo solo dall'esterno, ha l'aspetto di una fortezza con vari edifici:
la residenza con la facciata bianca, di cui però vediamo solo un angolo, torri e bastioni.
Curiosi gli sfiatatoi che hanno divertenti tetti spioventi.

Ritorniamo all'ostello e prepariamo le bici sotto il porticato ringhierato dell'ingresso, ma indugiamo a partire per via della insistente pioviggina. Finalmente ci decidiamo, ma appena arrivati al viale principale, pieno di bar all'aperto e di turisti, ci dobbiamo riparare in tutta fretta per il violento acquazzone che si sprigiona improvviso.
Per fortuna lo facciamo in tempo sia per noi che per il carico delle bici .
La pioggia violenta e lo scampato pericolo diventa argomento di scherzo e gridolini, con il fuggi fuggi degli avventori dei caffè ed i poveri camerieri ad inzupparsi per salvare le stoviglie. .

Così come venuto il temporale estivo se ne va e le nuvole grigie lasciano il posto all'azzurro di un cielo che si va sempre più aprendo: ripartiamo costeggiando l' Isaar che lasciamo quasi subito nel suo corso verso il Danubio.
Sono quasi le quattro del pomeriggio, ma il sole è ancora alto e abbiamo un po' di ore davanti a noi, così seguitiamo lungo la strada 15 e la sua ciclabile al lato.

Non c'è molto da vedere se non gli estesi campi coltivati e le famiglie di mucche stravaccate sui prati o sul ciglio della strada a ruminare: la ciclabile si sposta da una parte all'altra, dobbiamo spesso affrontare avvallamenti e promontori che replicano l'andamento del terreno mentre la statale corre bella piatta! Ogni tanto incontriamo un paesotto con il suo caratteristico Malibaum, sempre divertente e interessante da vedere.

Abbiamo percorso una trentina di chilometri ed il sole sta cominciando a scendere: è ora di trovare un posto per dormire. Usciamo dalla statale ma siamo in aperta campagna e non sappiamo dove andare. Un gruppetto in bici, padre e due bambini di neanche dieci anni, stanno guardando le paperelle che sguazzano in un corso d'acqua. Ci avviciniamo per chiedere informazioni e sorprendentemente apprendiamo che loro non sono del posto, sono partiti questa mattina da Munchen che dista circa 80km, anche i bambini con le loro bici minuscole; il papà si sorprende che siamo sorpresi.
Raggiungeranno anch'essi Ratisbona, ma si fermano per la notte al paese di Pfaffenberg che dista circa 5 Km. Loro hanno prenotato! Si offre di guidarci fin lì: ci sono un paio di locande, possiamo chiedere.
Li seguiamo, ancora increduli, per una lunga salita che aggira un colle, difficoltosa per me ma non per tutti gli altri. Arriviamo nel paesino e ci lasciano di fronte ad un ristorante: potrebbe avere delle camere. Entro a chiedere e nell'inglese stentato dell'oste, frettoloso per la gente che ha a cena, capisco che loro non affittano più camere, in paese non ci sono altri posti e mi suggerisce un affittacamere che però in questa stagione potrebbe essere chiuso.

Mi prende lo sconforto perchè sta per diventare tardi e c'è il rischio della tenda! Lo prego di chiamare quell'affittacamere e farsi dare conferma che ci ospita. Ci ospita. Bene, basta tornare indietro di un 800mt e farfuglia qulcosa tipo “a destra vicino alla casa....” , almeno
così io capisco. Abbiamo il fogliettino con il nome del posto. Facciamo due , tre, quattro chilometri, fuori dal paese, scoraggiati e polemici, stiamo per tornare indietro quando vediamo l'indicazione della Gasthof Steinrein e la strada sulla destra che sale. Salvi!.

Arriviamo. Il posto è enorme una grande casa con il ristorante annesso, ma non c'è nessuno:
solo dei cani che abbaiano rabbiosi. Chiamiamo a gran voce il nome del tizio, ma niente.
Aggiriamo la casa e dal cortile posteriore apriamo una porta ed entriamo : siamo in una grande sala ristorante . Continuiamo a chiamare, saliamo una rampa di scale, apriamo una porta..... una signora anziana ci accoglie con un grande sorriso!
Spieghiamo che siamo lì per la camera. L'albergo è vuoto perchè per loro è fuori stagione ma ci mostra due tre camere matrimoniali ognuna con biancheria variamente colorata : celeste, rosa verde., viola e decorata con lumi e seggiole e tende in stile bavarese.
Alla fine ci dice di scegliere, anche una per ciascuna...tanto non c'è nessuno!!!
Che …..fortuna!

                  1. 1 Agosto – Pfaffenberg – Resenburg – 35 Km

Questa volta la colazione è inclusa, e che colazione!!!

La signora, che non è chiaro se gestisca tutto quel locale da sola, ci accoglie al bar del ristorante e ci invita a sederci al tavolo imbandito con ogni ben di dio: marmellate, tre o quattro tipi diversi in terrine, burro prugne salamini e mortadelline, formaggini biscotti e crostate, mele pancarrè tostato e cioccolatini....sul bancone, a cui se vogliamo possiamo accedere ancora frutta fresca e secca, noccioline....e la signora gentile ci chiede se desideriamo latte o tè! Strabuzziamo.

Ci attardiamo, anche perchè non potremmo non onorare tanta ospitalità: anzi noi facciamo di più. Previdenti per i tempi magri facciamo scorta.
Con il sole del mattino avevo messo ad asciugare tra l'altro i calzini su un mozzicone di tronco: peccato che quel tronco fosse di proprietà del vicino ed una signora burbera e piccata, uscendo dalla sua cuke ha tenuto a sottolinearmelo! mentre ignaro mi ero seduto sopra a rimetterli.
E' vero la proprietà va rispettata, ma insomma....

Pronti a partire abbiamo indugiato a fare foto della facciata, chiamando la signora
per una foto di gruppo: questa volta ci ha sentito e si affaccia alla ringhiera accompagnata dalle strilla del cane.


Bellissima giornata. Riscendiamo la collina e dal sottopasso della B15 prendiamo la ciclabile Unterislinger Weg che ci porterà a Regensburg : Ratisbona.
Dopo un tratto in breve salita la strada prosegue parallela alla statale quasi in discesa, tra i soliti campi sconfinati, alternati a boscaglie e rari centri abitati.
La monotonia viene rotta dalla decisione di proseguire in salita su un sentiero impantanato che si andava sempre più stringendo e che ci porta all'interno di una ….fabbrica!
Anzi un'area di sosta per una azienda di trasporti
Dopo aver vagato inutilmente intorno alla ricerca di una via d'uscita ci accorgiamo di essere in trappola! Tutta l'area è recintata con la rete metallica e l'unica uscita e' tornare indietro per il sentiero.

E' sabato e l'azienda è chiusa; passano poche macchine, e speriamo che non siano di police perchè ci potrebbero arrestare per intrusione in una area privata, non c'è un telefono da chiamare.
In trappola! Mentre Francesca cerca di trovare un buco nella rete, io provo a scendere per la scarpata sulla strada dal ciglio in cui ci troviamo: ma la scesa è ripida e come faccio con il peso della bici e la terra fradicia. Ci provo ma desisto quasi subito.
Fortunatamente Francesca ha tovato una possibilità di uscita alzando per cinquanta centimetri la rete in un punto in cui non è completamente inchiodata: un pertugio ma sufficiente per passare la bici con il carico e poi lei. La seguo e siamo liberi!

Ora sorridiamo, ma mi sa che non è stato uno scherzo!

Arriviamo a Regensburg – la Ratisbona dei romani che è primo pomeriggio ed il sole ancora alto. Questa volta il ponte che attraversiamo è sul Danubio, il corso d'acqua che ha da sempre collegato oriente e occidente d'Europa, teatro di avvenimenti culminanti della storia, che scorre in ben dieci stati cosicchè tutti possono dire di avere il loro Danubio:
Germania (nasce nella Foresta Nera), Austria, Slovacchia, Ungheria, Croazia Serbia, Bulgaria, Moldavia e infine Romania e Ucraina al cui confine con un grande delta si tuffa nel Mar Nero! Bagna anche quattro grandi capitali: Vienna, Bratislava,Budapest e Belgrado.

Il ponte che attraversiamo è il ponte di pietra del XII secolo lo “Steinerne Brucke “! ed il fiume, che qui è navigabile si presenta in tutta la sua autorità di vecchio saggio, placido e anche un po' stanco, si muove lento quasi impercettibilmente ….ed anche le sue acque ne risentono: non sono mica blu come quelle del walzer, anzi piuttosto marroni, quasi nerastre.
Una grande chiatta sta passando con il suo carico industriale, ormeggiate sugli argini grandi barconi finestrati e lussuosi: devono essere degli hotel o residenze sul fiume.

Sul ponte c'è grande animazione di passanti e turisti. Il nostro ostello è sull'altra riva quindi
attraversiamo anche noi senza smettere di fotografare e ammirare: una storica Wurstlcuckl attira l'attenzione di Fra che immortala la cuoca di salsicciotti!!
Troviamo facilmente lo jugendhersberge perchè è proprio nel bosco prospiciente il fiume; è piuttosto grande con un viavai continuo. Anche qui camerate separate, anche se sullo stesso piano, sempre per risparmiare. La mia è da otto con letti a castello: di fronte alla porta un ragazzo grosso stravaccato sul lettino in mezzo alle sue ….cose sparse per terra tutt'intorno alla sua branda, maneggia con cellulare e portatile Per il resto, come solito, la camera è ampia pulita e areata ed io scelgo proprio il posto vicino ad una finestra.

Ci rivediamo con Fra, docciati riposati e rivestiti, per la visita della città'.


Ritorniamo sul ponte che sembra essere l'attrazione principale:ci uniamo alle frotte di turisti che scelgono la migliore posizione per una foto. Fra è luminosa ed attrae gli sguardi e qualche commento : un sessantenne cicciotto bavarese la scambia, invidioso, per la mia miss, ma Fra lo smentisce subito con una occhiataccia ed un sorriso!

Ci inoltriamo attraverso la porta nella città e nella grande piazza della cattedrale gotica di San Pietro con le due alte torri: purtroppo l'ingresso è ad orario – e a pagamento – e quindi ci limitiamo a vedere l'esterno; poco più in là lo Altes Rathaus , il vecchio municipio sede per secoli dell'assemblea permanente dei principi del Sacro romano Impero (Reichstag).
Ratisbona, di origine romana e dichiarata nel 1200 Città Libera , è stata una importante capitale della Baviera nel medioevo, perchè sede dei duchi e centro commerciale; perse poi gran parte della sua grandezza ma mantenne quasi intatta, fino ai giorni nostri, la struttura medievale negli stretti vicoli e negli antichi palazzi e per questo è patrimonio Unesco. Dopo la seconda guerra mondiale, con l'istituzione della Università – in cui ha insegnato teologia Papa Ratzinger – sta avendo un nuovo sviluppo.

Rientriamo all'ostello per la cena. Fra non vuole mangiare ma io avevo già preso due buoni pasto ed arrivo nella sala della mensa appena in tempo per prendere due grandi porzioni di lasagna (che mi faccio riscaldare, buonissima) e di carne al sugo....oltre ovviamente a tutto il ben di dio, incluso insalata, formaggi yougurt e dessert (budini e torte)
che sono di norma a disposizione dalla colazione alla cena negli eccellenti ostelli tedeschi (quasi tutti!). E mentre mi accingo all'apparecchio nei tavoli di legno all'esterno nel giardino attiguo, arriva la svogliata Fra......che se pappa tutto!

Prima di andare a dormire arriva una bici supertecnologica che peserà poco più di un chilo. Scopriro' più tardi che è di un atletico cinquantenne tedesco di Amburgo che condivide con me la camerata e mi racconta delle sue imprese a 100 all'ora sulle ciclabili germaniche: lo scorso anno si è fatto i 3000 km dell'eurovelo 2 fino a SanPietroburgo, e quest'anno vorrebbe arrivare in Italia e a Roma, se la febbre che lo ha preso glielo consentirà.


12) Seconda Parte - 2 AGOSTO - REGENSBURG – RODING – MITTERDORF - 43KM

La colazione è – ca va sans dire – ottima, tra yougurt formaggi e insalate, anche per la scorta. La consumiamo, tra gli ultimi perchè stanno per chiudere, ancora fuori in giardino.
La giornata è assolata anche se freschetta e anche noi con la nostra proverbiale calma ci apprestiamo a lasciare l'ostello.

Per riprendere la strada per il nord, attraversiamo la periferia nuova della città, ordinata, pulita e silenziosa. Ci hanno indicato un meccanico per bici perchè vorrei cambiare i tacchetti dei freni. Nell'officina un signore un po' burbero si lascia desiderare e quando ci presta attenzione mi dice che per lui non sono da cambiare, se voglio farlo mi costa e allora prendo solo il ricambio: cercherò di metterli da solo.

Prendiamo l'imbocco della Regentalradweg la ciclabile R5 che costeggia il Regen – l'affluente del Danubio che ha dato il nome a Ratisbona – e che qui si snoda nel bosco cittadino.
Sento un po' di fresco alla testa e mi accorgo di essere senza....cascko! Lo devo aver lasciato al biciclettaro. Informo la compagna di avventure e torno indietro per 5 chilometri a riprenderlo: è ancora lì sul bancone non considerato né toccato. Non avevo dubbi!

La valle del Regen, che risaliamo a ritroso, si insinua nella Selva Bavarese che anticipa e prosegue nella Selva Boema e che insieme costituiscono il “polmone d'Europa” E' il sistema boschivo più esteso del nostro continente ed è ora un parco naturale protetto rimasto intatto per millenni.
Regenstauf, Heiling, Mariental, Stefling Nittenau, Walderback, Roding la nostra meta odierna.
Il percorso è agevole una leggera pendenza su strada asfaltata e con un panorama rilassante – tutto verde, l'unico aspetto di fastidio è che il sole ha lasciato il posto ad una pioggerellina fina fina che non smette più: il cielo è ora completamente ingrigito.
In un paio di cascinali giganti di paglia ci sorridono incuriositi.
Troviamo riparo temporaneo in un gazebo in legno con panca, punto sosta attrezzato in una ansa del fiume: c'è una cartina di percorsi di treking nel “Naturpark Oberer Bayer Wald” alla scoperta di chiese castelli paesini e panorami. Un gruppo di scouts ci saluta, nel fiume che si avvicina ad un piccolo centro abitato, si fa canoying....

Riprendiamo le bici e ci avviciniamo alla parte più impegnativa della giornata: dobbiamo scavallare una altura – prevista nella preparazione – con pendenze nel bosco del 13/15%!
Lasciamo la strada asfaltata e ci addentriamo ora nel bosco: Fra è contenta perchè può
avventurarsi nello sterrato, il terreno che più gli piace: io invece ho qualche difficoltà in più sullo sconnesso.
La miss va su che è un piacere, io sono costretto a scendere e....spingere.

Per fortuna la salita non è troppo lunga ma sta cominciando a piovere con una certa insistenza. Il percorso in cima si dirama in più tronconi e non siamo certi di quale strada prendere:scegliamo quella che scende e facciamo bene. La pioggia ora è battente ed anche la discesa diventa perigliosa, con i rivoli d'acqua che si incanalano nei solchi; siamo ancora nel bosco fitto e la luce è quella di un tardo pomeriggio. In uno dei varchi che si aprono vediamo la cittadina che è al di là del fiume ed ancora distante. Finalmente lo sterrato finisce e riprende l'asfalto preferibile anche se il rischio di scivolare a terra e' alto; dopo una curva, un caseggiato che sembra un convento o qualcosa di simile.
Rinfrancati chiediamo asilo, invano! Sembra disabitato e sbarrato.

Dobbiamo arrivare a Roding e traversare il fiume: le prime case ci confortono e così anche le indicazioni per arrivare....in salita dopo altri 4 chilometri, con la pioggia che per fortuna sta scemando. Non abbiamo né tempo né voglia di fare i turisti, anche se il posto forse meriterebbe,e dopo un paio di tentativi con alberghi e locande – fuori dai nostri standard – riattraversiamo il fiume per un ristorante con zimmer che fa al caso nostro: la ragazza che ci accoglie è sicuramente impietosita dalla nostra apparenza di inzuppati. Parla italiano!
E' un grande casale la Gasthof Heicht, con biergarten una ampia sala ristorante e zimmer.

Appena in tempo per sistemarci perchè riprende a piovere e lo farà per tutta la sera.

      1. Seconda Parte - 3 AGOSTO – RODING- FURTH im WALD - 35KM

Sarà per la silenziosità dei posti oppure per la stanchezza cumulata, certo è che ogni volta il sonno è ottimo e abbondante e ci svegliamo carichi per la nuova avventura quotidiana. Nel grande salone del ristorante Fra sorridente sta già consumando la sua colazione tra yogurt genuini e marmellate e uova sode e salumi.....ci siamo solo noi, la giornata è luminosa e come solito sono tutti molto cordiali con noi.
Noi ricambiamo e ringraziamo per l'accoglienza.

Le bici sono sporche di fango e perdiamo un po' di tempo per una pulizia sommaria.
Pronti si parte. Riattraversiamo il ponte sul Regen e continuiamo sulla ciclabile: la meta di oggi non è distante, per cui ci attardiamo con foto lungo il percorso che è una immersione nel bosco che scorre ai lati della striscia asfaltata. Siamo soli, i fruscii rapidi e improvvisi che arrivano dall'interno, i fischi e gorgoglii degli uccelli, la sensazione di far parte
della natura ci dona una sensazione bellissima e gioiosa.

Usciamo dal bosco e ritroviamo il fiume che si insinua con le sue anse nella pianura:il cielo è pieno di nuvoloni neri e chiazze di azzurro: la perturbazione forse si sta allontanando. Speriamo perchè il tratto che stiamo percorrendo ora è tutto aperto, senza riparo a vista d'occhio: solo in lontananza un agglomerato urbano, deve essere il paesino di Cham.
Si intersecano più di una via ciclabile e ci consultiamo con un altro ciclista che ci rassicura
sulla direzione presa.

L'ingresso del paese è sorvegliato da una porte con due basse torri appuntite in mattoncini rossastri: entriamo ma non abbiamo tempo per visitare e proseguiamo lungo l'argine del fiume attrezzato : c'è infatti un parco ed un centro sportivo per attività sul fiume, canoying rafting e percorsi di treking. Cerchiamo in un cartellone esplicativo la nostra direzione e con qualche imbeccata ritroviamo la ciclabile.
Traversiamo un passaggio a livello: la fuga delle rotaie mi ricorda tanto quelle dei documentari delle deportazioni naziste. Passa un treno con una motrice colorata.

Il tratto che stiamo attraversando è tutto in pianura e l'erba alta dei prati che ci circondano sono un richiamo irresistibile per la miss che non vede l'ora di tuffarcisi dentro!
Magari si potesse vivere sempre così, liberi da orari e impegni!
Avvicinandoci a Furth im Wald il bosco riprende, ma meno fitto, meno verde.
Una comitiva di anziani in bici ci saluta e prende un'altra direzione: la sensazione è che dovremmo seguirli per uscire dal bosco ed entrare nella cittadina, ma noi invece continuiamo dritti imperterriti fino ad arrivare.....ad una barriera su una autostrada!

Una ragazza in bici non c'è di aiuto, forse non capisce il nostro inglese, per cui torniamo sui nostri passi, usciamo dal sentiero del bosco e ritroviamo la strada asfaltata che in salita ci porta all'ingresso di Futh im Wald.....dalla parte opposta all'ostello. Poco male il paese è piccolino ed arriviamo presto. Anche questo è un posto di villeggiatura.
L'ostello è di fronte ad un campeggio rumoroso con piscina a metà di un'altra salita.


Ci accoglie una burbera e grassoccia fraulein con cui polemizziamo perchè vuole farci pagare i 3 euro del bollino degli ostelli. Alla fine ci accordiamo e ci da una buona stanza che raggiungiamo tra le grida di ragazzini che si rincorrono per le scale.
Il posto è infatti indicato per le famiglie e si vede.
Anche al refettorio in cui ceniamo grazie al buono di 7 € che abbiamo acquistato.
Da bere acqua o una bevanda zuccherina quasi disgustosa. Ma per il resto, a parte l'orario – insolito per noi quello delle 19,00 - non male, specie il gulash.

Aver cenato presto ci consente di fare una visita alla cittadina. Ci incamminiamo per il sentierino che collega con una scorciatoia l'ostello al centro, niente di più di un quadrivio dopo il ponte sul fiume, con edifici in pietra caratteristici. E' quasi buio ed in giro non c'è nessuno. Sentiamo vociare in cima alla salita ed è lì che ci dirigiamo: c'è una rappresentazione in costume e tutto il paese inclusi i turisti è lì radunato. L'accesso non è possibile, le impalcature per il pubblico sono transennate: alcuni operatori suggeriscono di
circumnavigare la piazza del palco dove si sta svolgendo la scena; scendiamo e risaliamo da dietro e infine riusciamo ad avvicinarci e sebbene defilati, riusciamo a vedere e perfino a sederci. Parlano in tedesco e non è semplice capire: la scena si svolge su una ampia piazza, c'è un castello con un ponte levatoio ,c'è un re con la scorta di soldati, c'è un eroe con una spada sguainata, c'è una bella con una folta capigliatura bionda ed infine tra fumi e fuochi che escono dalle narici e forti ruggiti entra un enorme Drago!
E' forse il Lohengrin? No.

Furth im Wald è famosa perchè è la terra dei draghi: c'è un museo ed ogni anno si svolge
qui il più importante Festival di tutta la Foresta Bavarese il Drachenstick – l'uccisione del drago – con tornei cavallereschi e manifestazioni che culminano con la rappresentazione a cui abbiamo assistito. Peccato non aver avuto l'informazione prima!
Alla fine l'eroe con la sua spada portentosa uccide il drago che muore tra contorsioni e frastuoni. Il Drago enorme lungo almeno dieci metri sembra vero con movenze realistiche con le scaglie ed i colori appropriati, una coda lunga e due zampe che lo alzano per almeno tre metri: una vera opera artistica di ingegneria e di tecnica!

Alla fine della rappresentazione tutti si riversano nello stage sabbioso a toccare il drago, a strappargli qualche piccolo souvenir, a fotografare e farsi immortalare. Lo facciamo anche noi, ma la folla è tanta e nonostante Fra voglia che la riprenda insieme con il Drago, le mie foto non la soddisfano mai, e mi accusa di non volerlo fare. E ovviamente se ne va irata: festa finita! Come sempre basta un niente per guastare una armonia.

Riprendiamo il sentiero per l'ostello, ma ora è proprio buio, non c'è luna e di lontano abbaiano cani: proseguiamo alla luce della torcia del cell e arriviamo salvi alla meta!


    1. Seconda Parte - 4 Agosto – Furth im Wald – Stankov - 40Km

I fumi della sera si dissolvono nella notte e la mattina è chiara e limpida, anzi assolata.

Scendiamo per la colazione, io sempre dopo, che non è malvagia anche se un po' spartana: ma c'è la possibilità del bis ed il dolce è buono. Facciamo scorta.
Ovviamente, dopo aver mangiato, bisogna pulire il proprio tavolo: buona pratica ed è quello
che fanno tutti i ragazzini inzuppando uno straccio in un secchio. Un po' riluttanti e schifati ma ligi ci accodiamo alla prassi.
Il giardino fuori dell'ostello è verde con alcuni alberi da frutto: l'insieme offre una sensazione di ordinato e pulito. Dopo le foto di rito rimontiamo le bici e partiamo.
Vruuum per la discesa e indietro sin quasi all'altra parte del paese: qui un segnale indica
Repubblica Ceca, è la nostra direzione!

La strada che sembrava una via interna, dopo una salita ed una curva ci immette in una superstrada trafficata di Tir . In fondo ad una discesa c'è il confine: lasciamo la Germania ed entriamo in Ceckia! Siamo molto eccitati per una impresa che si sta svolgendo si come previsto ma quasi senza cognizione. E così le foto al passaggio dei due paesi – senza dogana, segnato solo da una pala con la iscrizione della “Ceskca Republica” all'interno della bandiera europea – assume una espressione di orgoglio !

Dopo il dolce arriva l'amaro in una impossibile salita sull'asfalto della corsia di emergenza della superstrada che dopo un pò si inoltra nel bosco della Selva Boema: proseguiamo per qualche chilometro quasi sfiorati da macchine e camion che sfrecciano imperterriti.
Mi viene da pensare che abbiamo appena lasciato il paradiso dei ciclisti e mi auguro di non dover avere sorprese pericolose, ma devo ricredermi subito quando alcuni ciclisti davanti a noi tagliano la strada e proseguono nel bosco: è una pista ciclabile attrezzata la N4 che ci porterà fino a Praga!
Che bellezza! Dopo poco arriviamo ad un parco attrezzato con tanto di lago – forse artificiale – ed una moltitudine che si diverte come al mare con ombrelloni e pranzi al sacco.
Si chiama Babylon e mai nome fu più appropriato.

Ci fermiamo per un po' ma poi riprendiamo: troppo più bello correre in bici per il bosco.
Non ci sono salite anzi la strada è leggermente in pendenza ed il fondo ben battuto da non creare problemi alla bici. Cantiamo perchè l'ambiente, il sole che filtra tra gli alberi altissimi e la contentezza ci portano a cantare. Dura qualche ckilometro e poi la pista finisce entrando nella periferia di Domazlice: una cittadina già diversa nello stile e nell'architettura da quelle tedesche.
E' pulita e ordinata ma.....più vecchia, più povera.
Forse è solo un pregiudizio ma anche le persone e quei pochi negozi del lungo ed ampio viale centrale del Municipio sembrano più dimessi.

Le preziose indicazioni della N4 si sono sperse, e le scritte in ceco non aiutano a capire;
chiediamo lumi a qualche passante ma non ci capiamo, entriamo in un market ed un ragazzo ci indica come uscire dalla città: in effetti usciamo dall'altra parte ma la direzione non ci convince anche perchè significherebbe riprendere la superstrada. Siamo fermi ad un semaforo senza deciderci: una famiglia di quattro ciclisti ci viene incontro, lo sapranno senz'altro! dove andare per dove dobbiamo andare …...

Comincia il calvario, specie per Fra che non smette un attimo di lamentarsi per tutto il percorso perchè lei ne voleva fare un altro che era tutto in discesa mentre questo è tutto in salita e non c'è nessuno, solo campi e campi e campi , non una casa non una macchina o una persona a cui chiedere.....e comincia anche a far caldo e siamo senza acqua!
Tutto vero, sembra di non arrivare mai e con l'incognita di non aver preso la giusta direzione perchè non ci sono cartelli e non abbiamo una cartina dettagliata.
Finalmente quattro case! Un giardino ed un cane e al riparo ombroso un paio di gonfie contadine a prendere il fresco. In qualche modo riusciamo a farci riempire le borracce ed una bottiglia da un pozzo....ma non capiscono quello che chiediamo e noi non capiamo loro.
Ora si susseguono piccoli centri abitati: incredibilmente un piccolo market gestito da un cinese. Prendiamo una bottiglia di acqua ma non vuole essere pagato in euro: noi non abbiamo corone cecke. Alla fine si accontenta.

Andiamo avanti e, sebbene il panorama non cambi, le salite sono meno faticose e l'orizzonte comincia ad aprirsi in una valle che lascia intravedere qualche campanile.
Ci fermiamo in un paesino molto carino a consumare il nostro pranzo, è un giardino con un piccolo laghetto dove sguazzano alcune paperelle. C'è una grande cartina della zona a riprova che ci troviamo in una area di escursioni . Anche qui però sembra disabitato: sarà la stagione, sarà l'ora.
Non vediamo insegne di alberghi quindi riprendiamo la marcia per arrivare alla tappa odierna Holisov.
Ora c'è anche qualche discesa e gli animi, sebbene non completamente rasserenati, sono più tranquilli. Il prossimo paese è Stankov: il tempo sta cambiando con una leggera pioggerellina che ha preso il posto del sole, e nella piazza di fronte c'è un Restaurace ed Hostel il cui nome è tutto un programma TipSport : il prestante guest Petr Gust , uno slavo tipico, ci offre, con un po' di riluttanza, la sua ospitalità.
Al fianco il bar birreria Music Club- Sport Bar.

Fran storce il naso perchè la pulizia non è proprio da cinque stelle, e quindi devo consolarla,
ma la camera è grande ha due letti con moquette e coperte curiose a colori variegate, e soprattutto un bagno grande con doccia incluso allagamento. E' quello che ci serve per un buon ristoro. Lei, come solito, il matrimoniale!
Ci riposiamo e scendiamo per la cena che abbiamo contrattato inclusa nel prezzo.
Carne e patate non male, innaffiata da un bel bicchiere di birra: la miss si accontenta delle sue verdure. Ci serve una bella e giovane ragazza bionda, forse la figlia di Petr, pratica e sbrigativa – abituata come deve essere co il tipo di ubriaconi che frequentano la birreria – e che non capendo quello che diciamo alza le spalluccie con un sorriso quasi di indulgenza e superiorità nei confronti di quella strana coppia di....sbandati in bicicletta!
Ricambiamo il sorriso.

A fine cena, al bar scrocco un'altro boccale di birra – che mi farà pagare -
Buonanotte.

      1. Seconda Parte - 5 Agosto – Stankov – Plzen - 35Km

Facciamo una buona colazione, con uova e salumi.
Purtroppo sta piovendo. Il nostro oste vuole solo cash...non ha il pos eci indica dove andare a prendere le corone. E' una occasione per due passi nella cittadina: attraversiamo un ponticello su un fiume e, contrariamente alla locanda dove siamo che è un po' datata, gli edifici bassi sono moderni. Cambiamo per 4000 Kcz che corrispondono a circa 160 €
e paghiamo il nostro conto.

Siamo pronti per andare ma aspettiamo un po' che spiova sotto gli ombrelloni della birra Krusovice che riparano i tipici tavolati da birreria.
Non spiove e partiamo con la pioggerellina leggera: siamo ormai abituati ed attrezzati.
Abbiamo recuperato la ciclabile N3 Regensburg Plzen Praha che ci porta facilmente a Holisov dopo pochi chilometri.Siamo eccitati perchè siamo sulla buona strada.
Sotto le palette indicative c'è un caseggiato restaurato in cui la proloco ha allestito un piccolo museo rurale realizzato con i fondi europei : l'ingresso è libero ma non molto interessante. A fianco dovrebbe esserci l'ufficio della proloco a cui ho intenzione di chiedere cartine e notizie sul paese, ma non ci sono. Saranno in pausa pranzo.

Confortati riprendiamo la marcia: ha smesso di piovere. Ora la ciclabile è segnata ma si sviluppa su fondo sterrato e dentro al bosco: è molto divertente ma anche un bel po' umido.
Quando usciamo dal bosco ci ritroviamo su una specie di superstrada che ci porta dritto a Plzen. E' uscito il sole, son le quattro del pomeriggio, passiamo sotto il ponte di una specie di raccordo ed in salita su un grande viale entriamo a Plzen.

Il viale ampio ha al centro le rotaie delimitate del tram ed ai lati palazzi stile romantico con finestratutre ornate, alzate elaborate e molte facciate colorate con colori pastello.
Il tutto crea un insieme pulito e variegato anche se camminando a fianco ai negozi si nota una certa vecchiezza, insomma sembra una fotografia di fine ottocento.
Dobbiamo trovare un alloggio e ci fermiamo ad un semaforo di fronte alla Grande Sinagoga,
la terza più grande del mondo dopo Gerusalemme e Budapest. Fortunatamente è di passaggio una bella coppia, alta e colta – lo intuiamo per quel po' di parole che scambiamo - che camminano con una bici.

Sono molto cordiali e l'indicazione che ci danno si rivelerà perfetta : proprio due traverse più avanti cè un hotel all'apparenza antica, con un guest efficiente che dopo le solite schermaglie sul prezzo ci assegna una camera in una dipendance poco distante.
E' un altro hotel – stessa gestione, apriamo il portone con una grossa chiave, saliamo su scale di legno scricchiolanti e sì anche la stanza è antica! Ma grande, bella pulita con un bagno invece moderno. La facciata è ornata da fioriere colme e la nostra finestra si apre sulla insegna : Hotel Morrison.
Le bici le portiamo all'interno e siamo tranquilli.

Non siamo molto stanchi ed il sole è ancora alto: dopo un rifocillo andiamo alla scoperta della città. Plzen è la città della birra!
E' qui infatti la fabbrica della famosa birra Pilzener e c'è la birreria più grande di tutta la Ceckia: la Pilsner Urquell Brewery.
Scendiamo ora a piedi verso il centro della città che dista poco più di un chilometro: alla fine della discesa una piazza capolinea di linee tranviarie e bus, vicolo a destra ed entriamo nella piazza della cattedrale gotica che domina al centro la consueta parata di palazzi storici : il palazzo imperiale e il municipio.
Terminiamo la serata in una affollata birreria dove ho il piacere di gustare un bel litro di birra: la Miss si fa riprendere con due boccali di schiumosa chiara. Mangiamo anche qualcosa di tipico.

Torniamo lentamente all'albergo attardandoci a fotografare l'insegna cubitale di un negozio: “Fortuna”.




          1. Seconda Parte – 6 Agosto – Plzen – Myto - 45Km

Scendiamo in strada dopo aver recuperato ed allestito le bici.
Foto al nostro hotel d'altri tempi, strade quasi deserte e silenziose : è domenica.
Anche oggi c'è il sole, cerchiamo una pasticceria per qualche dolcetto locale, non abbiamo colazione inclusa, ma non ne troviamo che ci soddisfino.

Scendiamo in centro: nella cattedrale si sta svolgendo una funzione complessa e suggestiva.
Non sembra una normale messa domenicale. La Chiesa della Repubblica Ceca è Cattolica Ortodossa, ed i riti e le celebrazioni differiscono notevolmente dalle nostre, con grande profusioni di incensi e processioni. La chiesa è superaffollata, e fedeli continuano a giungere
con i vestiti della festa – qualcuno perfino con il costume locale – e molti bambini in carrozzina. Forse si stanno celebrando dei battesimi.
Fra si sofferma a riprendere una parte della funzione , mentre io esco perchè non riesco ad avvicinarmi e dobbiamo sorvehliare le bici.

L'aria di festa si trasmette anche al nostro umore, ma i conflitti stanno sempre dietro l'angolo. Riprendiamo la marcia e attraversiamo un parco sugli argini di un fiume – Plzen sorge alla confluenza di quattro corsi d'acqua – e dopo un ponte ci troviamo all'ingresso della fabbrica di una delle birre piu' famose in Europa: la Pilsener Urquell.
E' un' area molto grande, con varie palazzine, a cui si accede attraverso un grande portone ad arco. C'è un Visitor Center con museo e la visita guidata ma il costo non è per noi congruente e perciò ci accontentiamo di aggirarci tra i vari capannoni, alcuni dei quali sono adibiti a deposito, altri hanno grossi macchinari in rame che vengono – o venivano usati – per le preparazioni. Ci sono rotaie di treno ad indicare l'intensa attività, ma
non siamo certi che questa sede sia ancora operativa.
Siamo attratti da alcuni antichi carretti e a fianco una composizione di grosse botti che usiamo come sfondo per una foto: ne scatto una decina ma neanche una va bene!

Siamo pronti per partire senza però mancare prima di acquistare, nell'immancabile e fornitissimo shop, un paio di lattine come souvenir.

Sappiamo che per la nostra direzione dobbiamo riprendere la ciclabile, ma non c'è traccia
e le persone interpellate ci danno informazioni contradditorie. Non vogliamo prendere la superstrada per Praga , per cui dopo aver fatto qualche giro di un condominio ci fidiamo di una persona anziana che sembra sicura di se.
Ci rincuoriamo quando arriviamo ad un capolinea di bus – come ci era stato detto – e ci sottoponiamo ad una non semplice salita: non dovevamo farla e tra mille polemiche torniamo indietro.
Proseguiamo in su e giù, abbiamo una mappa ma non troviamo punti di riferimento. I nomi dei paesini non corrispondono e la gente che fermiamo non ci capisce.
Costeggiamo una linea ferroviaria e ci sembra la via giusta ma un paio di persone interpellate dicono di no. Sembra che stiamo girando in tondo: ci mostrano infatti che la città è ancora lì! Attraversiamo un cantiere, seguiamo una ragazza in bici e finalmente.....
riusciamo al condominio da cui eravamo partiti.


Abbiamo perso più di un'ora ed il tempo sta cambiando. Non ci resta che prendere la superstrada supertrafficata. Dopo un paio di semafori l'indicazione della ciclabile N3!!!

Ma non è finita, perchè entriamo in un consorzio di villette tipo CasalPalocco che sembra un labirinto perchè tutte le strade sono uguali: non siamo d'accordo sulla direzione da prendere ed infatti....ci perdiamo!!! Non sembra la nostra giornata fortunata.
Incredibilmente ci riuniamo e riusciamo ad uscire dal labirinto e ci ritroviamo in aperta campagna, su uno sterrato: questa è la ciclabile!

Finalmente siamo sulla strada giusta e anche se stressati proseguiamo con lena perchè la meta è vicina. La ciclabile entra in un bosco che segue il corso di un fiume: è domenica e
incrociamo comitive di ciclisti più o meno improvvisate, famiglie in bici con bambini e runner. Il fondo è sconnesso con brecciolino sassi e pericolose radici che traversano contorte
lo sterrato: è il terreno preferito dalla Miss che ritrova il buon umore, anche perchè è uscito il sole, e affronta le, per fortuna, brevi salite con energia rinnovata.

Usciamo dal bosco in un paesino, Rockycany, di nuovo sull'asfalto.
E' una statale con un buon fondo ma ha il difetto di essere troppo ondulata: si susseguono infatti salite e avvallamenti che affrontiamo a tutta velocità per risalire con meno fatica, come avevo imparato in Umbria. Il sistema funziona e ci stiamo divertendo anche se
la preoccupazione che il carico che abbiamo possa farci sbandare è un retropensiero che cerco di reprimere.

Sono quasi le cinque ed anche se è ancora presto è tempo di cercare dove dormire; infatti anche se non abbiamo fatto troppa strada in avanzamento, ne abbiamo fatta in tondo, almeno una 15ndicina di chilometri. L'insegna del prossimo paesino Myto! fa al caso nostro: ci fermiamo qui anche perchè ci sono un paio di locande.
Saltiamo la prima sulla statale e ci addentriamo tra le rade case fino all'uscita opposta: troviamo
un moderno resort con piscina solarium e sauna idromassaggio e ristorante a fronte.

La ragazza che ci accoglie è tutta agghindata e indaffarata, sembra poterci dedicare poco tempo e quasi senza chiederci documenti ci da le chiavi della stanza, grande supermoderna e comoda. Scopriremo il motivo della fretta dopo esserci docciati e riposati: nel resort non c'è nessuno – neanche alla reception: sono tutti al restaurace dove c'è un pranzo di matrimonio, al quale purtroppo non possiamo accedere, ...né ci invitano!

Ci suggeriscono per la cena il bar di un centro sportivo poco distante che raggiungiamo a piedi attraverso ampie strade campagnole . Quelli del paese che non sono al matrimonio sono qui: sembra sia appena terminata una partita di pallone ed al bar consumano birra e patatine. Chiediamo di cenare ma è tardi!
Mi altero, come ogni volta davanti a rifiuti e scarsa disponibilità, con una delle due ragazze che gestiscono il bar, la più anziana e capa: Fra non approva.
Riusciamo comunque a farci servire patate e wurstel ed un bel bicchiere di birra, ma dobbiamo fare in fretta perchè stanno spegnendo le luci. Anche il pagamento è un problema e meno male che abbiamo del cash.
Torniamo al resort ammirando il cielo stellato il buio ed il silenzio. Non sono neanche le dieci.

          1. Seconda parte – 7,8,9 Agosto – Myto – Praga – 65Km

Facciamo colazione al Restaurace insieme a molti convitati alle nozze, tutti belli in carne specie le signore - e usufruendo di dolci residuati del grande pranzo di ieri : forse ci hanno scambiato per alcuni di loro e infatti la signora del bar , che si vede ancora stravolta per la serata e forse nottata appena trascorsa, ci serve in modo informale un succo di frutta dal cartone. Poco male, a noi serviva una colazione energetica.

E' una bellissima mattinata. I tavoli nel giardino antistante il resort ci aiutano a caricare le bici. Risaliamo sulla statale carichi di vitalità e freschezza.
I saliscendi seguono ancora per un po' ma poi la strada si appiana e procediamo senza fatica.
Ora siamo fuori dai boschi e le cittadine si susseguono: Cerhovice, Zdice, Beroun a cui arriviamo in un paio d'ore, dopo aver volato!
La nostra guida indica da qui un percorso sterrato per seguire la ciclabile, ma noi preferiamo continuare lungo la statale 605 che non è molto trafficata.

Beroun è una cittadina piuttosto grande; sono quasi le due e guarda caso proprio sulla strada
andiamo a sbattere in un grande centro commerciale che ha un modernissimo Lidl!
Ci alterniamo a guardia delle bici e quando esco oltre le bibite ho in mano un paio di cornetti di quelli appena sfornati! La Miss non gradisce ma io si.

A Praga la segnaletica dice che mancano poco più di venti chilometri, poi trenta, poi non ci crediamo più e andiamo fiduciosi. Dopo l'ennesima sosta per rifiatare da una salita un signore con una simpatica bimba bionda ci assicura che siamo quasi arrivati, una decina di chilometri.....saranno quindici, ma insomma, ormai i caseggiati sono senza soluzione di continuità, superiamo una zona industriale e poi su una elegante collinetta, subito dopo un ponte, il semaforo di un incrocio. Dove andare? Siamo o non siamo a Praga?
Ci viene in soccorso una gentile ragazza che parla benissimo l'inglese e ci conferma che sì siamo a Praga ma il centro storico è a circa 7 chilometri!
Tutti dritti tutti in discesa tutti.....su sampietrini che ci fanno sobbalzare di continuo scendendo alla velocità della luce: mi accorgerò poi di aver perso il dado che blocca la ruota alla forcella ed il rischio che ho corso di sfracellarmi.

Ma come arriviamo sulla Moldava....tutto si placa! La meta è raggiunta. Placidi e sorridenti come il grande fiume scendiamo dalla bici e certifichiamo l'impresa scattando foto.
Poi lentamente con le bici al passo traversiamo il ponte e siamo nella città vecchia.
Non abbiamo prenotato ed il cell di Fran è scarico.
Entriamo in un macdonald e recuperiamo la password per il wifi. Il nostro prezioso account di booking.com ci segnala un albergo economico proprio ad un paio di traverse da dove ci troviamo: blocchiamo la prenotazione per tre notti.

Lasciamo trascorrere qualce decina di minuti, approfittando del bagno disponibile, e poi ci presentiamo all'accueil dell'albergo. Il ragazzo alla reception si mostra un po' sorpreso per la celerità dell'arrivo: non so se vede che abbiamo appena prenotato!
Una piccola contestazione perchè ho l'impressione che ci stia riservando un trattamento poco ortodosso e che non voglia darci la camera. Non è così. Ci assicura che quanto chiede è la prassi, espletata la quale ci consegna le chiavi della camera: le bici le possiamo parcheggiare,senza essere troppo invasivi, nella saletta accanto.

L'albergo per quanto economico non lo è tanto, ma siamo al centro di una grande città storica e turistica, è stato ristrutturato da poco ed ha tutti gli accorgimenti e le comodità di una struttura moderna. Anche la nostra camera è buona.
Siamo contenti e soddisfatti e poiché c'è ancora luce, ci cambiamo per andare alla scoperta.


PRAGA

7 Agosto -
Praga è una città affascinante e questo lo si vede subito appena avvicinatici alla balaustra sulla Moldava per scattare una foto.

Nel tratto che attraversiamo noi per raggiungere il fiume, dall'hotel, la città appare ottocentesca con qualche inserzione moderna, ampi viali acciottolati traversati dalle rotaie del tram, vetrine illuminate di prodotti di marca, via vai di gente e di traffico neanche troppo intenso.
Ma come si riesce sul lungofiume l'animazione è di altra natura: frotte di turisti che si dirigono verso il Ponte Carlo, altrettante che fuoriscono da lì, coppie eleganti che si recano a cena a Mala Strana, luci che si accendono dalla moltitudine di locali che si affacciano sulla Moldava, banchine vissute ancora piene di giovani che fanno sport o famiglie che passeggiano con i gelati, chiatte e barconi attraccati e decine di piccole imbarcazioni che solcano il fiume che qui sembra un mare: una ampiezza ed una portata doppia dal nostro Tevere .
Insomma un fiume diverso, che sembra vivere con la città.

Il sole sta tramontando e con l'imbrunire il panorama del ponte con le numerose arcate illuminate, così come il grande castello, forse il più grande del mondo, e le guglie della cattedrale di San Vito, si riflettono nell'acqua e rendono quell'alone di magia di cui Praga sembra essere pervasa.
Molti infati sono i riferimenti esoterici: dalla via dell'oro all'orologio di piazza Novo Mesto, al PonteCarlo al quartiere ebraico ed il famoso Golem – il gigante dai piedi di argilla.

Consumiamo anche noi il rito dell'attraversamento del Ponte Carlo. Costruito nel XIV secolo per volontà di Carlo IV, Imperatore del Sacro Romano Impero, collega Stare Mesto – la città vecchia- con il quartiere di Mala Strana, e la data di posa della prima pietra fu scelto secondo una sequenza di numeri a formare un triangolo magico 13579531 : 9 Luglio 1357 alle ore 5,31! che doveva preservarlo dalle piene della Moldava. Anche le due torri ai due estremi, visitabili, riportano figure di cavalieri e templari. Sulla balaustra per tutta la lunghezza del ponte ci sono gruppi barocchi di statue di santi: sono trenta sui due lati – oggi ci sono le copie degli originali – ed alcune di queste sono molto famose e “ fortunate” come la statua di San Giovanni Napacemo che come la nostra fontana di Trevi, toccandola assicura il ritorno.

Dopo aver fatto su e giu per il ponte, aver scattato foto, e dato la nostra toccatina, traversiamo la strada e ci troviamo immersi nella via turistica piena di ristoranti, pizzerie e gelaterie e ...frotte di turisti. Anche noi ci concediamo la meritata cena scegliendo quasi a caso tra la confusione, senza doverci lamentare troppo della qualità.

8 Agosto.
Il secondo giorno per prima cosa portiamo la mia biancheria in lavanderia: mi servirà ancora per qualche giorno e seppur a malavoglia sono disposto a pagare per avere ripulito il mio stuff.
Poi portiamo la bici in officina da un ciclista: sarà necessario cambiare la catena che troppo lenta mi creava un sacco di problemi e rovinare gli ingranaggi. Abbiamo occasione di chiedere una scatola per la bici di Fra che dovrà andare nella stiva dell'aereo.
Il meccanico, che non deve essere nativo, è molto gentile e disponibile.

Terminate le incombenze possiamo dedicarci a fare i turisti e a piedi scendiamo sulla banchina della Moldava. E' uscito il sole e la giornata ora è splendida: risaliamo il fiume verso il Ponte Carlo che con le sue arcate occupa il panorama. Non ci lasciamo sfuggire un gelato, uno in due!, di una gelateria che millanta in Italiano “Gelato Artigianale”, non so se lo sia ma, quel po' che mangio, è buono! Le banchine sono ampie e piene di gente: offerte di giri in barcone e ristoranti o snack si susseguono con gazebi e tavolini all'aperto e musica diffusa. Notiamo attraccati dei curiosi “pedalò” circolari ampi e capienti, sicuramente nuovi, mentre già viste le bolle giganti che ruotano sull'acqua.
Innumerevoli sono i cigni bianchi che solcano l'acqua e prendono il mangime dalle mani di grandi e bambini. L'aria è di festa.

Usciamo a livello strada in tempo per essere sfiorati da un tram che non lascia spazio al passaggio dell'incrocio per il ponte. Seguiamo il flusso della folla in direzione opposta al ponte, via Karlova .
Arriviamo a piazza Stare Mesto dove si trova il famoso orologio astronomico: tutti si stanno accalcando con il naso in su sotto l'orologio perchè alle quattro – tra due minuti -inizia lo spettacolo! Che fortuna.
L'Orologio Astronomico è un'altra magia di Praga: costruito nei primi anni del 1400 rappresenta il trascorrere del tempo. Sembra che il numero 4 sia il numero magico: 4 come i punti cardinali, 4 come gli elementi aria terra acqua fuoco, 4 come le raffigurazioni: la Morte- che muove la clessidra - la Lussuria è un turco che scuote la testa, l'Avarizia di un avaro che muove il suo sacchetto di monete e infine la Vanità che si guarda allo specchio.
Sono rappresentati i segni zodiacali e i dodici apostoli che ruotando benedicono la folla.

Ovviamente noi,ignari del significato dello spettacolo, abbiamo cercato con le foto di riprenderne
qualche momento. Alla fine dei rintocchi, e rientrata tutta la scenografia,ci siamo accorti della vastità della piazza e degli edifici che la contornano.
Nel X secolo era la piazza del mercato ed è la più antica di Praga.
Il Municipio è quello con la torre dell'orologio, poi la cattedrale gotica della Vergine Maria di Tyn,
la chiesa barocca di San Nicola, il palazzo rococò dei Kinsky, ma in generale ognuna delle case che
circondano la piazza ha una storia particolare o significativa., come la casa gotica detta alla Campana di Pietra.
In questa piazza venivano giustiziati i condannati. Nel 1600 toccò ai cosiddetti “27 signori boemi”
protestanti che durante la Guerra dei Trent'anni persero contro gli Asburgo, ed il cui supplizio è ricordato nella pavimentazione con croci e spade
Un altro monumento è quello al maestro Jan Hus che nel 1400 predicava contro la corruzione della chiesa anticipando le tesi luterane e che fu per questo mandato al rogo.
L'animazione della piazza è completata da alcuni bier garten e camion-ristoro da cui escono fumi e “profumi”, meritato ristoro ai tanti turisti accaldati e con i piedi gonfi!

Proseguiamo la nostra passeggiata e attraversando le stradine della città vecchia arriviamo al viale
di Piazza San Venceslao: una strada larga e lunga quasi un ckilometro, gli “champs elysee” praghesi, caratterizzati dalla imponente statua a cavallo di San Venceslao .

Vero centro commerciale ed economico della città nuova - Novi Mesto - qui ci sono gli hotel prestigiosi, i negozi di marca e i mall , bar e pasticcerie e ristoranti ed ovviamente una moltitudine di persone che vanno e vengono.
Curiose alcune installazioni di mattoni in legno bianco disegnati e scritti a formare cubi e parallelepipedi che ingombrano il marciapiede: curiosi i segni dal motto sportivo a quello impegnato alle bandiere nazionali a quelle di club di calcio, dagli slogan giovanilisti a quelli filosofici! Non era chiaro se ogni passante potesse disegnare il proprio mattoncino...
In cima, ai piedi del Museo Nazionale – chiuso per restauri - non particolarmente evidenziato,c'è il monumento a Jan Palack, il giovane studente che si è dato fuoco per protestare contro i carriarmati russi che volevano stroncare la timida ricerca di autonomia della “primavera praghese “ di Dubceck. Ebbero ragione i carriarmati!
Ritorniamo verso il fiume per visitare il quartiere ebraico, Josefov : la passeggiata che ci porta, una volta usciti dai vicoli di Stare Mesto, ha di nuovo un sapore ottocentesco con viali alberati ampi marciapiede e negozi e negozietti.: si entra in una strada animata caratterizzata da case storiche in pietra; in fondo l'ingresso al cimitero – uno dei più antichi e folcloristici cimiteri ebraici dell'Europa centrale – ed al museo ebraico. Peccato che sono a pagamento e a me queste speculazioni, fatte poi dagli ebrei - non vanno giù e non aderiamo. Ci accontentiamo di vedere sulla facciata laterale di una Sinagoga alcuni disegni di bambini e fotografie.

La leggenda racconta che il rabbino Loew, alla fine del 1600 per difendere la sua gente avesse costruito nella soffitta della sinagoga StaroNova dei Golem, figure umane che metteva a protezione impastate con il fango della Moldava, che animava e che rispondevano solo a lui.
I Golem non parlavano e per tenerli a bada inseriva nella loro bocca “la parola di dio”.
Una volta, dimenticatosi della tavoletta, il Golem “privo della parola di dio” si animò cominciando a distruggere tutto e costringendo il rabbino a “spengerlo”! Avrei voluto visitare quella sinagoga ma non la troviamo e ce ne andiamo un po' delusi

E' quasi ora di cena e quindi ci avventuriamo al di la' del ponte verso Mala Strana alla difficile ricerca di un posto che notoriamente non concorderemo mai. Il quartiere di Mala strana è un sito caratteristico con stradine che si avviluppano scendendo verso il fiume: una fioritura di locali per bere e mangiare qualsiasi cosa e a qualsiasi prezzo, contornati da negozi di cristalli boemi o di biancheria ricamata o ancora di gadget e souvenir. Insomma tutto costruito a misura di turista.
Piace ma non troppo e comunque non troviamo il posto per noi, e continuiamo la peregrinazione fino alle falde del castello. Comincia a far tardi e come solito rischiamo di rimanere digiuni.
Nella piazza uno a fianco all'altro due bar ristoranti con pedana e tavoli esterni: il primo sembrerebbe perfetto per noi, menù colorato e ambiente accogliente....troppo tardi!
Scegliamo allora l'altro e non andiamo troppo male: apprezzata una zuppa servita nell'incavo di una pagnotta. L'atmosfera è fresca e rilassata.

A fine cena non possiamo farci mancare una passeggiata notturna verso il castello, che visiteremo domani: molto bella con gli edifici imponenti ed illuminati. I lampioni a quattro fuochi stile belle epoque sono i nostri preferiti e ci attardiamo, prima di rientrare, a godere della bella serata.

9 Agosto

Ce la prendiamo comoda anche stamattina.
Consumiamo la colazione nella sala al pianterreno -vicino alle scale non l'avevamo neanche notata -
Le provviste sono più che sufficienti inclusi dei buonissimi croissant, ma ci sono le inservienti di sala che vanno e vengono in continuazione e danno l'impressione di controllare.....gli abusi!
La nostra abilità è di abusare senza farci sorprendere: ne va del nostro pranzo.
Dobbiamo tornare dal ciclista a ritirare la bici.
Oggi la giornata è coperta e schizzetta. Fra aveva letto di una terrazza panoramica in cima ad un mini grattacielo moderno in vetro e acciaio in cui avremmo potuto fare colazione e ammirare un bel panorama di Praga. E' sulla nostra strada e ne approfitiamo anche per ripararci dalla pioggerellina.

Ambiente super moderno, impressione di efficienza, personale in divisa nera stile le jene, ascensori metallici, saliamo per l'ultimo piano della terrazza e ….patatrac l'ascensore si blocca!!
Fra come solito mi attribuisce poteri soprannaturali perchè secondo lei avrei preconizzato una disavventura del genere! Per fortuna la prendiamo a ridere...e non ci facciamo prendere dal panico.
C'è un citofono con cui possiamo avvisare la concierge del problema: ci rassicurano che provvederanno subito: scherziamo sul fatto che è domenica (o sabato) e quindi gli addetti alla manutenzione potrebbero non essere pronti.
Infatti passano dieci minuti e non succede niente: abbiamo allertato anche alcuni astanti che abbiamo sentito vociare fuori l'ascensore, avvisandoli della nostra condizione.
Fra ha richiamato la concierge: la ragazza era cambiata ma conosceva il problema e stavano provvedendo. Finalmente dopo un quarto d'ora, senza neanche tante scuse siamo stati liberati.
Mi sono sorpreso per aver mantenuto entrambi la calma, e una volta fuori non abbiamo rinunciato alla vista dalla terrazza.
Con questo esordio non potevamo aspettarci che una giornata elettrizzante.
Il ciclista ha la bici pronta e a richiesta si presenta con una scatola perfetta per imballare la bici di Fra: è un po' ingombrante da trasportare ma anche questo diventa occasione di gioco e un po' a mano, un po' sopra la bici riusciamo a portare lo scatolone fino in albergo.

Sistemata la scatola, riusciamo per proseguire il nostro giro turistico ma prima veniamo subito attratti da una musica che proviene dal cortile di un androne: entriamo è una specie di bar con alcune sculture aeree ed al piano si alternano alcuni avventori: idea molto simpatica!

La nostra meta è il castello, perciò attraversiamo per l'ennesima volta il Ponte Carlo e ci arrampichiamo per la cosiddetta “via dell'oro” la strada in salita – notevole ma per fortuna la affrontiamo a piedi - che porta appunto al “Castello” - reminiscenze kafkiane – caratterizzata dalle minuscole botteghe colorate in cui all'epoca di Rodolfo II gli alchimisti cercavano la formula dell'oro! Non l'hanno mai trovata.
Oggi quelle botteghe sono occupate da artisti e venditori di souvenir: entriamo in quella che sembra
un magazzino di “puppets” manichini di stoffa appesi ovunque.

Ci soffermiamo a metà salita per ammirare dall'alto i tetti rossi di MalaStrana, la collina di fronte,
e la presenza sinuosa della Moldava. Arriviamo alla porta del castello dove una piccola folla si accalca per il prossimo giro: non c'è la magia che la sera precedente l'illuminazione rendeva della piazza e della fortezza. Ora si staglia in tutta la sua imponenza di baluardo difensivo con le alte mura massiccie; all'interno una cittadella vera e propria, con le residenze dei principi boemi e del clero giardini e cortili acciottolati. Prima tra tutte è la Cattedrale di San Vito con le alte guglie che si vedono nella città bassa. E' quasi ora di chiusura per cui siamo costretti ad una visita affrettata, e non vediamo neppure il Palazzo Reale perchè – ca va sans dir – è a pagamento.
Ci accontentiamo di scattarci le foto.

Ri facciamo il giro del colle e ritorniamo al palazzo delle nobildonne che ci era sembrato maestoso con le luci. Ci sarebbe altro da visitare, ma non ne abbiamo voglia e torniamo blandamente giù: l'atmosfera ingrigita rende tutto più ordinario e banale, incluso la birreria sotto i portici dove quasi
senza litigare decidiamo di cenare.Anche qui non siamo molto soddisfatti della scelta.

Ripercorriamo il Ponte Carlo, sempre super affollato - a cui dedichiamo del tempo per le statue, e poi la via Karlova e rientriamo in albergo. Anche questa giornata è stata lunga.
Domani Fra torna a Roma: deve volare in Grecia!

10 Agosto

La miss ha previsto tutto: dopo aver scartato taxi e navette private per raggiungere l'aereoporto, visto il carico che ci portiamo ha optato per il servizio pubblico: c'è un autobus che parte ad orario
vicino la stazione ferroviaria di Pza San Venceslao e che porta al terminal. Niente di meglio.
Abbiamo orari e ubicazione. Ma prima c'è tempo per ritirare la biancheria lavata in lavanderia.

Io porto la bici di Fra a mano, lei porta lo scatolone ingombrante perchè....io non lo so portare.
Per arrivare allo stallo dove parte il bus c'è un percorso toruoso all'interno della stazione: prima si deve scendere poi risalire, rigorosamente a piedi. Alla fine lo troviamo segnalato da un gruppetto di gente in attesa con trolley.
Dobbiamo fare i biglietti -dall'autista a terra – anche per bici e scatola, ma risulta sempre più pratico e conveniente del taxi : avevamo timore di obiezioni per il carico ed invece niente.
Il bus è doppio ma è stracarico. Arriviamo con un po' di apprensione per l'orario in aereoporto.
Al check-in la “affabilità” di Fra le consente di avere uno steward quasi a sua disposizione:
smontiamo e impacchettiamo la bici nella scatola e l'affidiamo a lui. Fatto!
Pronta per partire, due foto e via: è ora.

Mi lascia solo. E' stata una bellissima avventura: da raccontare. Orgogliosa lei per i ckilometri percorsi ed i posti visitati, orgoglioso io per una figliola così atletica, avventurosa, pratica e problem solving! Sono un solitario e se non fosse stata lei a condividere, non lo avrei fatto con nessun'altro.


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