Cos'è che li fa MUoverE ?

Chi avrebbe detto che una attività così semplice e spontanea - si cammina prima ancora di connettere verbo- poteva determinare una occasione di aggregazione, il ricostituirsi di antiche frequentazioni,risvegliare la voglia di stare insieme e condividere le emozioni di piccole avventure.Eppure guardateli con gli zaini in spalla ripieni di sorprese, attrezzature più o meno consone alla bisogna - animati da spirito di conoscenza, inerpicarsi per boschi e pendii alla scoperta del mondo che li circonda.

Ed allora ci si chiede cos'è che li spinge ad andare ed andare ed andare, cosa cercano, quali le motivazioni.Come al solito è meglio non porsi mai troppe domande:le risposte potrebbero essere deludenti banali scontate.....volgari! Lasciamoli camminare....Non ci interessa dove e perché.

Ci preme che vadano, che vadano ma che vadano pure a...Ecco, appunto!

Brahamana V sec. a.c - Indra esorta Rohita

Non c'è felicità per chi non viaggia, Rohita!
A forza di stare nella società degli uomini,
Anche il migliore di loro si perde.
Mettiti in viaggio.

I piedi del viandante diventano fiori,
la sua anima cresce e dà frutti,
ed i suoi vizi son lavati via dalla fatica del viaggiare.
La sorte di chi sta fermo non si muove.
Allora vai, viaggia, Rohita!
Indra esorta Rohita - (dai Brahamana V Sec. a.c.)

giovedì 17 gennaio 2013

ROMA NIZZA: IL VIAGGIO IN BICI DEL 2012 - SESTA

27 Agosto Genova

27 Agosto.  E' un lunedi pieno di sole e finalmente mi concedo al previsto  "giorno di riposo"!.

L'ambiente giovane ed internazionale dell'Ostello mi fa ringiovanire o meglio....sono mai cresciuto?
Ci sarebbe da parlarne ma non è questo il luogo.  Da notare tuttavia che passano gli anni ma i tipi umani
non cambiano: non mi era già capitato nei primi anni '70 quando vivevo la mia epopea in autostop di essere caricato da Calais a Paris da un ragazzo barbuto che guidava il suo camper sgangherato pigiando l'acceleratore con il piede sinistro mentre il destro lo esponeva all'aria aperta in cerca di frescura ?, e non era questo un architetto australiano che, dopo aver lavorato in studio per sei mesi, dedicava l'altra metà dell'anno al ristoro dell'anima girando il mondo in lungo e in largo?
E non facevano lo stesso questi ragazzi che ho incrociato nell'Ostello quarant'anni dopo?
E dov'è la vita?
Io che non mi vedo in faccia, mi è sembrato di essere un loro coetaneo e scambiare esperienze e la mia - il temerario viaggio in bici  - mi sembrava degna di essere raccontata e le reazioni miste di incredulità apprezzamenti ed ironia non potevano che inorgoglirmi!

Genova è una città che ho incrociato molte volte ma che non conosco affatto. Oggi ho la possibilità di visitarla un pochino. Ridiscendo a piedi la collina, che ieri mi ha distrutto, sfruttando ora quelle scorciatoie fatte di scalinate, create dall'arguzia dei genoani e dalle necessità di tutti i giorni, di varie fatture: di ferro in pietra a tronchetti , ripide a tagliare gli innummerevoli tornanti da una via all'altra, oppure tramezzo a giardinetti ricavati da uno slargo, sfocianti tra le palazzine attaccate oppure infine su viali alberati.

Mi fermo in uno di questi giardini a respirare l'atmosfera di estremo relax e di frescura che due pini secolari consentono, a gustare la "focaccia" genovese....





 Al termine quasi della discesa la casa natale di Eugenio Montale: una bellissima sorpresa.













Inizio la mia passeggiata per la città vecchia entrando dalla porta dei Vacca nella famosa Via del Campo
celebrata dal genio poetico di Fabrizio De Andrè.
Sui muri della via incastonate in targhe di marmo alcune delle celebri frasi della canzone:
Tra tutte quella che ci ricorda che ..".. dai diamanti non nasce niente, dal letame nascono i fiori.."!!

Sono sempre stato affascinato dalle zone di degrado delle città.
Forse perchè è lì che immagino si svolga l'avventura vera della vita; lì dove i rapporti sembrano più veraci, i sentimenti più istintivi,
animaleschi quasi, le passioni incontrollate ed esplosive;
lì dove in qualche modo sopravvive una umanità che dai conflitti dalla miseria dalla rabbia trova la dignità del giorno per giorno, perlopiù disperata, una parte, piccola, il riscatto.


Via del Campo ed i vicoli intorno non differiscono dalle vie limitrofe al mercato di Ballarò o della Vucciria di Palermo, oppure dai vicoli dei Quartieri Spagnoli a Napoli.  
Stessa sporcizia, stesso disfacimento dei caseggiati, una manifesta e diffusa insegna di povertà.
Identica l'arte di arrangiarsi, gli stessi ragazzini che giocano in strada in apparenza abbandonati, lo stesso vociare di sottofondo; identica rassegnazione, identica assuefazione ma anche la stessa rabbia la stessa voglia di vivere le stesse risate la stessa allegria gli stessi colori...
Bieco romanticismo? "Pò esse"...Ma il resto? tra amebe e caimani qui si lotta per davvero.  

Più sfacciate, frammiste al viavai dei turisti e alle grida dei fruttaroli, passeggiatrici attempate con carni cadenti
e decollete' esagerati, mettono in bella mostra la loro mercanzia, sguaiatamente imbellettate, inguainate in abitucci corti che non le possono contenere, ammiccano senza equivoci lanciando i loro inviti osceni ad "un minuto d'amore" !
Mi soffermo ad immaginare, con ilarità ma anche con un certo ribrezzo, a quegli amplessi consumati in stanze fatiscenti di quei caseggiati decadenti.
Non mancano giovanottoni trans, nè i negozi dei cinesi con le loro improbabili luci blu.


 A mò di gazzetta cittadina, cartelli comunali? invitano la cittadinanza a non alimentare con sporcizia e mangime la già poderosa fauna di roditori che in questi vicoli fanno la pacchia!
Più avanti sempre attaccati ai muri manifesti in ciclostile a rivendicare una sollevazione popolare contro il tentativo di svendere l'anima del quartiere alla speculazione immobiliare - inclusi alcuni palazzi storici del 600 e 700 - spacciando l'operazione con una riqualificazione dell'area.



Via del Campo si sviluppa in salita proponendo un percorso turistico tra i vicoli verso locazioni di prestigio:
la Chiesa di San Siro, l'Accademia di Belle Arti, il palazzo dei Doria.Alcuni forni qui sono rinomati per la migliore "focaccia genoana". La strada sfocia alla piazza del Palazzo Ducale: bella la facciata, deludente l'interno, occupato com'è da uffici comunali e amministrativi e punti di ristorazione.

Poco più avanti la famosa Via Garibaldi con i sontuosi Palazzi delle storiche famiglie Genovesi: i Parodi, i Doria, il Palazzo del Podestà. Sarebbe bello visitarne gli interni con i saloni affrescati, ma la perniciosa  e perdurante mancanza di pecunia e l'ora tarda - sono ormai le due del pomeriggio - suggeriscono di desistere. mi avvio perciò a visitare il simbolo della città : La Lanterna, e lo faccio nel modo meno indicato: a piedi.
Il faro infatti è lontano dla centro dove mi trovo e non facile da raggiungere.









Un parco costruito ad hoc con cartelli esplicativi e fotografie dell'epoca, ne raccontano la storia.
La cosa difficile è immaginare che là dove ora c'è il cemento- che imprigiona perfino gli scogli residui su cui
era stata costruita la Lanterna - una volta c'era il mare!










 Uno sguardo dall'alto ai cantieri e al lavorio frenetico dei moli visibili a perdita d'occhio fino alla zona opposta dell'Acquario, dà la misura della vastità e dell'importanza del porto di Genova.
All'uscita dal parco una scritta sulla facciata di una costruzione indica che lì ha sede la storica e combattiva cooperativa dei Camalli, i lavoratori portuali.





 La passeggiata serale, motivata dalla voglia soddisfatta a pieno di un bel gelato, mi porta fin su alla Porta Soprana, l'altra porta delle vecchie mura medioevali, alla zona della movida , intorno alla suggestiva Cattedrale di stile pisano. Meno interessante invece- forse anche un pò pericolosa - la zona prospiciente il porto: anche la mattina il giro sotto i portici non era stato esaltante.















 Il ritorno in Ostello, questa volta in autobus, dura oltre quaranta minuti, rivalutando l'impresa a piedi del giorno prima. Saluto i compagni di stanza e Buonanotte!.
     
      



























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