Cos'è che li fa MUoverE ?

Chi avrebbe detto che una attività così semplice e spontanea - si cammina prima ancora di connettere verbo- poteva determinare una occasione di aggregazione, il ricostituirsi di antiche frequentazioni,risvegliare la voglia di stare insieme e condividere le emozioni di piccole avventure.Eppure guardateli con gli zaini in spalla ripieni di sorprese, attrezzature più o meno consone alla bisogna - animati da spirito di conoscenza, inerpicarsi per boschi e pendii alla scoperta del mondo che li circonda.

Ed allora ci si chiede cos'è che li spinge ad andare ed andare ed andare, cosa cercano, quali le motivazioni.Come al solito è meglio non porsi mai troppe domande:le risposte potrebbero essere deludenti banali scontate.....volgari! Lasciamoli camminare....Non ci interessa dove e perché.

Ci preme che vadano, che vadano ma che vadano pure a...Ecco, appunto!

Brahamana V sec. a.c - Indra esorta Rohita

Non c'è felicità per chi non viaggia, Rohita!
A forza di stare nella società degli uomini,
Anche il migliore di loro si perde.
Mettiti in viaggio.

I piedi del viandante diventano fiori,
la sua anima cresce e dà frutti,
ed i suoi vizi son lavati via dalla fatica del viaggiare.
La sorte di chi sta fermo non si muove.
Allora vai, viaggia, Rohita!
Indra esorta Rohita - (dai Brahamana V Sec. a.c.)

giovedì 14 febbraio 2019

Il IV Viaggio - Spagna Marocco - Seconda

19 Luglio 2015 - Valencia

Quando scendiamo per la colazione, nelle camerate da otto letti - stanzoni su corridoi su tre piani -
non c'è più nessuno e le inservienti hanno già iniziato il loro giro di pulizie.
Giu' nella saletta accroccata invece c'è ancora qualcuno. In mezzo a lenzuola ammonticchiate e ragazzi in attesa del check out, prendiamo la nostra colazione inclusa: caffè o latte dalla macchinetta, anche questa appoggiata sulla scrivania di reception, e companatico residuo.
Tuttavia, nonostante l'apparente, o reale,  confusione il posto è sufficientemente pulito, centrale e costa poco.Decidiamo di confermare per altre due notti: avremo la possibilità di visitare Valencia e
i dintorni.

Quando usciamo dal vicolo l'orologio dice che sono oltre le dieci ma la luce del sole è ancora... bianca ed illumina di netto il vicolo che appare addormentato. In realtà ancora non del tutto svegli forse lo siamo solo noi perchè all'incrocio con il viale principale la vita della città scorre frenetica
in tutti i suoi componenti persone traffico negozi tram e ambulanti, turisti e biciclette chioschi e mercati di verdura, ristoranti e tapas, tutto caricato a molla come ogni mattina.
Ci immergiamo anche noi nella rappresentazione.
Perfino la luce sembra più accaldata, i colori più accesi, l'aria più fumosa. 

Siamo proprio nel centro della Ciutad Vella. Il ragazzo dell'ostello ci ha dato una piantina con un itinerario a piedi che partendo dalla placa de La Porta del Mar dove ci troviamo, attraversa i punti
più significativi del centro storico dalla Plaza de La Reina alla Plaza de La Virgen con la cattedrale fino alle Torri di Serranos. Ci segnala anche il museo di arte moderna IVAM ed il Mercado Central, ma, pur seguendo i consigli, ci aggiriamo indolenti perlopiù seguendo l'istinto ed il flusso della gente.

Nel pomeriggio tornando verso l'ostello ci imbattiamo in un gruppo di suonatori di strumenti a fiato.
Ci fermiamo ovviamente per l'ascolto e dopo preparativi prolungati inizia il concerto a cui assiste
un pubblico alquanto numeroso.
La sera, dopo esserci cambiati, torniamo verso la piazza de La Reina ed assistiamo ad uno spettacolo di fuochi d'artificio, parte degli eventi dell'estate valenciana. 


20 Luglio 2015 - Valencia 

Valencia è una città medioevale, ma prima ancora è stata un insediamento di soldati romani.
Dopo un periodo di decadenza la città rifiori sotto i Visigoti  che furono successivamente sconfitti
nel 770 dagli arabi i quali diedero alla città "definitivo splendore" facendola diventare una capitale importante. Finalmente nel 1200 fu conquistata dal re cristiano Giacomo I, e nei secoli successivi
diventò un porto commerciale importante del Mediterraneo.

La città vecchia conserva nei suoi vicoli intricati, in particolare nel Barrio del Carmen, l'architettura  arabeggiante e la torre araba millenaria. Arriviamo distrattamente nell'assolata piazza della cattedrale
con il palazzo Arcivescovile e il Palacio de La Deputation del Reino, oggi palazzo della Comunità Valenziana.  Cerchiamo riparo dal sole in uno dei tanti vicoli e veniamo attratti dalle insegne di alcuni Rent a Bike. Senza dirlo, affittiamo la bici per due giorni e poco dopo siamo liberi e giocondi sui viali che portano al mare! avremo tempo per visitare la Valencia antica, ora via verso il mare.

L' italiano con cittadinanza svizzera Ernesto Bertarelli  patron di Alinghi, ultimo vincitore della America's Cup, la più prestigiosa e costosa regata per barche,  nel 2007 doveva scegliere il campo di regata per difendere il titolo contro i contendenti, tra cui Azzurra, il team italiano.
I siti prescelti erano tre: Napoli e Palermo in Italia, Valencia in Spagna. 

Bertarelli è un imprenditore multimiliardario con soldi non suoi (anche se ha contribuito alle fortune dell'azienda). E' stato infatti amministratore delegato della società farmaceutica Serono.
Curiosa la storia della Serono: fondata nel 1903 dallo scienziato Cesare Serono, lo stabilimento è quello sul ponte Casilino a Roma, fu rilevata nel 1936 dal nonno di Bertarelli che, entrato in azienda come contabile, divento' il braccio destro del fondatore e poi il propietario della società.
Ernesto successe al padre nel 1993 come Ceo e mantenne la carica fino al 2006, quando vendette la società alla multinazionale Merck. La sede era stata trasferita da Roma in Svizzera già dagli anni '70.
Oggi lo stabilimento Serono sulla Casilina è diventato un albergo!

Le caratteristiche che avrebbe dovuto avere il sito di regata prescelto dovevano essere di capacità logistiche e ...di vento. Per il vento fu preferita Valencia che all'epoca non aveva niente, ma la municipalità si era impegnata a costruire tutte le infratrutture necessarie in tempo per la regata.

Nel nostro precedente viaggio in macchina in Spagna negli anni '90 eravamo transitati sulla costa di Valencia e mi aveva fatto l'impressione di una città del dopoguerra: case basse e povere, prospicienti una immensa distesa di sabbia: una spiaggia poco frequentata con ai margini accenni di urbanizzazione abusiva di villette per vacanze. Quello che non scorderò mai però è la Paella Valenciana  di pesce e crostacei che avemmo la fortuna di mangiare in una trattoria sulla spiaggia.
La migliore paella mai mangiata servita, dopo una lunga attesa, nel caratteristico padellone nero.

Un lungo viale rettilineo ci stava portando verso il mare di cui si sentiva già l'aria.
Superato un quartiere periferico e malconcio, siamo arrivati proprio nei cantieri della regata, ora diventati deposito di scafi inservibili, tra gli altri la nostra Azzurra, coperta a metà da un telo sfilacciato : la darsena dell' America's Cup costruito, ma separato, accanto al Porto commerciale.
L'aspetto di trascuratezza di quegli spazi immensi in cui la marina era una comparsa,
sommersa dal cemento, ed in cui l'eco del glamour esclusivo dei vip si era spenta da parecchio, le poche macchine parcheggiate,  alcuni operai al lavoro, un club di lega navale all'apparenza misero e squallido, restituivano un'immagine di abbandono.

 Il Turia e' un fiume che fino alla metà degli anni cinquanta scorreva all'interno della città.
In seguito ad una piena che sommerse metà della città. la municipalità decise di deviare il corso del fiume per gli otto chilometri che scorrevano dentro Valencia e nel suo letto costruirono il polmone verde della città! un percorso sinuoso che attraversa tutta la città fatto di installazioni ludiche per grandi e bambini, musei, punti panoramici, e una pista ciclabile che corre per tutto il percorso.
Si accede scendendo dai ponti, o attraverso le scale o dalle rampe. Una idea veramente brillante!

Vedevamo tutta quell'animazione dall'alto, gente in bici, a fare jogging, a prendere il sole.
Con il mio inglese maccheronico ho chiesto ad alcuni ragazzi cosa fosse e come si scendesse, ma non capivano e mi facevano sorrisetti ironici, finchè non è intervenuta Fra a togliermi dall'imbarazzo.
Attraversiamo un ponte e quindi giu'.

Siamo rimasti nel parco fino a sera quando ci sarebbe stato uno spettacolo
di musica e cabaret condotto da una prosperosa spagnola molto amata dal pubblico.
Al ritorno all'ostello abbiamo trovato all'interno il posto per parcheggiare le nostre bici: l'esperienza avuta ci faceva temere per una replica.


21/7/2015  Valencia - Javea

Anche oggi è una magnifica giornata di sole.
Con le nostre bici scendiamo subito verso il parco del Turia
Correndo con le bici verso il sole, quasi inaspettatamente,  siamo arrivati nell'area denominata la Città delle Arti e della Scienza, una serie di costruzioni avveneristiche disegnate  da Calatrava - il famoso architetto - divisa in più sezioni : il Palazzo delle Arti Reina Sofia; l'Umbracle un percorso in legno di circa 300mt  con punti panoramici da cui si può ammirare la Città della Scienza; l'Hemisferic - una  costruzione incredibile che riproduce un mezzo occhio - in cui ha sede il planetario; il museo della Scienza vero e proprio; l'Oceanografic, il più grande acquario d'Europa; l'Agorà.

Purtroppo la nostra ignoranza, e la nostra ...poca propensione a spendere, non ci ha permesso di visitare a fondo e soprattutto all'interno quelle strutture con le loro preziose installazioni.
Inebriati dal sole e dalla bellissima giornata e dal posto ci siamo limitati a prendere foto di quelle magnifiche costruzioni in particolare della riproduzione gigante della terra e della luna.
Ci siamo spostati sulla lunga spiaggia valenciana ingombra di gente e ombrelloni:
non particolarmente attrattiva. Abbiamo trascinato le bici sulla sabbia, come altre d'altronde,ma non potevamo lasciare incostudite,così solo Fra si è bagnata.

Siamo tornati a restituire le bici e abbiamo bighellonato un po' per Valencia:  Francy si è voluta togliere la soddisfazione di comprarsi dei legging a cui era due giorni che faceva la posta! Con l'occasione anche una blusa, d'altra parte doveva ricostituire il guardaroba.

Siamo tornati poi alla stazione per prendere il trenino per l'aereoporto : avevamo deciso che da lì in poi avremmo usato la macchina, prenotata alla Hertz. Lì ho intavolato la solita discussione con la ragazza del desk che voleva usare la carta di credito per la cauzione: il contendere era che non eravamo stati avvisati al momento della prenotazione, ma sapevo che quella era la procedura.

Siamo partiti, con Francy alla guida con il sole ancora alto :  la meta di questa sera è l'ostello di Javea, una località che credevamo sul mare.
La superstrada, sempre deserta, si insinua con curve ardite e viadotti in mezzo alle montagne.
E' questa una caratteristica della costa spagnola, la Costa Blanca, con formazioni montagnose che incombono e scendono quasi a precipizio sul Mediterraneo : è il parco naturale del Montgo'.
In questa zona non ci sono discese a mare se non in alcune piane come appunto a Javea.
Mi viene da pensare che il fatto di non avere più le bici è stato un po' una salvezza perchè non saremmo mai stati in grado di affrontare queste salite e....queste strade: non ci sono infatti centri abitati lungo la costa e l'unica strada che collega alcune cittadine a distanza è questa superstrada molto pericolosa oltre che faticosa. Avremmo dovuto deviare verso l'interno con ulteriore, e forse
da noi non affrontabile, fatica.

Quando arriviamo nella piccola cittadina, sembra tutt'altro che una località marina: la strada si inerpica e le viuzze intricate terminano in una grande piazza rettangolare proprio sopra l'ostello.
Francy mi lascia l'incombenza del parcheggio che non c'è, o meglio c'è solo nel  parcheggio pubblico interrato....a pagamento.
Sono arrabbiato per due motivi: il primo è che per entrare nel parcheggio devo rifare il giro delle stradine a senso unico, il secondo è che non mi lascio scappare l'opportunità di polemizzare con il custode del parcheggio.

Forse l'arrabbiatura dipende anche dalla stanchezza e dalla fame, e dal fatto che siamo arrivati
di sera e fuori dalla zona commerciale, dove contavamo di comprare qualcosa per la cena.
Fortunatamente l'addetta all'ostello ci consente di mangiare alcune rimanenze della loro cena:
un ottimo pollo con patate arrosto che mi risolleva fisico e morale. Fra come sempre schiva, dopo
qualche patata, preferisce il te!
L'ostello è un edificio storico rimodernato ed adattato. Ci sono molti giovani perchè in quella zona si praticano molti sport di mare. Dormiamo in stanze separate. Io bene.


 
22/7/2015 -  Javea - Elche 

Siamo come solito gli ultimi a lasciare l'ostello.

Ancora una magnifica giornata, resa ancor più abbagliante dalla comodità della nostra Pandina.
Veramente l'abbaglio erano anche, e soprattutto, gli scorci che la vista del mare che sbucava
dalle curve della superstrada - praticamente deserta - ci regalava.

Alla ricerca di spiagge solitarie abbiamo lasciato la strada principale e ci siamo addentrati in una
stradina ben presto diventata sterrata. In realtà sembrava più campagna che mare: alcune costruzioni
sembravano più stamberghe di contadini che ville. Il dubbio di non aver fatto una buona scelta
ci fu confermato da un contadino in trattore che ci informo' che "sì laggiù c'è il mare"  ma non era proprio un bel posto per il bagno.

Il bel posto per il bagno però l'abbiamo trovato poco dopo essere ritornati sulla superstrada.
Un punto panoramico su un isolotto con una serie di pini a fare ombra e gradini per sedersi.
Il via vai per un viottolo a lato e le macchine parcheggiate ci hanno indotto a guardare meglio:
il viottolo terminava in una spiaggia di grossi sassi in una caletta con un mare color smeraldo! e neanche tanta gente. Siamo scesi pure noi ed abbiamo trascorso lì il resto della giornata in mezzo a qualche gabbiano: l'isolotto che si vedeva da sopra era al centro di due speroni di roccia che chiudevano la baia: un paradiso.

Siamo nella zona del Capo de La Nao. Da lì in poi la costa si abbassa e si susseguono per circa una cinquantina di chilometri le spiagge super urbanizzate dei Valenciani : è la costa Daurada e purtroppo
non è più un bel vedere. Tiriamo dritto lungo la statale con l'intento di fermarci ad Alicante, dove arriviamo nel tardo pomeriggio....ma non ci fermiamo. Per due motivi: il costo presunto degli alberghi e la bruttura della zona industriale che stiamo attraversando.

Decidiamo percio' di andare oltre alla ricerca di un paesino ma c'è un problema: il cell di Francy che usiamo come navigatore e booker per gli alberghi si sta spegnendo. Dobbiamo trovare un posto per ricaricare, quindi usciamo dalla statale in prossimità di Elche e siamo fortunati ad incrociare un McDonald's dove possiamo ristorarci e contemporaneamente allacciarci e cercare un ricovero per la sera. Il più economico è a pochi chilometri indietro El Altet.
Siamo sempre in zona mare, ma il nostro hotel e' piùche altro un motel. Siamo stanchi e d'altra parte il posto, seppur in un luogo brutto - sembra una periferia in costruzione - è pulito e moderno.
Decidiamo che va bene.     


23 Luglio 2015   - El Altet   - Almeria

La colazione è inlusa e la consumiamo nella sala pranzo dell'hotel. Niente di particolare ma sufficiente. Chiediamo alla reception lumi sulla zona: ci da una cartina......disegnata a mano!!! a conferma che ancora troppo organizzati non sono.

Seguiamo la cartina per un market dove prendere l'acqua e il pane.
La zona è famosa anche per essere un sito archeologico. A pochi chilometri da Elche - di cui ricordiamo solo una strada centrale che si alza in una erta salita per poi ridiscendere con la stessa pendenza - infatti si trova l'insediamento de L'Alcudia con scavi risalenti al IV secolo a.c. ed all'epoca romana. Qui è stata ritrovata una scultura di donna - la Dama D'Elche- un tempio iberico, le fondamenta di una casa romana e una chiesa paleocristiana

Ci avventuriamo per una strada secondaria che porta verso l'interno.Polverosa e assolata.
E' vicina, ma non si arriva mai: è fuori una cittadina di campagna, Alzabares, e quando arriviamo
siamo piuttosto delusi nel trovare una costruzione moderna sede del museo. Per di più è a pagamento!
E questo per me è insopportabile perchè di turisti non ce ne sono, ma di addetti con qualifiche varie
quattro o cinque. In più la Dama d'Elche non si trova lì!
Il museo, e gli scavi, sono finanziati da un progetto UE e gestito dall'Università di Alicante.

Non mi piace. Non mi piace di pagare per vedere quattro vasi di scarsa importanti e ruderi difficilmente leggibili. Non mi piace che questi spagnoli si facciano finanziare iniziative così poco rilevanti. Non mi piace che al contrario noi non siamo capaci di usare i soldi UE. E quando una cosa non mi piace divento polemico. Francy mi tira via ma nel tragitto di ritorno mi riprometto di inviare una lettera - cosa che non avrei più fatto - alla fondazione per chiedere: Quanto costa il mantenimento del sito e del personale. Quanti visitatori per anno hanno. Di questi quanti sono i lavoratori e gli studenti - a cui dicono di riferirsi. Quanto è l'ammontare del finanziamento che hanno ricevuto. Da quanto tempo hanno scoperto il sito.

Ritorniamo sulla statale direzione Almeria.
La strada è lunga quasi 300Km e Francesca si mette alla guida.
Percorriamo la superstrada E15 che si sviluppa attraverso le montagne della Murgia, un continuo su e giù, che ogni tanto regala degli scorci panoramici vista mare da 2000mt! come quando superiamo il
Capo de Gata uscendo dai monti con il sole già tramontato.
Certo non avremmo mai potuto fare quelle strade in bicicletta!

Arriviamo ad Almeria, dove abbiamo l'albergo prenotato, che è buio. La strada che prendiamo per
l'albergo è un senso unico in salita di alcuni chilometri: il pensiero è che se sbagliamo strada dovremmo rifarcelo tutto da capo. Per fortuna la salita termina in una piazzetta dove, guarda caso, c'è l'albergo che avevamo prenotato: Nuevo TorreLuz! E' un albergo a 4 stelle, ma per il prezzo che paghiamo con l'offerta su booking, a noi ci toccherà una dependance.
In realtà è l'edificio adiacente all'albergo ed è probabilmente la parte non ancora restaurata ma in buone condizioni. Anche la camera è grande, con un ampio bagno.

Scarichiamo e io vado in cerca del parcheggio perchè tutta la zona è off limits alle macchine.
Poco più avanti trovo un posto; mi accorgerò il giorno dopo che anche quella era zona vietata e mi ritrovero' con la multa.
In albergo invece la miss, dopo essersi restaurata, s'è inventata una cena con i fiocchi: una insalata ricca con pomodori, ovoline salmone prosciutto ecc....Abbiamo una sola posata ed io devo usare un
grissino. Che goduria! 


24 Luglio - Almeria - Malaga

Consumiamo la colazione nella sede centrale dell'hotel. Sono già passate le dieci e decidiamo di
lasciare i bagagli e la macchina per andare a visitare l' Alcazaba a piedi, poco lontano.
Posta in posizione collinare con alle spalle i monti della Sierra e di fronte il luccicante Mediteraneo,
l' Alcazaba era una fortezza, molto grande per dimensioni, solo quella di Malaga è più grande, parzialmente distrutta nel 1500 da un terremoto.
L'architettura araba, sempre alla ricerca di accorgimenti costruttivi che consentano il riparo dal sole e la ricerca della frescura e dell'ombra, alterna cunicoli stretti ed intricati a stanze con ampie volte,  viuzze labirintiche a larghi giardini sempre ornati da fontane zampillanti. Il gioco buio sole improvviso ed il colore rossiccio dei mattoni con cui è costruita l'alcazaba rende l'atmosfera.... un po' polverosa, anche perchè è - credo io - in restauro continuo.

Il panorama è molto bello perchè proprio sotto di noi e fino al mare si stende il cosiddetto quartiere arabo una distesa ordinata di casette basse bianche; dall'altro lato una prateria brulla in cui si prolunga la merlatura della fortezza.

Per qualche motivo abbiamo occasione di litigare anche qua per cui la visita si svolge separata, salvo poi ricongiungerci per le fotografie all'uscita.
E' mezzogiorno da un pezzo quando andiamo a recuperare la macchina e, come mi  aspettavo, non poteva mancare la sorpresina: il parcheggio era libero fino alle 7,00 !

La strada fino a Malaga, nostra prossima tappa, è tutta parallela al mare, perciò non ci facciamo scappare l'occasione ed alla prima uscita eccoci in costume e ombrellino (quello ce lo siamo sempre portato dietro: unica cosa che non c'hanno rubato!). Veramente usciamo anche per il nostro spuntino.
Il paesino, potrebbe essere Roquetas del mar, sembra addormentato: sono quasi le tre e la temperatura non perdona.
Una piazza circolare il porticciolo e poi piu' avanti un marciapiede ornato di verdura che porta alla spiaggia libera. Non c'è tantissima gente, e più di uno sta consumando il panino. Anche vestito.
La risega della spiaggia opposta al porto ha un acqua smeraldo! separata da un molo dal mare aperto.
Francesca nuota e come solito si allontana, lasciandomi sempre in ansia.
Meno di una mezz'ora e la spiaggia si riempie, anche il mare con bambini e grandi che schiamazzano
e smuovendo l'acqua smorzano lo smeraldo. Il calore del sole rende l'aria liquida...sembra di stare nel deserto. Restiamo fino a che il sole passa dall'altra parte.
Non è tardi ma la strada per Malaga è lunga! L'avventura sta diventando una bella vacanza.
 


e proprio sulla spiaggia sotto il sole cocente
un chiosco d'altri tempi con due tavolinetti offre per pochi euro la degustazione di un piatto di alici
(o meglio sarde) alla brace ed un bicchiere di vino bianco ghiacciato! Che goduria. La miss, dopo avermi sospinto, si aggrega.

Arriviamo a Malaga di sera. Abbiamo prenotato ma non sappiamo come andare ed il nome dell'ostello: il cell di Fra s'è scaricato e non possiamo recuperare booking. Ci rivolgiamo al portiere di un albergo sui grandi viali, che ci indica anche come arrivare: l'ostello infatti è proprio all'interno dell' Alcazaba e ci si arriva a senso unico. C'è traffico e confusione di gente ma siamo fortunati: ci fermiamo per chiedere info ma l'ostello è proprio lì, a due passi sul viale pedonale. Scarichiamo i bagagli e vado a parcheggiare (solo in garages, a pagamento, ma perlomeno siamo sicuri).

L'ostello Alcazaba Premium Hostel, è in posizione perfetta per la visita della città vecchia: è al centro della movida, e l'unica cosa che temiamo è che sia sporco e rumoroso. Tutto il contrario. E' una struttura rimodernata pulita, sorvegliata e  isolata acusticamente.
Abbiamo tempo per ristorarci e andare a cenare.

Tutta la zona è pedonale e riempita di locali localini e localetti dove una gioventù vociante, ma quanti so?, pullulano, si accalcano bevono, si spostano: è ai margini dei viali sul mare ma sembra un altro mondo. E' la famosa movida. tutto normale.
Anni prima quando eravamo venuti con loro piccoli, una quindicina d'anni fa , c'era la Ferja de Malaga, la festa dell' Assunzione del 15 Agosto, la festa più importante di tutta l'Andalusia.
Uomini ubriachi con boccali di vino in mano; donne con vestiti popolari a ballare il flamenco per le stesse strade e per le stesse cantine che stavamo percorrendo ora - forse allora meno sofisticate: mi avevano dato l'idea di un baccanale, un po' zingaresco - gitano - un po' volgare.

Adesso tutto più omologato e ..... rassicurante!

25 Luglio - Malaga 

Il posto ci piace e chiediamo la disponibilità per un giorno in più.
Abbiamo dormito in stanze separate. Francesca con la sua intraprendenza ha scoperto il roof garden
all'ultimo piano. Saliamo con l'ascensore. Un Bar ristorante con vista dal'alto: molti stanno facendo colazione.

Andiamo al mare. A piedi. Ci sono varie spiagge, e quella che scegliamo noi non è vicinissima.
Siamo organizzati per il picnic. Ci manca l'acqua. La spiaggia è libera e grande: ha due versanti
e l'acqua ancora una volta è pulita e trasparente. C'è molta gente che va e viene: è sabato ed è pieno di famiglie: non è diverso da una domenica a Ostia con le lasagne sulla spiaggia.

Restiamo tutto il giorno a rischio scottatura.

La sera ci godiamo ancora di più la passeggiata per l'Alcazaba, all'uscita la Cattedrale illuminata, ma persa la sorpresa del giorno prima non troviamo tra i tutti un posto degno per noi! Alla fine al terzo turno ci accomodiamo fuori un ristorante molto affollato: non mangiamo male.


26 Luglio Malaga - Estepona     

Oggi facciamo i turisti. Vorremmo visitare l'Alcazaba e il Museo di Picasso .
La giornata è luminosa e gruppi di turisti ci precedono da ore. Noi siamo comodi.
Saliamo su fino all'ingresso ma poi, pensandoci bene, visto che è a pagamento ci ripensiamo
e soprassediamo..... Scendiamo piano piano verso i viali alberati ed immancabilmente verso il mare.

Niente da dire, la camminata sotto il sole con niente da vedere, ci affatica e innervosisce.
Riprendiamo la macchina e ci avviamo verso sud.
La superstrada qui costeggia il mare e le cittadine che si susseguono senza soluzione di continuità: è la famosa Costa del Sol, purtroppo a mio avviso deturpata irrimediabilmente dai fittissimi grattacieli: funghi di cemento che chiudono la vista del mare ed a niente valgono le rotatorie fiorite, le piste ciclabili, le vie con negozi di marca.

Ci fermiamo per una sosta a Marbella, ma il cemento e l'asfalto non ci convincono. Riprendiamo
la marcia, ci fermiamo ad uno dei pochi market lungo la strada: è il punto alimentare di un villaggio vacanze! si perchè i grattacieli fronte mare hanno spodestato camping e villaggi che adesso sembrano squallide residenze vacanziere, tagliate in mezzo  dalla strada che in alcuni tratti è anche piuttosto trafficata.  .

Il sole è tramontato e siamo vicini ad Estepona.
Usciamo, ma per arrivare alla cittadina c'è da percorrere un lungo tratto, una specie di tangenziale
che costeggia un canale, o un fiume, fino al mare.
L'albergo Hostal del Pilar è in una piazzetta proprio in centro.
E' un po' datato: la hall sembra la stanza di una casa ingombra di giochi e salvagente; anche i proprietari che ci accolgono distrattamente, un lungo allampanato, non si comportano come degli albergatori ma come se fossimo di famiglia.

Anche la camera non è un granchè, ma si sente l'atmosfera vacanziera.
Scendiamo e passeggiamo sul lungomare, è buio ed il mare non si vede ; sembra una piccola Rimini, con la sequela di negozietti con le luci bianche e la merce esposta all'esterno, ed una marea di gente che va e viene. Lasciamo la macchina in uno sterrato poco lontano dall'arteria centrale: deve esserci
qualche evento perchè lo sterrato è ingombro.   


27 Luglio 2015

La colazione non è inclusa nel prezzo della stanza, per cui ci concediamo una colazione seduti al
tavolinetto del bar nella zona all'ombra della piazzetta, di fronte al palazzetto bianco con balconcini in ferro battuto, tipici andalusi, dell' Hotel e degli altri palazzetti che circondano una ampia aiuola
centrale: la piazza è in lieve salita e l'insieme appare come una scenografia studiata appositamente per una piece teatrale.

Il rito della colazione al bar è una prassi diffusa perchè tutti i tavolini sono occupati ed i camerieri
si affannano con i vassoi: noi abbiamo chiesto dei croissant e dello yougurt. Ottimo.
Completamente a nostro agio ci regaliamo una passeggiata per le viuzze dello shopping: compriamo il caricatore del cell per Francy, prima di andare al mare.

Anche qui il lungomare è prospiciente alla spiaggia, libera, asfaltato con la pista ciclabile e con panchine in marmo. Tutto pulito ed ordinato. Anche il mare è pulito. 

 Proprio sulla spiaggia sotto il sole cocente un chiosco d'altri tempi con due tavolinetti offre per pochi euro la degustazione di un piatto di alici (o meglio sarde) alla brace ed un bicchiere di vino bianco ghiacciato! Che goduria. La miss, dopo avermi sospinto, si aggrega.
Si sta proprio bene.

Per qualche motivo mi si è gonfiato un piede: le scarpette che avevo comprato per alternare i sandali, mi entrano appena. Dopo cena decidiamo di andare al pronto soccorso: l'ospedale è verso la sierra, non troppo lontano. Purtroppo dobbiamo aspettare un bel po'. Quando mi chiamano è l'una!
Una infezione che passerà con una cremina antibiotico.


28 Luglio 2015

Ancora una mattina luminosa. Francesca si è innamorata del posto e della piazzetta e vuole che
le scatti delle foto che non andranno mai bene.
Siamo pronti per .....traversare le Colonne d' Ercole.
Perciò ci mettiamo in viaggio tutti eccitati. Contiamo di essere ad Algeciras per l'ora di pranzo.

Lungo la strada un box per la vendita dei biglietti del traghetto per Tangeri. Ne approfittiamo per evitare file e disguidi. Abbiamo il tempo di dare un passaggio a due ragazzi inglesi con sacco in spalla che continuano per Cadice. Arriviamo al porto che con percorso guidato ci fa arrivare al terminal.Dobbiamo riconsegnare la Panda, ma della Hertz nessuna traccia.

Scendo per chiedere informazioni ma nessuno sa niente: lì in porto non ci sono compagnie di noleggio.Leggiamo meglio il contratto ed il sito di riconsegna è al Novotel di Ageciras!
Dobbiamo rifare la strada a ritroso per uscire dal porto e poi chiedere informazioni per l'hotel,
che è fuori di Algeciras verso il monte.   

Abbiamo già perso più di mezz'ora per trovare l'agenzia che è all'interno della hall den Novotel, ma soprattutto è lontano dal porto: come facciamo a tornare? Sono idrofobo e lo divento ancora di più
quando la tizia vorrebbe addebitarci il carburante che manca, meno di una tacca! Francesca si
accolla l'onere di andare a cercare il distributore che dovrebbe essere li' vicino. Io pretendo che
la Hertz ci paghi una navetta per tornare in porto per imbarcarci, ma la tizia dissente il massimo che
può fare è chiamare un taxi. Forse non ci capiamo, ma il taxi dopo due minuti arriva ma Francesca
non si vede. Il tassametro continua a girare.

Me la prendo con l'addetta della Hertz. Quando torna Francesca e chiudiamo la pratica è passata un altra mezz'ora che il tassista giustamente pretende.Ormai il traghetto è perso, troppo tardi.
Il tassista si offre di accompagnarci a ............ dove forse riusciamo a prendere un altro traghetto.
Ci costerà altri 39€ ma è l'unica soluzione per non dover rimanere un altra notte in Spagna: perderemmo anche i soldi dell'hotel a Tangeri!
Dopo una corsa per una strada tutta curva con panorama bellissimo sul mare, il sole del primo pomeriggio, arriviamo per un pelo......Sono quasi le tre ma siamo sul traghetto per il Marocco.

Francesca non vorrà che faccio a nome suo alcuna denuncia per il comportamento della tizia herziana


       







     





venerdì 11 gennaio 2019

Il IV Viaggio - Spagna e Marocco

Il IV Viaggio – Spagna e Marocco 

Fatta l'Italia, fatta la Germania, una idea di itinerario stimolante aveva attirato la mia immaginazione e, nella fase meno faticosa, quella in cui la mente ti fa volare ed elimina le distanze 
qualsiasi meta sembra a portata di mano, pensare di arrivare in Marocco prima lungo  la costa mediterranea della Spagna e quindi attraversare lo stretto di Gibilterra a Algeciras : sarebbe stato il viaggio di quest'anno! 

Il giro delle Città Imperiali , Meknes Rabat Fez ed infine Marrackech, era una meta che vagheggiavo da tempo, da quando ne avevo letto e visto foto su una rivista  che favoleggiava di tempi d'oro!
L'idea era di fare la costa spagnola in bici, un paio di tappe facili lungo l' Atlantico africano, ma poi affidarsi a operatori locali che ci avrebbero guidato nella visita dei posti più interessanti.

Immancabile perciò il ricorso ad esperienze precedenti presenti sul web.

Una in particolare faceva al caso mio: un ragazzo che da Barcellona era arrivato a Malaga in bicicletta ed aveva descritto la sua impresa in tempo reale, ai suoi aficionados, tappa per tappa giorno per giorno. Ma le sue erano un po' troppo lunghe per le nostre possibilità ed inoltre aveva dei referenti locali a cui affidarsi. 
Quindi dovevo, come solito, progettare le tappe secondo i nostri ritmi valutare attentamente le difficoltà "orografiche" - le salite! - e fissare delle località da non mancare, prenotando in anticipo il soggiorno. Saremmo arrivati a Barcellona in nave  e da lì....Ritenevo che avendo fatto la costa italiana in giu ed in su, non avrei avuto difficoltà a fare quella spagnola, in realtà c'erano diversi punti impervi in cui la stessa guida che avevo preso a riferimento aveva fatto  con il bus: l'avremmo fatto anche noi alla bisogna!

L'altra metà del viaggio in terra marocchina, da Fez a Marrackech, l'avremmo fatta con il tour operator  Merzouga che dopo le solite ricerche sul Santo Web appariva il più affidabile e il meno costoso per un tour personalizzato che includesse il trasporto delle bici. 
Infine ritorno in volo dalla capitale più esotica : Marrackech.

 Perciò dopo la fase preparatoria eccoci pronti alla partenza.....differenziata!

Si, perchè la fanciulla ha deciso di godersi la splendida giornata di sole al mare, e di raggiungermi a
Civitavecchia al molo della Grimaldi che ci avrebbe portato a Barcellona.



11 Luglio 2015 - Roma Civitavecchia  

Contro tutto e tutti. Ecchessò 80 chilometri? Ormai sono esperto, l'ho già fatta, tranquilli. 
Anche se la nave parte alle 22, vorrei arrivare in anticipo per affrontare eventuali imprevisti. Non l'avessi mai detto! 
Parto in tarda mattinata e seguo la strada che sbucherà all'altezza di Torrimpietra sull' Aurelia, quindi Marconi, Magliana Ponte Galeria la Muratella Case Bianche e poi la deviazione per la statale. 
La stessa fatta anni prima.           .
Nonostante la bici ed il carico sistemato correttamente sento che faccio fatica a procedere.
Cerco di non esagerare ma poi mi rendo conto di avere la gomma posteriore sgonfia! 
L'avevo già vista e gonfiata ma evidentemente la camera d'aria era bucata e non ho quella di ricambio. 

Per fortuna con la bici a mano, riesco ad uscire sull'Aurelia e maggior fortuna Fabrizio dovrebbe essere in zona, anche lui al mare a godersi la giornata. Lo chiamo, mi appoggio al ciglio della strada, mi raggiunge, carica la bici e tutto il bagaglio che ho dovuto smontare; accompagniamo la ragazza alla casa al mare, ci avventuriamo per Cerenova e proprio all'ingresso troviamo un ciclista aperto.
Non ho soldi per pagare, lo fa Fabrizio. Vorrei sostituire la gomma e ripartire in bici, ma sono quasi le quattro e manca ancora tanto, acconsento ad essere accompagnato al Terminal a Civitavecchia:
che figura!

Non un buon inizio, ma mi metto subito al lavoro. Seduto su una panchina sostituisco la camera d'aria, la gonfio, la rimonto. Rifaccio il carico. Chiamo Francesca e la sollecito perchè anche se sono solo le sette il tempo vola, ho paura che non ci incontriamo, il terminal è un brulicare di gente di macchine e di Tir che hanno già iniziato le procedure di imbarco. Mangio. Vado a convalidare
il biglietto. Richiamo Francesca che sta arrivando, è al casello di ingresso al porto. Ci vediamo.

Arriva bella placida, con la sua solita sicumera, con la macchina dell'amica....che guida lei.
Si deve ancora preparare e sistemare le sacche con la meticolosità che le è propria, gira le corde a fissare le borse, poi c'è la borsetta da aggaciare al manubrio, guantini foulard e casco. Busta con i viveri. La mia ansia cresce ma è sommersa dal piacere di vederla.
Il sole sta ormai tramontando. Ci avviciniamo alla nave e abbiamo il tempo per le foto di avvio dell'impresa! Saliamo. Sistemiamo le nostre bici a fianco di quelle di un gruppo di spagnoli reduci dal giro della Sardegna ; le loro biciclette sono il doppio delle nostre per grandezza e robustezza ma noi siamo orgogliosi delle nostre: la mia Bottecchia fiammante e la sua Atala biammortizzata superperformante. Ora posso rilassarmi.

12 Luglio  - Civitavecchia Barcellona.  In navigazione.

La mia splendida mise indossata appositamente per la partenza s'è già ciancicata e impuzzolita.
Io stesso ho addosso il sudore della giornata e lo sporco di grasso. In fondo alla sala delle poltrone 
dove ci siamo sistemati in nave cè un bagno con le docce. L'acqua è fredda ma ottima per ripulirmi delle fatiche. Posso tornare a sedermi e cercare di dormire. 
La nave fa  sosta a Porto Torres prima della traversata: alle sei di mattina sono perciò tutti svegli e in giro rumorosi. Cerco di resistere, anche Francesca, ma dopo poco siamo fuori a fare la nostra colazione, in mezzo ad una confusione di grida e di movimenti. 
Hanno riempito la piscina ed i bambini sono tutti dentro a schiamazzare. Anche qualche adulto.
Sembra una minicrociera e Francesca è divertita. 

Arriviamo a Barcellona dopo il tramonto 
Sbarchiamo e ci avviamo verso il centro città non troppo lontano. Dobbiamo cercare l'ostello prenotato, risaliamo la Rambla come di consueto sempre pieno di gente. P.za Catalugna e poi 
a sinistra e a destra lungo gli ampi viali semivuoti delimitati da alti palazzi residenziali.
L'ostello è vicino alla stazione ferroviaria e lo troviamo facilmente. 
Sistemiamo le bici smontate in un garage e dopo aver cenato usciamo per un giro veloce.
Contrariamente all'immaginario,la Movida, la strada è piuttosto buia ed anche se non è molto tardi anche le insegne dei pochi negozi sono spente. Ci spingiamo fino alla stazione ma anche questa è semivuota e le informazioni che avremmo voluto avere le dobbiamo rimandare a domani.


13 Luglio - Barcellona - Sitges - El Calafell       

Condividiamo la stanza con una donna adulta, forse brasiliana, ed il figlio giovinetto : dovranno lasciare molto presto alle quattro e mezzo, non so per quale incombenza. Non me ne accorgo quasi.
Arriva la nostra ora e scendiamo a fare colazione. L'ostello è pieno.
Poi usciamo. Anche oggi la giornata è bellissima. Recuperiamo le bici e ci avviamo verso la stazione.
L'esperienza del web suggeriva di evitare il traffico di uscita dalla città e una salita micidiale, prendendo il treno e scendere ad una delle tante cittadine di mare che si susseguono tra Barcellona e Tarragona. L'abbiamo fatto scegliendo Sitges, terza o quarta fermata di un tragitto in equilibrio instabile sul moderno treno del mare.

La stazioncina è moderna e pulita, con una facciata di mattoni rossi stile fine ottocento 
Gli stalli per le bici all'uscita e l'ufficio del turismo a fianco ci consentono di lasciare le bici per una escursione veloce del paesotto. Non avremmo potuto immaginare cosa sarebbe successo!
Le stradine contorte acciottolate, i negozietti sugli stretti marciapiede con le mostre della merce tipica dell'estate, i ristorantini con tavoli e sedie ad ingombrare, l'aria assolata di festa, l'eccitazione della vacanza, la gente in ciabatte e le donne con i sopracostumi fantasiosi, tutto ci accompagnava nella discesa a mare di una tipica cittadina in piena estate, fino ad un attrezzato lungomare.

Non sarebbe stata nostra intenzione fermarci ma all'attrazione del mare non si può dire di no.   
Sono risalito perciò a prendere il costume alla fanciulla. Operazione evidentemente sorvegliata. 
Andata e ritorno veloce e bagno meritato anche se affollato.
Torniamo dopo poco più di un' ora: faccio una battuta infelice perchè si rivelerà vera. Le bici non ci sono più! Ci hanno rubato le bici, incredibilmente! Una cosa inaudita. 
Hanno portato via TUTTO, le borse con i vestiti, le medicine, gli occhiali di Baku, i cambi, la telecamerina, la tenda con il lettino....tutto! 

Vana la ricerca lungo le strade, vana una protesta all'ufficio del turismo che si è subito lavato le mani.
Vano il ricorso ad una pattuglia di polizia ferma a "presidiare" la piazza: non hanno visto niente, nè ci danno illusioni sulla possibilità di ritrovarle. "Sono professionisti, ...forse con un furgone...chissà dove sono ora----" si giustificano. Un bottino importante per il valore venale ma di più per la sensazione di essere stati violati nell'intimo. 

I gendarmi ci fanno perdere un sacco di tempo per stilare un verbale di denuncia inutile , portandoci dall'altra parte della città senza minimamente abbozzare una ricerca, nè allertare altre pattuglie.
Vili e formali loro. Vili i ladri. Mi ritorna in mente l'ammonimento della signora marocchina della palestra "in spagna rubano le biciclette". Non l'ho ascoltata, non avevo neanche la catena, anche se non sarebbe servita.

Torno a piedi alla stazione, mentre Francesca è con i poliziotti per la denuncia: allega due foto.
L'unica cosa che ci resta. Per fortuna avevamo avuto l'accortezza di non lasciare i documenti e le carte.  

Alla farmacia della piazza compro le medicine che mi servono: spiego cosa mi è successo ed anche se a prezzo pieno, non fanno giostre per le prescrizioni che non ho. Giro e rigiro per le stradine e i ponti
sotto la ferrovia nella speranza di ritrovare almeno le borse. Niente da fare. Torna Francesca.
Decidiamo cosa fare. Abbiamo un albergo prenotato a El Calafell, una località distante qualche decina di chilometri che avremmo dovuto raggiungere in bici. Ci arriveremo in treno!

I vagoni sono colmi dei vacanzieri pendolari con i visi rossi e accaldati e le borse gonfie di asciugamani: non riusciamo a spensierarci. Che facciamo adesso? Torniamo a casa ? Siamo senza niente, solo con i vestiti che indossiamo. Il treno arriva presto alla nostra destinazione. 
Una breve consultazione con gli autisti e saliamo su un autobus locale che ci porta all'albergo.
E' in periferia, in alto al margine delle montagne, dove c'è un castello. Nel tragitto penso che quelle salite non l'avrei potute affrontare. E' una zona isolata e periferica: che ci fa un albergo qui?

Ci accoglie una signora bionda straniera, ucraina. Le raccontiamo la nostra disavventura che non sembra impressionarla troppo, piuttosto si accerta che la carta di credito funzioni.    
Compriamo una bottiglia d'acqua. Lì fanno solo il breakfast: per cenare ci indica un paio di posti
lì intorno. Chiediamo uno spazzolino ed un dentifricio....
Finalmente ci possiamo docciare. Usciamo per mangiare. Ci sono due locali aperti, ma uno solo cucina: una specie di trattoria per bevitori di vino. Non abbiamo alternativa e ci accomodiamo in una saletta interna, che sembra la stanza di una casa con i giochi del bambino in terra e vociare da una parte all'altra delle.....stanze. 
Finalmente ci rilassiamo un po', anche perchè la situazione ha il suo aspetto comico.
Domani decideremo cosa fare.

Prima di andare a dormire facciamo un giro e scopriamo il perchè dell'albergo: 
il Castello de La Santa Cruz del X secolo domina un piccolo villaggio medievale con stradine acciottolate. Il rinnovato spirito esplorativo, accompagnati da una luna quasi piena, ci fa recuperare un minimo di normalità!        
   
       
14 Luglio 2015 - El Calafell - Tarragona

La mattina scendiamo con comodo: non abbiamo più la necessità di riservare il tempo a pedalare.
La colazione, che consumiamo nel piccolo spazio bar nell'atrio dell'albergo, è piuttosto frugale: caffè e cappuccino con un paio di marmellate in confezione. Ma non siamo in condizione di polemizzare.
Chiediamo info per un grande magazzino dove poter acquistare almeno le mutande.
La signora suggerisce di scendere per l'ampio viale che porta al paese di mare: oggi è giorno di mercato e a metà strada troveremo le bancarelle. Lì potremo comprare quello che ci serve.

La mazzata di ieri non potrà essere assorbita facilmente, anzi non lo sarà! 
Le recriminazioni e le accuse ( "la tua non aveva neanche la catena...") non ci faranno recuperare le nostre cose. Siamo stati imprudenti: era tutta la nostra casa e non avremmo dovuto lasciarla incostudita. Eravamo stati avvisati. Un comportamento superficiale e ingenuo.
  
Ma è una giornata calda e assolata e non abbiamo voglia di rovinarci la giornata e... la vacanza!.
Recuperiamo il buon umore e cerchiamo di far finta di niente. 
Non abbiamo deciso ancora cosa fare .Per ora scendiamo  verso il mare. Incrociamo il mercato, alimentare e mercanzia varia. E' un mercato popolare, i prezzi sono bassi, e la signorina comincia 
ad adocchiare qualcosa che ci potrebbe servire.
Il resoconto di Francy del prelievo di 60€: 
15€ Completino bianco; 12,50€ Zaino + folder ombrellino ......si perchè tra le cose rimasteci c'era l'ombrellino da spiaggia che se volevamo portarci appresso dovevamo farlo in modo comodo;
5€ pantaloncini papà; 11€ canottiera papà, maglia per me + maglietta per papà; 5€ pantaloncini blu francy; 7€ mutande + pigiama papà; 1,44€ pesche più ciliege. 

Scegliere e contrattare, con l'abilità linguistica della miss, l'allegria della scelta e dell'acquisto sono stati un altro passetto verso la normalità. Compiaciuti andiamo a mangiare qualcosa sulla spiaggia! 

Il lungomare è costituito da un lungo marciapiede che lambisce la sabbia , ampio e attrezzato con panchine in pietra e pista ciclabile: è una sistemazione recente, lo si capisce dai miseri alberelli appena piantati che non danno ombra, ma ordinata e pulita. Dall'altro lato della strada i negozietti di salvagente pinne e bracciali. La spiaggia è libera ed anche questa corredata con docce e reti di pallavolo.
Non c'è moltissima gente, ma è ora di pranzo, e d'altra parte la spiaggia è talmente ampia e lunga a vista d'occhio che c'è spazio per tutti. Il mare sembra l' Adriatico piatto e basso.

Restiamo fino al pomeriggio inoltrato: a Francy non basta mai.
Abbiamo deciso di proseguire con il treno fin dove possibile: ho già anticipato il pagamento di alcuni hotel, ma soprattutto l'acconto per il tour in Marocco e poi non vogliamo perdere la vacanza. Francesca si è perfino inventata una azione di crowdfunding via web che potrebbe consentirci di acquistare nuove biciclette e all'inizio riscuote anche un buon successo. 
La cittadina è carina e ...addormentata: sarà l'orario e il calore ma c'è pochissima gente in giro.
Non ci facciamo tentare dall'acquisto di un borsone ( che ci mettiamo?) ma non posso esimermi di entrare in farmacia per completare la scorta di medicine.

E' ora di andare in stazione: prossima fermata Tarragona/S.Vincenc.

Il tragitto è breve. Il treno regionale Renfe è comodo e veloce. 
Costeggia per un po' la marina:guardo con nostalgia il tragitto che avremmo potuto fare in bici. Arriviamo presto, il sole è ancora alto.
L'albergo che abbiamo prenotato su booking.com è proprio sulla Placa de la Font nel Casco Antiguos: ci arriviamo a piedi e lo troviamo presto. 

Ci sono due insegne di albergo su ingressi minuscoli attaccati: il nostro è il Noira proprio all'angolo, ma come entriamo ci troviamo di fronte un ampio bancone di bar con tavolini a fronte. Un po' perplessi ci presentiamo alla giovane e bionda banchista, anche lei dell'est, un po' spaesata alla nostra prenotazione: c'è un 'altra ragazza e per un attimo mi sfiora l'idea di un posto ambiguo. 
Ma poi, dopo una telefonata, abbiamo la nostra camera. In fondo al bar una porta sopra alcuni scalini - tutto ristrutturato in chiave moderna - conduce alla zona alberghiera. 
Il palazzo antico è di per se stretto. Così il bar e anche la nostra camera: stretta e lunga ma buonissima.

La piazza è un grande rettangolo con in fronte l'edificio del Municipio e delimitata agli altri lati da una fitta sequela di palazzi uno attaccato all'altro con le facciate variopinte ed in qualche caso balconate. L'albergo è nella zona sud - opposta al municipio, dove c'è una fontana con zampilli bronzei che da' il nome alla piazza. Ai due lati lunghi ristoranti e caffetterie in sequenza: il lato in ombra è quello preferito ed è dove ci sediamo ad ascoltare un sax di strada; le caffetterie del lato al sole sono praticamente vuote. In fondo, come si usava una volta, bambini giocano a rincorrersi con la palla: le macchine non passano.

Tarragona è una città romana le cui vestigia sono presenti in ogni luogo. Non abbiamo tempo nè voglia di camminare troppo per visitare, così ci limitiamo ad un giro per i vicoli caratteristici.
L'assembrarsi di gente davanti la scalinata della Cattedrale ci allerta su un possibile evento.
Ed infatti riceviamo un vero e proprio regalo: Ci sarà a breve la caratteristica Piramide Umana.
Ci accomodiamo sulle scale confondendoci con gli altri spettatori che piano piano occupano tutto lo spazio ed assistiamo prima ai preparativi. 

Vestiti genericamente di pantaloni bianchi e camicia rossa, uomini e donne di varie età e corporature cominciano ad arrotolarsi in vita - aiutandosi l'uno con l'altro - delle larghe e lunghe fasce nere avvitandosi letteralmente alla fascia tenuta stesa dalle mani del compagno. 
E' una fase che dura un bel po'. Alcuni arrivano già...fasciati. I diversi colori  indicano anche il posizionamento alla base della piramide che piano piano comincia a prendere forma, con i primi legati a braccia in tondo e in lungo, i secondi che salgono sulle cosce e poi sulle spalle della base formando un altro giro e così via fino a quelli più leggeri che salgono in alto. La piramide è ora conclusa con una altezza di almeno quindici metri, ma non è finita perchè tra il vociare della gente e il clamore della musica una bimbetta si arrampica come uno scoiattolo sino in cima e allarga le braccia, tenuta in equilibrio per le gambe. Dura un attimo in un tripudio di applausi, poi un cerchio alla volta la torre si scioglie tornando a terra ognuno aiutando l'altro fino ai colossi della base: uno spettacolo veramente inaspettato e sorprendente. 

La torre umana è una tradizione  di Tarragona. Lo chiamano "Il Castell" ed ogni anno  si confrontano in una gara per il castello più alto. Uno di questi ha raggiunto l'altezza di nove piani con  la partecipazione di oltre 500 persone! Forse noi abbiamo assistito ad un allenamento.

La formazione e lo scioglimento della torre è durata non più di dieci minuti. In breve la gente si sparpaglia di nuovo per i vicoli: così facciamo noi alla ricerca di una trattoria . 
Ci concediamo una cena con paella e tapas.
Prma di tornare in albergo un meritato gelato.


15 Luglio - Tarragona - Amleta del mar 

Tarragona è una città grande e c'è anche un negozio di Decathlon. Decidiamo che fa al caso nostro
per completare il ....guardaroba. Perciò con i nostri tempi ci rechiamo alla fermata che è proprio
nel grande viale parallelo alla piazza. La mattina è ancora fresca. 
Due sono gli autobus che dobbiamo prendere e mentre il primo non si fa attendere, per il secondo dobbiamo aspettare un bel po': passa ad orario e nel frattempo si è formato un bel capannello di gente. Siamo all'angolo di una piazza spoglia ma molto trafficata: di fronte forse una stazione di bus.
Finalmente arriva il nostro e il guidatore scorbutico ci assicura che ci farà scendere alla fermata giusta. Il capolinea!

Il tragitto non è brevissimo e scorre verso la periferia che pian piano dirada i palazzi residenziali
per lasciar posto a capannoni e aree di lavoro polverose. Il sole adesso è alto e la luce intensa.
Poco prima di un raccordo autostradale c'è il centro commerciale e l'autobus devia fino all'ingresso.
I negozi di brand sono uguali in tutti i paesi e così anche il Decathlon d Tarragona sembra quello 
sotto casa. Francesca prende una di quelle borsine a portafoglio che si rivelerà utilissima, per me polo nero e calzonicini neri (non uguali a quelli rubatimi).  
Giro con insistenza nel raparto bici....siamo tentati, "le compriamo?"! ma non è il caso : non sarebbe più come con le nostre.

Dopo l'ambiente condizionato, usciamo fuori ed il calore e la luce ci avvolgono immediatamente.
Il supermaket si chiama Mercadora ed entriamo per approvigionare da bere e da mangiare: niente di particolare. Torniamo alla fermata dell'autobus che arriva dopo poco e ci rifugiamo all'interno con l'aria condizionata. Facciamo a piedi il tratto del secondo bus: il viale è parzialmente in ombra.
In albergo prendiamo i....bagagli, e ci avviamo verso la stazione. 

E' ancora presto e ci sediamo su una terrazza ad ammirare il mare. La città antica è su un promontorio e si arriva al mare percorrendo un viale a zig zag che porta alla spiaggia ampia e lunga ed al porto commerciale imponente che delimita la città a sud. 
Non abbiamo potuto, e voluto, girare per visitare le vestigia della città romana: 
Tarragona e' stato infatti un porto importante già ai tempi di Augusto e conserva un anfiteatro notevole ed un monumento funebre, lungo la via Augusta, della famiglia degli Scipioni, che furono i fondatori della città. Sarebbe da vedere anche il famoso "Ponte del Diavolo" sempre di epoca romana, ma è fuori città e per questo siamo ......giustificati!

La nostra prossima destinazione è Amleta del Mar : stiamo costruendo itinerario e soggiorno con 
l'aiuto di booking.com, e questa è una prenotazione che abbiamo fatto solo da qualche ora.
Ci dirigiamo alla stazione e prendiamo il nostro treno.

Arriviamo all' Amleta che è buio. 
Non abbiamo idea di come arrivare all'albergo se non il gps del cell di Francy.
Nella luce gialla dei lampioni della stazione, che finisce presto,  ci avviamo per la strada di fronte che ha un marciapiede stretto e smozzicato. Poco dopo si scendono dei gradoni con ai lati i " bassi",  case a livello strada con le tende alzate da cui si intravede l'interno, povero, oppure gente che sta fuori a chiacchierare e prendere il fresco: sembra di stare in una Italia degli anni cinquanta, con ancora i detriti dei bombardamenti e le case smozzicate.  

Scendendo però, aiutati anche da qualche indicazione locale, incontriamo ristoranti e trattorie popolari, cucinano pesce, sono piene di gente e l'atmosfera è festosa come dopo i festeggiamenti del santo. Finalmente arriviamo al porticciolo con le luci delle barche che si riflettono come in uno specchio nello stretto golfo circolare: c'è anche qualche natante più lussuoso, e di fronte , su una strada in salita, una fila di lampadine colorate che corredano un'altro ristorante.

Il nostro albergo è proprio sul porto.
La signora che ci accoglie, una bella matrona ben abbigliata, è un po' sorpresa ma gentile: fatica a trovare la mail di booking della nostra prenotazione, ma poi tutto è a posto e con una bottiglia d'acqua - piccola - ci sistemiamo in stanza. 
Scendiamo per un giro ma in verità non c'è altro oltre il porto.
 Ah si: una meravigliosa Luna ed un'aria di mare fresca che rigenera dalla giornata afosa.      


16 Luglio 2015 - Amleta del Mar - L'Ampolla

Che dire? Con la luce diversa di una mattina assolata, il piccolo borgo di pescatori conserva la sua
atmosfera raccolta intorno al porticciolo. Poco movimento. Il sole non ha ancora illuminato il lato dell'albergo e noi facciamo colazione ai tavolini fuori approfittando della frescura dell'ombra.

Da noi sollecitata sul posto, la signora ci racconta che il figlio è un abile escurzionista dei luoghi 
e scopriamo con sorpresa che c'è un sentiero che corre per una ventina di chilometri costeggiando
il mare e raggiungendo il paese successivo de la Ampolla.
Si tratta di alcuni itinerari escursionistici: da l' Amleta a la Cala d'Aliga di 9,4 Km, da qui a Ampolla 
di circa 8km; un altro a nord verso Almadrava , ma per noi si tratterebbe di tornare indietro, ed infine
un'ultimo in bici verso il Puig Molto' ma che si discosta dal mare.
Sono queste le informazioni che ci dà una dolente addetta della Pro Loco a cui siamo ricorsi, su suggerimento del figlio dell'albergo, risalendo il tratto di strada fatto la sera prima fin quasi alla stazione e che ci ha confermato sulla nostra prima intenzione: un paese che si deve fare.

L'unica difficoltà del percorso è che si devono superare alcuni tratti rocciosi sul mare e che non sempre è adeguatamente segnato: non sono certo questi gli ostacoli che ci possono fermare. 
Anzi pungolati dall'impresa ci sembra di addentrarci sempre più nell'atmosfera vacanziera.

L'uscita dal paese è segnata da case e casotti rurali con capre e mucche, a testimonianza della natura tutt'altro che marinara della popolazione: un altro gruppetto sembra avventurarsi per lo stesso tratto ma li perdiamo presto di vista. Niente di particolare, tranne il mare che sbrilluccica, fino al punto
delle Rocce Dorate ed il vecchio porto, e la spiaggia de l'Estany.
Il percorso è un pochino complicato ma ci fa sentire vivi, così superiamo una torre ed un fortino militare dell'800 e diverse spiagge belle e solitarie: sembra di essere in Sardegna ma le rocce invece di granito sono di arenaria rossa.    

Siamo sempre su un costone sopraelevato di qualche metro rispetto al livello della spiaggia . 
A tratti semideserti e rocciosi si alternano zone boschive di pini e macchia mediterranea: ogni tanto si intravede qualche villa ben nascosta tra la vegetazione ma a due passi dal mare. La passeggiata è bella e non troppo stancante: ci fermiamo spesso a fare foto ma stranamente non a bagnarci.
Abbiamo dimenticato di rifornirci di acqua e la nostra mezza è finita da un pezzo, così ci rivolgiamo
ad un nonnetto intento ad innaffiare il giardino di una villa: è molto cortese e ci rifocilla sorridendo.

Abbiamo superato da un pezzo le due ed approfittiamo di una ampia spiaggia di grossi ciottoli grigi
per piantare .....le tende , fare finalmente il bagno e mangiare. C'è solo una famigliola e una coppia
di giovani, distanti gli uni dagli altri. privacy assicurata. L'acqua è densa ed il mare subito alto.

Ci tratteniamo finchè l'ombra non copre completamente la spiaggia; non è tardi ma siamo ad est
ed il sole va via prima. A malincuore ci rivestiamo e riprendiamo la nostra escursione, ormai manca solo qualche chilometro a l'Ampolla. 
Il sentiero esce nella zona urbana all'altezza di Capo Roig. 
Dopo un paio di discese e risalite tra palazzi e ville arriviamo ad una costruzione enorme che scopriamo essere un hotel....a troppe stelle per le nostre tasche. Siamo stanchi e non abbiamo
voglia di continuare a camminare, perciò cerchiamo di convincere la ragazza dell'accettazione a 
quotarci un prezzo decente per la camera. Si schernisce ma il prezzo è  comunque fuori della nostra portata.

Approfittiamo comunque del fresco dell'aria condizionata e di comode poltrone del salotto dell'atrio.
Soprattutto utilizziamo la connessione wifi per prenotare l'albergo con booking.com. 
Ne prenotiamo uno ma quando apprendiamo che è sui monti, cerchiamo di disdirlo subito, non senza qualche improperio della titolare e con booking.com. 
Siamo fortunati perchè subito dopo troviamo la disponibilità - sempre con il sito web - di un albergo proprio al centro della cittadina.
Dobbiamo camminare ancora per un bel po' ma questa volta lungo le spiagge che si susseguono con 
i bagnanti che ancora si trattengono sulle sdraio, a passeggiare, a giocare.

L'Albergo del Sol è proprio di fronte al porto e quando arriviamo sono tutti talmente indaffarati a preparare i tavoli per la cena che quasi non ci considerano, e sbrigativamente ci consegnano le chiavi 
della camera : importante che ci leviamo di torno....!
Poco importa. Il posto è bello e l'atmosfera pure. Decidiamo di concederci una cena di pesce come si deve. E lo sarà con un bel vinello bianco fresco.
Improvvisamente partono i fuochi d'artificio: dall'interno del ristorante si riescono anche a vedere  ma molti lasciano il proprio tavolo, e noi facciamo lo stesso soprattutto Francy. 
Lo spettacolo sul porto è di quelli che ci piacciono e non ce lo perdiamo.
Deve essere comunque una giornata di festa perchè poco più in la' in una arena improvvisata si esibiscono toreador anch'essi improvvisati ma con tori veri. Ci accodiamo e fotografiamo.


17 Luglio l'Ampolla - 

Il posto merita e decidiamo di restare un giorno in più. Una giornata di mare.
Scendiamo per la colazione che consumiamo in mezzo agli inservienti che stanno ancora sparecchiando le gozzoviglie della sera precedente. L'atmosfera è piuttosto....familiare.
Prima del mare un salto al negozio di alimentari. Lungo la strada incrociamo la ProLoco in cui chiediamo informazioni sia sulle spiagge,  che sulle escursioni nel
delta dell'Ebro: questa cittadina è infatti l'ingresso al parco naturalistico.

Il porticciolo della cittadina è l'ultima di una serie di insenature, che d'altra parte avevamo già viste, che si succedono attrezzate una dopo l'altra: quella consigliata è la Plaja de las Avellanes,
la più vicina con panchine all'ombra su un piano rialzato rispetto alla spiaggia....libera come solito.

Resistiamo fino al primo pomeriggio e torniamo in albergo per un little rest. 
Colpi di tamburo grida e fuochi d'artificio mi svegliano, e vado a vedere. Anche se in pieno giorno 
i fuochi sulla marina si vedono bene: continua la festa nel palco attrezzato con i tori, che non mi faccio sfuggire. Più tardi mi raggiungerà anche Fra. 
I giochi si svolgono prima con le corna di un finto toro.....carrellato con bimbi, ed adulti, a mostrare 
la loro abilità di schivatori. Poi più tardi entrano diversi tori veri più o meno arrabbiati e li' anche se non ci sono i toreri della arena, tanti sono i toreador improvvisati che aiutati da alcune strutture in legno poste a riparo, provocano in continuazione il malcapitato toro che inevitabilmente finisce per incornare ....i tavolati. 
Tra il tripudio generale, e la musica che alza il volume, il clou della serata è quando alle corna di un toro nero e bello gagliardo attaccano delle girandole che vengono poi accese: il toro poverino impazzito perchè non capisce gira in tondo scrollando invano la testa tra le grida festanti. 

Sinceramente uno spettacolo che gli animalisti non avrebbero apprezzato, e neanche io, tuttavia è
evidente che il rapporto di questa gente con questi animali è da sempre di sfida (anche se non ad armi pari) e per quanto si sia tentato di vietare le corride, queste manifestazioni rimangono nella tradizione e nelle feste di paese.

Anche stasera fuochi di artificio ma, chissà perchè, meno spettacolari e coinvolgenti della sera prima!


18 Luglio 2015 - Delta dell'Ebro Valencia   

Lasciamo i "bagagli" all'albergo e siamo pronti per l'avventura nel Parco naturale.

L'Ebro è il fiume più importante della Spagna ed il più lungo. Sfocia nel Mediterraneo con un ampio delta che sviluppa  un'area lagunare per oltre 30 chilometri e grazie alle diversità di flora e fauna è stato protetto in un parco naturale.

La laguna des Olles è quella ai confini con L'Ampolla ed è la più piccola delle zone paludose del delta. E' circondata da piantagioni di riso ed è proprio la mistura di acqua dolce e salata che consente la presenza di tante specie diverse. L'ingresso al parco lo raggiungiamo a piedi e, come ci aveva detto la ragazza della proloco, proprio li' abbiamo la possibilità di affittare le bici per avventurarci in uno dei sentieri all'interno del delta. 
Non abbiamo molto tempo e scegliamo la ruta n° 3, l'itinerario che ci porterà prima a la plaja de la Marchesa e poi al faro sulla baia del Fangar: è un circuito tra le risaie ben segnato di circa 12km a/r
che ci impegnerà per circa tre ore.

Le bici sono un po' pesanti ma dopo un pò ci abituiamo. Il percorso è facile e possiamo ammirare 
aironi e folaghe reali che ogni tanto improvvise si alzano in volo a gruppi di 4/5 sopra le nostre teste.
Superiamo la costruzione del museo, che non visitiamo , un ponticello di legno alcuni caseggiati e, dopo alcuni rettilinei sterrati con le risaie ai lati, sbuchiamo su una strada asfaltata che porta alla spiaggia. Pensavamo che il parco non fosse aperto alle auto e invece, anche se sporadiche ci sono.
Proprio al termine della strada asfaltata c'è un ristorante e un bar che servono i bagnanti, appunto motorizzati. Ne approfittiamo per dissetarci. 

Trasportiamo con qualche difficoltà le bici sulla battigia: il colpo d'occhio è il bel complemento alla passeggiata. La duna è ampia e profonda punteggiata da cespugli di giunchi di mare (?) e con la vista
ampia del golfo, non siamo i soli ad aver trascinato le bici; c'è un gruppo di persone a cavallo e penso che debba essere bello cavalcare sulla battigia! Ci inoltriamo fino al faro. Qui non c'è più nessuno.
C'è il vento. Abbiamo fatto un percorso circolare intorno al golfo ed in fondo alla baia si vede la cittadina. Il faro, molto alto, è solitario in mezzo alla duna. L'atmosfera è malinconica. Le foto non vengono mai come dovrebbero!

Ritorniamo con più allegria: aver preso le bici ci ha fatto bene. Il percorso del ritorno è leggermente 
diverso dall'andata - succede sempre così - ci si perde sempre ma alla fine la strada si ritrova.
Prima di rignonsegnare le bici  sostiamo per rinfrescarci e ristorarci in un chiosco a 100 mt dall'uscita: la luce del pomeriggio inoltrato ed alcune costruzioni industriali che non avevamo notato,
rende il paesaggio diverso dalla mattina.

Torniamo in albergo e poi alla stazione dove prendiamo il treno per Valencia: lì c'è l'ostello prenotato.
E' un bel tratto e si deve cambiare ad una stazioncina che sembra sperduta.
Arriviamo alle otto e mezzo ed è ancora giorno. La grande piazza all'uscita dalla stazione, trafficata di gente di bus e di macchine, gli ampi viali, il semaforo sono i segnali della grande città.
Ci avviamo verso l'ostello ed il viale con ampi marciapiedi, vetrine illuminate costeggia alti palazzi barocchi: in uno di questi il portone con ampia scalinata in legno è aperto e c'è un sacco di persone che salgono e scendono chiacchiericcie: non sembra ci siano ostacoli per cui ci aggreghiamo ai gruppi e saliamo per vedere cosa è l'attrazione. Magari c'è un buffet!
No nessun buffet, anche l'attrazione non sembra particolarmente interessante - forse la presentazione di un libro- per cui riusciamo subito.

L'ostello fortunatamente è poco più avanti, anche se nascosto in una stradina. Meno male che avevamo prenotato perchè è pieno. Dormiremo in dormitori separati. 
La saletta per cenare è piuttosto ridotta, a fianco della reception, ma è sufficiente.